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View Full Version : Uganda, emergenza umanitaria


Adric
15-09-2005, 00:31
Richiamo delle agenzie di soccorso per interventi urgenti nel nord

Scritto da Beatrice Giunta
mercoledì, 14 settembre 2005 21:48

La comunità internazionale ed il Governo dell’Uganda devono intraprendere azioni urgenti per una immediata e pacifica risoluzione della Guerra nel nord del paese per fermare una grave crisi umanitaria, ha annunciato lunedì un'agenzia umanitaria internazionale.

L’IRC (International Rescue Committee) ha riportato la notizia che circa 1.000 persone nel nord dell’Uganda muoiono ogni settimana a causa della violenza e dei problemi connessi alla guerra, notizia riportata dal Ministro della Sanità Ugandese e diffusa dall’IRIN.

Secondo un suo rapporto le cause principali, oltre alla violenza, sono la malaria e l’AIDS. Un totale di 28.283 di morti, dei quali 11.068 sono bambini al di sotto dei 5 anni, può essere riportato all’intera Regione dell’Acholi fra gennaio e luglio 2005, ossia circa 1.000 a settimana.

L’IRC ha richiamato tutte le parti in causa nel conflitto per "lavorare seriamente verso un accordo di pace, una riconciliazione nazionale, protezione dei civili, assicurando che i loro diritti siano rispettati e adesione alle leggi umanitarie internazionali ed a quelle dell’Uganda".

Ciaran Donnelly, capo dell’ IRC in Uganda, ha spiegato che gli standard minimi ricercati includono l’accesso alle attrezzature sanitarie, sufficiente personale ai centri sanitari e sufficiente acqua sicura – 15 litri al giorno per persona – per gli sfollati. In alcune aree, l’accesso all’acqua è di cinque litri al giorno a testa. L’ex ministro del Consiglio Ugandese ed attuale impiegata della World Bank Betty Bigombe, che sta intermediando la pace fra il Governo Ugandese e l’LRA, ha dichiarato che entrambe le parti hanno espresso la volontà di riprendere il processo che era fallito il 31 dicembre. Fino ad allora, quando attacchi improvvisi fecero deragliare la firma di un cessate il fuoco fermando il processo, i mediatori ed i leaders della chiesa avevano provato a richiamare i ribelli ai colloqui di pace, tra un’ondata di violenza.

Il Ministro degli Interni Ruhakana Rugunda che guida la delegazione del governo per il processo di pace ha detto lunedì scorso, commentando sui recenti contatti con il leader dell’LRA, di non aver problemi sui colloqui tra Bigombe e Koni, e che la sua opinione è che tutte le opzioni siano aperte ai ribelli.

Nei primi tentativi per terminare la guerra attraverso i colloqui di pace del ’94, il leader dei ribelli si incontrò con Bigombe, allora Ministro del Consiglio, ma entrambe le parti fallirono nell’accordarsi sulle condizioni, e la guerra riprese nel giro di poche settimane.

L’ultimo tentativo è stato fatto lo scorso anno tra il Governo e la rappresentanza dell’LRA tramite la mediazione di Bigombe, ma i ribelli rifiutarono di firmare un abbozzo di pace, ed i combattimenti tra le due parti vanno avanti da allora.



L'LRA ed il suo leader

Il nord dell’Uganda è stato lo scenario di uno dei più brutali conflitti del mondo, una guerra che vede opposti il Governo all’LRA (Lord’s Resistance Army), che ha come obiettivo principale i civili. Il conflitto ha sfollato 1.6 milioni di persone, 1.3 delle quali dalla regione dell’Acholi. Il report fa notare che sono morte meno persone dalla violenza diretta di quelle morte per le malattie.

Il sondaggio indica che l’LRA rapisce principalmente persone sotto i 35 anni, il 46.4% dei quali bambini sotto i 15 anni. Afferma che fino al luglio del 2005 si stima siano state rapite 1.286 persone che non sono ancora ritornate.

Koni,secondo quanto riportato dalla DPA, è stato in contatto diretto con Bigombe per due settimane, ed ha detto di voler porre fine al conflitto con mezzi pacifici, senza dare nessun tipo di condizioni.

Koni, un ex predicatore laico, ha mosso una ribellione sanguinaria nel nord dell’Uganda dal Sudan, lasciando decine di migliaia di morti o mutilati.



I rapporti fra il Sudan e Koni

La prima settimana di settembre l’esercito ha dichiarato, secondo l’Independent Online, che i militari ugandesi hanno ucciso 16 ribelli nel remoto nord del Paese in due recenti attacchi.

Koni si nasconderebbe nel sud Sudan secondo un accordo del 2002 con Karthoum, ma ai militari ugandesi è permesso solo di vagare per il sud della strada tra le città sudanesi di Juba e Torit; i comandanti militari affermano che Koni si sia rifugiato nel nord della cosiddetta "Linea Rossa" lo scorso mese, e vorrebbero che il Governo sudanese li lasciasse seguire il leader ribelle.

Secondo l’accordo del 2002, firmato da Kampala e Karthoum, si permetteva all’esercito ugandese di condurre raid in alcune parti del remoto Sudan in seguito a ripetute lamentele che Karthoum stesse proteggendo il notoriamente brutale LRA.

Sostenendo i ribelli ugandesi il Sudan musulmano impedisce che arrivino aiuti dall’Uganda al sud del Paese.

Il 24 Agosto l’AFP ha riportato la notizia secondo la quale Salva Kiir, successore di Garang alla Vice Presidenza del Sudan, ha dato un avvertimento assoluto all’LRA, esortando i ribelli ugandesi a raggiungere un rapido accordo di pace con Kampala e lasciare immediatamente il Sudan.

L’Uganda, la settimana precedente, aveva lanciato un raid mortale contro un gruppo di ribelli credendo che fosse guidato dal numero due dell’LRA, Vincent Otti.



La situazione degli sfollati interni e dei "bambini erba"

I diplomatici hanno anche sostenuto che la situazione potrebbe cambiare solo se le parti in conflitto intraprenderanno dei dialoghi che permetteranno il ritorno degli sfollati interni (IDP, Internally Displaced Persons). L’IRC ha richiamato entrambe le parti per garantire l’accesso umanitario a tutte le comunità afflitte dalla guerra nel nord, chiedendo anche alle autorità di migliorare in modo più ampio le condizioni dei campi, particolarmente sovraffollati, degli IDP e di sostenere eventuali ritorni volontari degli sfollati nei loro villaggi.

Christine Amongin, Ministro Ugandese per i disastri, ha spiegato che il governo ha intrapreso un programma per decongestionare i campi.

L’80% del milione e seicentomila persone che sono state sfollate e che vivono in posti deplorevoli e stipati sono donne e bambini.

I bambini poi vivono una pericolosissima situazione, in quanto ogni notte rischiano di essere rapiti da altri bambini che erano come loro - i bambini "olum" (in lingua Acholi), cioè erba, in quanto essi sbucano improvvisamente dall’erba, dove vivono nascosti. Per questo motivo ogni sera migliaia di bambini fanno i pendolari dai villaggi alla città per cercare un posto sicuro dove passare la notte, ritornando poi alle loro case il mattino seguente.

In Uganda i ribelli hanno rapito almeno 20.000 bambini, 6.500 dei quali, secondo Save the Children, sono femmine, il resto delle quali è destinato a diventare schiava sessuale.

Quando l’LRA ha preso la leadership della ribellione nel nord dell’Uganda nel 1988 giurò di sostituire il Governo del Presidente Yoweri Museveni con uno basato sui dieci comandamenti biblici, più un undicesimo che vieterebbe di andare in bicicletta. Infatti, secondo quanto riportato da "Le guerre dimenticate", alcuni contadini in bicicletta sorpresi dai ribelli venivano mutilati alle natiche per impedire loro di tornare ad utilizzarle.

Beatrice Giunta (WarNews.it)

Adric
27-10-2005, 20:04
Ribelli all’attacco in Uganda: uccisi due operatori umanitari

Inviato da Ottavio Pirelli
giovedì, 27 ottobre 2005 15:12

Due morti e quattro feriti in due giorni. Questo il tragico bilancio dell'offensiva intrapresa dal ribelli del Lord's Resistance Army nel nord dell'Uganda. A farne le spese un operatore della Caritas e uno del Agency for Cooperation and Research in Development (Acord), oltre ai feriti, tutti appartenenti a organizzazioni umanitarie attive nella zona.

Gli agguati

Sono tre gli attacchi che, secondo le notizie diffuse da IRIN e Misna, i guerriglieri del LRA hanno portato in poche ore contro operatori disarmati nel martoriato paese africano. Il primo agguato, avvenuto mercoledì ad una decina di kilometri da Kitgum, è costato la vita ad un cittadino ugandese al servizio della Caritas.

Il secondo, diretto contro un mezzo della Acord che viaggiava sempre mercoledì nelle vicinanze di Pader, ha causato la morte di un operatore e il ferimento grave di altri due.

Una terza aggressione, risalente al giorno precedente i primi due, ha portato al ferimento di due dipendenti della Christian Children’s Fund (CCF) nei dintorni di Okwango.

Le reazioni

Comprensibilmente sdegnate le reazioni dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). I tre episodi, infatti, hanno una logica comune, trattandosi di altrettante imboscate, a poche ore l'una dall'altra, contro operatori umanitari.

Jan Egeland, responsabile Onu, ha deprecato ai microfoni dell'IRIN l'attacco ingiustificato di persone inermi. Un danno grave non solo in termini di costi umani, ma anche in relazione alle attività delle organizzazioni che sostengono la popolazione del Nord Uganda in una situazione di grave emergenza. Un nuovo stato di insicurezza per chi porta soccorso ai civili, mette a rischio la distribuzione degli aiuti internazionali in una regione in cui l'intervento umanitario è in questo frangente indispensabile.

Secondo le dichiarazioni diffuse dalla ong Oxfam International, le violenze di questi giorni hanno già spinto le varie organizzazioni presenti sul territorio a ridurre, almeno temporaneamente, gli interventi per garantire la sicurezza dei propri dipendenti.

La repressione

Appena qualche settimana fa, l'International Criminal Court (ICC) aveva spiccato cinque ordini di cattura nei confronti di altrettanti leader del movimento capeggiato da Joseph Kony. Un ulteriore difficoltà per la milizia che, almeno secondo alcune fonti, starebbe vivendo un periodo di profondo disorientamento.

Gli ultimi fatti di sangue potrebbero, appunto, rappresentare un doppio segnale. Da un lato, la dimostrazione di essere ancora in grado di colpire all'interno del territorio ugandese, sia pure in rapporto ad obiettivi "facili", rappresentati nello specifico da inermi operatori umanitari. Da un altro lato, un messaggio per la comunità internazionale e per le sue istituzioni.

L'offensiva delle truppe regolari ugandesi, sostenuta ora dalle decisioni dell'ICC e dalla maggiore collaborazione sudanese, si è fatta più incisiva, creando anche non pochi problemi nei rapporti con il vicino Congo.

Alle vecchie preoccupazioni, però, se ne aggiungono con il tempo di nuove. Sempre in base alle informazioni diffuse dalla Oxfam International, l'80% dei combattenti delle LRA sarebbe formato da bambini rapiti e addestrati con la forza alle armi. Il timore di Emma Naylor, responsabile del programma Oxfam nel paese, riguarda la presenza massiccia di questi bambini-soldato, nei confronti dei quali sarebbe necessaria una maggiore tutela nell'attuale fase di maggiore repressione contro la milizia di Kony.

Ottavio Pirelli
(www.warnews.it)