PDA

View Full Version : debito dei paesi poveri, cancellarlo ci conviene


Adric
28-09-2005, 13:27
NOREENA HERTZ, L’OCCIDENTE E IL TERZO MONDO

«Cancellare il debito: ci conviene»

di MICHELE CONCINA
Rimettiamo i loro debiti: ci conviene. Le immense somme che i Paesi poveri devono a quelli ricchi e che probabilmente non riusciranno comunque mai a restituire stanno trasformandosi nel cappio che rischia d’impiccare l’intera umanità. Lo spiega, in un linguaggio lodevolmente comprensibile, l’economista Noreena Hertz nel suo Un pianeta in debito (Ponte alle Grazie, 14 euro), che esce in Italia in questi giorni. Ad appena 36 anni, Hertz è condirettrice del Centre of International Business and Management all’università di Cambridge. Alle spalle, ha fra l’altro un anno di lavoro nella Russia profonda, come giovanissima consulente “prestata” dalla Banca Mondiale al governo di Mosca per aiutarlo a fondare una Borsa sulle macerie dell’economia sovietica. Un posto che abbandonò senza rimpianti quando «ogni residua fiducia in ciò che stavamo facendo scomparve per sempre».
Nel libro, Hertz ricostruisce tappa dopo tappa l’accumulazione del debito. Una storia che nasce dalla Guerra fredda, quando i prestiti, specie quelli elargiti dalle due superpotenze, erano uno dei metodi principali per «mantenere una posizione d’influenza e controllo nel mondo», come proclamava quasi candidamente John Kennedy. Ma che iniziò a precipitare verso il dramma con la caduta del Muro di Berlino e delle ambizioni imperiali dell’Urss: «Da un giorno all’altro si pretese la restituzione dei vecchi debiti», ricostruisce l’economista inglese. «E i nuovi prestiti (che in passato erano il mezzo con cui i Paesi debitori erano abituati a ripagare quelli precedenti) vennero decurtati, erogati a tassi assai meno generosi o sottoposti a condizioni molto più impegnative».
Anche quando non mirava all’asservimento politico, il denaro dell’Occidente serviva a stabilire lucrosi rapporti d’affari, specifica Hertz, che è a Roma per presentare il libro. «Perfino gli Stati scandinavi lo usavano per sostenere i loro cantieri navali e i loro spedizionieri, attraverso le condizioni poste per la concessione».
Dai primi anni 80, accanto agli Stati cominciarono a erogare prestiti le imprese private e le banche. Che si disinteressavano ancor più dell’uso effettivo di quei soldi: scuole e ospedali, o Rolls Royce per il dittatore di turno, per loro era uguale. Contava che il debitore restituisse con gli interessi, quasi sempre contraendo debiti nuovi. Se poi all’orizzonte si profilava la bancarotta di un Paese intero, bastava accorgersene in tempo per passare il cerino acceso ai risparmiatori ignari, com’è successo per il default dell'Argentina.
Più cresceva la zavorra del debito, tuttavia, più l’opinione pubblica reclamava la sua cancellazione; tanto nei Paesi debitori quanto in quelli creditori. Sempre più spesso, così, i governanti occidentali annunciano riduzioni o cancellazioni del debito di questo o quel gruppo di nazioni povere. Peccato che ogni nuovo proclama sia una confessione implicita che le promesse precedenti non sono state mantenute: «Nel 1999, per esempio, i leader del G7 stanziarono cento milioni di dollari per la riduzione del debito. Ma solo un terzo di quella somma è davvero giunta a destinazione. E va detto, con dispiacere, che oggi l'Italia è fra i Paesi ricchi quello che spende di meno per l’aiuto allo sviluppo».
Cinismo e disattenzione, tuttavia, sono lussi che l’Occidente non può più permettersi. «Metà dei Paesi indebitati sono musulmani: se non possono fornire servizi sociali, la gente si rivolge alle organizzazioni della militanza integralista. L’orribile frutto del debito - povertà, ineguaglianza, ingiustizia - è additato come giustificazione e perfino legittimazione della violenza più estrema». Altrove, è la criminalità a giocare lo stesso gioco: a Medellin, Pablo Escobar forniva acqua ed elettricità, costruiva case e impianti sportivi. E poi, «per raccogliere in fretta la valuta necessaria a pagare, gli Stati debitori dilapidano le loro risorse naturali, foreste o bacini di pesca. Nessuno, neppure gli americani, è al riparo dalle conseguenze di questi disastri ambientali».

(Il Messaggero.it)

zerothehero
28-09-2005, 13:31
Imho va bene ma bisognerebbe vincolare la cancellazione del debito ad alcuni parametri..per dire..io ti cancello il debito ma tu ti impegni a spendere una percentuale della quota che mi dovevi in spese per la sanità, l'istruzione, la salvaguardia ambientale facendo esplicito divieto ad aumentare le spese per gli armamenti etc..altrimenti appena sono liberi dai vincoli le classi politiche di quei paesi dilapidano il denaro pubblico in scopi non molto condivisibili.. :rolleyes:
Inoltre bisognerebbe vincolare la cancellazione del debito a riforme democratiche.

-kurgan-
28-09-2005, 13:45
Imho va bene ma bisognerebbe vincolare la cancellazione del debito ad alcuni parametri..per dire..io ti cancello il debito ma tu ti impegni a spendere una percentuale della quota che mi dovevi in spese per la sanità, l'istruzione, la salvaguardia ambientale facendo esplicito divieto ad aumentare le spese per gli armamenti etc..altrimenti appena sono liberi dai vincoli le classi politiche di quei paesi dilapidano il denaro pubblico in scopi non molto condivisibili.. :rolleyes:
Inoltre bisognerebbe vincolare la cancellazione del debito a riforme democratiche.

l'occidente ha interesse che questi paesi diventino democratici ed economicamente indipendenti? secondo me no.

zerothehero
28-09-2005, 13:59
l'occidente ha interesse che questi paesi diventino democratici ed economicamente indipendenti? secondo me no.


Non lo so, un paese democratico, in cui il conflitto interno è regolato da elezioni sarebbe un grande passo in avanti per la stabilità..poi è questione di scelte..io credo che sia la via migliore....cancellare il debito come se nulla fosse successo senza chiedere nulla in cambio mi pare un errore (anche perchè non è che si cancella e basta...il debito contratto da privati dobbiamo pagarglielo noi..)
Una classe politica corrotta che non ha più vincoli di nessuna sorta finirebbe per dilapidare parte del pil in spese militari, di rappresentanza etc..
Se invece li si vincola a fare riforme di orientamento democratico e a spendere il denaro per la sanità, l'istruzione etc forse è meglio..
Basta vedere l'itala (che è cmq un paese con una classe politica migliore rispetto a quella di alcuni paesi del terzo mondo)..se non avessimo il vincolo del 3% le spese esploderebbero...cancellando il debito così senza chiedere una contropartita sarebbe inutile..il debito si riformerebbe in pochi anni.
Poi è ovvio che la cancellazione non può essere generalizzata, lo si deve fare solo nei paesi in cui non è più possibile sostanzialmente esigere il debito..in paesi come l'Indonesia e il sud est asiatico il debito deve rimanere...nei paesi da 4 mondo (vincolandoli a certi parametri e condizioni) il debito va totalmente eliminato.