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13-10-2005, 11:58
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=684¶metro=scienze
View Full Version : Gli scandinavi e la ricerca
evelon
13-10-2005, 12:04
Perchè solo gli scandinavi ?
Il punto centrale dell'articolo (che condivido al 101%) è l'arretramento a selvaggi degli italiani.
:(
Il punto centrale dell'articolo (che condivido al 101%) è l'arretramento a selvaggi degli italiani.
:(
Northern Antarctica
13-10-2005, 12:18
Perchè solo gli scandinavi ?
Il punto centrale dell'articolo (che condivido al 101%) è l'arretramento a selvaggi degli italiani.
:(
Pur essendo abbastanza d'accordo con l'articolo, direi che ci sono invece alcune cose secondo me non condivisibili. Le cito, sono estraibili dal contesto senza che il significato ne sia alterato.
"L'Italia ha 164 mila ricercatori, la cui qualità sappiamo discutibile."
Anche se è vero che non riceviamo un premio Nobel da tempo, la qualità dei ricercatori italiani invece credo sia una delle poche cose che siano rimaste alla ricerca. L'autore dovrebbe fare qualche paragone più approfondito con i ricercatori esteri.
Decenni fa, l'Olivetti creò uno dei primi computer da tavolo e poi smise di produrlo, perché non lo pensò mai se non come macchina contabile.
Il problema invece fu l'insistere sulla tecnologia elettromeccanica (le varie Divisumma, Tetractis ecc.) e non credere nei semiconduttori.
Tutto ciò è possibile perché l'Italia, come popolazione, manca di una cultura scientifica diffusa - una conoscenza non banale dei princìpi della scienza deve far parte della cultura dell'uomo contemporaneo - e di cultura tout court, se si intende cultura come «disciplinato esercizio dell'intelletto» secondo norme rigorose.
Le scienze sperimentali infatti hanno bisogno di una solidarietà delle masse, e almeno di una diffusa curiosità per le scoperte e le invenzioni che esse donano; necessitano di una cultura popolare scientifica, alimentata da una buona volgarizzazione.
Invece nulla…
La cosa è tanto meno scusabile in quanto, grazie agli stessi progressi della metodica scientifica, non occorre per praticare scienza, o almeno comprenderla, essere dei geni.
Anche qui suggerirei caldamente un paragone più approfondito con i Paesi esteri. Fatelo anche voi, con i coetanei americani, svedesi, danesi, cinesi. Io l'ho fatto e non farei a cambio. Mai.
Da qui in poi l'articolo parte un po' per la tangente, nello scrivere percepisco un dispiacere ed anche un po' di incazzatura per come vanno le cose da parte dell'autore. Ripeto, sono abbastanza d'accordo, ma non ricercherei il problema nei singoli individui, ma in come viene considerata la ricerca in Italia.
Il punto centrale dell'articolo (che condivido al 101%) è l'arretramento a selvaggi degli italiani.
:(
Pur essendo abbastanza d'accordo con l'articolo, direi che ci sono invece alcune cose secondo me non condivisibili. Le cito, sono estraibili dal contesto senza che il significato ne sia alterato.
"L'Italia ha 164 mila ricercatori, la cui qualità sappiamo discutibile."
Anche se è vero che non riceviamo un premio Nobel da tempo, la qualità dei ricercatori italiani invece credo sia una delle poche cose che siano rimaste alla ricerca. L'autore dovrebbe fare qualche paragone più approfondito con i ricercatori esteri.
Decenni fa, l'Olivetti creò uno dei primi computer da tavolo e poi smise di produrlo, perché non lo pensò mai se non come macchina contabile.
Il problema invece fu l'insistere sulla tecnologia elettromeccanica (le varie Divisumma, Tetractis ecc.) e non credere nei semiconduttori.
Tutto ciò è possibile perché l'Italia, come popolazione, manca di una cultura scientifica diffusa - una conoscenza non banale dei princìpi della scienza deve far parte della cultura dell'uomo contemporaneo - e di cultura tout court, se si intende cultura come «disciplinato esercizio dell'intelletto» secondo norme rigorose.
Le scienze sperimentali infatti hanno bisogno di una solidarietà delle masse, e almeno di una diffusa curiosità per le scoperte e le invenzioni che esse donano; necessitano di una cultura popolare scientifica, alimentata da una buona volgarizzazione.
Invece nulla…
La cosa è tanto meno scusabile in quanto, grazie agli stessi progressi della metodica scientifica, non occorre per praticare scienza, o almeno comprenderla, essere dei geni.
Anche qui suggerirei caldamente un paragone più approfondito con i Paesi esteri. Fatelo anche voi, con i coetanei americani, svedesi, danesi, cinesi. Io l'ho fatto e non farei a cambio. Mai.
Da qui in poi l'articolo parte un po' per la tangente, nello scrivere percepisco un dispiacere ed anche un po' di incazzatura per come vanno le cose da parte dell'autore. Ripeto, sono abbastanza d'accordo, ma non ricercherei il problema nei singoli individui, ma in come viene considerata la ricerca in Italia.
Lucio Virzì
13-10-2005, 12:51
Sono del tutto d'accordo con Northern.
LuVi
LuVi
evelon
13-10-2005, 12:59
Ripeto, sono abbastanza d'accordo, ma non ricercherei il problema nei singoli individui, ma in come viene considerata la ricerca in Italia.
Ma è un controsenso...
La ricerca da chi viene "considerata" ?
E' la gente che, votando, trasferisce la sua visione nelle alte sfere...
E poi, se mi guardo in giro come dici tu, mi cadono davvero le braccia :(
Il problema principe sono i cellulari fighi non la proteina da capire :D
Ma è un controsenso...
La ricerca da chi viene "considerata" ?
E' la gente che, votando, trasferisce la sua visione nelle alte sfere...
E poi, se mi guardo in giro come dici tu, mi cadono davvero le braccia :(
Il problema principe sono i cellulari fighi non la proteina da capire :D
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