Adric
18-10-2005, 02:14
Lunedì 17 Ottobre 2005
dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA
NEW YORK - ”Legge Spaziale”. E’ la nuova specializzazione che da qualche anno varie università americane offrono ai loro laureandi in legge. La professoressa Joanne Irene Gabrynowicz, che insegna la materia all’Università del Mississippi, spiega: «La legge spaziale è nata nel momento in cui lo Sputnik fu messo in orbita. Ma per lungo tempo non c’è stato bisogno di approfondirla, perché nello spazio non c’erano molte attività». Le cose stanno però cambiando velocemente. Il giorno in cui la Nasa ha fatto atterrare una sonda sull’asteroide Eros, un certo signor Gregory Nimitz ha chiesto che l’agenzia spaziale gli pagasse venti dollari di parcheggio. Nimitz è convinto infatti di essere il proprietario di quell’asteroide. Lo aveva ”comprato” in Internet, presso un ”Registro delle Concessioni Territoriali nello Spazio”. La stessa cosa hanno fatto alcuni imprenditori del Massachusetts, che hanno raccolto già vari milioni di dollari per aprire un insediamento umano su Marte. O un altro gruppo, che intende ricavare acqua minerale dal Polo sud della Luna. Tutte iniziative che pochi anni fa sarebbero sembrate stranezze senza fondamento, e che oggi, con la nuova corsa verso lo spazio, sembrano ben più realistiche, tant’è che la Legge Spaziale promette di diventare una delle specializzazioni più ”trendy” per i laureandi in legge.
Finora lo spazio è stato territorio di esplorazione di pochi governi, Stati Uniti, Russia, Cina, la Comunità Europea. Ma è chiaro che presto non sarà più così: già abbiamo visto realizzati esempi di turismo spaziale, con tre avventurosi miliardari che si sono pagati un biglietto per un viaggio a bordo delle astronavi russe. Ma questo non è nulla al confronto dei sogni di libera impresa in libero spazio che una miriade di investitori privati nutre in petto.
Naturalmente prima di aprire la frontiera spaziale alle aziende private si dovrebbe rispondere a un cruciale quesito legale: a chi appartiene lo spazio? Il signor Nimitz crede di aver comprato una ”concessione territoriale” dell’asteroide numero 433. Ma nessun governo gliela riconosce. E molti avvocati sono d’accordo: «Lo spazio appartiene a tutta l’umanità - spiega la specialista Sylvia Ospina, membro dell’Istituto Internazionale della Legge Spaziale - Non si può privatizzare lo spazio, appartiene a tutti noi». Il mondo, in effetti, avrebbe già stilato qualche importante trattato internazionale che dovrebbe regolare lo sfruttamento pubblico e privato dello Spazio. Quello del 1967, firmato all’Onu, stabilisce che «l’esplorazione e lo sfruttamento dello spazio sono compiuti per il beneficio e l’interesse di tutti i Paesi». Quello del 1979, noto come il ”Trattato sulla Luna”, stabilisce che «i corpi celesti del nostro sistema solare non possono essere di proprietà di nessun Paese, organizzazione o individuo». Per di più le Nazioni Unite hanno un ufficio interamente dedicato a questo tema, l’ United Nation Office for Outer Space Affairs (www.oosa.unvienna.org), e il prossimo 21 novembre terranno una conferenza internazionale per approfondire il significato dei trattati. Ma c’è un problemino: nè gli Usa, nè la Russia, nè la Cina hanno mai firmato il secondo trattato. E appare improbabile che li firmino adesso. Negli Usa, anzi, sta prendendo piede una corrente giuridica ”ribelle” che vorrebbe una revisione totale di quei trattati. L’esperta di legge spaziale, Rosanna Sattler, pensa ciò sia necessario «per stimolare le imprese commerciali sulla luna, gli asteroidi e Marte». Il suo collega Wayne White è convinto che già ci sia una scappatoia legale: i singoli Paesi possono dare concessioni agli imprenditori per investimenti fuori dalla Terra, e in cambio gli imprenditori rispettano anche nello spazio le leggi del loro Paese. Il che certo non è una grande garanzia, tenuto conto che le leggi di alcuni Paesi, soprattutto in materia ambientale, lasciano a desiderare.
Insomma, una grande confusione. Che andrebbe regolata presto. Un lavoro lungo, che richiederà molte discussioni, e molti avvocati, naturalmente con una specializzazione in legge spaziale: «E pensare - dice Eileen Galloway, una veterana della materia - che quando cominciammo a occuparcene, negli anni Cinquanta, ci sembrava di trattare di fantascienza».
(Il Messaggero)
dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA
NEW YORK - ”Legge Spaziale”. E’ la nuova specializzazione che da qualche anno varie università americane offrono ai loro laureandi in legge. La professoressa Joanne Irene Gabrynowicz, che insegna la materia all’Università del Mississippi, spiega: «La legge spaziale è nata nel momento in cui lo Sputnik fu messo in orbita. Ma per lungo tempo non c’è stato bisogno di approfondirla, perché nello spazio non c’erano molte attività». Le cose stanno però cambiando velocemente. Il giorno in cui la Nasa ha fatto atterrare una sonda sull’asteroide Eros, un certo signor Gregory Nimitz ha chiesto che l’agenzia spaziale gli pagasse venti dollari di parcheggio. Nimitz è convinto infatti di essere il proprietario di quell’asteroide. Lo aveva ”comprato” in Internet, presso un ”Registro delle Concessioni Territoriali nello Spazio”. La stessa cosa hanno fatto alcuni imprenditori del Massachusetts, che hanno raccolto già vari milioni di dollari per aprire un insediamento umano su Marte. O un altro gruppo, che intende ricavare acqua minerale dal Polo sud della Luna. Tutte iniziative che pochi anni fa sarebbero sembrate stranezze senza fondamento, e che oggi, con la nuova corsa verso lo spazio, sembrano ben più realistiche, tant’è che la Legge Spaziale promette di diventare una delle specializzazioni più ”trendy” per i laureandi in legge.
Finora lo spazio è stato territorio di esplorazione di pochi governi, Stati Uniti, Russia, Cina, la Comunità Europea. Ma è chiaro che presto non sarà più così: già abbiamo visto realizzati esempi di turismo spaziale, con tre avventurosi miliardari che si sono pagati un biglietto per un viaggio a bordo delle astronavi russe. Ma questo non è nulla al confronto dei sogni di libera impresa in libero spazio che una miriade di investitori privati nutre in petto.
Naturalmente prima di aprire la frontiera spaziale alle aziende private si dovrebbe rispondere a un cruciale quesito legale: a chi appartiene lo spazio? Il signor Nimitz crede di aver comprato una ”concessione territoriale” dell’asteroide numero 433. Ma nessun governo gliela riconosce. E molti avvocati sono d’accordo: «Lo spazio appartiene a tutta l’umanità - spiega la specialista Sylvia Ospina, membro dell’Istituto Internazionale della Legge Spaziale - Non si può privatizzare lo spazio, appartiene a tutti noi». Il mondo, in effetti, avrebbe già stilato qualche importante trattato internazionale che dovrebbe regolare lo sfruttamento pubblico e privato dello Spazio. Quello del 1967, firmato all’Onu, stabilisce che «l’esplorazione e lo sfruttamento dello spazio sono compiuti per il beneficio e l’interesse di tutti i Paesi». Quello del 1979, noto come il ”Trattato sulla Luna”, stabilisce che «i corpi celesti del nostro sistema solare non possono essere di proprietà di nessun Paese, organizzazione o individuo». Per di più le Nazioni Unite hanno un ufficio interamente dedicato a questo tema, l’ United Nation Office for Outer Space Affairs (www.oosa.unvienna.org), e il prossimo 21 novembre terranno una conferenza internazionale per approfondire il significato dei trattati. Ma c’è un problemino: nè gli Usa, nè la Russia, nè la Cina hanno mai firmato il secondo trattato. E appare improbabile che li firmino adesso. Negli Usa, anzi, sta prendendo piede una corrente giuridica ”ribelle” che vorrebbe una revisione totale di quei trattati. L’esperta di legge spaziale, Rosanna Sattler, pensa ciò sia necessario «per stimolare le imprese commerciali sulla luna, gli asteroidi e Marte». Il suo collega Wayne White è convinto che già ci sia una scappatoia legale: i singoli Paesi possono dare concessioni agli imprenditori per investimenti fuori dalla Terra, e in cambio gli imprenditori rispettano anche nello spazio le leggi del loro Paese. Il che certo non è una grande garanzia, tenuto conto che le leggi di alcuni Paesi, soprattutto in materia ambientale, lasciano a desiderare.
Insomma, una grande confusione. Che andrebbe regolata presto. Un lavoro lungo, che richiederà molte discussioni, e molti avvocati, naturalmente con una specializzazione in legge spaziale: «E pensare - dice Eileen Galloway, una veterana della materia - che quando cominciammo a occuparcene, negli anni Cinquanta, ci sembrava di trattare di fantascienza».
(Il Messaggero)