Adric
17-10-2005, 23:40
Venerdì 14 Ottobre 2005
Un movimento sempre più popolare, che polemizza con i politici e “scarica” Bush.
Il suo sogno: una nazione indipendente
Usa, gli integralisti vogliono uno Stato
I seguaci di Christian Exodus guardano alla Carolina del Sud per “conquistarla”
dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA
NEW YORK Il loro sogno è di fondare uno Stato-Chiesa. Una nuova Nazione, dove l’omosessualità sia vietata, dove siano proibiti l’aborto e la contraccezione, il divorzio e la pornografia, e dove lo studio della Bibbia sia un impegno quotidiano e obbligatorio. Ancora non sono tanti, meno di un migliaio, ma i pionieri del Christian Exodus sanno che nella storia americana gruppi anche più piccoli sono riusciti a creare “enclaves” indipendenti. Pensano agli Amish della Pennsylvania, ai Mormoni dello Utah, e promettono di trasformare la Carolina del Sud nella più religiosa repubblica del mondo occidentale. Il piano è di organizzare un trasferimento in massa: famiglie, bambini, nonni. Un flusso ordinato, e continuo, che dovrebbe richiedere fra i tre e i cinque anni, e portare alla secessione dall’Unione, e alla nascita della “Repubblica dei Dieci Comandamenti”.
Fino a qualche mese fa Cory Burnell e i suoi seguaci, tutti cristiani integralisti, erano considerati un fenomeno originale, uno dei tanti che questo Paese, con le sue mille chiese e sette, produce periodicamente. Ma la cronaca politica recente ha dato al gruppo nuova forza e linfa vitale. Di colpo, dopo aver avuto fiducia quasi cieca nella presidenza di George Bush, una buona fetta di fedeli di posizione politica conservatrice ha cominciato a sentirsi tradita. Gli ultimi sondaggi provano che quello che era stato lo zoccolo duro del “partito di Bush”, cioè le chiese evangeliche del sud, si è molto indebolito: fra questi elettori, Bush ha perso quasi il 30 per cento dei consensi.
E’ vero anche che Bush ha perso consensi su tutto il fronte politico: secondo l’ultimo sondaggio del Wall Street Journal , reso noto ieri, il presidente è al 39 per cento dei consensi. Altri sondaggi lo hanno posto al 37, altri al 40. All’origine del “disinnamoramento” dei cittadini per il loro presidente ci sono i motivi più svariati: in cima a tutti sta la guerra in Iraq, che qui è vista oramai come un fallimento e un errore dalla maggioranza della popolazione. Poi ci sono gli scandali, che stanno colpendo le figure più importanti della “famiglia repubblicana”, sia alla Casa Bianca che al Congresso. Poi c’è stata la pessima performance durante l’uragano Katrina. E ora il crescere del prezzo della benzina a livelli mai visti qui negli Usa.
Ma per i più religiosi, la causa del disamore va cercata nella scelta di Harriet Miers come nuova candidata alla Corte Suprema. Già cattolica e democratica, circa venti anni fa la Miers ha avuto una crisi spirituale, ed è “rinata in Cristo”, cioè ha lasciato la chiesa cattolica per entrare in una chiesa cristiano-evangelica, trasferendosi contemporaneamente nelle file del partito repubblicano. La sua candidatura è stata criticata dagli ideologi più seri del partito perché la signora non ha un curriculum professionale di particolare prestigio. Ma per i più impegnati sul fronte religioso, la Miers sembra semplicemente un tradimento: come fidarsi di una persona che è stata cattolica e liberal nel passato? Come essere sicuri che la sua attuale fede non cambi di nuovo? Le chiese evangeliche che avevano appoggiato Bush anima e corpo si aspettavano un nome più solido, più inattaccabile. E si sentono beffate.
Ed ecco che il movimento Christian Exodus diventa più popolare: «Inutile fare affidamento sulla politica - dice il suo fondatore, Burnell -. I politici oggi non sono genuini, le loro posizioni sono sempre strumentali. Ci dobbiamo creare la nostra politica, tornando alle origini della nostra fede». E infatti, da oggi, Burnell sta tenendo una conferenza dei leader del suo movimento a Greenville, nela Carolina del sud, il suo futuro Stato-Chiesa. Argomento del convegno è l’organizzazione politica per le elezioni di metà mandato del 2006, quando Christian Exodus spera di eleggere i suoi primi rappresentanti nei consigli comunali. Poi sarà la volta della Legislatura statale, e della poltrona di governatore. Burnell non ha fretta: sente che nel Paese ci sono migliaia di cristiani integralisti che vogliono vivere secondo le loro convinzioni. E poi la Carolina del sud è terreno fertile, essendo uno degli Stati più conservatori e religiosi. «E’ solo questione di tempo - insiste -. E poi avremo la nostra Terra Promessa».
(Il Messaggero)
Un movimento sempre più popolare, che polemizza con i politici e “scarica” Bush.
Il suo sogno: una nazione indipendente
Usa, gli integralisti vogliono uno Stato
I seguaci di Christian Exodus guardano alla Carolina del Sud per “conquistarla”
dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA
NEW YORK Il loro sogno è di fondare uno Stato-Chiesa. Una nuova Nazione, dove l’omosessualità sia vietata, dove siano proibiti l’aborto e la contraccezione, il divorzio e la pornografia, e dove lo studio della Bibbia sia un impegno quotidiano e obbligatorio. Ancora non sono tanti, meno di un migliaio, ma i pionieri del Christian Exodus sanno che nella storia americana gruppi anche più piccoli sono riusciti a creare “enclaves” indipendenti. Pensano agli Amish della Pennsylvania, ai Mormoni dello Utah, e promettono di trasformare la Carolina del Sud nella più religiosa repubblica del mondo occidentale. Il piano è di organizzare un trasferimento in massa: famiglie, bambini, nonni. Un flusso ordinato, e continuo, che dovrebbe richiedere fra i tre e i cinque anni, e portare alla secessione dall’Unione, e alla nascita della “Repubblica dei Dieci Comandamenti”.
Fino a qualche mese fa Cory Burnell e i suoi seguaci, tutti cristiani integralisti, erano considerati un fenomeno originale, uno dei tanti che questo Paese, con le sue mille chiese e sette, produce periodicamente. Ma la cronaca politica recente ha dato al gruppo nuova forza e linfa vitale. Di colpo, dopo aver avuto fiducia quasi cieca nella presidenza di George Bush, una buona fetta di fedeli di posizione politica conservatrice ha cominciato a sentirsi tradita. Gli ultimi sondaggi provano che quello che era stato lo zoccolo duro del “partito di Bush”, cioè le chiese evangeliche del sud, si è molto indebolito: fra questi elettori, Bush ha perso quasi il 30 per cento dei consensi.
E’ vero anche che Bush ha perso consensi su tutto il fronte politico: secondo l’ultimo sondaggio del Wall Street Journal , reso noto ieri, il presidente è al 39 per cento dei consensi. Altri sondaggi lo hanno posto al 37, altri al 40. All’origine del “disinnamoramento” dei cittadini per il loro presidente ci sono i motivi più svariati: in cima a tutti sta la guerra in Iraq, che qui è vista oramai come un fallimento e un errore dalla maggioranza della popolazione. Poi ci sono gli scandali, che stanno colpendo le figure più importanti della “famiglia repubblicana”, sia alla Casa Bianca che al Congresso. Poi c’è stata la pessima performance durante l’uragano Katrina. E ora il crescere del prezzo della benzina a livelli mai visti qui negli Usa.
Ma per i più religiosi, la causa del disamore va cercata nella scelta di Harriet Miers come nuova candidata alla Corte Suprema. Già cattolica e democratica, circa venti anni fa la Miers ha avuto una crisi spirituale, ed è “rinata in Cristo”, cioè ha lasciato la chiesa cattolica per entrare in una chiesa cristiano-evangelica, trasferendosi contemporaneamente nelle file del partito repubblicano. La sua candidatura è stata criticata dagli ideologi più seri del partito perché la signora non ha un curriculum professionale di particolare prestigio. Ma per i più impegnati sul fronte religioso, la Miers sembra semplicemente un tradimento: come fidarsi di una persona che è stata cattolica e liberal nel passato? Come essere sicuri che la sua attuale fede non cambi di nuovo? Le chiese evangeliche che avevano appoggiato Bush anima e corpo si aspettavano un nome più solido, più inattaccabile. E si sentono beffate.
Ed ecco che il movimento Christian Exodus diventa più popolare: «Inutile fare affidamento sulla politica - dice il suo fondatore, Burnell -. I politici oggi non sono genuini, le loro posizioni sono sempre strumentali. Ci dobbiamo creare la nostra politica, tornando alle origini della nostra fede». E infatti, da oggi, Burnell sta tenendo una conferenza dei leader del suo movimento a Greenville, nela Carolina del sud, il suo futuro Stato-Chiesa. Argomento del convegno è l’organizzazione politica per le elezioni di metà mandato del 2006, quando Christian Exodus spera di eleggere i suoi primi rappresentanti nei consigli comunali. Poi sarà la volta della Legislatura statale, e della poltrona di governatore. Burnell non ha fretta: sente che nel Paese ci sono migliaia di cristiani integralisti che vogliono vivere secondo le loro convinzioni. E poi la Carolina del sud è terreno fertile, essendo uno degli Stati più conservatori e religiosi. «E’ solo questione di tempo - insiste -. E poi avremo la nostra Terra Promessa».
(Il Messaggero)