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View Full Version : Dottorato di Ricerca (PhD)..perdita di tempo o investimento?


Zebiwe
19-10-2005, 11:41
L'anno prossimo (incrociando le dita) dovrei evolvermi in Dottore Magistrale (con tutti 'sti titoli me sento davvero un pokemon) in Economia e i dubbi iniziano ad assalirmi. Dopo cosa mi conviene fare?
Per adesso le opzioni sul tavolo sono 2: iniziare il praticantato (=3 anni di sfruttamento) per diventare Dottore Commercialista oppure restare in università (se riuscissi a vincere una borsa di studio) per altri 3 anni e portare avanti un dottorato di ricerca. In particolare l'argomento sarebbe: Diritto pubblico e tributario nella dimensione europea. Gli argomenti mi interessano (Diritto Tributario e Diritto Pubblico sono sempre risultati molto interessanti per me) e il mio relatore per la tesi (<- in diritto tributario comunitario) mi vuole spingere per il Dottorato...

Voi cosa mi consigliate? Il titolo di PhD com'è valutato ad oggi in Italia? Il rischio di faticare per altri 3 anni e poi trovarsi al punto di partenza c'è?

Aspetto consigli...




PS Ulteriori informazioni sul dottorato in questione qui (http://www.unibg.it/struttura/struttura.asp?cerca=DOT-DPTDE)

anx721
19-10-2005, 19:40
Il titolo di PhD com'è valutato ad oggi in Italia

Al di fuori del mondo accademico non ha alcun valore


Il rischio di faticare per altri 3 anni e poi trovarsi al punto di partenza c'è

Assolutamente. Il dottorato ha senso solose si vuole intraprendere la carriera universitaria/accademica, avendo alle spalle un docente affermato che ti prende sotto la sua ala protettrice e ti porta avanti.

sebyweb
19-10-2005, 20:37
Al di fuori del mondo accademico non ha alcun valore



Assolutamente. Il dottorato ha senso solose si vuole intraprendere la carriera universitaria/accademica, avendo alle spalle un docente affermato che ti prende sotto la sua ala protettrice e ti porta avanti.

Hai qualche esperienza in merito per dire cio, oppure è solo una tua opinione?

anx721
19-10-2005, 20:46
non ho esperienza diretta, ma come dire...si sa che funziona cosi

Ziosilvio
19-10-2005, 21:06
Il titolo di PhD com'è valutato ad oggi in Italia?
Nell'Università, dà punti nei concorsi da ricercatore e permette di avere borse postdoc.
Nella scuola pubblica, dà punti in graduatoria.
Nelle aziende, non viene considerato.
Il rischio di faticare per altri 3 anni e poi trovarsi al punto di partenza c'è?
Sì.

wisher
27-04-2010, 17:08
Resuscito questa discussione perché anche io sono di fronte allo stesso dubbio.
A fine anno otterrò la laurea specialistica in ingegneria informatica e sono indeciso sul da farsi.
Da un lato mi trovo bene a lavorare nel gruppo con cui sto facendo la tesi, dall'altro però vorrei anche provare a fare qualche esperienza fuori dall'ambito universitario. In base alle vostre esperienze cosa mi consigliereste di fare?

Sarei anche interessato a capire bene quali sono i possibili sbocchi lavorativi che avrei dopo aver ottenuto il dottorato. Nel mondo del lavoro questi 3 anni conterebbero qualcosa? O sarei solamente più vecchio e con meno esperienza lavorativa?

Honitabas
27-04-2010, 17:25
Se lo fai all'estero allora hai la possibilità di imparare qualcosa e fare "realmente" ricerca, in Italia, è un modo come un altro per assicurarsi 1000 euro mensili per 3 anni per poi finire a fare lo schiavetto di qualche barone universitario che ti "alimenta" con qualche assegno di ricerca o cococo di 3/6 mesi.
Purtroppo per l'università italiana non è un buon periodo, a questo aggiungi la moltitudine di docenti che ha poteri paragonabili a quelli di un parlamentare e che quindi col cavolo che mollano la poltrona.
A mio avviso credo che una buona esperienza lavorativa sia imparagonabile e mooooooooolto più formativa.
Per fare ricerca non hai bisogno della sigletta "phd" davanti al nome, basta un laurea e la fortuna di capitare in un bel progetto.
In bocca al lupo!

wisher
27-04-2010, 19:30
è davvero così critica la situazione?

@Honitabas: grazie per il tuo commento, mi piacerebbe anche sapere se parli per esperienza diretta o solo per sentito dire.

Dreammaker21
27-04-2010, 20:43
Io ci sto pensando seriamente, solo che una volta finito avrei trent'anni e dovrei rimettermi in gioco nel mercato del lavoro.

javaboy
27-04-2010, 21:11
Dipende molto dalla situazione.
Per quanto riguarda il settore informatico se vuoi finire nella classica società di consulenza il dottorato vale poco o nulla. E' molto utile invece per entrare nel settore della ricerca ma non è indispensabile.

Gargoyle
27-04-2010, 22:21
Il dottorato in Italia è sostanzialmente inutile.
Io lo sto facendo e mi sto ficcando in un vicolo cieco.

Per il 99% delle aziende è tempo perso, quindi è penalizzante.

L'unica cosa è che dà punteggio in certi concorsi pubblici (ad esempio per la scuola) ma comunque ne dà di meno che non farsi tre anni di supplenze.

All'estero, viceversa, ci sono posizioni in cui non si entra senza essere "dottori" nel senso internazionale del termine ma, come dire... tutti parlano di andare all'estero, solo una infima minoranza alla fine scappa davvero.

durbans
28-04-2010, 10:15
Assolutamente. Il dottorato ha senso solose si vuole intraprendere la carriera universitaria/accademica, avendo alle spalle un docente affermato che ti prende sotto la sua ala protettrice e ti porta avanti.

Ovvero: se ti raccomanda e ti assicura che troverai posto nell' Università puoi anche correre il rischio, altrimenti fuggi via il prima possibile.

Honitabas
28-04-2010, 13:09
è davvero così critica la situazione?

@Honitabas: grazie per il tuo commento, mi piacerebbe anche sapere se parli per esperienza diretta o solo per sentito dire.

Esperienza diretta, avevo tutte le carte in regola per farlo:
1) docente potente alle spalle
2) tesi di ricerca
2) scelta fra borsa di studio e sovvenzionamento esterno

Ho rinunciato per diversi motivi, fra cui l'età (a 30/31 anni mi sarei ritrovato a competere nel mondo del lavoro con giovani 24-enni che hanno finito tutto nei tempi previsti e col max dei voti), l'indifferenza della maggior parte delle realtà industriali (ambito ICT) italiane e altre passioni personali.

Honitabas
28-04-2010, 13:10
Ovvero: se ti raccomanda e ti assicura che troverai posto nell' Università puoi anche correre il rischio, altrimenti fuggi via il prima possibile.

dubito fortemente che ci sia almeno un docente che possa dare una sicurezza del genere.

sliver80
28-04-2010, 19:44
In linea di massima vale quanto detto in precedenza: perdita di tempo.
Di fatto però potrebbe avere senso approfondire le mille sfaccettature per valutare la questione.
Tutto dipende da cosa vuoi fare nella vita e regolarti di conseguenza:
Odi a morte il mondo aziendale e la tua unica ragione di vita è la didattica? Allora è un passaggio obbligato da fare.
Vuoi soltanto lavorare e guadagnare? Non ha senso rimandare l'inizio di 3 anni per essere considerato uno che non ha fatto niente per 3 anni.
Vuoi fare ricerca nel senso serio del termine? Un dottorato è indispensabile, ma in italia non ci vivi (e dubito che trovi facilmente dove fare veramente ricerca), quindi devi essere disposto o a fare la fame o ingoriare rospi o ad andare all'estero ed al che mi chiedo... perchè non farlo subito e scegliere un'università estera cazzuta? O come minimo la via di mezzo col dottorato in co-tutela.

Poi vorrei puntualizzare una cosa sul fattore "all'estero funziona diversamente". E' vero, il livello qualitativo, retributivo e di spendibilità è differente, ma ci si comporta anche diversamente:
nel 99% dei casi non si fa il PhD nella stessa uni dove ci si è laureati, idem il PostDoc rispetto al PhD, idem Research rispetto al PostDoc... insomma, si va avanti ma a patto di cambiare continuamente luogo e puntando sempre al meglio come laboratori/tutor nel settore della ricerca intrapreso.
Qui in italia non si fa strada, ma è anche vero che abbiamo il cattivo vizio di mettere radici e "pretendere" di diventare ricercatore nello stesso dipartimento dove ci si è laureati... ovvio che a stare fermi sempre nello stesso punto si finisce col sentirsi vecchi, dimenticati e schiavi.

ps: parlo per esperienza semi-diretta: ho fatto la tesi in un lab di R&D di una grossa azienda, ho fatto pubblicazioni scientifiche, ho lavorato come cococo all'università, ho rifiutato il dottorato, sono stato rifiutato per un dottorato all'estero, ho lavorato come "ricercatore" in azienda, sto lavorando come cococo al cnr... insomma le ho valutate tutte le situazioni e paranoie fattibili :sofico:

ironmanu
29-04-2010, 16:31
Resuscito questa discussione perché anche io sono di fronte allo stesso dubbio.
A fine anno otterrò la laurea specialistica in ingegneria informatica e sono indeciso sul da farsi.
Da un lato mi trovo bene a lavorare nel gruppo con cui sto facendo la tesi, dall'altro però vorrei anche provare a fare qualche esperienza fuori dall'ambito universitario. In base alle vostre esperienze cosa mi consigliereste di fare?

Sarei anche interessato a capire bene quali sono i possibili sbocchi lavorativi che avrei dopo aver ottenuto il dottorato. Nel mondo del lavoro questi 3 anni conterebbero qualcosa? O sarei solamente più vecchio e con meno esperienza lavorativa?

ciao, io ho 29 anni e un phd completato lo scorso marzo nel settore dell'ing mecc (processi di lavorazione e materiali).

A prescindere da tutto, se pensi di andare all'estero è un investimento, in italia dipende, ma in molti casi non lo è.
La scelta dipende dal gruppo in cui finiresti e purtroppo per te non è facile valutarlo in modo oggettivo da laureando: pubblicazioni, progetti europei ed industriali ecc..
Nel mio caso mi sono occupato di ricerca applicata ed in generale le attività svolte hanno preso come riferimento dei casi studio industriali inerenti ad altrettanti progetti ind. in cui sono stato fortunatamente coinvolto (il 1° anno di phd trascorrevo circa 70h/mese in azienda). La parte industriale della ricerca svolta mi ha reso appetibile per 3/4 buone proposte di lavoro negli ultimi 40gg, che ora sto valutando.
L'attività di ricerca più specifica che ho svolto a partire dalle collaborazioni ind., mi ha permesso di pubblicare qualcosina e di partecipare a numerose conferenze e meeting internazionali, molto bello devo dire. E' stata anche l'occasione per limare un po' l'inglese che è migliorato.

Probabilmente se avessi avuto 3 anni di esperienza lavorativa, ora guadagnerei qualcosa in più, però come modo di impostare il lavoro e gestire rapporti personali di vario livello io ed un neolaureato non abbiamo nulla in comune (e vorrei pure vedere!:D)

Questa in sintesi la mia esperienza, della quale non mi sono affatto pentito, certo non in tutti i colloqui fatti è stata pienamente valutata, ma nemmeno sono stato trattato come un cazzone di 29 anni, anzi!

Vero è che in italia siamo sotto rispetto l'estero come ricerca, ma dipende sempre dal gruppo in questione. Ho conosciuto gente anche rinomata nel mio settore ed ho visto i loro lavori, che non avevano nulla di trascendentale rispetto ai nostri. Ok pio ci sono i guru che hanno lavorato/insegnato nei posti più prestigiosi, ma in generale non c'è da piangersi troppo addosso. Molti poi fanno il phd nell'università dove si sono laureati quindi non siamo solo noi, viceversa tanti non lo fanno SUBITO dopo la laure ma, come accade per i master, dopo qualche anno!

Di brutto c'è che ad esempio i tedeschi, con cui sono stato a contatto più volte, prendono molto più di noi come phd e dato il loro livello industriale medio, raramente finiscono a spasso a fine phd. Noi purtroppo non abbiamo un livello industriale medio così elevato, anzi, spesso pure la laurea è troppo!

un ultima cosa, purtroppo in italia, nell'industria, i ruoli tecnici sono i meno pagati a parità di livello. Quindi se hai un carattere estroverso e moderatamente aggressivo buttati, se ti piace, a fare il tecnico-commerciale! E' brutto da dirsi, ma fino a che l'ing. progettista, di produzione e affini rappresenteranno lavori complessi e pure relativamente malpagato non c'è da stare allegri...