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View Full Version : Jean-Michel Folon è morto


Adric
24-10-2005, 10:50
Venerdì 21 Ottobre 2005

Scompare a 71 anni Jean-Michel Folon.
Pittore, scultore, illustratore, celebre per il suo segno lieve e per i suoi colori sfumati Una grande lezione nel segno della Leggerezza e di uno sconfinato amore per la vita. In difesa della natura e dei diritti umani

Il poeta dell’arcobaleno

Il celebre pittore, scultore e illustratore belga Jean-Michel Folon è morto a Montecarlo a 71 anni. Era da tempo malato di leucemia. La sua ultima retrospettiva è in corso a Firenze fino alla fine di ottobre a Palazzo vecchio e Forte Belvedere.

L’ARTISTA
In volo, sognando un futuro migliore

di SILVIA PEGORARO
RICORDATE le immagini della campagna pubblicitaria della Snam “il metano ti dà una mano”, con una tenera fiammella che scivolava e tremolava su delicati sfondi pastello? L’autore era lui, Jean-Michel Folon, definito da qualcuno “filosofo del meraviglioso”, da qualche altro “erede di Chagall”, autore versatile di acquerelli, acqueforti, incisioni, sculture, manifesti, murales, vetrate e fotografie, senza dimenticare le scenografie teatrali e le illustrazioni dei libri.
“Illustratore o artista?”, si chiedevano altri. Certo era leggero, immediato, “facile”, il lavoro di Folon, ma raramente superficiale, non di rado di grande potenza evocativa e intensità espressiva e poetica. Forse piaceva a Calvino, tessitore – in una delle sue Lezioni americane - di un indimenticabile elogio della “leggerezza”. Come Folon, aveva collaborato alla rivista romana Il Caffè , nata nel ’53 ai tavolini del bar Rosati.
L’arte di Folon ha sempre utilizzato il proprio forte impatto comunicativo, la facilità del dialogo col pubblico dei non addetti ai lavori, per coniugarsi all’impegno sociale e partecipare alla vita contemporanea. Secondo questo spirito Folon ha lavorato con Amnesty International, mettendo i suoi pennelli al servizio della difesa dei diritti dell’uomo. Di recente era stato nominato ambasciatore dell’Unicef. Uno dei suoi temi favoriti era il rapporto fra arte e ambiente, oggi sentito come prioritario da tanta parte della cultura contemporanea. Ciò che Folon esprimeva era soprattutto la necessità di dialogo continuo fra uomo e ambiente, fra bellezza e natura, fra natura e storia. Celebri sono i suoi acquerelli e i suoi pastelli, dove amava affrontare temi come il Volo, il Viaggio, lo Sguardo, il Pensiero, gli Uccelli, l’Arcobaleno, il Tempo, il Mare. Ma creava anche piccoli objects ricchi di fantasia e ironia, e da circa quindici anni si dedicava intensamente alla scultura, realizzando mostre al Metropolitan Museum di New York, alla Pedrera di Barcellona, al Musée Olympique di Losanna, al Castello S. Jorge di Lisbona. Una trentina di sculture in bronzo di grandi dimensioni sono state esposte al Forte di Belvedere a Firenze, proprio questa primavera, secondo una regia d’ambiente voluta dallo stesso Folon, sempre attento all’atmosfera, allo spazio, alla luce.
Le sue figure senza tempo dialogavano con il cielo e con le architetture della città, adagiata a valle. C’erano gli Oiseaux, il Totem, l’Homme volant, l’Allés des Pensées, la Fontaine des Poissons... Con esse Folon cercava di trasformare il tempo in un’alchimia di speranze e di sogni, di “dare – come diceva spesso – un futuro al passato”.

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di MASSIMO DI FORTI
favole luminose, vascelli volanti, orizzonti di speranze, trasparenti magie, lieve e misterioso come il celebre omino con il cappello, il cappotto e la valigia che aveva immortalato, come un trade-mark , in molte sue opere. Pittore, scultore, illustratore e poeta sublime, Jean-Michel Folon ha speso mezzo secolo nel segno della Leggerezza, di cui Paul Valéry aveva già indicato la profondità . Ha realizzato l’ambizione del piccolo Walter Gropius che, undicenne, all’invito del maestro di indicargli il suo colore preferito, rispondeva: «Il mio colore preferito è il multicolore». E ancora, con trascinante convinzione, ha impegnato ogni sua energia per affermare uno sconfinato amore per la vita.
«E’ così bello essere vivi», aveva detto nel 1990 in un’intervista a Luciana Capretti per L’Europeo . «Ogni mattina si alza il sole ed è un miracolo. Bisogna parlare della vita, e più se ne parla, più la si ama e meno la si distruggerà, questo è il dovere dell’artista. Guardare un quadro di Monet ti comunica il senso della vita, come viverla. Il mondo anche se è folle come oggi, e proprio perché è folle come oggi, sarebbe ancora più invivibile senza l’arte. Io trattengo l’illusione, questo mi dà coraggio. Una sensazione che voglio condividere con gli altri».
Milton Glaser, maestro dell’illustrazione e suo strettissimo amico, lo aveva definito «un alchimista che può cambiare la materia di base in oro attraverso l’applicazione del calore». Ma avrebbe addirittura voluto cambiare il mondo, Folon. Come tutti gli artisti di rango, era un utopista che non ignorava ingenuamente né la realtà né il dolore (egli stesso ne era stato direttamente colpito dalla nascita di un figlio ritardato e, proprio per questo, ancor di più amato): però voleva vincerli.
L’arte - come si è visto - gli sembrava la risorsa privilegiata per riuscirci, per dare potere alla fantasia, per affermare le ragioni della vita. Per questo, si indignava all’idea che anch’essa potesse essere una merce. Diceva che Van Gogh non aveva mai venduto nulla in tutta la sua vita (anzi, aveva abitato in una camera priva persino della chiave per la porta...) mentre adesso le sue opere erano finite in enormi stanze blindate di banche giapponesi o multinazionali cacciatrici di prestigio e si chiedeva: «Si può dare un prezzo alla bellezza?». No, non si poteva, era l’inevitabile risposta.
D’altro canto, le sue affinità elettive, tutte accomunate da una decisa distanza dal potere in ogni sua forma, erano inequivocabili: Buster Keaton («soprattutto per la forma delle scarpe e per il cappello», che avevano probabilmente ispirato il suo omino) e Chaplin, Magritte e Balthus, Giorgio Morandi e Kafka, Seurat (per lui, e non può certo stupire, “il più grande”) e Simenon (ammirava moltissimo Maigret). E, certamente, Folon avrebbe potuto includere in questa cerchia anche il dottor Schweitzer, appassionato profeta del “rispetto per la vita”.
Certo, Folon aveva conquistato i traguardi più prestigiosi (la sua opera era stata gratificata da una grande antologica al Metropolitan di New York, trenta delle sue sculture erano state esposte alla Pedrera di Gaudì a Barcellona, la sua arte aveva convinto i critici più severi, le sue illustrazioni avevano arricchito le copertine del New Yorker e di Esquire o i capolavori di Borges e Lewis Carroll...). Ma non era la gloria personale il suo obiettivo. Con rara discrezione e inesauribile impegno, aveva sempre dedicato le proprie energie a quelli, ben più vasti, in cui credeva senza sì e senza ma: la difesa della vita, la bellezza, la natura, i diritti umani. Nel 1988, a beneficio di Amnesty International, aveva illustrato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, edita nelle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite con una prefazione di Javier Pérez de Cuellar. Si era prodigato per Greenpeace, l’Unicef, la Fao. E, per quest’ultima, proprio a Roma, come ha ricordato ieri il sindaco Walter Veltroni (che ne ha ricordato «il sorriso, la gentilezza, l’intelligenza geniale e l’umanità»), aveva disegnato i manifesti in occasione del recente vertice mondiale. L’ultima felicissima e toccante testimonianza, in questo senso, era stato il manifesto creato prima della guerra irachena: Preventive Peace , la Pace preventiva, un pensiero tanto semplice quanto geniale che dimostra come un artista possa arrivare al cuore di un problema con idee ben più illuminanti di un politico. Così, inconfondibile per il suo segno pittorico, per la sua poetica, per i suoi colori sfumati e avvolgenti, Folon non lo era stato da meno per il suo segno umano .
Aveva indicato alla moglie il posto, in giardino, dove spargere le sue ceneri: «Tornate ad ascoltare il loro canto, gli uccelli saranno il doppio».

(Il Messaggero)

http://alanexpose2.chez.tiscali.fr/Folon/CommeUnAimant01g.jpg
foto di Alan O'Dinam

DickValentine
24-10-2005, 10:54
Un gran peccato. Ho un po di sue illustrazioni appese al muro. Davvero un artista "diverso".

oscuroviandante
24-10-2005, 16:58
Io l'ho conosciuto tramite la bellissima campagna pubblicitaria fatta per la Eni..

Davvero un peccato ,i suoi disegni sono davvero stupendi....

Adric
26-10-2005, 12:23
io mi sono imbattuto nei suoi disegni già una ventina di anni fa grazie alle copertine dei dischi disegnate per musicisti jazz/fusion come Steve Khan e Michel Colombier; ma i suoi disegni sono stati utilizzati anche come copertine di album per Riccardo Cocciante o Fiorella Mannoia.

Ha disegnato per moltissime campagne pubblicitarie (anche per L'Ulivo, la CGIL, vari Comuni italiani ecc).
Tra i disegnatori pubblicitari era uno dei più poetici.

http://faculty.mdc.edu/plassite/Patricia%20F_files/folon_shaking_hnds.gif