View Full Version : Sahara Occidentale: l'odissea dei Saharawi. Un Paese «sulla carta
IL FATTO
Sono meno di mezzo milione e da decenni attendono, nei campi profughi, di poter esercitare il diritto all’autodeterminazione, contrastati dal Marocco che ha colonizzato la regione
L'odissea dei Saharawi.Un Paese «sulla carta»
Di Daniele Zappalà
Un Paese sulla carta. Questo resta il Sahara occidentale che in molti atlanti politici appare ancora di colore diverso rispetto ai vicini Marocco, Algeria e Mauritania, oltre che con i confini "dentellati", retaggio di vecchie e dolorose spartizioni coloniali. Dalla fine della presenza spagnola, 30 anni fa, è un territorio conteso fra uno Stato, il Marocco, e un popolo del deserto che vive oggi dell'aiuto alimentare internazionale inseguendo un vecchio sogno d'indipendenza: i saharawi. Anch'essi si erano presentati davanti all'ultimo treno della decolonizzazione passato in Africa negli anni Settanta. C'erano giunti con la propria bandiera, il riconoscimento dell'Organizzazione dell'Unione africana e un nome fresco di conio: Repubblica araba saharawi democratica (Rasd). Ma la storia ha poi preso un'altra piega e il contenzioso territoriale fra Marocco e Fronte Polisario - l'organizzazione politico-militare che si batte per l'autodeterminazione dei saharawi - si trascina ancor oggi dopo rivolgimenti alterni. Con il cessate il fuoco del 1991, almeno, si è trasformato da guerra sanguinosa in estenuante rompicapo politico. Tanto ostico che persino un influente stratega come l'ex-segretario di Stato americano James Baker non è riuscito a venirne a capo dopo anni di negoziati con le parti sotto l'egida dell'Onu. L'anno scorso Baker ha rimesso il proprio mandato a Kofi Annan. Negli ultimi mesi, dalla pentola a pressione politico-umanitaria sono giunti nuovi segnali inquietanti. «Non vogliamo ritrovarci di nuovo nella spirale della violenza», ha dichiarato qualche settimana fa il rappresentante in Algeria del Polisario, Mohammed Yeslem Bissat. Parole che fanno tremare quanti ripensano al conflitto armato durato dal 1976 al 1991. El Ayun, la capitale virtuale del Sahara occidentale, di fatto da anni sotto amministrazione marocchina, è già stata a maggio teatro di disordini e nuove retate di polizia ordinate da Rabat. Il pericoloso stallo continua, benché tutte le parti sembr ino esauste. È stanca l'Onu, che ha dispiegato nel territorio una missione con staff civile e caschi blu costata già 600 milioni di dollari, nella speranza finora vana di organizzare un referendum di autodeterminazione dei saharawi. Annan si sente tradito dalle parti e il rubinetto degli aiuti umanitari potrebbe chiudersi. È stanca pure Rabat, additata a livello internazionale per la sua "politica del fatto compiuto" attraverso gli storici travasi di coloni nel Sahara occidentale: le "marce verdi" vissute come momento epico da generazioni di apologeti del "grande Marocco". Sembra stanco poi l'intero Maghreb, la cui annunciata integrazione politico-economica slitta a causa della crisi che vede l'Algeria nel ruolo di storico, interessato, protettore del Polisario. Quest'ultimo, con mediazione americana, ha liberato nei giorni scorsi 404 prigionieri marocchini, ma il «gesto di buona volontà» non pare aver addolcito più di tanto il Marocco. Risultato: nuove scintille diplomatiche fra Rabat e Algeri, con il corollario di vari scioperi della fame annunciati dai saharawi in mezzo all'imbarazzo dei "pacieri" internazionali, Ue compresa. A Rabat, di fatto, molti considerano la rivendicazione saharawi come una "guerra per procura" fomentata storicamente dall'Algeria per il dominio geopolitico nel Maghreb (un punto di vista legato anche all'allineamento filosovietico di Algeri negli anni della Guerra fredda). Ma stanchi, anzi logori, paiono soprattutto i saharawi, perché la banchina su cui attendono da 30 anni il treno dell'indipendenza è la più inospitale che ci sia. Sognano porti sull'Atlantico, alla foce del mitico Río de Oro, ma intanto vivono spesso in miserabili campi profughi perlopiù aldilà della frontiera con l'Algeria. È soprattutto qui, nelle tendopoli di Tindouf e dintorni, che ribollono i sentimenti di un popolo che si sente rinnegato. Sfidando le escursioni termiche inumane del deserto - con picchi che vanno dai 60 gradi fino a temperature notturne sotto lo zero -, i saharawi hanno organizzato una specie di Stato in esilio di oltre 150mila anime (non esistono censimenti ed è oggetto di controversia a chi riconoscere la futura cittadinanza: si parla comunque di non oltre mezzo milione di persone). Le tendopoli portano il nome delle città del Sahara occidentale e la scolarizzazione dei bambini resta alta grazie al sostegno internazionale. Se il Marocco non rinuncia al mito delle "marce verdi", anche i saharawi tramandano un'epopea eroica. Il contenzioso, così, si è infossato negli abissi delle coscienze. Anche se fra le poste in gioco, più prosaicamente, vi sono pure i ricchissimi giacimenti di fosfati del Sahara occidentale. L'Onu ha riconosciuto più volte il diritto saharawi di scegliere il proprio destino. Nel "piano Baker", i possibili sbocchi del referendum (previsto dopo una fase di transizione) sono tre: indipendenza della Rasd, autonomia all'interno del Marocco, piena integrazione nel Regno marocchino. I saharawi accettano la soluzione, mentre Rabat la giudica ormai "obsoleta" avanzando argomenti legati alla controversa composizione del corpo elettorale. I Paesi africani restano divisi, anche se i saharawi godono nel continente di sostegni che contano. «Rappresenta un motivo di grande vergogna e rammarico per tutti noi che la questione dell'autodeterminazione per il popolo del Sahara occidentale resti irrisolta», ha annunciato un anno fa il presidente sudafricano Thabo Mbeki inaugurando il Parlamento panafricano. Fra gli invitati c'era anche un rappresentante della Rasd, riconosciuta dal Sudafrica. L'Africa che aspira a un posto al sole in Consiglio di sicurezza dell'Onu, in effetti, sogna già una "nuova era". Ma per raggiungerla occorrerà prima rimuovere gli Stati africani di carta. Assieme ai Paesi solo sulla carta.
(Avvenire,8 ottobre 2005)
L'Africa che aspira a un posto al sole in Consiglio di sicurezza dell'Onu, in effetti, sogna già una "nuova era".
Aggià che l'ONU esiste ancora.....quasi quasi pensavo fosse un'associazione sulla carta, guardando le ultime vicende mondiali.....
Scontri a Laayoune: muore in manifestazione giovane saharawi
Sahara Occidentale
Inviato da Ottavi Pirelli
martedì, 01 novembre 2005 22:29
Si riaccende lo scontro tra indipendentisti saharawi e forze di polizia marocchine in occasione delle ultime manifestazioni che hanno avuto luogo a Laayoune, principale città della regione, in corrispondenza con il 30° anniversario dell'annessione della regione al Marocco.
Torturato e ucciso un giovane attivista
L'unica vittima accertata dei disordini scoppiati durante la scorsa settimana a Laayoune - sostiene il network Al Jazeera - è Hamdi Lambarki, un giovane saharawi sceso in piazza sabato e morto in circostanze sospette. Fonti di polizia hanno attribuito l'uccisione ad un sasso lanciato dagli stessi manifestanti.
Una versione smentita da diversi testimoni, secondo i quali il giovane sarebbe stato prelevato dalla polizia e percosso violentemente al capo. Giunto già grave in ospedale, l'uomo è spirato poco dopo a causa delle numerose ferite. L'agenzia Misna ha riportato le informazioni rese da fonti giornalistiche marocchine secondo le quali il governo avrebbe già avviato un'investigazione sull'uccisione di Lambarki.
Intanto Hamoudi Igulid, attivista di una locale organizzazione per i diritti umani, ha dichiarato ai microfoni di Al Jazeera che è ancora in corso un assembramento di forze di pubblica sicurezza nelle zone interessate dai disordini. Lo stesso Igulid ha denunciato anche la recente scomparsa dopo l'arresto di Brahim Dahane, Presidente dell'Associazione Sahariana per i Diritti Umani. Immediata la risposta delle autorità, secondo le quali Dahane non sarebbe da considerare ufficialmente uno scomparso.
Sul fronte delle carceri, infine, dallo scorso 20 ottobre 32 prigionieri saharawi hanno iniziato nella prigione di Lakhal un nuovo sciopero della fame per denunciare il loro disumano stato di detenzione.
Le mosse dell'ONU
Appena qualche giorno fa, è arrivata una nuova risoluzione delle Nazioni Unite sulla vicenda legata alla contesa regione del Sahara Occidentale.
Il Consiglio di Sicurezza ha riconosciuto l'autodeterminazione del popolo Saharawi, riaffermando il rispetto del cessate il fuoco già concordato e prorogando di sei mesi il mandato della Missione delle Nazioni Unite per l'Organizzazione di un Referendum nel Sahara Occidentale (Minurso). Referendum che, per inciso, si attende da diversi anni.
Il provvedimento dell'ONU non introduce nessuna vera svolta, ma viene comunque accolto favorevolmente dal Fronte Polisario per il riferimento del testo ai diritti all'autodeterminazione del popolo saharawi.
Meno entusiasta l'ambasciatore degli States John Bolton, dimostratosi nontanto convinto sulla convenienza di prolungare negli stessi identici termini un'operazione che non ha prodotto negli anni alcun risultato apprezzabile.
In realtà, secondo la Reuters, Bolton punta, per conto del suo governo, ad abbassare i costi della missione, costi che potrebbero arrivare presto a toccare i 3,6 miliardi di dollari. D'altra parte, lo stesso ambasciatore ha dichiarato che le missioni delle Nazioni Unite devono avere in ogni caso un termine.
Il pericolo è che la richiesta di razionalizzazione delle spese, a questo punto, possa prima o poi essere accolta a prescindere dallo svolgimento o meno del tanto sospirato referendum. (warnews)
SAHARA OCCIDENTALE – “Enorme stupore” è stato espresso dalle autorità del Marocco per il riconoscimento della Repubblica araba democratica dei Saharawi da parte dell’Uruguay, che ha anche deciso di stabilire relazioni diplomatiche con il territorio annesso da Rabat dopo il ritiro degli occupanti spagnoli nel 1975.
SAHARA OCCIDENTALE 25/3/2006 15.32
RE MAROCCO NON CONCEDE INDIPENDENZA, ANCHE SUDAFRICA SOSTIENE SAHARAWI
Al termine del suo viaggio di cinque giorni nei territori del Sahara Occidentale, occupato da Rabat nel 1976 subito dopo la partenza dell’ex-madrepatria spagnola, il re del Marocco Mohamed VI ha annunciato da El Aaiun, capitale amministrativa delle regione, che il suo Paese non intende cedere “un solo granello di sabbia” agli indipendentisti del ‘Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro’, detto ‘Fronte Polisario’, l’organizzazione che dal 1976 al 1991 ha combattuto per liberare la regione dal dominio straniero e i cui membri – circa 165.000 persone - da tre decenni vivono nel deserto algerino. In un discorso trasmesso in televisione, Mohamed VI ha invitato i saharawi “a fare una riflessione seria e approfondita per valutare l’adozione di un progetto di autonomia nell’ambito della sovranità del regno, salvaguardando la sua unità nazionale e la sua integrità territoriale”. Il re del Marocco, dunque, ha illustrato ai saharawi il progetto che prossimamente Rabat presenterà all’Onu e che definitivamente esclude ogni possibile riconoscimento dello svolgimento di un referendum per l’autodeterminazione e l’indipendenza al popolo del Sahara Occidentale. I saharawi, per conto loro, già da alcune settimane hanno respinto questa proposta, dichiarandosi ancora una volta disposti, come da sempre negli ultimi 15 anni, solo a prendere in considerazione l’ipotesi dell’indipendenza. Sul fronte internazionale, la scelta di Rabat rischia di isolare ancora di più il Paese nordafricano. Oggi il presidente del Sudafrica Thabo Mbeki, al termine di un breve incontro ad Algeri con il collega algerino Abdelaziz Bouteflika, ha sottolineato per la prima volta con forza che il suo Paese ritiene opportuno che il Marocco riconosca il diritto allo svolgimento del referendum per l’indipendenza, posizione che l’Algeria sostiene da anni e che l’Onu da almeno 15 anni raccomanda per mettere fine al conflitto.
SAHARA OCCIDENTALE 4/4/2006 15.45
FRONTE POLISARIO: ONU GARANTISCA DIRITTI UMANI O SI RITIRI
Diritti Umani, Brief
Il capo del ‘Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro’, detto ‘Fronte Polisario’, Mohammed Abdelaziz, al termine di un incontro con il segretario generale Kofi Annan ha chiesto all’Onu di proteggere e garantire i diritti umani del popolo saharawi, oppure di ritirare la ‘Missione per il referendum nel Sahara Occidentale’ (Minurso). “Ho detto molto chiaramente ad Annan che se le Minurso non è in grado di adempiere il suo mandato di sovrintendere la convocazione di un referendum per l’autodeterminazione dei saharawi e non è neppure in grado di proteggere i nostri diritti umani, allora la sua esistenza non ha nessun senso. Dovrebbero fare i bagagli e andarsene via”, ha dichiarato Abdelaziz durante una conferenza stampa nel Palazzo di Vetro di New York. Il capo del Fronte Polisario si è anche lamentato con il segretario generale per la repressione di cui è stata oggetto la popolazione saharawi durante la visita del re marocchino Mohamed VI, avvenuta poco più di una settimana fa: “Tutto questo è successo, in modo molto spiacevole, alla presenza della missione Onu”, ha detto, aggiungendo di aver chiesto di ampliare il mandato della Minurso, perché possa dedicarsi maggiormente alla difesa dei diritti dei saharawi”. Dopo la guerra che tra il 1976 e il 1991 ha visto scontrarsi Fronte Polisario e Marocco, da 15 anni è in vigore un cessate il fuoco controllato dalla Minurso mentre l’Onu, attraverso i canali diplomatici, cerca di mediare tra le parti. Le posizioni dei due contendenti sono inconciliabili: il Marocco è disposto a concedere ai saharawi al massimo una forma d’autonomia sul Sahara Occidentale, che l’esercito di Rabat ha occupato e annesso nel 1976 alla partenza dell’ex madrepatria Spagna; i saharawi vogliono invece un referendum per l’indipendenza.
Aggià che l'ONU esiste ancora.....quasi quasi pensavo fosse un'associazione sulla carta, guardando le ultime vicende mondiali.....
SAHARA OCCIDENTALE 18/4/2006 12.03
ANNAN: “ONU NON PUÒ IMPORRE SOLUZIONE”
“Sinceramente, l’Onu non può imporre una soluzione” nel conflitto per la sovranità sul Sahara Occidentale: lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata al giornale spagnolo ‘Abc’ il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, aggiungendo che “questo spiega la ragione per cui abbiamo cercato così intensamente di trovare una soluzione mutuamente accettabile. Proprio questo è l’obiettivo che hanno cercato di raggiungere i miei inviati speciali, come l’ex segretario di Stato statunitense James Baker, che durante quasi sette anni ha cercato di conseguire un accordo; in questa attività ora prosegue il mo nuovo rappresentante personale, Van Walsum. Partiamo da una situazione molto complicata: la guida politica del Sahara Occidentale vuole l’autodeterminazione, che è stata parte di un accordo che le due parti hanno accettato, mentre il Marocco insiste ora per la concessione dell’autonomia” ha aggiunto Annan, concludendo che “tra queste due opzioni, la comunità internazionale cerca di raggiungere una soluzione concordata. Questo ha bisogno di tempo, però continuo a confidare nel fatto che ce la faremo”. Il Sahara Occidentale è stato occupato dal Marocco nel 1976, alla partenza della ex madrepatria spagnola. Dopo 15 anni di guerra tra il ‘Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro’, detto ‘Fronte Polisario’, e Rabat, da altrettanto tempo le parti, con la mediazione dell’Onu, tentano di raggiungere un accordo sullo status della regione. Recentemente il Marocco ha presentato un nuovo piano all’Onu, in cui riconosce come unica soluzione quella della concessione dell’autonomia. Il Fronte Polisario ha immediatamente respinto la proposta, insistendo per l’indipendenza attraverso un referendum. Mai negli ultimi anni i rapporti tra le parti sono stati tanto tesi come in questo inizio di 2006, anche a causa di una recente visita del re marocchino Mahamed VI nel Sahara Occidentale, considerata provocatoria da parte del Fronte Polisario.
SAHARA OCCIDENTALE 21/4/2006 10.16
FRONTE POLISARIO RESPINGE PROPOSTA ONU
Il ‘Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro’, detto ‘Fronte Polisario’, ha respinto formalmente l’invito di dare vita a negoziati diretti con il Marocco per pervenire a un accordo su un’autonomia da riconoscere al Sahara Occidentale. Lo ha dichiarato il rappresentante del Fronte Polisario al Palazzo di Vetro di New York, Ahmed Bujari, dopo aver preso atto della proposta del segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e del suo rappresentante Peter Van Walsum che, dopo tre decenni di fallimentari negoziati, hanno proposto ieri un cambio di strategia, rovesciando l’esito della fine del trentennale conflitto direttamente su Rabat e sul Fronte Polisario, oltre che su Mauritania e Algeria. “Negoziati diretti per cercare una soluzione mutuamente accettabile per pervenire all’autodeterminazione del Sahara mi sembrano una proposta inaccettabile” ha detto Bujari, spiegando che l’idea di Annan e Van Walsum è “quanto meno incoerente e kafkiana, poiché finché il Marocco continuerà a negare il diritto all’autodeterminazione del Sahara, questi negoziati non avranno senso”. Nel loro documento, diffuso ieri, Annan e il suo rappresentante per il Sahara Occidentale, invitano Algeria e Fronte Polisario da un lato, Marocco e Mauritania dall’altro, a trovare una soluzione politica “giusta, duratura e mutuamente accettata che preveda l’autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale”. Una soluzione impossibile, quest’ultima, secondo il Fronte Polisario, poiché è lo stesso Marocco a negare (l’ultima volta, il mese scorso) la possibilità che il Sahara Occidentale ottenga l’indipendenza, offrendo in cambio un’autonomia che ai saharawi non interessa. Di qui il blocco totale dei negoziati, con Rabat che non riconosce la posizione negoziale del Fronte Polisario e quest’ultimo che chiede l’applicazione del ‘Piano Baker’ (inizialmente accettato dal Marocco, poi respinto), che prevede lo svolgimento di un referendum nazionale che, tra le diverse possibilità, contempli l’autodeterminazione e il raggiungimento dell’indipendenza. Il Sahara Occidentale è stato occupato militarmente e annesso nel 1976 dal Marocco dopo la partenza della ex madrepatria, la Spagna.
SAHARA OCCIDENTALE 26/4/2006 10.25
CONSIGLIO SICUREZZA ONU SCETTICO SU RAPPORTO KOFI ANNAN
Al termine di una sessione a porte chiuse svoltasi al Palazzo di Vetro di New York, la maggioranza dei membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu si è dichiarato scettico sul contenuto del rapporto sul Sahara Occidentale diffuso alla fine della settimana scorsa dal segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. La riunione, alla quale ha partecipato anche Peter van Walsum, il rappresentante speciale di Annan per il Sahara Occidentale, era in agenda vista la necessità di decidere se rinnovare il mandato della Missione dell’Onu per il referendum nella regione (Minurso). Nel suo rapporto, Annan proponeva di sollevare l’Onu dall’opera di mediazione sulla difficile questione del Sahara e di legare la soluzione del conflitto trentennale all’esito di negoziati tra Paesi ed entità direttamente coinvolti nella vicenda: Marocco, ‘Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro’, detto ‘Fronte Polisario’, Mauritania e Algeria. La grande maggioranza del Consiglio di sicurezza si è espressa contro il progetto di Annan, sottolineando la centralità del ruolo dell’Onu nel conflitto e la necessità che le Nazioni Unite si impegnino per trovare una mediazione tra le parti. Il Consiglio di sicurezza inoltre, secondo fonti diplomatiche internazionali, avrebbe già trovato l’accordo per prolungare ulteriormente la missione della Minurso, che da un quindicennio si trova nella regione con il compito di vegliare sulla pace e sul rispetto dei diritti umani (il Fronte Polisario recentemente ha criticato lo scorso impegno della Minurso, soprattutto sul secondo fronte). Alla fine della scorsa settimana il Fronte Polisario si era apertamente opposto al rapporto di Annan, chiedendo l’attuazione del piano Baker, che prevede la convocazione di un referendum che permetta ai saharawi di decidere se optare per l’indipendenza o rimanere sotto la sovranità marocchina, magari con uno statuto autonomo. Il Marocco non si è ancora espresso sulla proposta di Annan, ma ripetutamente nelle settimane passate ha riaffermato la sua intenzione di non riconoscere il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi.
SAHARA OCCIDENTALE 29/4/2006 11.27
ENNESIMA PROROGA MISSIONE PEACEKEEPING, NUOVO INVITO A NEGOZIATO
Prorogando di altri sei mesi – forse gli ultimi – la quindicinale missione di peacekeeping nel Sahara Occidentale, l’Onu ha chiesto al Marocco e al Fronte Polisario di avviare negoziati diretti per risolvere la controversia sulla mancata autodeterminazione del popolo Saharawi iniziata nel 1975. Nessun accenno, nella risoluzione adottata la notte scorsa, alla relazione del segretario generale Kofi Annan che aveva proposto colloqui diretti tra le due parti, ottenendo però il rifiuto del ‘Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro’ (Polisario). Il prossimo 31 ottobre i circa 250 ‘caschi blu’ dell’Onu dovrebbero ritirarsi in modo definitivo; entro quella data – auspicano i diplomatici di Palazzo di vetro – dovrebbe essere raggiunta un’intesa che per ora non sembrerebbe a portata di mano. Nella sua relazione, Annan rilevava che dopo 15 anni e 480 milioni di euro spesi per la missione in Sahara Occidentale (conosciuta con l’acronimo Minurso), l’Onu ha fallito l’obiettivo di trovare una soluzione e organizzare un referendum sullo Statuto dei territori. Contro la relazione del segretario si è espressa anche l’Algeria, che sostiene il Polisario nella sua lotta per l’autodeterminazione, iniziata dopo l’invasione delle truppe del Marocco in seguito al ritiro delle forze d’occupazione dell’ex-colonia spagnola.
SAHARA OCCIDENTALE
POLISARIO CHIEDE A ONU DI “CHIUDERE IL CAPITOLO” SAHARAWI
“Chiediamo al segretario generale Kofi Annan di chiudere definitivamente la questione dell’ultima colonia d’Africa prima della fine del suo secondo mandato”: lo ha chiesto Mohamed Abdelaziz, capo del Fronte Polisario, nel giorno del 33° anniversario della creazione del movimento che si batte per l’autodeterminazione del popolo Saharawi. Non si tratta, ha aggiunto, di una “richiesta straordinaria: i Saharawi chiedono all’Onu solo l’applicazione delle sue risoluzioni” ha aggiunto Abdelaziz. Nelle scorse settimane, il ‘Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro’ (Polisario) aveva però respinto la proposta di Annan di colloqui diretti con il Marocco, che nel 1975 occupò il Sahara occidentale lasciato libero dai coloni spagnoli reclamandone la sovranità. “Gli strumenti adeguati per risolvere il conflitto – ha detto Abdelaziz – esistono”, in particolare il cosiddetto ‘Piano Baker’, dal nome dell’ex-sottosegretario di Stato Usa che lo ha compilato. Alle ipotesi di accordo – tra cui quella che prevede un referendum per l’indipendenza - si è finora registrato il rifiuto del governo marocchino. Il capo del Polisario ha chiesto inoltre la creazione di un “meccanismo” dell’Onu per la protezione dei diritti umani nei territori occupati Saharawi. Il prossimo 31 ottobre i circa 250 ‘caschi blu’ dell’Onu dovrebbero ritirarsi in modo definitivo; entro quella data – secondo i diplomatici di Palazzo di vetro – dovrebbe essere raggiunta un’intesa che per ora non sembrerebbe a portata di mano. In una recente relazione, Annan ha rilevato che dopo 15 anni e 480 milioni di euro spesi per la missione in Sahara Occidentale (conosciuta con l’acronimo Minurso), l’Onu ha fallito l’obiettivo di trovare una soluzione e organizzare un referendum sullo Statuto dei territori.
In Molise giovani profughi del popolo Saharawi
[Avvenire] Sono circa 160.000 i profughi Saharawi che, da 30 anni, vivono in tende nel lembo più inospitale del deserto. La loro terra, il Sahara occidentale, è stata occupata, alla fine dell'epoca coloniale, dal Marocco. Nonostante la comunità internazionale riconosca il diritto all'autodeterminazione, oggi vivono in esilio forzato, isolati da violente azioni militati e "muri di sabbia". In attesa che vengano applicate le risoluzioni a favore del ritorno dei profughi, in Italia è in corso una gara di solidarietà per accogliere i bambini e sottrarli al caldo torrido. Iniziative lodevoli, moltiplicate dopo che l'alluvione di febbraio ha distrutto i loro campi.
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