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View Full Version : Ricerca & sviluppo, il Lazio supera la Lombardia


Adric
08-10-2005, 13:42
Sabato 8 Ottobre 2005

Uno studio sul biennio 2003-2005.
Secondo i dati ISTAT è la prima regione italiana per numero di addetti impiegati
Veltroni: "Roma non è più una città ministeriale ma un polo dell'innovazione e della tecnologia"

di FABIO ROSSI

Il Lazio per la prima volta supera la Lombardia nel numero di lavoratori impiegati nel settore della Ricerca e Sviluppo (R&S). Complessivamente, nel Lazio lavora il 18,8 per cento del personale impiegato in questo settore in tutta Italia, contro il 18,2 della Lombardia, l’11,4 del Piemonte e il 9,2 dell’Emilia Romagna. È quanto emerge da uno studio elaborato dall’Istat sul settore R&S in Italia nel periodo 2003-2005.
Nel 2003, quindi, si conferma la concentrazione dell’attività di Ricerca e Sviluppo in tre regioni - Lazio, Piemonte e Lombardia - che assorbono il 59,8 per cento della spesa per R&S delle imprese, il 63,2 di quella delle amministrazioni pubbliche e il 33,3 della spesa sostenuta dalle università. Il risultato del Lazio è reso ancora più importante dal fatto che, a livello di macroregioni, non si modifica la distribuzione territoriale della spesa per Ricerca e Sviluppo delle imprese, sempre concentrata (per l’89,9 per cento) nell’Italia settentrionale e centrale (di cui il 30,9 per cento in Lombardia, il 19,3 in Piemonte e l’11,7 in Emilia-Romagna), mentre la quota del Mezzogiorno è pari soltanto al 10,1 per cento del totale nazionale. Nell’Italia centrale, quindi, il ruolo del Lazio è sempre più preponderante.
I dati del Lazio sono accolti con soddisfazione dagli amministratori locali. «È una buona notizia, perché oltretutto la maggioranza di queste persone lavora a Roma - commenta il sindaco Walter Veltroni. Questo risultato rappresenta il frutto della trasformazione di Roma da città ministeriale a città dell’innovazione e della tecnologia».
Nella Cdl, invece si rimarca il ruolo della passata amministrazione regionale. «Se il Lazio è leader per numero di lavoratori impiegati nel settore della ricerca e dello sviluppo, lo si deve alle politiche attivate dal centrodestra che ha fatto della nostra regione un modello, in Italia e in Europa - sottolinea il capogruppo della Lista Storace alla Pisana, Fabio Desideri - Con Storace presidente il Pil è cresciuto al di sopra della media nazionale e di quella del Centro Italia: 2,4 per cento. La disoccupazione è crollata: dal 12,3 per cento del 2000 al 7 del 2004». Secondo Desideri, «il centrosinistra ha ricevuto una solida eredità e non lo ammetterà mai. L’auspicio è che i dati Istat vadano ancora migliorando anche se le premesse, con la nuova amministrazione regionale, sono tutte negative».
Rincara la dose Andrea Augello (An), vice presidente del consiglio regionale e assessore al bilancio con la passata amministrazione. «Stupisce il silenzio delle istituzioni di Roma e del Lazio, proprio nel giorno in cui l’Istat ribadisce il primato nazionale della nostra regione nel settore della ricerca e dello sviluppo - sostiene Augello - Evidentemente esprimere soddisfazione per una scelta del governo, che rende l’intero Paese più competitivo in questo settore, è considerato alto tradimento».

(Il Messaggero)

Lucio Virzì
13-10-2005, 21:26
Non so.. sono dati che mi trovano scettico, stante anche la crisi del settore telco e della tiburtina valley in primis.

LuVi

Northern Antarctica
13-10-2005, 21:45
Sabato 8 Ottobre 2005

Uno studio sul biennio 2003-2005.
Secondo i dati ISTAT è la prima regione italiana per numero di addetti impiegati
Veltroni: "Roma non è più una città ministeriale ma un polo dell'innovazione e della tecnologia"

di FABIO ROSSI

Il Lazio per la prima volta supera la Lombardia nel numero di lavoratori impiegati nel settore della Ricerca e Sviluppo (R&S). Complessivamente, nel Lazio lavora il 18,8 per cento del personale impiegato in questo settore in tutta Italia, contro il 18,2 della Lombardia, l’11,4 del Piemonte e il 9,2 dell’Emilia Romagna. È quanto emerge da uno studio elaborato dall’Istat sul settore R&S in Italia nel periodo 2003-2005.
Nel 2003, quindi, si conferma la concentrazione dell’attività di Ricerca e Sviluppo in tre regioni - Lazio, Piemonte e Lombardia - che assorbono il 59,8 per cento della spesa per R&S delle imprese, il 63,2 di quella delle amministrazioni pubbliche e il 33,3 della spesa sostenuta dalle università. Il risultato del Lazio è reso ancora più importante dal fatto che, a livello di macroregioni, non si modifica la distribuzione territoriale della spesa per Ricerca e Sviluppo delle imprese, sempre concentrata (per l’89,9 per cento) nell’Italia settentrionale e centrale (di cui il 30,9 per cento in Lombardia, il 19,3 in Piemonte e l’11,7 in Emilia-Romagna), mentre la quota del Mezzogiorno è pari soltanto al 10,1 per cento del totale nazionale. Nell’Italia centrale, quindi, il ruolo del Lazio è sempre più preponderante.
I dati del Lazio sono accolti con soddisfazione dagli amministratori locali. «È una buona notizia, perché oltretutto la maggioranza di queste persone lavora a Roma - commenta il sindaco Walter Veltroni. Questo risultato rappresenta il frutto della trasformazione di Roma da città ministeriale a città dell’innovazione e della tecnologia».
Nella Cdl, invece si rimarca il ruolo della passata amministrazione regionale. «Se il Lazio è leader per numero di lavoratori impiegati nel settore della ricerca e dello sviluppo, lo si deve alle politiche attivate dal centrodestra che ha fatto della nostra regione un modello, in Italia e in Europa - sottolinea il capogruppo della Lista Storace alla Pisana, Fabio Desideri - Con Storace presidente il Pil è cresciuto al di sopra della media nazionale e di quella del Centro Italia: 2,4 per cento. La disoccupazione è crollata: dal 12,3 per cento del 2000 al 7 del 2004». Secondo Desideri, «il centrosinistra ha ricevuto una solida eredità e non lo ammetterà mai. L’auspicio è che i dati Istat vadano ancora migliorando anche se le premesse, con la nuova amministrazione regionale, sono tutte negative».
Rincara la dose Andrea Augello (An), vice presidente del consiglio regionale e assessore al bilancio con la passata amministrazione. «Stupisce il silenzio delle istituzioni di Roma e del Lazio, proprio nel giorno in cui l’Istat ribadisce il primato nazionale della nostra regione nel settore della ricerca e dello sviluppo - sostiene Augello - Evidentemente esprimere soddisfazione per una scelta del governo, che rende l’intero Paese più competitivo in questo settore, è considerato alto tradimento».

(Il Messaggero)

Articolo strano, per quanto riguarda la spesa per Ricerca e Sviluppo delle imprese (secondo periodo in grassetto) manca proprio il Lazio! :confused:

Silver_1982
14-10-2005, 10:15
Potrete osservare (nel file excel allegato al link, inserito poco righe più in basso), che il Lazio è effetivamente al primo posto, nel numero di addetti in R&S per l'anno 2003, con ben 30.440 unità (18,8%), seguita a ruota dalla Lombardia con i suoi 29.428 addetti (18,2%).

A mio parere però, è da sottolineare che :

Nel Lazio:
su 30.440 addetti in R&S, (il 18,8% sul totale italiano) ben
(e non certo per meriti suoi) 16.329 addetti in R&S nelle Amministazioni Pubbliche (P.A.), che rappresentano più precisamente:

-->il 54% sul totale degli addetti in R&S del Lazio
-->il 51% sul totale degli addetti in R&S nelle P.A. in Italia

In Lombardia :
su 29.428 addetti in R&S, il 18,2% sul totale italiano, sono presenti "soltanto" (e non certo per demeriti suoi) 2.263 addetti in R&S nelle Amministazioni Pubbliche (P.A.), che rappresentano più precisamente:

-->il 7,7% sul totale degli addetti in R&S della Lombardia
-->il 7,2% sul totale degli addetti in R&S nelle P.A. in Italia

Lascio a voi ulteriori considerazioni sul particolare da me sottolineato, consultando appunto la tavola 10 presente nel file excel.

Nella tavola 9 invece vengono indicate le spese in R&S delle singole regioni in migliaia di €.

In questo caso la classifica (o meglio la musica) cambia :

1)Lombardia : 3.263.735 (22,1%) di cui 226.051 (8,8% sul sistema Italia) per le P.A.

2)Lazio : 2.616.478 (17,7%) di cui 1.328.319 (51,4% sul sistema Italia)per le P.A.

3)Piemonte: 1.751.133 (11,9%) di cui 78.279 (3,0% sul sistema Italia)per le P.A.

4)Emilia Romagna: 1.398.705 € (9,5%) di cui 112.806 € (4,4% sul sistema Italia)per le P.A.


http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20051007_00/seriestoriche.zip


Altre informazioni interessanti si possono trovare sul sito "Ufficio Italiano Brevetti e Marchi":

http://www.uibm.gov.it/uibmdev/ricercaavanzata.aspx

Ho scelto di riportare i risultati delle Principali Provincie (e non Regioni) secondo il Numero di addetti in R&S delle rispettive Regioni...ecco qui :

1) Provincia di Milano:

Invenzioni nazionali: 97.693
Marchi nazionali: 267.291
Disegni e modelli nazionali: 27.034
Modelli di utilità: 29.619

Numero totale di occorrenze trovate: 421.637


2) Provincia di Roma :

Invenzioni nazionali: 31.419
Marchi nazionali: 137.352
Disegni e modelli nazionali: 8.572
Modelli di utilità: 7.575

Numero totale di occorrenze trovate: 184.918


3) Provincia di Torino :

Invenzioni nazionali: 30.825
Marchi nazionali: 77.395
Disegni e modelli nazionali: 8.741
Modelli di utilità: 11.721

Numero totale di occorrenze trovate: 128.682


4) Provincia di Bologna :

Invenzioni nazionali: 14.354
Marchi nazionali: 25.404
Disegni e modelli nazionali: 2.015
Modelli di utilità: 5.641

Numero totale di occorrenze trovate: 47.414

Anche in questo caso mi astengo da ulteriori commenti , credo i numeri possano parlare da soli

Lucio Virzì
14-10-2005, 11:18
Troooooppo toghi, trooooppo avanti a Milano! :stordita:

Adric
24-10-2005, 01:39
Domenica 23 Ottobre 2005

Più aziende e lavoro: Roma traina lo sviluppo

Assemblea Cna: la Capitale cresce il doppio rispetto al Paese. Mondello: «Modello per l’Italia»

di CLAUDIO MARINCOLA

ROMA - Se la Capitale è una locomotiva che tira e cresce il doppio del Paese, l’1,6% contro l’0,8%. Se il valore aggiunto, la differenza col Pil nazionale, nel 2004, si attesta a 103,9 miliardi di euro, l’8,2% del totale, un motivo c’è. Si chiama “modello Roma”.
All’Assemblea congressuale della Cna, che ha riunito ieri la piccola e media imprenditoria romana e laziale, si è parlato di questo, del “segreto”che rende vincente una formula che può ancora crescere «a patto di non essere frenata dai nuovi tagli governativi previsti con la Finanziaria». Gli ingredienti del successo secondo i protagonisti di questo modello sono testimoniati dai numeri. E’da un impasto di coesione e convergenza tra uomini e istituzioni su obiettivi di interesse comune.
«E’arrivato il momento di trasferire questo modello, dove ogni protagonista ha fatto il proprio dovere, lavorando in sinergia con gli altri per il bene della città, a livello nazionale», ha esortato Andrea Mondello, presidente della Camera di commercio di Roma, l’uomo che rappresenta forse il punto di equilibrio, che non ha perso la rotta neanche quando i problemi di coabitazione tra Campidoglio e Regione Lazio avevano sollevato onde altissime.
Per Mondello, esaurita quella fase, «è venuto il tempo di aiutare il Paese a crescere» remando tutti nella stessa direzione ma «serve coraggio e una certa dose di temerarietà». Un compito delicatissimo è quello che Mondello assegna alle Camere di commercio, «mettere intorno al tavolo le parti più significative della rappresentanza sindacale».
Ai piccoli e medi imprenditori, il tessuto più vivo della città, si sono rivolti anche i rappresentanti dei tre enti locali, il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, il sindaco di Roma, Walter Veltroni e il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra. Tutti delle stessa area politica, quella del centrosinistra. Ma il messaggio lanciato agli imprenditori è bipartisan: basta contrapposizioni e veti incrociati,
Qualche numero (fonte Cna): l’occupazione rispetto al 2000 a Roma è aumentata del 10%, dal 53,4% al 60,4%, e la disoccupazione è scesa dall’11,1% al 7,5%. Le imprese con meno di 10 addetti sono cresciute del 75,9% e rappresentano il 96,3% del mercato romano. Una sorta di vivaio della piccola e media impresa, che vuol diventare sempre meno piccola e sempre più media. Con alcuni settori di eccellenza cresciuti anche grazie agli immigrati. Edilizia e ristorazione, ad esempio, che ormai rappresentano oltre il 20% del totale. Per contro l’export nei primi sei mesi del 2005 ha fatto segnare un vero crollo: -11,31% contro il 6,3% dato nazionale.
«Per il Paese è un momento difficile - ha detto Danilo Martorelli, presidente della Cna - da 4 anni viviamo nell’attesa di una ripresa che sembra essere alle porte, senza però concretizzarsi mai. Non ci sono indicatori positivi nè in termini di Pil, nè di competività e di innovazione: la competizione internazionale si è fatta più che mai dura». A questo quadro a tinte fosche fa da contrasto l’andamento anticiclico di «Roma motore dello sviluppo». Nonostante la stagnazione nessun’altra città è cresciuta allo stesso modo. E il mercato del lavoro segna un tasso di crescita superiore al resto del Paese.
«Roma è rock, Milano è il lento», ha sintetizzato, parafrasando Celentano, il presidente della Cna romana Lorenzo Tagliavanti. Che lancia 5 proposte: una Casa dell’artigianato; un Distretto nautico; “isole artigiane”; una struttura unica di garanzia fidi e, infine, una piattaforma per la movimentazione delle merci. Per Tagliavanti i problemi da risolvere sono ancora tanti e tra questi «l’acceso al credito del sistema bancario, la mancanza di politiche di internazionalizzazione». Il modello romano, insomma, c’è. Va perfezionato.

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Ma la città aspetta ancora la legge per lo “status speciale”

ROMA - «La città cresce senza lo status di Capitale». È ormai un paradosso. Il nuovo assetto istituzionale di Roma è rinviato a data da destinarsi. Come del resto l’attribuzione dei poteri speciali sul traffico. Eppure, fu proprio il presidente della Camera di commercio di Roma, Andrea Mondello, nella primavera scorsa, alla vigilia della elezioni regionali, ha lanciare una proposta bipartisan: diamo a Roma lo statuto di una provincia autonoma, potestà normativa e autonomia amministrativa. Un punto di incontro tra il progetto di Roma- Regione dell’allora governatore del Lazio, Francesco Storace e la “città metropolitana” accolta inizialmente dal sindaco di Roma, Walter Veltroni. Il dibattito nasce dalla modifica del titolo V della Costituzione attuato nel 2001. Riconosce Roma come “Capitale della Repubblica” ma rinvia la definizione del suo status ad un’apposita legge dello Stato. Nella bozza di devolution presa in esame dal Parlamento l’autonomia normativa e amministrativa di Roma si attua “nei limiti e con le modalità stabilite dalla Regione Lazio”. Tutto è ancora in alto mare.
C.Mar.

(Il Messaggero)

pierpo
24-10-2005, 07:52
allora mi trovate un posticcino di lavoro a Roma?
Io lavoro nell'R&D a Milano, gudagno poco e me ne voglio andare

Nockmaar
24-10-2005, 11:40
Pardon, doppio post... (proxy maledetto)

Nockmaar
24-10-2005, 11:40
allora mi trovate un posticcino di lavoro a Roma?
Io lavoro nell'R&D a Milano, gudagno poco e me ne voglio andare

Se vuoi, qui di contratti a progetto di 900 euro/mese ne trovi a bizzeffe... -_-

pierpo
24-10-2005, 12:34
Se vuoi, qui di contratti a progetto di 900 euro/mese ne trovi a bizzeffe... -_-

purtroppo pure qui :(
ecco perche' non posso cambiare ditta, benche' lo farei piu' che volentieri.

Mavel
24-10-2005, 12:39
Solo pochi giorni fa, sul 3D della capitale, c'era qualcuno che si beava del fatto che milano fosse già di fatto la capitale del lavoro, dello sviluppo bla bla bla... Be', spero che questa discussione gli apra un po' gli occhi! ;)

Nockmaar
24-10-2005, 13:07
Solo pochi giorni fa, sul 3D della capitale, c'era qualcuno che si beava del fatto che milano fosse già di fatto la capitale del lavoro, dello sviluppo bla bla bla... Be', spero che questa discussione gli apra un po' gli occhi! ;)

Dai, su, non facciamo del bieco campanilismo...










solo la nebbia.... :asd:

Mavel
24-10-2005, 13:08
Dai, su, non facciamo del bieco campanilismo...










solo la nebbia.... :asd:
:D No, la smetto subito.