Adric
03-10-2005, 15:07
Lunedì 3 Ottobre 2005
Tra le novità della manovra anche l’aumento delle sanzioni penali, civili ed amministrative, che dovrà fruttare 100 milioni
Statali, contratti a tempo tagliati del 40%
Ma saranno assunti 7 mila precari storici. Riparte la privatizzazione di Eni ed Enel
di PIETRO PIOVANI
ROMA Una fetta consistente dei risparmi con cui il governo prevede di rimettere in sesto i conti pubblici dovrebbe venire dal taglio agli organici della pubblica amministrazione. Non ci saranno licenziamenti, sia chiaro. Ci sarà però una fortissima riduzione dei dipendenti con rapporto di lavoro precario. Un taglio del 40% a tutti i contratti a termine, gli interinali, i co.co.co. La percentuale è tassativa per i ministeri, le agenzie fiscali, le università, gli enti di ricerca, gli enti previdenziali. Per comuni, province, regioni, ospedali la Finanziaria non definisce una cifra precisa, ma di fatto impone un taglio analogo a quasi tutte le amministrazioni (essendo queste obbligate a ridurre dell’1% le loro spese di personale, e non avendo molte altre leve su cui agire). Da questa misura il Tesoro spera di ricavare un risparmio di oltre 600 milioni all’anno.
Per molte amministrazioni sarà un sacrificio pesantissimo. Pochi sanno che nel settore pubblico si fa un massiccio ricorso al lavoro precario. Succede in particolare da quando le assunzioni regolari sono state prima contingentate (sotto i governi di centrosinistra) e poi bloccate (sotto il centrodestra). I dati più aggiornati, che risalgono al 2003, parlano di 150 mila “unità lavorative annue”, il che significa che le persone interessate sono molte di più. E questa cifra non comprende i collaboratori coordinati e continuativi (i cosiddetti co.co.co), che sono almeno 100 mila.
Per quasi la metà di questo grande popolo di precari non ci sarà nessun rinnovo di contratto se la norma resterà in Finanziaria. In compenso un certo numero di contrattisti “storici”, cioè in servizio ormai da molti anni, potrebbe finalmente vedere la luce dell’assunzione. Un altro articolo della legge infatti prevede che siano stabilizzati circa 7 mila precari. Sono dipendenti impiegati in genere da otto anni, anno più anno meno, con contratti a termine che vengono sistematicamente rinnovati. Oltre 2 mila lavorano ai Beni culturali (detti “giubilari”, perché arruolati in vista del Giubileo), gli altri si trovano alla Giustizia, alla Salute, all’Agenzia del territorio, all’Istat, all’Inps, all’Inail, all’Inpdap. Entro il 2008 per loro sarà indetto un concorso pubblico, diciamo così, facilitato.
Intanto arriva una novità sul fronte delle privatizzazioni. Lo Stato potrà cedere ulteriori quote di Eni ed Enel, riducendo quindi il debito pubblico, senza rischiare di perdere il controllo dei due colossi statali. Con questo obiettivo è stata pensata la norma contenuta nell’articolo 45 bis della manovra, inserito nel testo all’ultimo momento. Il meccanismo è simile a quello delle cosiddette poison pill , pillole avvelenate che rendono una società meno appetibile per una scalata ostile, e quindi la difendono. Nel caso specifico verrebbe prevista per Eni ed Enel la possibilità di aumenti di capitale riservati allo Stato. Si spera che la novità possa passare l’esame di Bruxelles, che invece ha bocciato varie forme di golden share (cioè il ruolo privilegiato attribuito allo Stato rispetto agli azionisti privati).
È più di corto respiro la novità introdotta con un’altro articolo della manovra, quello che prevede l’aggiornamento delle sanzioni civili, amministrative e pecuniarie. Sarà un decreto del presidente del Consiglio, da adottare entro il prossimo 28 febbraio a stabilire i nuovi importi, con un maggiore incasso per il fisco pari ad almeno 100 milioni nel 2006 e 200 nel 2007.
(Il Messaggero.it)
Tra le novità della manovra anche l’aumento delle sanzioni penali, civili ed amministrative, che dovrà fruttare 100 milioni
Statali, contratti a tempo tagliati del 40%
Ma saranno assunti 7 mila precari storici. Riparte la privatizzazione di Eni ed Enel
di PIETRO PIOVANI
ROMA Una fetta consistente dei risparmi con cui il governo prevede di rimettere in sesto i conti pubblici dovrebbe venire dal taglio agli organici della pubblica amministrazione. Non ci saranno licenziamenti, sia chiaro. Ci sarà però una fortissima riduzione dei dipendenti con rapporto di lavoro precario. Un taglio del 40% a tutti i contratti a termine, gli interinali, i co.co.co. La percentuale è tassativa per i ministeri, le agenzie fiscali, le università, gli enti di ricerca, gli enti previdenziali. Per comuni, province, regioni, ospedali la Finanziaria non definisce una cifra precisa, ma di fatto impone un taglio analogo a quasi tutte le amministrazioni (essendo queste obbligate a ridurre dell’1% le loro spese di personale, e non avendo molte altre leve su cui agire). Da questa misura il Tesoro spera di ricavare un risparmio di oltre 600 milioni all’anno.
Per molte amministrazioni sarà un sacrificio pesantissimo. Pochi sanno che nel settore pubblico si fa un massiccio ricorso al lavoro precario. Succede in particolare da quando le assunzioni regolari sono state prima contingentate (sotto i governi di centrosinistra) e poi bloccate (sotto il centrodestra). I dati più aggiornati, che risalgono al 2003, parlano di 150 mila “unità lavorative annue”, il che significa che le persone interessate sono molte di più. E questa cifra non comprende i collaboratori coordinati e continuativi (i cosiddetti co.co.co), che sono almeno 100 mila.
Per quasi la metà di questo grande popolo di precari non ci sarà nessun rinnovo di contratto se la norma resterà in Finanziaria. In compenso un certo numero di contrattisti “storici”, cioè in servizio ormai da molti anni, potrebbe finalmente vedere la luce dell’assunzione. Un altro articolo della legge infatti prevede che siano stabilizzati circa 7 mila precari. Sono dipendenti impiegati in genere da otto anni, anno più anno meno, con contratti a termine che vengono sistematicamente rinnovati. Oltre 2 mila lavorano ai Beni culturali (detti “giubilari”, perché arruolati in vista del Giubileo), gli altri si trovano alla Giustizia, alla Salute, all’Agenzia del territorio, all’Istat, all’Inps, all’Inail, all’Inpdap. Entro il 2008 per loro sarà indetto un concorso pubblico, diciamo così, facilitato.
Intanto arriva una novità sul fronte delle privatizzazioni. Lo Stato potrà cedere ulteriori quote di Eni ed Enel, riducendo quindi il debito pubblico, senza rischiare di perdere il controllo dei due colossi statali. Con questo obiettivo è stata pensata la norma contenuta nell’articolo 45 bis della manovra, inserito nel testo all’ultimo momento. Il meccanismo è simile a quello delle cosiddette poison pill , pillole avvelenate che rendono una società meno appetibile per una scalata ostile, e quindi la difendono. Nel caso specifico verrebbe prevista per Eni ed Enel la possibilità di aumenti di capitale riservati allo Stato. Si spera che la novità possa passare l’esame di Bruxelles, che invece ha bocciato varie forme di golden share (cioè il ruolo privilegiato attribuito allo Stato rispetto agli azionisti privati).
È più di corto respiro la novità introdotta con un’altro articolo della manovra, quello che prevede l’aggiornamento delle sanzioni civili, amministrative e pecuniarie. Sarà un decreto del presidente del Consiglio, da adottare entro il prossimo 28 febbraio a stabilire i nuovi importi, con un maggiore incasso per il fisco pari ad almeno 100 milioni nel 2006 e 200 nel 2007.
(Il Messaggero.it)