reporsenna
20-10-2005, 23:19
Premetto che vorrei acquistare un SAMSUNG 193P da 19' tecnologia PVA TCO03 - 20ms (g/g) - 1000:1 Ma è buono anche per giocare o no?.. frugando in rete ho trovato queste note che potrebbero dare spunti interessanti:
Scegliere un monitor a cristalli liquidi oggi è una scelta praticamente obbligata. Oltre ad avere l’indiscutibile fascino dell’eleganza e la praticità che deriva da dimensioni ridotte, gli schermi Lcd (questo il termine tecnico) offrono una miglior qualità d’immagine e, soprattutto, si trovano nei negozi molto più facilmente dei “vecchi” modelli a tubo catodico. In effetti, poche settimane fa è stata annunciata la chiusura dell’ultimo reparto di ricerca CRT (cioè dedicato ai tubi catodici) rimasto al mondo – d’ora in poi la vecchia tecnologia rimarrà disponibile ma ferma, mentre i progressi saranno tutti per gli schermi piatti.
Ciò non vuol necessariamente dire che i monitor Crt siano intrinsicamente peggiori: la precisione nella riproduzione dei colori, per esempio, è maggiore con la vecchia tecnologia che con la nuova – anche se di poco. Inoltre, generalmente parlando, i monitor a tubo catodico riproducono un segnale video più “puro” (con meno rumore elettronico) dei cristalli liquidi, o almeno di quei modelli di monitor Lcd privi di interfaccia Dvi.
Dvi sta per “digital video interface”, e indica un particolare connettore oggi disponibile anche su molte schede grafiche di medio livello che è in grado di bloccare ogni disturbo elettronico sul segnale, anche minimo. E questo è un primo fattore da tenere in considerazione: potendo, è meglio rivolgersi a monitor con DVI piuttosto che analogici. Ma in ogni caso è bene ricordare che le differenze sono quasi impercettibili in condizioni di uso normali.
Questa vaghezza tecnica (importa davvero una differenza che non si può notare?) è alla base anche di molti preconcetti sbagliati sugli schermi Lcd. Ed è per questo che i produttori fanno di tutto per presentare dati tecnici eclatanti… che però non corrispondono sempre a prestazioni altrettanto splendide. Vediamo perché.
Uno dei parametri che vengono presi più spesso in considerazione nella scelta di un monitor è quello dei tempi di risposta dei pixel. In altre parole: quanto tempo ci mette un singolo punto luminoso a cambiare colore.
Questo fattore è in effetti molto importante, ma è per lo più un retaggio del passato: i primi monitor a cristalli liquidi erano infatti molto “lenti”, e capitava spesso che immagini in movimento rapido lasciassero “scie” fastidiosissime, soprattutto in applicazioni comuni come i videogiochi o la visione di film.
Oggi il fattore “tempo di refresh” non è quasi mai un problema, anzi. Tempi di aggiornamento troppo rapidi, infatti, rischiano addirittura di provocare fastidiosi effetti stroboscopici (sembra che le cose si muovino a scatti anziché fluidamente), e influiscono negativamente sulla qualità di colore e contrasto.
Va inoltre detto che i tempi dichiarati dai produttori sono nella maggior parte dei casi “tempi medi” calcolati sul passaggio da nero puro a bianco puro – cioè una condizione che nell’uso reale non si verifica pressoché mai.
Ma non solo: sul mercato ci sono diversi tipi di schermi a cristalli liquidi. Le diverse tecnologie (S-IPS, TN-film, PVA/MVA) funzionano in maniera differente, e hanno tempi di risposta completamente vari. Per esempio, con alcune tecnologie ci vuole più tempo a passare dal nero al grigio che dal nero al bianco – come dire che confrontare i dati dichiarati è semplicemente impossibile.
E non dimentichiamo che l’effetto-scia aumenta proporzionalmente con le dimensioni dei monitor, indipendentemente da quale tecnologia venga impiegata: un 19 pollici è sempre più “a rischio” di un 17”.
Insomma, qual è il monitor migliore? Difficile a dirsi: ecco però la dichiarazione di un esperto…
“Uno schermo TN-film da 8ms è meglio di un TN-film da 12, ovviamente, ma uno schermo MVA da 20ms lascia scie molto più nette di un video IPS da 25ms di refresh. In pratica con la tecnologia TN-film le scie sono inesistenti da 12ms in giù; con gli schermi PVA conviene puntare a 8ms di aggiornamento o meno; con quelli IPS conviene acquistare modelli da 12ms o meno”.
Detto questo, molto dipende dall’uso che si vuol fare del monitor. Un “pessimo” schermo PVA con refresh rate da 25ms è comunque ottimo per guardarci film in Dvd, anche se risulta assolutamente inaccettabile per i videogame.
Come dicevamo prima, uno dei fattori chiave nella scelta del monitor è la presenza di un’interfaccia DVI. Questo significa che sul video comparirà esattamente l’immagine prodotta dalla scheda grafica, pixel per pixel, senza distorsioni o adattamenti che possono derivare dal segnale disturbato presente sul cavo.
Meglio un monitor DVI anziché VGA analogico, quindi, ma molte leggende urbane su queste interfacce sono invece infondate. Per esempio: la qualità dei colori tramite DVI è migliore di quella in analogico. Questo è completamente falso: è esattamente la stessa, soprattutto perché la tecnologia impiegata è comunque digitale a 24-bit.
In altre parole, ogni colore è la somma di tre colori-base (rosso, verde e blu) che possono essere combinati con intensità da 0 a 255. In ogni caso il segnale arriva ai pixel in questa forma numerica, e non sarebbe possibile creare un numero maggiore di sfumature in alcun modo.
Il secondo mito è che l’immagine su un monitor analogico Vga debba necessariamente essere peggiore di un modello DVI. Ciò può infatti essere vero in generale e soprattutto da un punto di vista tecnico, ma all’atto pratico le cose stanno un po’ diversamente.
Anche se il segnale video che arriva al monitor da una connessione analogica è intrinsicamente più disturbato di un segnale digitale puro, ogni produttore monta nei suoi schermi dei dispositivi hardware e software che “elaborano e purificano” il segnale – e sono questi a fare la differenza.
Se un monitor DVI è strutturalmente ottimo, nulla vieta che un buon modello analogico dotato di algoritmi di correzione efficienti possa produrre immagini altrettanto precise e fedeli.
Un altro parametro sbandierato spesso dai produttori è il contrasto di cui sono capaci i monitor – ma anche questo va preso cum grano salis. Il contrasto è infatti la differenza di luminosità fra un pixel nero e un pixel bianco – peccato che le immagini con cui lavoriamo o giochiamo normalmente non siano affatto in bianco e nero, e ciò che ci preme sia soprattutto la differenziazione fra sfumature simili. E queste non sono rappresentate significativamente dai parametri delle schede tecniche.
Più del contrasto vale allora la colorimetria, che è però un parametro di difficile interpretazione che non viene quasi mai riportato sui cataloghi. I professionisti usano apparecchi costosi e schermate-test apposite per valutare la fedeltà di riproduzione dei colori, ma in mancanza di questi strumenti bisogna necessariamente affidarsi ai propri occhi. O no? La risposta è, sorprendentemente, “no”. Questo dipende dal fatto che quando si vede un monitor esposto in un negozio, con tutta probabilità questo sarà stato installato senza modificare le impostazioni di fabbrica. Ma la prassi di tutti i produttori è di “barare” sulla colorimetria. Il fatto è che, naturalmente, i colori freddi (azzurro, bianco, giallo pallido…) risultano più brillanti dei colori caldi (marrone, rosso mattone, blu scuro…) e poiché lo scopo di chi fabbrica monitor è cercare di colpire l’attenzione degli acquirenti, le impostazioni predefinite “sparano” i colori freddi per fare apparire l’immagine più brillante.
In questo non ci sarebbe niente di male, se non che così facendo la riproduzione dei colori risulta sfalsata e inadatta a un uso quotidiano. Ma se le tabelle tecniche non sono affidabili e una visita in negozio nemmeno, come si può scegliere il proprio monitor?
Una buona soluzione è seguire questa semplice checklist – ma sempre tenendo a mente il fatto che una prova su strada è il test migliore per ogni scelta.
Scegliete innanzitutto una dimensione. La differenza di prezzo fra 17” e 19” è tale che oggigiorno conviene preferire i modelli più grandi.Guardate la frequenza di refresh dei pixel, ma ricordate che l’unico parametro davvero utile è che non superi i 18-20ms.
Poi fate una prova pratica in negozio: giocate con un videogame molto veloce, o muovete il più rapidamente possibile il mouse su una finestra nera – se percepite una scia converrà scegliere un altro modello.
Cercate sulla scheda tecnica il parametro di luminosità, e preferite il monitor che offre il valore più alto. Valutate gli angoli di visuale, che dovrebbero essere indicati sulla scheda tecnica. I migliori monitor presentano immagini perfette anche quando vengono viste con inclinazioni di 170° o più sia in verticale che orizzontale.
In ogni caso, è più importante che sia minima la distorsione dei colori e della luminosità in verticale anziché in orizzontale – soprattutto per quei modelli (la maggior parte) che non possono essere regolati in inclinazione.
Se possibile, preferite un monitor DVI – ma solo a patto che la scheda grafica montata nel vostro PC sia dotata di questo connettore in uscita!Valutate molto accuratamente l’assistenza tecnica offerta. Spesso i modelli meno costosi sono pressoché privi di servizio di assistenza. Se possibile, provate il monitor in negozio.
La garanzia della maggior parte dei monitor non prevede sostituzione se lo schermo mostra sino a tre pixel difettosi – che possono però essere estremamente fastidiosi, anche se ormai tecnicamente improbabili.
Saluti. ;)
Scegliere un monitor a cristalli liquidi oggi è una scelta praticamente obbligata. Oltre ad avere l’indiscutibile fascino dell’eleganza e la praticità che deriva da dimensioni ridotte, gli schermi Lcd (questo il termine tecnico) offrono una miglior qualità d’immagine e, soprattutto, si trovano nei negozi molto più facilmente dei “vecchi” modelli a tubo catodico. In effetti, poche settimane fa è stata annunciata la chiusura dell’ultimo reparto di ricerca CRT (cioè dedicato ai tubi catodici) rimasto al mondo – d’ora in poi la vecchia tecnologia rimarrà disponibile ma ferma, mentre i progressi saranno tutti per gli schermi piatti.
Ciò non vuol necessariamente dire che i monitor Crt siano intrinsicamente peggiori: la precisione nella riproduzione dei colori, per esempio, è maggiore con la vecchia tecnologia che con la nuova – anche se di poco. Inoltre, generalmente parlando, i monitor a tubo catodico riproducono un segnale video più “puro” (con meno rumore elettronico) dei cristalli liquidi, o almeno di quei modelli di monitor Lcd privi di interfaccia Dvi.
Dvi sta per “digital video interface”, e indica un particolare connettore oggi disponibile anche su molte schede grafiche di medio livello che è in grado di bloccare ogni disturbo elettronico sul segnale, anche minimo. E questo è un primo fattore da tenere in considerazione: potendo, è meglio rivolgersi a monitor con DVI piuttosto che analogici. Ma in ogni caso è bene ricordare che le differenze sono quasi impercettibili in condizioni di uso normali.
Questa vaghezza tecnica (importa davvero una differenza che non si può notare?) è alla base anche di molti preconcetti sbagliati sugli schermi Lcd. Ed è per questo che i produttori fanno di tutto per presentare dati tecnici eclatanti… che però non corrispondono sempre a prestazioni altrettanto splendide. Vediamo perché.
Uno dei parametri che vengono presi più spesso in considerazione nella scelta di un monitor è quello dei tempi di risposta dei pixel. In altre parole: quanto tempo ci mette un singolo punto luminoso a cambiare colore.
Questo fattore è in effetti molto importante, ma è per lo più un retaggio del passato: i primi monitor a cristalli liquidi erano infatti molto “lenti”, e capitava spesso che immagini in movimento rapido lasciassero “scie” fastidiosissime, soprattutto in applicazioni comuni come i videogiochi o la visione di film.
Oggi il fattore “tempo di refresh” non è quasi mai un problema, anzi. Tempi di aggiornamento troppo rapidi, infatti, rischiano addirittura di provocare fastidiosi effetti stroboscopici (sembra che le cose si muovino a scatti anziché fluidamente), e influiscono negativamente sulla qualità di colore e contrasto.
Va inoltre detto che i tempi dichiarati dai produttori sono nella maggior parte dei casi “tempi medi” calcolati sul passaggio da nero puro a bianco puro – cioè una condizione che nell’uso reale non si verifica pressoché mai.
Ma non solo: sul mercato ci sono diversi tipi di schermi a cristalli liquidi. Le diverse tecnologie (S-IPS, TN-film, PVA/MVA) funzionano in maniera differente, e hanno tempi di risposta completamente vari. Per esempio, con alcune tecnologie ci vuole più tempo a passare dal nero al grigio che dal nero al bianco – come dire che confrontare i dati dichiarati è semplicemente impossibile.
E non dimentichiamo che l’effetto-scia aumenta proporzionalmente con le dimensioni dei monitor, indipendentemente da quale tecnologia venga impiegata: un 19 pollici è sempre più “a rischio” di un 17”.
Insomma, qual è il monitor migliore? Difficile a dirsi: ecco però la dichiarazione di un esperto…
“Uno schermo TN-film da 8ms è meglio di un TN-film da 12, ovviamente, ma uno schermo MVA da 20ms lascia scie molto più nette di un video IPS da 25ms di refresh. In pratica con la tecnologia TN-film le scie sono inesistenti da 12ms in giù; con gli schermi PVA conviene puntare a 8ms di aggiornamento o meno; con quelli IPS conviene acquistare modelli da 12ms o meno”.
Detto questo, molto dipende dall’uso che si vuol fare del monitor. Un “pessimo” schermo PVA con refresh rate da 25ms è comunque ottimo per guardarci film in Dvd, anche se risulta assolutamente inaccettabile per i videogame.
Come dicevamo prima, uno dei fattori chiave nella scelta del monitor è la presenza di un’interfaccia DVI. Questo significa che sul video comparirà esattamente l’immagine prodotta dalla scheda grafica, pixel per pixel, senza distorsioni o adattamenti che possono derivare dal segnale disturbato presente sul cavo.
Meglio un monitor DVI anziché VGA analogico, quindi, ma molte leggende urbane su queste interfacce sono invece infondate. Per esempio: la qualità dei colori tramite DVI è migliore di quella in analogico. Questo è completamente falso: è esattamente la stessa, soprattutto perché la tecnologia impiegata è comunque digitale a 24-bit.
In altre parole, ogni colore è la somma di tre colori-base (rosso, verde e blu) che possono essere combinati con intensità da 0 a 255. In ogni caso il segnale arriva ai pixel in questa forma numerica, e non sarebbe possibile creare un numero maggiore di sfumature in alcun modo.
Il secondo mito è che l’immagine su un monitor analogico Vga debba necessariamente essere peggiore di un modello DVI. Ciò può infatti essere vero in generale e soprattutto da un punto di vista tecnico, ma all’atto pratico le cose stanno un po’ diversamente.
Anche se il segnale video che arriva al monitor da una connessione analogica è intrinsicamente più disturbato di un segnale digitale puro, ogni produttore monta nei suoi schermi dei dispositivi hardware e software che “elaborano e purificano” il segnale – e sono questi a fare la differenza.
Se un monitor DVI è strutturalmente ottimo, nulla vieta che un buon modello analogico dotato di algoritmi di correzione efficienti possa produrre immagini altrettanto precise e fedeli.
Un altro parametro sbandierato spesso dai produttori è il contrasto di cui sono capaci i monitor – ma anche questo va preso cum grano salis. Il contrasto è infatti la differenza di luminosità fra un pixel nero e un pixel bianco – peccato che le immagini con cui lavoriamo o giochiamo normalmente non siano affatto in bianco e nero, e ciò che ci preme sia soprattutto la differenziazione fra sfumature simili. E queste non sono rappresentate significativamente dai parametri delle schede tecniche.
Più del contrasto vale allora la colorimetria, che è però un parametro di difficile interpretazione che non viene quasi mai riportato sui cataloghi. I professionisti usano apparecchi costosi e schermate-test apposite per valutare la fedeltà di riproduzione dei colori, ma in mancanza di questi strumenti bisogna necessariamente affidarsi ai propri occhi. O no? La risposta è, sorprendentemente, “no”. Questo dipende dal fatto che quando si vede un monitor esposto in un negozio, con tutta probabilità questo sarà stato installato senza modificare le impostazioni di fabbrica. Ma la prassi di tutti i produttori è di “barare” sulla colorimetria. Il fatto è che, naturalmente, i colori freddi (azzurro, bianco, giallo pallido…) risultano più brillanti dei colori caldi (marrone, rosso mattone, blu scuro…) e poiché lo scopo di chi fabbrica monitor è cercare di colpire l’attenzione degli acquirenti, le impostazioni predefinite “sparano” i colori freddi per fare apparire l’immagine più brillante.
In questo non ci sarebbe niente di male, se non che così facendo la riproduzione dei colori risulta sfalsata e inadatta a un uso quotidiano. Ma se le tabelle tecniche non sono affidabili e una visita in negozio nemmeno, come si può scegliere il proprio monitor?
Una buona soluzione è seguire questa semplice checklist – ma sempre tenendo a mente il fatto che una prova su strada è il test migliore per ogni scelta.
Scegliete innanzitutto una dimensione. La differenza di prezzo fra 17” e 19” è tale che oggigiorno conviene preferire i modelli più grandi.Guardate la frequenza di refresh dei pixel, ma ricordate che l’unico parametro davvero utile è che non superi i 18-20ms.
Poi fate una prova pratica in negozio: giocate con un videogame molto veloce, o muovete il più rapidamente possibile il mouse su una finestra nera – se percepite una scia converrà scegliere un altro modello.
Cercate sulla scheda tecnica il parametro di luminosità, e preferite il monitor che offre il valore più alto. Valutate gli angoli di visuale, che dovrebbero essere indicati sulla scheda tecnica. I migliori monitor presentano immagini perfette anche quando vengono viste con inclinazioni di 170° o più sia in verticale che orizzontale.
In ogni caso, è più importante che sia minima la distorsione dei colori e della luminosità in verticale anziché in orizzontale – soprattutto per quei modelli (la maggior parte) che non possono essere regolati in inclinazione.
Se possibile, preferite un monitor DVI – ma solo a patto che la scheda grafica montata nel vostro PC sia dotata di questo connettore in uscita!Valutate molto accuratamente l’assistenza tecnica offerta. Spesso i modelli meno costosi sono pressoché privi di servizio di assistenza. Se possibile, provate il monitor in negozio.
La garanzia della maggior parte dei monitor non prevede sostituzione se lo schermo mostra sino a tre pixel difettosi – che possono però essere estremamente fastidiosi, anche se ormai tecnicamente improbabili.
Saluti. ;)