danige
22-09-2005, 14:28
Una grande assise nazionale che ridefinisca la missione dell'Università e uno statuto della libertà degli Atenei. Questo l'appello della CRUI al governo che uscirà dalle politiche del 2006.
20 settembre, Auditorium di Roma. "Ricordatevi dell'Università": una richiesta puntuale al centro del testo illustrato da Piero Tosi, Presidente della CRUI, che come tutti gli anni delinea lo stato delle Università Italiane e le prospettive per il futuro.
"Alle forze politiche tutte l'Università chiede che il Governo che uscirà dalle elezioni promuova una convocazione degli stati generali dell'Università" - ha sottolineato Tosi - "una grande assise nazionale, preceduta da un documento programmatico discusso negli Atenei e tra le forze sociali, produttive e professionali del Paese, che ridefinisca la missione e il senso dell'Università".
Accanto alla Costituente i Rettori hanno chiaro che sarà necessario "mettere mano a un testo unico che raccolga la pletora di norme sull'Università, ma che ambisca ad essere innanzitutto un vero e proprio statuto della libertà degli Atenei. Il documento dovrà mettere in chiaro quale sarà il volto dell'Università italiana del terzo millennio, escludendo da questo ambito le entità che non integrano ricerca e formazione".
Non ha dubbi la CRUI, "solo chi, tra le forze politiche, saprà rispondere a questo appello mostrerà di avere davvero a cuore le sorti delle nuove generazioni".
Ma Tosi non si è fermato solo ai moniti. Ha infatti confutato punto per punto, sulla base dei dati, le generalizzazioni in negativo sulle attività e sui comportamenti delle Università che traggono spunto da episodi o non tengono conto delle reali condizioni in cui esse operano:
- i laureati sono aumentati del 33% in 3 anni, gli abbandoni si sono ridotti dal 70% al 35%. E' necessario però rivedere a fondo i contenuti dei corsi di studio, normalizzare il sistema dei crediti e ripensare il modo di insegnare e di imparare;
- abbiamo un basso numero di ricercatori (la metà della media europea), i meno pagati d'Europa. Nonostante ciò, a parità di numero dei ricercatori, la nostra produzione scientifica è nella media europea e i nostri migliori competono con i migliori del mondo. Il fenomeno della " fuga dei cervelli" esiste e preoccupa, ma negli ultimi 4 anni 416 studiosi, su oltre 1000 richieste, sono tornati ( 70%) o venuti ( 30% ) dall'estero nei nostri dipartimenti;
- i concorsi- truffa sono una deprecabile eccezione, da condannare duramente, ma non sono la regola; la riforma deve comunque essere fatta con un percorso condiviso.
La Relazione, inoltre, è stata ricca di proposte:
- se si vuole sottrarre il Paese alla recessione, si punti decisamente sull'investimento in ricerca, in particolare quella di base, che vede la sua centralità nell'Università, perché è attraverso di essa, con le sue piattaforme tecnologiche, che si producono innovazione, sviluppo, e quindi una nuova competitività del Paese (come dimostrano le esperienze degli Stati Uniti, del Giappone, della Finlandia, dell'Irlanda). Solo con un impegno del sistema Paese sarà possibile creare un ambiente favorevole all'arrivo dei "cervelli";
- lo Stato garantisca risorse adeguate alle Università con piani pluriennali e abolisca per chi produce ricerca tasse assurde e penalizzanti come l'IRAP; nomini un Organismo indipendente a cui affidare la valutazione delle attività universitarie sul modello in uso in altri Paesi; faccia derivare dalla valutazione premi per i buoni risultati e disincentivi ai comportamenti non virtuosi;
- in prospettiva, una volta messa a regime la valutazione ed ottenute le risorse, lo Stato lasci le scelte sul reclutamento e sulle progressioni di carriera dei docenti alle autonome determinazioni degli Atenei, perché starà ad essi premiare esclusivamente il merito, abbandonando il localismo e i condizionamenti dovuti alla carenza di risorse;
- oltre 50000 giovani, il cui apporto è essenziale - dalla ricerca al tutoraggio, fino alla didattica integrativa - sono nell'Università con contratti di varie tipologie: ad essi deve essere applicata la Carta europea dei diritti e dei doveri dei ricercatori, che prevede un impegno riconosciuto attraverso la valutazione lungo tutta la carriera, ma anche la fine del precariato. Occorre risolvere le contraddizioni presenti nel progetto di riforma dello stato giuridico, che dovrà anche prevedere il ruolo docente per gli attuali ricercatori, da tempo impegnati anche a coprire insegnamenti essenziali nei corsi di studio;
- è arrivato il momento di garantire un vero diritto allo studio. È inaccettabile che in Italia esistano posti letto solo per il 2% degli studenti fuori sede (Francia e la Germania ne offrono dal 7% al 10%. Danimarca e Svezia il 20%) e che solo il 70% degli studenti meritevoli e bisognosi godano di una modesta borsa di studio.
La Relazione rivolge infine un appello al Paese a credere nell'Università come laboratorio di cultura e di conoscenza, motore dello sviluppo e sorgente dei richiami ai valori dell'uomo, per un nuovo "umanesimo critico".
Mi sembra un ottimo argomento di discussione, a vostro avviso il nostro sistema universitario ha realmente bisogno di una nuova radicale riforma ? in che modo dovrebbe cambiare ? abolireste il valore legale della laurea per avere un sistema realmente meritocratico ?
20 settembre, Auditorium di Roma. "Ricordatevi dell'Università": una richiesta puntuale al centro del testo illustrato da Piero Tosi, Presidente della CRUI, che come tutti gli anni delinea lo stato delle Università Italiane e le prospettive per il futuro.
"Alle forze politiche tutte l'Università chiede che il Governo che uscirà dalle elezioni promuova una convocazione degli stati generali dell'Università" - ha sottolineato Tosi - "una grande assise nazionale, preceduta da un documento programmatico discusso negli Atenei e tra le forze sociali, produttive e professionali del Paese, che ridefinisca la missione e il senso dell'Università".
Accanto alla Costituente i Rettori hanno chiaro che sarà necessario "mettere mano a un testo unico che raccolga la pletora di norme sull'Università, ma che ambisca ad essere innanzitutto un vero e proprio statuto della libertà degli Atenei. Il documento dovrà mettere in chiaro quale sarà il volto dell'Università italiana del terzo millennio, escludendo da questo ambito le entità che non integrano ricerca e formazione".
Non ha dubbi la CRUI, "solo chi, tra le forze politiche, saprà rispondere a questo appello mostrerà di avere davvero a cuore le sorti delle nuove generazioni".
Ma Tosi non si è fermato solo ai moniti. Ha infatti confutato punto per punto, sulla base dei dati, le generalizzazioni in negativo sulle attività e sui comportamenti delle Università che traggono spunto da episodi o non tengono conto delle reali condizioni in cui esse operano:
- i laureati sono aumentati del 33% in 3 anni, gli abbandoni si sono ridotti dal 70% al 35%. E' necessario però rivedere a fondo i contenuti dei corsi di studio, normalizzare il sistema dei crediti e ripensare il modo di insegnare e di imparare;
- abbiamo un basso numero di ricercatori (la metà della media europea), i meno pagati d'Europa. Nonostante ciò, a parità di numero dei ricercatori, la nostra produzione scientifica è nella media europea e i nostri migliori competono con i migliori del mondo. Il fenomeno della " fuga dei cervelli" esiste e preoccupa, ma negli ultimi 4 anni 416 studiosi, su oltre 1000 richieste, sono tornati ( 70%) o venuti ( 30% ) dall'estero nei nostri dipartimenti;
- i concorsi- truffa sono una deprecabile eccezione, da condannare duramente, ma non sono la regola; la riforma deve comunque essere fatta con un percorso condiviso.
La Relazione, inoltre, è stata ricca di proposte:
- se si vuole sottrarre il Paese alla recessione, si punti decisamente sull'investimento in ricerca, in particolare quella di base, che vede la sua centralità nell'Università, perché è attraverso di essa, con le sue piattaforme tecnologiche, che si producono innovazione, sviluppo, e quindi una nuova competitività del Paese (come dimostrano le esperienze degli Stati Uniti, del Giappone, della Finlandia, dell'Irlanda). Solo con un impegno del sistema Paese sarà possibile creare un ambiente favorevole all'arrivo dei "cervelli";
- lo Stato garantisca risorse adeguate alle Università con piani pluriennali e abolisca per chi produce ricerca tasse assurde e penalizzanti come l'IRAP; nomini un Organismo indipendente a cui affidare la valutazione delle attività universitarie sul modello in uso in altri Paesi; faccia derivare dalla valutazione premi per i buoni risultati e disincentivi ai comportamenti non virtuosi;
- in prospettiva, una volta messa a regime la valutazione ed ottenute le risorse, lo Stato lasci le scelte sul reclutamento e sulle progressioni di carriera dei docenti alle autonome determinazioni degli Atenei, perché starà ad essi premiare esclusivamente il merito, abbandonando il localismo e i condizionamenti dovuti alla carenza di risorse;
- oltre 50000 giovani, il cui apporto è essenziale - dalla ricerca al tutoraggio, fino alla didattica integrativa - sono nell'Università con contratti di varie tipologie: ad essi deve essere applicata la Carta europea dei diritti e dei doveri dei ricercatori, che prevede un impegno riconosciuto attraverso la valutazione lungo tutta la carriera, ma anche la fine del precariato. Occorre risolvere le contraddizioni presenti nel progetto di riforma dello stato giuridico, che dovrà anche prevedere il ruolo docente per gli attuali ricercatori, da tempo impegnati anche a coprire insegnamenti essenziali nei corsi di studio;
- è arrivato il momento di garantire un vero diritto allo studio. È inaccettabile che in Italia esistano posti letto solo per il 2% degli studenti fuori sede (Francia e la Germania ne offrono dal 7% al 10%. Danimarca e Svezia il 20%) e che solo il 70% degli studenti meritevoli e bisognosi godano di una modesta borsa di studio.
La Relazione rivolge infine un appello al Paese a credere nell'Università come laboratorio di cultura e di conoscenza, motore dello sviluppo e sorgente dei richiami ai valori dell'uomo, per un nuovo "umanesimo critico".
Mi sembra un ottimo argomento di discussione, a vostro avviso il nostro sistema universitario ha realmente bisogno di una nuova radicale riforma ? in che modo dovrebbe cambiare ? abolireste il valore legale della laurea per avere un sistema realmente meritocratico ?