FabioGreggio
21-09-2005, 07:52
http://freeweb.supereva.com/mausmaus/profumo1.jpg
di Massimo Gramellini
Sia rassegnazione o peggio, assuefazione, esiste ormai la pessima abitudine di subìre come una tassa le espressioni trucide che escono dalla bocca dei notabili leghisti.
Eppure in nessuna nazione europea e in nessuna epoca della storia italiana un ministro si era mai rivolto in pubblico al capo dell'opposizione per metterlo in guardia dal rischio «fatale» di dare le spalle ai candidati «dell'altra sponda» che abbondano nel suo schieramento.
Il ministro è Roberto Calderoli. Che simpatico umorista, direbbe Bisio.
Per quanto certe battute sui gay non passino neanche a «Zelig»: troppo datate e banali. Il vero aspetto comico della vicenda è che nella medesima prolusione da bar, dedicata alle coppie di fatto, il pensoso Calderoli lamenta il declino dei «valori fondanti della società».
Neanche lo assale il dubbio che fra quei valori possano esserci il rispetto delle forme e l'ecologia del linguaggio, in una parola: l'educazione.
Anzi, c'è da scommettere che prenderà anche queste critiche come pruriti snob, autopromuovendosi ad alfiere del «politicamente scorretto», dal momento che questo strano bipolarismo sembra non offrire altro antidoto alla retorica che la volgarità.
Nel desiderio non condivisibile di restaurare il Grande Centro affiora la rivalutazione umana di una classe politica che anche nei suoi esemplari macchiettistici dava comunque l'impressione di essere più civile della media dei suoi elettori.
Persino il leggendario Sbardella diventava Lord Brummel, dopo aver conosciuto gli sbardelliani.
Adesso qualsiasi filtro è saltato e i personaggi di Boldi e De Sica non votano più i ministri.
Li fanno.
fg
di Massimo Gramellini
Sia rassegnazione o peggio, assuefazione, esiste ormai la pessima abitudine di subìre come una tassa le espressioni trucide che escono dalla bocca dei notabili leghisti.
Eppure in nessuna nazione europea e in nessuna epoca della storia italiana un ministro si era mai rivolto in pubblico al capo dell'opposizione per metterlo in guardia dal rischio «fatale» di dare le spalle ai candidati «dell'altra sponda» che abbondano nel suo schieramento.
Il ministro è Roberto Calderoli. Che simpatico umorista, direbbe Bisio.
Per quanto certe battute sui gay non passino neanche a «Zelig»: troppo datate e banali. Il vero aspetto comico della vicenda è che nella medesima prolusione da bar, dedicata alle coppie di fatto, il pensoso Calderoli lamenta il declino dei «valori fondanti della società».
Neanche lo assale il dubbio che fra quei valori possano esserci il rispetto delle forme e l'ecologia del linguaggio, in una parola: l'educazione.
Anzi, c'è da scommettere che prenderà anche queste critiche come pruriti snob, autopromuovendosi ad alfiere del «politicamente scorretto», dal momento che questo strano bipolarismo sembra non offrire altro antidoto alla retorica che la volgarità.
Nel desiderio non condivisibile di restaurare il Grande Centro affiora la rivalutazione umana di una classe politica che anche nei suoi esemplari macchiettistici dava comunque l'impressione di essere più civile della media dei suoi elettori.
Persino il leggendario Sbardella diventava Lord Brummel, dopo aver conosciuto gli sbardelliani.
Adesso qualsiasi filtro è saltato e i personaggi di Boldi e De Sica non votano più i ministri.
Li fanno.
fg