View Full Version : Chavez' Surprise for Bush - Offering to Sell Cheap Oil to America's Poor
Published on Sunday, September 18, 2005 by the New York Daily News
Chavez' Surprise for Bush
Offering to Sell Cheap Oil to America's Poor
by Juan Gonzalez
Worried about the skyrocketing cost of gasoline and heating oil this winter?
Well, Hugo Chavez, the firebrand president of oil-rich Venezuela, wants to help.
Chavez, a former army officer twice elected president in huge landslides, has become a target of the Bush administration for his radical social policies.
Last month, right-wing evangelist Pat Robertson openly urged his assassination.
But now Chavez is firing back at Bush and Robertson with a surprise weapon - cheap oil for America's poor.
In an exclusive interview yesterday, the Venezuelan leader said his country will soon start to ship heating oil and diesel fuel at below market prices to poor communities and schools in the United States.
"We will begin with a pilot project in Chicago on Oct. 14, in a Mexican-American community," said Chavez, who was in town for the United Nations sessions. "We will then expand the program to New York and Boston in November."
The first New York neighborhood in the program will be the South Bronx, where Chavez was to speak today as a guest of Rep. Jose Serrano.
The Venezuelan leader revealed details of the new oil-for-the-poor program during a wide-ranging interview at the upper East Side home of his country's UN ambassador.
"If you want to eliminate poverty, you have to empower the poor, not treat them as beggars," Chavez said.
During the hour-long interview, he also blasted the Iraq war; accused Bush of trying to kill him to reassert U.S. control over Venezuela's oil; offered support for the victims of Hurricane Katrina; and lampooned the UN as out of touch with the world's poor.
Echoing his favorite American writer, radical linguist Noam Chomsky, Chavez warned that "Americans must reorder their style of life" because "this planet cannot sustain" our "irrational" consumption, especially when it comes to oil.
Much of what Chavez said he has expressed before.
But his novel oil-for-the-poor idea in this country is sure to make him an even bigger target of the Bush administration.
Those who scoff at this as a publicity scam should think twice.
With the price of oil at record levels, the Chavez government is swimming in cash.
Those sky-high fuel prices are bound to have a drastic impact on low-income neighborhoods here, especially since Congress redirected much of this winter's usual energy assistance program for victims of Hurricane Katrina.
Venezuela, on the other hand, owns a key U.S. subsidiary called Citgo Petroleum Corp., which has 14,000 gas stations and owns eight oil refineries in this country, none of which was damaged by Katrina.
Chavez said he can afford to sharply reduce Citgo's prices by "cutting out the middle man."
His plan is to set aside 10% of the 800,000 barrels of oil produced by the Citgo refineries and ship that oil directly to schools, religious organizations and nonprofits in poor communities for distribution.
The same approach, he said, has worked in the Caribbean, where Venezuela is already sharply subsidizing oil deliveries to more than a dozen nations.
Cutting oil prices must seem like the worst sort of radicalism to the Big Oil companies and their buddies at the Bush-Cheney White House.
But ordinary Americans fed up with price gouging by these energy companies could begin to look at Chavez in a different light if his oil-for-the-poor project works.
Still, Chavez, warns, we must all think about the future. Americans are 5% of the world's population, yet we consume 25% of the world's oil.
On his drive from Kennedy Airport to Manhattan this week, Chavez noted, "Out of every 100 cars I saw on the road, 99 had only one person in the car.
"These people were using up fuel," he said. "They were polluting the environment. This planet cannot sustain that mode of life."
That's the kind of message that can get a man killed these days - or at least labeled a dangerous madman by folks in the White House.
Juan Gonzalez is a Daily News columnist.
© Copyright 2005 New York Daily News
http://pqasb.pqarchiver.com/nydaily...MERICA%27S+POOR
beppegrillo
20-09-2005, 00:29
old ed è stata rifiutata a suo tempo, a chi vuol far ridere chavez..
old ed è stata rifiutata a suo tempo, a chi vuol far ridere chavez..
Non ci trovo niente da ridere.
Già nelle settimane precedenti Chavez ha stretto un accordo con il reverendo Jesse Jackson per fornire gasolio a buon mercato alle fasce deboli della società USA attraverso il network venezuelano Citgo Petroleum Corp. e in più si è prospettata la possibilità per forniture mediche.
Con Chavez il Venezuela ha fatto notevoli passi avanti dal punto di vista socio economico e il soggetto in questione è passato al vaglio degli elettori per ben 3 volte in 5 anni.
Considera che gli osservatori internazionali, tra cui l'ex presidente USA Jimmy Carter, hanno affermato che le elezioni si sono svolte regolarmente.
La stessa cosa non si potrebbe certo dire per George.
Ciao,
Andala :)
Non ci trovo niente da ridere.
Già nelle settimane precedenti Chavez ha stretto un accordo con il reverendo Jesse Jackson per fornire gasolio a buon mercato alle fasce deboli della società USA attraverso il network venezuelano Citgo Petroleum Corp. e in più si è prospettata la possibilità per forniture mediche.
Un'ottima operazione di marketing per penetrare il ricco mercato USA.
Se riesce la Citgo Corp potrebbe avere un aumento del venduto in USA solo come ricaduta di visibilità.
LittleLux
20-09-2005, 09:49
Un'ottima operazione di marketing per penetrare il ricco mercato USA.
Se riesce la Citgo Corp potrebbe avere un aumento del venduto in USA solo come ricaduta di visibilità.
mmm....il Venezuela è interessato assai di più al mercato cinese, e a stringere accordi con i russi.
Il resto sono solo scambi di fioretto con gli usa.
old ed è stata rifiutata a suo tempo, a chi vuol far ridere chavez..
è stata rifiutata dal governo e allora fa ridere, vero?
si, fa ridere le corporation e le lobby del settore energetico, con i loro amici conservatori di destra e sinistra!
FastFreddy
20-09-2005, 09:51
Ancora con sta farsa del Venezuela acerrimo nemico dell'imperialismo americano?
Ma se son stati proprio gli americani a permettere a Chavez di rimanere al suo posto...
Un'ottima operazione di marketing per penetrare il ricco mercato USA.
Se riesce la Citgo Corp potrebbe avere un aumento del venduto in USA solo come ricaduta di visibilità.
Dubito che sia così vantaggioso vendere sottocosto... cmq il Venezuela fornisce già petrolio e gas per il 15% del fabbisogno USA, subito dietro l'arabia saudita.
Dubito che sia così vantaggioso vendere sottocosto... cmq il Venezuela fornisce già petrolio e gas per il 15% del fabbisogno USA, subito dietro l'arabia saudita.
Come visibilità è sicuramente redditizio ;)
E' una campagna pubblicitaria con un costo molto basso e di notevole impatto per la Citgo Corp.
E' difficile credere ai benefattori :D
beppegrillo
20-09-2005, 10:02
è stata rifiutata dal governo e allora fa ridere, vero?
si, fa ridere le corporation e le lobby del settore energetico, con i loro amici conservatori di destra e sinistra!
Non per quello fa ridere, ma solo per il chiaro intento provocatorio.
LittleLux
20-09-2005, 10:22
Ancora con sta farsa del Venezuela acerrimo nemico dell'imperialismo americano?
Ma se son stati proprio gli americani a permettere a Chavez di rimanere al suo posto...
Non è prorpio così. Semmai è vero il contrario. Gli USA hanno tentato in tutti i modi di rovesciarlo. Tanto è vero che ora il Venezuela si è messo sotto la tutela di russi e cinesi, particolarmente di questi ultimi. Insomma, un capolavoro politico made in USA.
FastFreddy
20-09-2005, 10:29
Non è prorpio così. Semmai è vero il contrario. Gli USA hanno tentato in tutti i modi di rovesciarlo. Tanto è vero che ora il Venezuela si è messo sotto la tutela di russi e cinesi, particolarmente di questi ultimi. Insomma, un capolavoro politico made in USA.
Mah, il referendum revocatorio è stato pieno di brogli, ma nonostante ciò gli ispettori statunitensi (Con l'ex presidente Carter in testa) hanno lasciato correre....
LittleLux
20-09-2005, 11:03
Mah, il referendum revocatorio è stato pieno di brogli, ma nonostante ciò gli ispettori statunitensi (Con l'ex presidente Carter in testa) hanno lasciato correre....
Bè, ma scusami, mica crederai che per rovesciare un governo siano sufficienti 4 commissari che vigilano su un referendum? I mezzi, e le modalità per fare ciò son ben diversi. Ed in Venezuela si son visti tutti, s'è visto ritornare alla luce gran parte dell'armamentario utilizzato per rovesciare Allende ed il suo governo in Cile, rispolverato per l'occasione. Solo che stavolta gli ha detto male, grazie anche all'interventismo, novità pressochè assoluta in quell'area, perlomeno nei termini che ci è dato di vedere, di Russia ma ancor più, questa sì novità assoluta, della Cina.
FastFreddy
20-09-2005, 11:11
E secondo te si sarebbero lasciati sfuggire un'occasione così ghiotta per fare un pò di casino nel paese? :confused:
P.s.
Da quel che ho visto io tra i 2 litiganti i più violenti erano proprio i chavisti, l'antiamericanismo di Chavez è solo una facciata...
LittleLux
20-09-2005, 11:16
E secondo te si sarebbero lasciati sfuggire un'occasione così ghiotta per fare un pò di casino nel paese? :confused:
P.s.
Da quel che ho visto io tra i 2 litiganti i più violenti erano proprio i chavisti, l'antiamericanismo di Chavez è solo una facciata...
Casino? Ma se son 2 anni e passa che fan casino. ;)
FastFreddy
20-09-2005, 11:20
Casino? Ma se son 2 anni e passa che fan casino. ;)
Saranno anche 3 o 4...
Intendo ancora più casino, i chavisti promettevano ferro e fuoco in caso di un risultato referendario sfavorevole per Chavez, distinguere tra buoni e cattivi è molto difficile...
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=766
Sempre su Chavez
L’ultima provocazione di Chávez «Basta dollari, investiamo in euro»
(Corriere della Sera)
Il leader venezuelano sposta 20 miliardi in bond dagli Usa alla Svizzera
RIO DE JANEIRO - Una dichiarazione di fuoco e una misura economica, oppure una promessa «rivoluzionaria» e poi il silenzio. Hugo Chávez ha abituato il mondo alle sorprese. Il colonnello dei parà con il basco rosso è al potere da ormai sette anni, e c'è ancora chi sta cercando di capire fino a che punto il Venezuela in economia sia sulla strada del «socialismo» (termine che il presidente ormai usa con frequenza), o quanto invece la cosiddetta rivoluzione bolivariana altro non sia che il più tradizionale autoritarismo populista sudamericano. Nel quadro dell'infinita polemica con gli Stati Uniti si inquadrerebbe per esempio la decisione presa negli ultimi giorni dal Venezuela di spostare oltre 20 miliardi di dollari di riserve dai bonds americani verso analoghi investimenti in euro. Il governo di Caracas nega connotazioni politiche, ma alcuni esperti sostengono che è difficile trovare un'altra spiegazione. Chávez continua a ripetere che gli Stati Uniti sono pronti a muovere guerra al Venezuela, con armi, marines e tutto: ovvio che in questa prospettiva gli «imperialisti», dice, non esiterebbero a congelare i nostri beni nelle banche americane.
Il Venezuela, grazie ai prezzi del petrolio, galleggia come mai nella sua storia su un oceano di valuta pregiata. La spesa pubblica, in aumento costante, sostiene la popolarità di Chávez, che sta godendo di un inesperato boom dell'economia. Nel 2004 il Pil è cresciuto quasi del 10 per cento e quest'anno dovrebbe arrivare al 5. Solo nel primo semestre di quest'anno la rendita petrolifera ha fruttato 30 miliardi di dollari in più del previsto. Solo che gli effetti di questa cuccagna sono molto controversi. Studi internazionali sostengono che in Venezuela la povertà e la disoccupazione sono aumentati da quando Chávez è al potere. Il governo nega. Riecheggiando l'amico Fidel Castro, Chávez cita spesso l'alfabetizzazione di un milione e mezzo di cittadini in due anni e l'assistenza sanitaria gratuita a 17 milioni.
Lo schema chavista prevede che il surplus di utili della Pdvsa, l'impresa petrolifera pubblica, fluisca direttamente verso i programmi sociali. Il socialismo bolivariano procede incuneandosi anche nell'industria privata. Non sono mai nazionalizzazioni o misure drastiche, ma colpi ad effetto per mostrare l'assoluta priorità dello Stato, come l'invasione di un paio di latifondi nei mesi passati. E' di ieri per esempio la decisione del governo di punire grandi multinazionali come Nokia, Microsoft e Ericsson, multandole o sospendendone le attività «per 24 o 48 ore» sulla base di presunte irregolarità fiscali. Qualche settimana fa, era stata annunciata una misura per le banche private. L'idea di Chávez è di imporre d'ora in avanti due membri del governo nei consigli di amministrazione degli istituti. E' questo il «socialismo del 21esimo secolo», sostiene il leader venezuelano, le banche non si espropriano, ma si tengono sotto controllo per il bene pubblico. L'idea dei commissari politici nelle banche ha suscitato proteste e indignazione, ma c'è sempre la possibilità che le declamazioni di Chavez durante il suo monologo settimanale in tv non riescano poi a trovare compimento nella realtà. Così come appare problematica l'idea del «computer bolivariano», appena lanciata dal governo. Per sottrarre spazio e profitti ai colossi dell'informatica Usa, il governo ha creato una joint-venture con i cinesi della Lang Chao per costruire dai 100 ai 200.000 pc all'anno a prezzi popolari. Poi, ha detto Chávez, passammo ai portatili e ai cellulari.
Chávez conta su parecchie simpatie in Europa, soprattutto in Francia (il suo principale consigliere internazionale, Maximilien Arvelaiz, viene dal gruppo di Monde Diplomatique ) e in parte della sinistra inglese e italiana, anche se le uscite in chiave essenzialmente polemica, come l'appoggio al programma nucleare iraniano, restano largamente ignorate dai suoi fan all'estero. La supposta invasione americana, il Plan Balboa, si è presto scoperto, non era altro che una esercitazione accademica di una scuola militare spagnola, disponibile su Internet. Chávez ha risposto alle obiezioni, sostenendo di avere in tasca le prove, e tutto è finito lì.
Rocco Cotroneo
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Il Venezuela pronto ad espellere i big dell'IT
(punto-informatico)
Il governo chiude i distaccamenti locali di IBM e mette in croce altri big come Microsoft e Nokia. L'accusa? Evasione fiscale. Chavez avverte: fuori chi non paga. E annuncia il personal computer venezuelano
Caracas (Venezuela) - Le autorità venezuelane hanno ordinato la chiusura immediata delle sedi locali di IBM, in nome di una battaglia a tutto tondo contro l'evasione fiscale, secondo una tabella di marcia enunciata di recente dal leader socialista Hugo Chavez. Seniat, l'agenzia delle entrate del governo chavista, ha posto i sigilli agli stabilimenti IBM di Chuao, Boleita Sur, Carabobo, Zulia, Bolivar e Anzoategui.
Gli uffici tributari di Caracas hanno scoperto molte irregolarità anche nei conti di Microsoft, Nokia e Siemens. Il governo venezuelano intende adesso rafforzare i controlli sulle multinazionali estere che, nel caso di irregolarità, verranno colpite da sanzioni e sospensione temporanea delle attività produttive.
IBM Venezuela è tra i più importanti marchi americani presenti nel paese e gode di una posizione privilegiata nel mercato interno. Approdata in Venezuela nel 1938, conta su una forza lavoro che oscilla attorno ai 2000 dipendenti. Il mondo politico ha più volte accusato Big Blue di condizionare il paese, schiacciando la competitività di piccole e medie imprese del settore software.
Chavez (nella foto) ha colto l'occasione per annunciare in pompa magna la nascita dell'industria IT autarchica: un'azienda statalizzata costruirà ordenadores bolivarianos, in onore all'eroe nazionale Simon Bolivar. "Fabbricheremo computer qui in Venezuela, insieme a laptop e telefoni cellulari", ha dichiarato Chavez all'inaugurazione di VIT, Venezolana de Industria Tecnologica.
VIT lavorerà in stretto contatto con un importante produttore hardware cinese, Lang Chao International. Uno schiaffo per Washington e Bruxelles?
Dalle indagini del fisco emerge che un totale di ben 15 imprese, tutte multinazionali ed occidentali, non avrebbero mai pagato l'imposta sul valore aggiunto. Attraverso la stampa locale si apprende che nel mirino del fisco vi sono tutte "quelle aziende che sono in regola a casa loro, ma evadono qui in Venezuela".
Secondo i portavoce di Seniat, le evasioni delle compagnie estere danneggiano l'economia venezuelana per circa tre miliardi di euro. "Le multinazionali che vogliono lavorare in Venezuela dovranno pagare, altrimenti devono andarsene".
Tommaso Lombardi
Martedì 18 Ottobre 2005
Chavez scuote il vertice della Fao
Attacca gli Usa, fraternizza con Mugabe, cancella l’incontro col Papa
di ROBERTO ROMAGNOLI
ROMA Schiaffi a Bush, abbracci a Mugabe e annullamento dell’incontro con il Papa. L’“uragano” Chavez si è abbattuto su Roma lasciando il segno. Si era abbattuto sulla Capitale anche lo scorso anno, e sempre in occasione del vertice della Fao, ma allora il barile di petrolio costava quasi la metà e quindi passò quasi inosservato. Un anno dopo, però, le quotazioni del presidente venezuelano sono salite proprio come quelle del petrolio (il Venezuela è il terzo produttore mondiale). Salite anche grazie al durissimo braccio di ferro intrapreso con l’amministrazione Bush che ricorderà a lungo le sessanta candeline dell’anniversario della Fao, un organismo dove ai governi americani spesso è stato riservato un duro trattamento.
Incurante di trovarsi in un Paese che fa dell’amicizia con gli Usa un cardine della politica internazionale, Chavez si è ben guardato di non toccare i burrascosi rapporti con gli Stati Uniti accusando «l’impero americano di essere una vera minaccia per il Pianeta» responsabile di «un terrorismo aperto, senza vergogna». Alle sue accuse si è associato il discusso presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, che si è spinto fino a paragonare Bush e Blair a Hitler e Mussolini. «Due scellerati che proprio come Hitler e Mussolini hanno creato un’alleanza scellerata. Non assisteremo al ritorno del colonialismo - ha detto ancora Mugabe - e non abbiamo bisogno di Stati Uniti e Regno Unito come mentori». Dichiarazioni che l’Unione europea ha deplorato confermando la validità delle sanzioni in vigore ormai da 4 anni nei confronti dello Zimbabwe come punizione per la deriva autoritaria di Mugabe.
Chavez ha poi rimproverato che «sotto l'egida del colonialismo globale le uniche cose che crescono sono la fame e la povertà. L'emancipazione dalla fame è un dovere - ha proseguito - ma all'interno del modello economico che oggi domina nel mondo, è impossibile raggiungere questo obiettivo». Poi Chavez ha indicato la via della salvezza: «Il pianeta può essere salvato, io sono ottimista, soprattutto se si guarda ai giovani, che potranno guidare la rivoluzione morale per un nuovo socialismo nel XXI secolo. Grazie alla passione e alla purezza che la gioventù ha e che sono necessarie per fare la rivoluzione» si potrà guidare il mondo verso un «socialismo fresco, nuovo e dinamico».
Oscurato dalla veemenza e dalla passione dell’intervento del presidente Chavez, e fors’anche dagli scandali che hanno investito recentemente il suo ex partito dei lavoratori, il presidente brasiliano Lula, si è dovuto accontentare di un gradino di attenzione più basso anche se le sue parole al vertice sono state durissime. «La fame - ha detto Lula - è la peggior arma di distruzione di massa del nostro secolo. Non ci sarà pace nel mondo finché un miliardo di persone non ha da mangiare. La fame non è un problema economico né tecnologico, ma è un problema fondamentalmente politico. È possibile garantire a tutti di prendere il caffè la mattina, di pranzare e cenare».
Prima che l’atmosfera si surriscaldasse, il tema della fame era stato toccato dal padrone di casa, il direttore generale della Fao, Jacques Diouf. Ricordando che rispetto agli anni Sessanta la percentuale di persone che nel mondo soffrono la fame è calata dal 35 al 13%, Diouf ha però dovuto ammettere che in un mondo di abbondanza sono 852 milioni le persone che continuano a soffrire la fame; che alcuni sistemi di produzione agricola intensiva non sono sostenibili e hanno conseguenze negative sul piano ambientale, economico, sociale e culturale. Nel XXI secolo sono due le questioni centrali che la Fao deve affrontare: innanzitutto rendere più efficaci le attività svolte insieme ai Paesi membri per l'eliminazione della fame, quindi riuscire ad assicurare il soddisfacimento del fabbisogno mondiale futuro di cibo e di prodotti forestali senza compromettere la sostenibilità delle fragili risorse naturali del pianeta e il suo clima».
Spenti i riflettori sul vertice Fao, Chavez è volato a Milano per partecipare alla seconda conferenza nazionale sull’America Latina dove ha fatto sapere che «non vogliano più regalare petrolio come abbiamo fatto per 100 anni, vogliamo usarlo per l’economia del nostro Paese». Poi ha incontrato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. A chiudere la giornata tutta all’attacco del presidente venezuelano è arrivata la “bomba” dell’annullamento dell’incontro, previsto per lunedì prossimo, con Papa Ratzinger. Chavez avrebbe cambiato idea.
(Il Messaggero)
tatrat4d
18-10-2005, 16:20
our Premier a Repubblica...
"No, assolutamente no. Guardate che è un tipo pragmatico. Con gli Usa fa affari, ne fa tanti. Ha inviato aiuti per l'uragano Katrina. Poi certo ci sono delle distanze ideologiche, ma alla fine i rapporti commerciali sono buoni. Io lo conosco da tempo. Anche io ho dei buoni rapporti con lui. L'ho trovato bene".
:sofico:
:muro:
:rolleyes:
FastFreddy
18-10-2005, 16:23
our Premier a Repubblica...
:sofico:
:muro:
:rolleyes:
Chavez e Berlusconi sono molto più vicini di quel che si possa credere, fanno politica allo stesso modo....
Difatti i venezuelani chiamano Berlusconi "il Chavez italiano"
our Premier a Repubblica...
:sofico:
:muro:
:rolleyes:
Belle amicizie che c'ha...del resto fa parte della combriccola di Putin, tutti "campioni di democrazia".
tatrat4d
18-10-2005, 17:16
Belle amicizie che c'ha...del resto fa parte della combriccola di Putin, tutti "campioni di democrazia".
se ne salvano pochini purtroppo.
FastFreddy
18-10-2005, 17:29
Belle amicizie che c'ha...del resto fa parte della combriccola di Putin, tutti "campioni di democrazia".
Ma se Berlusconi è amico di Chavez e Chavez è amico di Castro e Lula, Berlusconi è amico anche lui di Castro e Lula? :asd:
Venerdì 4 Novembre 2005
A Mar de la Plata il Vertice delle Americhe contestato dai no global. Presenti 33 presidenti, Castro escluso
Chavez sfida Bush sul nucleare
Caracas vuole comprare un reattore argentino. Usa decisi a impedirlo
nostro servizio
ROMA -Più che l’Alca, l’Area di libero commercio dell’America, fortemente voluta dal presidente Bush, sarà la questione del nucleare venezuelano a calentar ,a far salire la pressione al Vertice delle Americhe, che inizia oggi a Mar del Plata. Due i protagonisti annunciati: il capo della Casa Bianca, arrivato ieri sera nella cittadina balneare argentina posta da giorni sotto sorveglianza speciale dalle forze dell’ordine, e il nuovo leader del (ri)nascente nazionalismo latinoamericano, il presidente venezuelano Hugo Chavez Frias. Quest’ultimo giungerà oggi, in concomitanza del treno -”Espresso dell’Alba“- della protesta (bolivariana), guidato dal Pibe de oro , al secolo Diego Armando Maradona. Il treno, composto da cinque vagoni trasporterà 160 passeggeri eccellenti, esponenti della politica, della cultura e della lotta per i diritti umani, come il premio Nobel argentino Adolfo Perez Esquivel, il regista bosniaco Emir Kusturica e l'ex campione olimpico (salto in alto) cubano Javier Sotomayor. No global, zapatisti, esponenti dei sindacati e in generale i movimenti latinoamericani contrari all’Alca daranno vita al terzo ”Vertice dei popoli“, un vero e proprio contraltare al summit dei 32 presidenti(escluso Castro) del continente americano.
Un accuratissimo dispositivo che conta su 7.500 uomini sorveglia la sicurezza del vertice nella città balneare argentina, divisa in tre anelli di progressiva sicurezza, sul modello di quelli adottati a Genova per il G-8 del 2001.
Quattro giorni di lavoro degli sherpa non sono stati sufficienti per approvare il documento finale, passato in una redazione provvisoria all'esame dei ministri degli esteri. «La questione se e come inserire un riferimento all'Alca nel documento finale del Vertice- ha detto ieri il viceministro degli esteri argentino, Jorge Taiana - ha bloccato i progressi in una parte chiave del documento finale». Chavez spara a zero contro il progetto di Bush; i presidenti Luiz Inacio ”Lula“ da Silva (Brasile) , l’ospite Néstor Kirchner e l’uruguagio Tabaré Vazquez sono contrari, il cileno Roberto Lagos si è rifugiato in un accordo bilater ale con gli Usa.
Ma la stampa argentina ha già anticipato che il vero punto di scontro sarà sulla richiesta avanzata a fine agosto all’Argentina dagli uomini del presidente venezuelano: l’acquisto di un reattore nucleare di bassa-media potenza disegnato dai tecnici argentini. Chavez non ha fatto mistero di ambire ad avere un programma nucleare venezuelano, specificando che si tratterebbe di una o più centrali «per uso pacifico», ovvero per ricerca e produzione di energia. E ha fatto sapere di essersi rivolto anche al Brasile e all’Iran come Paesi che possono fornire tecnologia nucleare. Anche per questo suo programma, Chavez si è schierato a sostegno degli ayatollah.
Il Brasile ha la tecnologia nucleare civile più avanzata, che continua a sviluppare con il benestare degli Stati Uniti. Per questo Lula non vuole mettersi su una una rotta di collisione con Bush. I contatti concreti sono avvenuti tra la Pdvsa Intevep (l’unità di ricerca e sviluppo del Petròleo de Venezuela) e la Red tecnològica argentina (Rta). I tecnici argentini hanno dato dimostrazione di funzionamento del reattore nucleare di media potenza Carem (Central argentina de elementos modulares), una centrale di bassa potenza (25 MW), per ora solo in progetto, concepita «con un disegno innovatore e di ultima generazione. Il governo argentino è diviso. Da una parte chi non vuole allinearsi all’alleanza anti-Usa tra Castro e Chavez e coloro che difendono l’idea di considerare il Venezuela (e i suoi petrodollari) un «socio strategico».
Un primo intervento formale sulla leadership di Buenos Aires è stato fatto all’inizio di ottobre da una delegazione americana, composta da alti funzionari del Dipartimento di Stato e del Dipartimento dell’Energia statunitensi. Mentre la Casa bianca prendeva un atteggiamento prudente. Gli argentini hanno spiegato che Chavez vuole una centrale nucleare che serva non tando a produrre elettricità, quanto a «trovare forme alternative» per estrarre il «greggio denso» del bacino dell’Orinoco, dove sono stati individuate enormi riserve che, con l’aumentare del prezzo del petrolio, diventerebbero redditive.
Questa spiegazione ha fatto ulteriormente infuriare Bush, allarmato per le mire nucleari di un leader che considera ostile e pericoloso. Il presidente Usa ha messo in agenda un incontro con il collega argentino Kirchner, per dissuaderlo dal mettersi in affari nucleari con Chavez. Un incontro che si annuncia assai difficile per il capo della Casa Bianca.
R.L.
(Il Messaggero)
Cronache: Venezuela: Chavez modifica la bandiera nazionale
Sabato, 21 gennaio
Appunti
Il presidente Chavez vuole modificare la bandiera venezuelana, aggiungendo una stella e girando verso sinistra il cavallo del blasone. Chavez ha gia' cambiato il nome del Congresso in Assemblea Nazionale e quello del Paese in Repubblica Bolivariana del Venezuela. Ora tocca al vessillo.
Gia' Simon Bolivar, nel 1817, aveva proposto una bandiera con otto stelle, e quanto al cavallo e' fuori luogo che galoppi verso destra, mentre 'dovrebbe trottare liberamente verso sinistra', ricorda Chavez.
(canisciolti.info)
Un bell'omaggio al grande Bolivar!
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