Adric
24-10-2005, 12:18
Giovedì 20 Ottobre 2005
Buchmesse
L’Oriente invade con gli scrittori
dal nostro inviato
LUCIA POZZI
A Francoforte, arrivando alla Buchmesse poco prima delle nove del mattino, ci si imbatte in un mercatino dell’usato che crea un’atmosfera tutta particolare davanti all’imponente Eingang della più importante fiera internazionale del libro: ci si trova di tutto, da un Faust illustrato in copertina rigida a 20 euro a un Nietzsche un po’ mal ridotto a 5 euro, gialli, romanzi e anche un po’ d’Italia, solo in fotografia e niente di scritto, però. L’organizzatore, Jurgen Kipp, è orgoglioso di quei banchetti che difendono la cultura senza i fasti, le luci e i mille appuntamenti che, come sempre, accompagnano questa cinquantasettesima edizione della Buchmesse (che si chiude domenica) e, naturalmente, tifa per la Corea, che quest’anno è l’ospite d’onore (solo quella del Sud, perché quella del Nord ha deciso di mantenere il proprio isolamento).
Si prevedono 270 mila visitatori per gli oltre 7 mila e 200 espositori provenienti da 101 Paesi (gli italiani sono 327). I timori per la crisi dei consumi, che si riflette anche nel mondo dei libri, e la forte concorrenza esercitata dalla piazza di Londra, accendono i riflettori su una rassegna che si propone come fondamentale momento di scambio dei diritti e d’incontri, crocevia di culture diverse e lontane che si raccontano in questa enorme area organizzata di circa 170 mila metri quadrati.
La Corea si presenta come un mercato formidabile, in crescita del 10 per cento l’anno e capace di un fatturato di 2,2 miliardi di euro. Ed eccola a Francoforte con investimenti massicci per far conoscere i propri autori, che cominciano a prendere piede all’estero nonostante ancora oggi i loro libri trovino grandi difficoltà a essere tradotti, ma anche i famosi manga (che hanno già invaso il mercato giapponese) e gli audiovisivi. L’Italia si mostra ricettiva, anche se i titoli sono ancora pochi. Già da 15 anni alcune opere di Yi Mun-Yol sono edite da Giunti e proprio ieri è arrivato il libreria Il figlio dell’Uomo , con il marchio Bompiani. La milanese O barra O (ovvero Oriente barra Occidente) propone con evidenza il caso Corea mentre la Baldini e Castoldi ha in programma l’uscita di altri libri di Hwang Sok-Yong dopo Il signor Han (ad aprile dovrebbe uscire L’Ospite ) e altre novità sono in arrivo.
Ma ieri è stata anche la giornata delle cifre e delle polemiche per l’Italia. Il ministro per i Beni e le attività culturali, Rocco Buttiglione, ha lanciato un messaggio forte al governo dicendo chiaro e tondo che se i tagli previsti non rientreranno, lui lascerà l’incarico. «Rivoglio quei 300 milioni di euro», ha detto deciso, «altrimenti dovranno trovare un altro ministro, un mago dell’economia e della cultura più bravo di me». Sul dove trovarli, Buttiglione taglia corto: «Spetta a Tremonti rispondere, quel che so è che non si tratta di una cifra capace di risanare il bilancio dello Stato, ma certamente di alto valore simbolico e importante per la cultura». E’ toccato invece a Federico Motta, presidente dell’Associazione italiana editori, lanciare il grido di dolore di una categoria che si sente spesso abbandonata «senza un reale ed efficace supporto a livello governativo». A fronte di un’Italia che ha un indice di lettura pari al 41,4 per cento (nel 2003), con solo il 25% dei lavoratori e il 50% dei dirigenti e degli imprenditori che legga libri per aggiornarsi e crescere professionalmente, Motta ha accusato la «politica del solo chiedere», quando viene «chiesto agli editori di mandare i libri destinati al macero agli istituti di cultura italiani all’estero». Bisogna defiscalizzare, ha aggiunto, e aiutare le imprese.
I dati dicono che cresce l’export, soprattutto verso mercati dell’Est come la Polonia, ma anche l’Asia e l’America Latina (191 milioni di euro nel 2004) e l’editoria raggiunge un fatturato di 3 miliardi e 760 milioni di euro. Il nostro forte sono i libri per ragazzi, poi quelli religiosi, ma «scommettiamo sulle guide per far conoscere il nostro paese all’estero», ha detto Umberto Vattani, presidente dell’Ice. Intanto, però, mentre internet si avvia a essere un canale sempre più importante per vendere libri insieme alle edicole, i dati scricchiolano per il 2005: i primi sei mesi, infatti, non sono stati buoni come l’anno scorso, per le librerie, registrando un + 0,6 per cento a valore e un - 0,5 a copie. Restano gli altri sei mesi, che si spera possano imprimere una svolta.
(Il Messaggero)
Buchmesse
L’Oriente invade con gli scrittori
dal nostro inviato
LUCIA POZZI
A Francoforte, arrivando alla Buchmesse poco prima delle nove del mattino, ci si imbatte in un mercatino dell’usato che crea un’atmosfera tutta particolare davanti all’imponente Eingang della più importante fiera internazionale del libro: ci si trova di tutto, da un Faust illustrato in copertina rigida a 20 euro a un Nietzsche un po’ mal ridotto a 5 euro, gialli, romanzi e anche un po’ d’Italia, solo in fotografia e niente di scritto, però. L’organizzatore, Jurgen Kipp, è orgoglioso di quei banchetti che difendono la cultura senza i fasti, le luci e i mille appuntamenti che, come sempre, accompagnano questa cinquantasettesima edizione della Buchmesse (che si chiude domenica) e, naturalmente, tifa per la Corea, che quest’anno è l’ospite d’onore (solo quella del Sud, perché quella del Nord ha deciso di mantenere il proprio isolamento).
Si prevedono 270 mila visitatori per gli oltre 7 mila e 200 espositori provenienti da 101 Paesi (gli italiani sono 327). I timori per la crisi dei consumi, che si riflette anche nel mondo dei libri, e la forte concorrenza esercitata dalla piazza di Londra, accendono i riflettori su una rassegna che si propone come fondamentale momento di scambio dei diritti e d’incontri, crocevia di culture diverse e lontane che si raccontano in questa enorme area organizzata di circa 170 mila metri quadrati.
La Corea si presenta come un mercato formidabile, in crescita del 10 per cento l’anno e capace di un fatturato di 2,2 miliardi di euro. Ed eccola a Francoforte con investimenti massicci per far conoscere i propri autori, che cominciano a prendere piede all’estero nonostante ancora oggi i loro libri trovino grandi difficoltà a essere tradotti, ma anche i famosi manga (che hanno già invaso il mercato giapponese) e gli audiovisivi. L’Italia si mostra ricettiva, anche se i titoli sono ancora pochi. Già da 15 anni alcune opere di Yi Mun-Yol sono edite da Giunti e proprio ieri è arrivato il libreria Il figlio dell’Uomo , con il marchio Bompiani. La milanese O barra O (ovvero Oriente barra Occidente) propone con evidenza il caso Corea mentre la Baldini e Castoldi ha in programma l’uscita di altri libri di Hwang Sok-Yong dopo Il signor Han (ad aprile dovrebbe uscire L’Ospite ) e altre novità sono in arrivo.
Ma ieri è stata anche la giornata delle cifre e delle polemiche per l’Italia. Il ministro per i Beni e le attività culturali, Rocco Buttiglione, ha lanciato un messaggio forte al governo dicendo chiaro e tondo che se i tagli previsti non rientreranno, lui lascerà l’incarico. «Rivoglio quei 300 milioni di euro», ha detto deciso, «altrimenti dovranno trovare un altro ministro, un mago dell’economia e della cultura più bravo di me». Sul dove trovarli, Buttiglione taglia corto: «Spetta a Tremonti rispondere, quel che so è che non si tratta di una cifra capace di risanare il bilancio dello Stato, ma certamente di alto valore simbolico e importante per la cultura». E’ toccato invece a Federico Motta, presidente dell’Associazione italiana editori, lanciare il grido di dolore di una categoria che si sente spesso abbandonata «senza un reale ed efficace supporto a livello governativo». A fronte di un’Italia che ha un indice di lettura pari al 41,4 per cento (nel 2003), con solo il 25% dei lavoratori e il 50% dei dirigenti e degli imprenditori che legga libri per aggiornarsi e crescere professionalmente, Motta ha accusato la «politica del solo chiedere», quando viene «chiesto agli editori di mandare i libri destinati al macero agli istituti di cultura italiani all’estero». Bisogna defiscalizzare, ha aggiunto, e aiutare le imprese.
I dati dicono che cresce l’export, soprattutto verso mercati dell’Est come la Polonia, ma anche l’Asia e l’America Latina (191 milioni di euro nel 2004) e l’editoria raggiunge un fatturato di 3 miliardi e 760 milioni di euro. Il nostro forte sono i libri per ragazzi, poi quelli religiosi, ma «scommettiamo sulle guide per far conoscere il nostro paese all’estero», ha detto Umberto Vattani, presidente dell’Ice. Intanto, però, mentre internet si avvia a essere un canale sempre più importante per vendere libri insieme alle edicole, i dati scricchiolano per il 2005: i primi sei mesi, infatti, non sono stati buoni come l’anno scorso, per le librerie, registrando un + 0,6 per cento a valore e un - 0,5 a copie. Restano gli altri sei mesi, che si spera possano imprimere una svolta.
(Il Messaggero)