View Full Version : repubblicani negli USA in difficoltà per gli scandali (CIAGate e altri)
Uno scandalo tira l’altro nel partito del presidente
(da 'La stampa')
di Maurizio Molinari
“Non vi saranno conseguenze sull’agenda del presidente Bush”. Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan mette le mani avanti di fronte all’incriminazione di Rom DeLay, ma in realtà l’amministrazione è assediata dagli scandali che sollevano la questione morale dentro il partito repubblicano rischiando di paralizzare la maggioranza al Congresso.
L’accusa sollevata nei confronti di Rom DeLay, obbligato a dimettersi da capo gruppo alla Camera, chiama in causa il sistema di finanziamento dei candidati che ha consentito ai repubblicani nel 2002 di consolidare il controllo del Congresso: il leader texano ha usato un assegno di 190mila dollari violando le norme che impediscono di far arrivare direttamente a singoli candidati fondi versati al partito da aziende private. A ciò bisogna aggiungere che la Camera dei rappresentanti ha messo sotto osservazione Tom DeLay – politico di riferimento per la destra cristiana – per violazione di “norme etiche” a causa del fatto che accettò viaggi omaggio da almeno una nazione straniera (Corea del Sud).
Obbligato a lasciare il posto di capogruppo, DeLay ha un suo difensore nel presidente della Camera Tennis Hastert secondo cui “la sospensione dalla carica è solo temporanea”, ma in realtà i repubblicani sono in difficoltà nell’identificazione di un sostituto per il fatto che Roy Blunt, numero due di DeLay, è coinvolto a sua volta per 88mila dollari in un meccanismo di finanziamento simile a quello che ha fatto scattare l’incriminazione. Con i nuovi vertici della Camera dei Rappresentanti ancora da definire i repubblicani Al Senato vedono il rischio di problemi simili all’orizzonte per il fatto che il capogruppo Bill Frist è stato colpito ieri dalla formalizzazione dell’inchiesta della SEC (la Consob d’America) sul fatto che in estate ordinò ai manager che gestiscono i suoi investimenti di vendere azioni della società farmaceutica “Hca” appena un mese prima della pubblicazione di bilanci che hanno fatto crollare il valore delle quotazioni a Wall Street.
Se DeLay è un garante dei voti evangelici in Texas e nel Sud, Bill Frist – che viene dal Mississippi – è considerato uno dei leader repubblicani moderati più emergenti, ai quali il partito potrebbe affidare le redini nel giro di pochi anni. Il fatto che entrambi debbano giustificare l’etica dei propri comportamenti pone i repubblicani di fronte al rischio di avere sulle questioni morali – loro tradizionale cavallo di battaglia – il tallone d’Achille della campagna elettorale per il rinnovo parziale del Congresso nel 2006. In realtà la questione morale repubblicana arriva fin dentro la Casa Bianca per via del recente arresto di David Safavian, un ex consulente economico del presidente che si è rifiutato di collaborare con le indagini su alcuni finanziamenti transitati attraverso Jack Abramoff, uno dei più influenti lobbisti conservatori a Washington.
Se a ciò aggiungiamo che il più importante consigliere politico di Bush – Karl Rove - come anche il capo di gabinetto del vicepresidente Dick Cheney – Lewis Libby – devono difendersi dal sospetto di essere stati loro a svelare il nome dell’agente dell’intelligence Valerie Plame al centro dello scandalo del Piagate, non è difficile comprendere perché Joe Gaylord, veterano fra i consulenti elettorali repubblicano, arriva a commentare: “Se sommiamo gli scandali etici ai problemi in Irak ed alle polemiche sul dopo Katrina ci rendiamo conto come dieci anni di continuo potere per un partito sono davvero troppi”. Il riferimento è a quanto avvenne nel 1994 allorché i repubblicani di Newt Gingrich ottennero – con Bill Clinton presidente – un controllo del Congresso che non hanno più ceduto, che gli ha aperto le porte della Casa Bianca ed a cui adesso i democratici sperano di porre fine nelle urne del 2006 con una campagna elettorale a cui Nancy Pelosi, capogruppo alla Camera, ha dato inizio così: “Quanto sta avvenendo con DeLay e Frist dimostra in quale misura i repubblicani hanno una cultura segnata dalla corruzione”.
Parola più, parola meno, sono motivazioni simili a quelle con cui Gingrich sconfisse i democratici nel 1994. Puntare su questo terreno significa per i democratici tentare di strappare ai repubblicani voti conservatori nella sterminata provincia americana dove una consolidata etica protestante non fa sconti a nessuno.
Sabato 22 Ottobre 2005
La caccia a gola profonda scuote la Casa Bianca
A Washington e Londra scandali colpiscono esponenti conservatori. Bufera negli Usa su due fedelissimi di Bush
dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA
NEW YORK - Alle sette e mezzo del mattino nello Studio Ovale alla Casa Bianca, si tiene la prima riunione della giornata sui grandi problemi del momento. Si parla della guerra in Iraq e dell’avvicinarsi dell’uragano Wilma. Ma non si fa parola di quello che è invece l’elefante bianco di queste ultime settimane: il Cia-gate. In ansioso silenzio, l’Amministrazione Bush aspetta di sapere cosa deciderà l’investigatore speciale, Patrick Fitzgerald, e se la sua inchiesta si concluderà con un’incriminazione. Negli ultimi giorni le voci più disparate si sono incrociate, ma quasi tutte danno per scontato che entro il 28, giorno in cui il mandato di Fitzgerald scadrà, almeno due pezzi da novanta del governo Bush saranno incriminati, Karl Rove e Lewis ”Scooter” Libby. Rove è il principale consigliere di Bush, l’uomo che ha creato il successo elettorale del presidente fin da quando vinse la carica di governatore del Texas. Libby è il capo dello staff del vicepresidente Dick Cheney. Due uomini del giro ristrettissimo della Casa Bianca. Che da vari giorni non si fanno vedere in pubblico. E la loro improvvisa scomparsa dal palcoscenico politico potrebbe significare che si stanno preparando alle dimissioni, in un ovvio tentativo di salvare Bush da ulteriori problemi.
Il compito di Fitzgerald è di scoprire se e chi alla Casa Bianca abbia fatto trapelare presso la stampa il nome di Valerie Plame, agente segreto della Cia e moglie di Joseph Wilson, un ex ambasciatore che aveva accusato la Casa Bianca di aver mentito sulle intenzioni di Saddam Hussein di procurarsi polvere di uranio in Niger. Rivelare il nome di un agente segreto è un reato federale. E a quanto pare, qualcuno, vicino all’Amministrazione, lo avrebbe fatto per punire Wilson delle sue accuse contro Bush. E poi avrebbe giurato di non averlo fatto: il reato sarebbe così diventato doppio, violazione dell’ Intelligence Identities Protection Act , e falsa testimonianza.
Durante la sua inchiesta Fitzgerald ha incontrato varie resistenze, anche dai giornalisti che avevano pubblicato il nome e si erano rifiutati di dire da chi lo avevano saputo. Judith Miller del New York Times , è stata in prigione 85 giorni per oltraggio alla magistratura. La giornalista ha adesso ammesso di avere ricevuto l’informazione sulla Plame da Libby. Il nome di Karl Rove è invece stato fatto da un altro giornalista, Matt Cooper, della rivista Time , dopo mesi di resistenza.
Altri particolari contribuiscono a rendere la vicenda particolarmente torbida. Viene fuori ad esempio che la Miller scriveva sul New York Times quello che i ”falchi” della Casa Bianca le suggerivano su Saddam e le sue armi. Poi a loro volta, gli uomini del presidente citavano i pezzi della Miller a sostegno delle loro teorie. Oggi, Newsweek scrive amaro: «Si è aperta una finestra su come l’Amministrazione Bush ha manipolato i giornalisti circa le inesistenti armi di distruzione di massa dell’Iraq».
Il Cia-gate potrebbe gettare ombre anche su Bush, se è vero, come ha scritto il Daily News , che nel 2003 il presidente rimproverò Rove per aver gestito la cosa in maniera incompetente. Il guaio infatti è che Bush ha sostenuto di non aver mai saputo nulla della Plame. Se l’accusa del Daily News fosse vera, la popolarità di Bush potrebbe risentirne ulteriormente. Già così è scesa sotto il 40 per cento, anche perché altre cose vanno male: la guerra in Iraq, la scelta dell’improbabile avvocatessa Harriet Miers come candidata alla Corte Suprema, gli scandali finanziari che hanno colpito il vertice del partito repubblicano. La strada sembra tutta in salita, e l’efficiente, compatta squadra del Bush del primo mandato - scriveva ieri il Washington Post - «è infelice e demoralizzata».
(Il Messaggero)
Com'era il titolo......tutti gli uomini del presidente.....o tutti gli uomini del deficiente?
:sofico:
Il presidente si prepara a un discorso alla nazione dopo la conclusione dell’inchiesta-scandalo
Il clima è tesissimo a Washington tra voci di «patteggiamenti» e timori di mosse giudiziarie dal peso politico devastante
Incubo Cia-Gate sulla Casa Bianca
Tacciono i magistrati: ma per i «fedelissimi» Rove e Libby si avvicina l’incriminazione
New York. Lo tsunami politico del Cia-gate resta sospeso sulla Casa Bianca: accompagnato da una ridda frenetica di voci e controvoci, di scoop annunciati e ritirati, il magistrato Patrick Fitzgerald ha riunito il gran giurì ma fatto sapere ai reporter che lo assediano fuori dal tribunale di non aspettarsi a breve alcun annuncio. Mancano due giorni alla scadenza del mandato dei giurati e una possibilità è che il magistrato, alla luce di nuovi elementi, abbia intenzione di chiederne la proroga.
L’altra possibilità è che Fitzgerald abbia ottenuto o stia per ottenere dal gran giurì le incriminazioni degli alti funzionari coinvolti nello scandalo ma poi le metta sotto segreto fino alla fine della settimana per consentire alla Casa Bianca di mettere sotto controllo il «terremoto» in arrivo.
Unico con la Cbs tra i media tradizionali, il Financial Times ha scritto ieri che le lettere ai «bersagli» dell’inchiesta stanno per partire. Alle lettere avrebbero fatto seguito una o più incriminazioni, che Fitzgerald avrebbe però messo sotto sigillo per qualche giorno. Karl Rove e Lewis Scooter Libby, rispettivamente vice capo di gabinetto della Casa Bianca e braccio destro del vice-presidente Dick Cheney sono i super-sospettati. Entrambi rischiano incriminazioni per spergiuro e ostruzione della giustizia mentre Libby potrebbe vedersi raggiunto da accuse di aver violato la legge mettendo consapevolmente in piazza nella primavera estate 2003 il nome dell’agente della Cia Valerie Plame: un reato penale che comporta vari anni di prigione.
Fitzgerald ieri ha inviato un suo sostituto a interrogare un «collega» di Rove alla Casa Bianca per avere ulteriori delucidazioni sui contatti intrattenuti con i giornalisti. È stato poi visto nell’ufficio dello studio legale Paton e Boggs, che impiega Robert Luskin, l’avvocato che difende lo stratega del presidente George W. Bush prima di chiudersi in conclave con il capo dei suoi investigatori dell’ Fbi, Jack Eckenrode. «La voce che corre nei corridoi di Patton Boggs è che Fitzgerald voglia la proroga», ha scritto il giornale di Capitol Hill Roll Call. La visita potrebbe preludere anche a un patteggiamento che salvi il «cervello» della Casa Bianca dalle grinfie della magistratura. Di queste ipotesi sono pieni i blog che, come la Casa Bianca, aspettano da giorni con ansia la soluzione del giallo. Ma sono tutte illazioni, la verità è che fino a che Fitzgerald non si pronuncerà la Washington dei palazzi è destinata a restare con il fiato sospeso.
A meno che Fitzgerald non ne chieda una proroga, il gran giurì si dovrebbe sciogliere venerdì 28 ottobre e la Casa Bianca ancora ieri è rimasta sulle spine. Rove e Libby come ogni mattina si sono recati al lavoro e hanno partecipato alla rinione dello staff presidenziale.
L’agenda è quella di un giorno qualsiasi ma l’umore è «tetro», ha detto un amico del presidente protetto dall’anonimato, e dietro le quinte gli speechwriter della Casa Bianca stanno pesando le parole di un annuncio presidenziale: Bush, ha appreso la Cnn, dovrebbe pronunciarlo andando in onda non appena annunciate le conclusioni dell’inchiesta di Fitzgerald.
Intanto ieri cinque agenti della polizia irachena sono rimasti uccisi in pieno triangolo sunnita, a Ovest di Baghdad: tre sono stati dilaniati da un’autobomba a Falluja e altri due sono stati uccisi da un uomo che ha attaccato un commissariato di Baquba. A Balad, a 70 chilometri a nord della capitale, secondo fonti della polizia altre bombe hanno ucciso un civile e un soldato mentre a Shorgar, sempre a nord, è una donna ad essere rimasta vittima della violenza dei cosiddetti insorti. A Tikrit, l’ex feudo di Saddam Hussein a 180 chilometri da Baghdad, sono stati rivenuti i cadaveri di otto uomini, tutti vittima di un’esecuzione sommaria.
(Brescia Oggi)
Ciagate, incriminato Libby
capo di gabinetto di Cheney
Bush: "Ha lavorato bene, c'è sempre presunzione d'innocenza"
Cheney: "Collaboratore prezioso, non va condannato in anticipo"
Lewis "Scooter" Libby
WASHINGTON - Lewis Libby, il capo di gabinetto del vicepresidente Usa Dick Cheney, è stato incriminato per il Ciagate. Il Gran giurì lo accusa di ostruzione alla giustizia, spergiuro e falsa testimonianza. Libby, che ha subito dato le dimissioni, rischia una condanna fino a 30 anni di detenzione e una multa di un milione e 250mila dollari. In una dichiarazione resa nota dal suo avvocato Libby dice di ricordare le cose "in modo diverso" da quel risulta negli atti dell'incriminazione e ha fiducia che "sarà completamente scagionato".
Qualche ora dopo il presidente George W. Bush ha rilasciato una breve dichiarazione, alla fine della quale non ha risposto ad alcuna domanda. "L'indagine del
procuratore speciale Fitzgerald e le procedure legali avviate sono un fatto serio e adesso il processo entra in una nuova fase - ha detto Bush - Pur rattristati dalle notizie di oggi, restiamo totalmente concentrati sulle molte questioni e le occasioni che questo Paese ha di fronte". Bush ha poi ribadito l'apprezzamento della Casa Bianca per il lavoro svolto da Libby e ha ricordato che "nel nostro sistema ogni individuo si presume che sia innocente e ha diritto a un processo giusto".
Da parte sua, Cheney ha accettato "con rammarico" le dimissioni del suo capo di gabinetto. In una dichiarazione il vicepresidente ha espresso forte apprezzamento per Libby, suo collaboratore da molto tempo, e ha ricordato che l'ex capo di gabinetto ha diritto alla presunzione d'innocenza fin quando non sia giudicato colpevole. Cheney non è comunque entrato nel merito della vicenda giudiziaria, in cui è pure coinvolto.
Lewis "Scooter" Libby è stato incriminato per aver ostacolato la giustizia e mentito all'Fbi su come e quando ha appreso l'identità di Valerie Plame (moglie dell'ex ambasciatore Joseph Wilson e agente della Cia) e successivamente diffuso la notizia ai giornalisti. Lewis "Scooter" Libby è per il momento l'unico incriminato. Karl Rove, lo stratega della comunicazione della Casa Bianca, artefice dei successi elettorali di Bush, per ora sfugge alla scure del procuratore speciale Patrick Fitzgerald.
Nel comunicato diffuso dal procuratore Patrick Fitzgerald si legge che Libby ha mentito "su come e quando nel 2003 ha appreso e successivamente rivelato ai giornalisti l'informazione riguardante l'impiego di Valery Wilson alla Cia". La stessa nota aggiunge che Libby "ha mentito agli agenti dell'Fbi che lo hanno interrogato" nell'ottobre e nel novembre del 2003; ha commesso spergiuro "mentre testimoniava sotto giuramento davanti al gran giurì" nel marzo del 2004; ed è responsabile di ostruzione alla giustizia "per aver ostacolato l'indagine del gran giurì sulla rivelazione non autorizzata dell'appartenenza di Valery Wilson alla Cia ad alcuni giornalisti nella primavera del 2003".
"Quando cittadini testimoniano davanti al gran giurì - afferma il procuratore speciale - devono dire la verità. Senza la verità il nostro sistema giudiziario penale non può servire la nostra nazione o i nostri interessi". Il magistrato ha precisato poi che finché non giudicato colpevole da una giuria, Libby resta "presunto innocente".
A proposito della prosecuzione delle indagini c'è ancora da stabilire se lo scambio di informazioni tra Rove e Libby sul ruolo della Plame non abbia fatto parte di un piano per mettere fuori goco il marito della Plame, l'ambasciatore Joseph Wilson, che ha rivelato alla stampa le bugie della campagna americana in Iraq.
IpseDixit
30-10-2005, 12:41
Dall'FBI accuse all'Italia
NEW YORK - Conclusa almeno per ora con l'incriminazione di Lewis Libby la vicenda giudiziaria, il Ciagate è da ieri terreno di scontro politico su un tema decisivo per la Casa Bianca: la guerra in Iraq. L'opposizione democratica, che ancora fatica a riprendersi dalla disfatta elettorale di un anno fa, sente profumo di rivincita e ha deciso di dare battaglia su "come l'amministrazione Bush ha creato e manipolato l'intelligence per sostenere le motivazioni della guerra e screditare chiunque abbia criticato il presidente" (sono parole del senatore Harry Reid, leader della minoranza al Senato).
Un gruppo di quaranta deputati del partito dell'asinello ha già chiesto al procuratore speciale Patrick J. Fitzgerald di allargare le sue indagini ai motivi che "sono nascosti dietro la soffiata della Casa Bianca che ha rivelato alla stampa l'identità dell'agente della Cia Valery Plame"; e Jay Rockefeller, vicepresidente della commissione Intelligence del Senato, ha insistito sul fatto che "esiste la possibilità che la fabbricazione di documenti sull'uranio nigerino faccia parte di una più ampia campagna di depistaggio finalizzata a manipolare l'opinione pubblica e le scelte di politica estera nei confronti dell'Iraq".
Da giorni anche i media americani sono tornati a occuparsi del cosiddetto Nigergate, trovando conferma su diverse notizie apparse nell'inchiesta di Repubblica e aggiungendone di nuove.
Ieri l'ufficio di Washington di Knight Ridder - il secondo gruppo editoriale degli Usa, 34 quotidiani (tra cui testate come il Philadelphia Enquirer, il Miami Herald e il San José Mercury News) per circa otto milioni e mezzo di copie al giorno - ha prodotto un lungo articolo in cui si pone due domande: chi ha falsificato i documenti secondo cui Saddam Hussein voleva comprare uranio dal Niger? Come mai una versione di questo racconto è finita nel discorso sullo Stato dell'Unione del presidente Bush, anche se l'intelligence Usa non l'aveva confermato e alcuni analisti avevano espresso dubbi?
L'articolo così risponde:
1) "L'inchiesta sull'origine e sugli autori dei falsi documenti, apparsi a Roma nell'ottobre 2002, ha fatto pochi progressi - confermano quattro funzionari del Fbi che parlano in condizione di anonimato, dato che l'inchiesta continua - a causa della mancata collaborazione dell'Italia; circostanza che un portavoce dell'ambasciata italiana a Washington ha negato".
2) "Il servizio segreto militare italiano, Sismi, e persone legate a questo servizio, hanno ripetutamente tentato di vendere la patacca della storia dell'uranio del Niger ai governi di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Questo ha creato l'illusione che molteplici fonti stessero confermando la storia".
3) "Il Sismi era dietro simili reports in Gran Bretagna e Francia. Secondo quanto riferiscono due funzionari europei, Parigi non ha mai dato credito al dossier; Londra ha sostenuto il rapporto".
4) "Il 15 ottobre del 2001 la Cia ha ricevuto il primo di tre rapporti top secret da un servizio segreto straniero - che funzionari dell'intelligence dicono fosse il Sismi italiano - in cui si sostiene che il Niger aveva pianificato di inviare tonnellate di uranio grezzo, o yellowcake, all'Iraq".
Sono rivelazioni che, se confermate, renderebbero ancor più pesante la situazione del Sismi e del governo italiano. Che ieri, mentre i giornali americani arrivavano nelle edicole, affidava alle agenzie un nuovo comunicato per contestare l'inchiesta di Repubblica: "Si conferma - scrive tra l'altro Palazzo Chigi - che l'informazione fornita da un quotidiano italiano, circa l'incontro del 9 ottobre 2002 tra l'allora Vice del Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Stephen Hadley, e il Direttore del Sismi, Nicolò Pollari, nei termini in cui è stato prospettato è totalmente falsa".
E ancora: "Il meeting che è durato poco più di quindici minuti e che si è tenuto in via rigorosamente protocollare, ha riguardato problematiche di scenario a livello internazionale e di cooperazione tra intelligence dei due Paesi e non vi è stato alcun riferimento, diretto o indiretto, a problematiche concernenti la questione Iraq-Niger".
(30 ottobre 2005)
Lucio Virzì
30-10-2005, 12:51
Almeno hanno la serietà di smuovere un po di polvere dall'apparato quando vengono scoperti con le mani nella marmellata :rolleyes:
LuVi
unificati i due thread sullo stesso argomento.
Si scandalo... :nono:
E' solo il ripetersi della storia, non è la prima volta che si fabbricano menzogne a sostegno di operazioni politiche, economiche, o militari... e non sarà nemmeno l'ultima mi sa...
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