diafino
24-10-2005, 15:33
Tratto dal giornalino della scuola
Il panorama musicale di oggi, dobbiamo ammetterlo, è sempre più degradato.
Ormai gli artisti, affermati o meno, avendo esaurito le idee per vedere i propri video trasmessi su MTv, ricorrono a espedienti più o meno sensati, come ballerine sculettanti, altri invece alla pura idiozia: in effetti converrete con me che vedere quattro dementi vestiti da panini in un video musicale, semplicemente per far soldi, è la completa negazione dell’evoluzione dell’uomo tanto decantata da Darwin.
Ma mettiamo da parte il mondo intero e concentriamoci su un fenomeno che ormai spopola nel nostro Stivale: Valeria Rossi.
Chi di voi non conosce Valeria Rossi? Debuttò nel 2001 con il singolo “Dammi tre parole” il cui video ritraeva la cantante in compagnia di un uomo vestito da ape che saltellava sullo schermo per l’intera durata della canzone: tuttavia, non abbastanza scoraggiata dalle critiche ricevute e dagli innumerevoli storpiamenti dei suoi testi, continua la sua “carriera” con la più recente “Luna di lana”. Un titolo un perché, come direbbero alla Gialappas.
Dove voglio arrivare? Semplice: ascoltando i testi delle sue canzoni si rimane indubbiamente sconcertati. Certo, il ritmo è orecchiabile, quindi spesso non si fa caso alle parole, ma facendo attenzione sorge spontanea una domanda: ma questa donna, è un genio o un imbecille?
Insomma, le parole sembrano accostate a casaccio, e a volte non fanno neanche rima!
Ciò che mi dà pensiero è proprio questo: non riesco a credere che esista qualcuno di così stupido da scrivere idiozie, ed essere conseguentemente marchiato come imbecille, solo per avere un briciolo di fama e qualche soldo in più!
Così mi sono chiesta se sotto questi testi, apparentemente insensati, non sia nascosto un qualche significato misterioso: infatti qualcuno di voi ricorderà che il testo di “Aserejé” delle Las Ketchup era sospettato di avere inclinazioni addirittura sataniche, quindi mi chiedevo se non potesse essere lo stesso per Valeria Rossi.
Risultato: zero. Nessuno dei suoi testi ha il più benché minimo senso, e non ne suggerisce neanche uno nascosto.
Consideriamo la seconda strofa di “Luna di lana” che recita: “Sette sassi messi in fila indiana, sette giorni sotto una panchina, vengo a galla sono una gallina, acqua, farina….” Per non parlare del ritornello: “Sgorgherà come un’onda l’acqua dal gusto d’erba, di conchiglia…”.
Ma come diavolo fa l’acqua a sapere di erba?! Io penso che l’abbia fumata lei, l’erba, prima di scrivere questo testo! Dai…… “Vengo a galla sono una gallina”… A chi verrebbe in mente di scrivere certe idiozie se non sotto effetto di stupefacenti?!
A questo punto il quesito è sempre lo stesso: non potrebbe essere che questa donna sia un genio incompreso? In tal caso mi scuso per aver offeso la sua sopraffina intelligenza…
Insomma, nella mia testa si alternano solo queste due possibili scusanti, e non so davvero più cosa pensare….. Vi lascio, colleghi manzoniani, e ricordate sempre… tutto il resto è sole, cuore e amore.
Il panorama musicale di oggi, dobbiamo ammetterlo, è sempre più degradato.
Ormai gli artisti, affermati o meno, avendo esaurito le idee per vedere i propri video trasmessi su MTv, ricorrono a espedienti più o meno sensati, come ballerine sculettanti, altri invece alla pura idiozia: in effetti converrete con me che vedere quattro dementi vestiti da panini in un video musicale, semplicemente per far soldi, è la completa negazione dell’evoluzione dell’uomo tanto decantata da Darwin.
Ma mettiamo da parte il mondo intero e concentriamoci su un fenomeno che ormai spopola nel nostro Stivale: Valeria Rossi.
Chi di voi non conosce Valeria Rossi? Debuttò nel 2001 con il singolo “Dammi tre parole” il cui video ritraeva la cantante in compagnia di un uomo vestito da ape che saltellava sullo schermo per l’intera durata della canzone: tuttavia, non abbastanza scoraggiata dalle critiche ricevute e dagli innumerevoli storpiamenti dei suoi testi, continua la sua “carriera” con la più recente “Luna di lana”. Un titolo un perché, come direbbero alla Gialappas.
Dove voglio arrivare? Semplice: ascoltando i testi delle sue canzoni si rimane indubbiamente sconcertati. Certo, il ritmo è orecchiabile, quindi spesso non si fa caso alle parole, ma facendo attenzione sorge spontanea una domanda: ma questa donna, è un genio o un imbecille?
Insomma, le parole sembrano accostate a casaccio, e a volte non fanno neanche rima!
Ciò che mi dà pensiero è proprio questo: non riesco a credere che esista qualcuno di così stupido da scrivere idiozie, ed essere conseguentemente marchiato come imbecille, solo per avere un briciolo di fama e qualche soldo in più!
Così mi sono chiesta se sotto questi testi, apparentemente insensati, non sia nascosto un qualche significato misterioso: infatti qualcuno di voi ricorderà che il testo di “Aserejé” delle Las Ketchup era sospettato di avere inclinazioni addirittura sataniche, quindi mi chiedevo se non potesse essere lo stesso per Valeria Rossi.
Risultato: zero. Nessuno dei suoi testi ha il più benché minimo senso, e non ne suggerisce neanche uno nascosto.
Consideriamo la seconda strofa di “Luna di lana” che recita: “Sette sassi messi in fila indiana, sette giorni sotto una panchina, vengo a galla sono una gallina, acqua, farina….” Per non parlare del ritornello: “Sgorgherà come un’onda l’acqua dal gusto d’erba, di conchiglia…”.
Ma come diavolo fa l’acqua a sapere di erba?! Io penso che l’abbia fumata lei, l’erba, prima di scrivere questo testo! Dai…… “Vengo a galla sono una gallina”… A chi verrebbe in mente di scrivere certe idiozie se non sotto effetto di stupefacenti?!
A questo punto il quesito è sempre lo stesso: non potrebbe essere che questa donna sia un genio incompreso? In tal caso mi scuso per aver offeso la sua sopraffina intelligenza…
Insomma, nella mia testa si alternano solo queste due possibili scusanti, e non so davvero più cosa pensare….. Vi lascio, colleghi manzoniani, e ricordate sempre… tutto il resto è sole, cuore e amore.