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View Full Version : Giappone, elezioni vinte dal premier Koizumi: prospettive


Adric
12-09-2005, 20:03
Giappone, un trionfo per il premier Koizumi

nostro servizio

ROMA - Il premier Junichiro Koizumi aveva chiesto ai giapponesi un referendum sulle proprie scelte economiche -privatizzazione delle Poste. E l’ha ottenuto nelle elezioni politiche di ieri. Secondo i dati ufficiali diffusi in serata, i circa 100 milioni di elettori hanno dato al partito del premier - Ldp, liberaldemocratici- 295 seggi, ovvero la maggioranza assoluta dei 480 seggi della Camera bassa della Dieta (il Parlamento di Tokyo). Dunque una vittoria a valanga (nella camera uscente ne aveva 249). Ben al di là di ogni più ottimistica previsione. Tanto che per la prima volta negli ultimi 15 anni, i liberaldemocratici potranno governare senza bisogno del tradizionale alleato Nuovo Komeito.
Un successo impressionante per Koizumi, che aveva deciso di indire elezioni anticipate dopo che il Parlamento aveva bloccato il suo progetto di privatizzazione delle Poste, ovvero la più grande banca del Giappone. Inoltre, il premier ha brillantemente superato la defezione di 33 parlamentari del suo partito, usciti perché contrari a questa decisione del premier. L’affluenza ha superato il 60% ottenuto nelle precedenti elezioni del 2003. Dunque, «il popolo giapponese ha detto chiaramente che io ho ragione», ha commentato il premier. Che ha anche ribadito di volersi dimettere nel settembre del 2006, alla scadenza del suo mandato di presidente del Ldp.
Dei 33 parlamentari ”ribelli“ del Ldp, contrari alla privatizzazione delle Poste, che si sono presentati alle elezioni, ne sono stati eletti 18, 3 in neonati mini-partiti e 15 come indipendenti.
Il partito Democratico (Dpj),il maggiore dell'opposizione, si è assicurato 113 seggi. Nella Camera uscente ne aveva 175. Il Nuovo Komeito di ispirazione buddista, alleato di governo del Ldp, ha 30 seggi, contro i 34 detenuti nella Camera uscente. Ai comunisti vanno 9 seggi (come due anni fa), ai socialdemocratici 7, contro i sei di prima. Dunque il Partito democratico subisce un tracollo senza precedenti. Il suo presidente Katsuya Okada, che aveva puntato tutto sull'alternanza per scalzare Koizumi dal potere, dovrebbe annunciare le dimissioni, forse già nelle prossime ore. «Non posso che constatare la brutalità dei risultati. Li accetto con gravità» ha dichiarato ieri alla tv pubblica. Poi, dopo che i risultati ufficiali hanno confermato la catastrofe elettorale del suo partito, Okada si è dimesso.
63 anni, al potere dall'aprile 2001, Koizumi ha trascinato alla vittoria anche quindici degli ”assassini”, i 33 personaggi di successo lanciati dal premier nei collegi lasciati scoperti dai parlamentari ”ribelli”. Non hanno avuto problemi l’affascinante anchorwoman Koike, nè la rassicurante «massaia del Giappone» Fumino. Solo il giovane e chiaccheratissimo leone dell’Internet Takafumi Horié, 32 anni, era ieri in seria difficoltà a Hiroshima dove affrontava il vecchio cacicco Shizuka Kamei, nemico giurato del premier.
R.Es.

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CHI È

TOKYO - Sessantatre anni, rampollo di una famiglia di politici, da sempre liberaldemocratico (Ldp) ma considerato “lupo solitario” ed eccentrico, Junichiro Koizumi è salito a sorpresa alla guida del Giappone nell'aprile 2001, sull'onda di un vasto consenso popolare ai suoi programmi di drastiche riforme politiche e economiche.
Considerato un premier senza una vera base di potere nell'Ldp, Koizumi ha instaurato uno stile nuovo di politica, fondato sul consenso anche emozionale e di simpatia con la popolazione, le sue aspirazioni e i suoi bisogni. Amante della musica pop, rock, classica e lirica, di sport e cinema, Koizumi ha da subito goduto altissimi indici di gradimento, attorno all'80% e poi scesi, ma mai sotto il 40%. Un fatto unico nel dopoguerra.

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L'analisi

In ballo c’è il futuro e la sfida tra giganti con la Cina

di GIANNI BONVICINI

Il Sol Levante è da più di dieci anni alla disperata ricerca di stabilità economica e di prospettive di sicurezza. Entrambi i temi ruotano intorno ad un unico fantasma che ossessiona la classe politica giapponese: la Cina. Dal punto di vista dell'economia, di fronte ai timidi segnali di una ripresa industriale e finanziaria attesa da quasi quindici anni, si contrappone lo straordinario sviluppo cinese che, viste le dimensioni e la rapidità, mette a rischio la preminenza giapponese in tutta la regione ed in particolare nel Sud-Est asiatico dove si manifesta la concorrenza più vivace fra i due giganti.
Anche il Giappone, quindi, ha interessi analoghi ad Europa e Stati Uniti nel “governare” la crescita di Pechino e di coinvolgerla in un insieme di regole e di controlli internazionali. Questa è una storia che i giapponesi conoscono piuttosto bene, avendo essi stessi rappresentato una trentina di anni fa un analogo fenomeno di concorrenza e di pericolo per il commercio internazionale: ma certo, nel loro caso, la dipendenza strategica dagli Stati Uniti ne limitava la libertà di manovra. La Cina non è ovviamente nella stessa condizione ed è proprio la sua potenza ed autonomia militare a preoccupare ancora di più il Giappone e l'intera comunità internazionale. In effetti la grande partita del futuro sarà rappresentata dall'influenza che la Cina riuscirà ad esercitare sull'intero Pacifico. Ed il Giappone non può aggiungere all'instabilità economica dell'ultimo decennio anche il rischio di un rovesciamento degli equilibri militari nella regione. Di qui un progressivo e cauto riavvicinamento agli Stati Uniti, con tutte le difficoltà che l'attuale congiuntura internazionale pone ad un'alleanza politica troppo stretta con Washington: anche in Giappone l'avventura irachena è vista male a livello di opinione pubblica e il ruolo solitario degli Usa piace molto poco. Ma in ogni caso l'America costituisce l'unico credibile baluardo all'influenza cinese. Di qui nascono i buoni rapporti del governo di Koizumi con Taiwan ed il ruolo piuttosto duro al tavolo del negoziato dei Cinque (fra cui la Cina) con la Corea del Nord, che fra il resto può facilmente raggiungere il Giappone con i propri missili nucleari.
Sempre in funzione di controbilanciamento a Pechino, il Giappone ha accolto bene la decisione dell'Unione Europea di rinunciare alla soppressione dell'embargo delle armi alla Cina e non spinge più di tanto con la Russia sulla restituzione delle isole Kurili. Ma il vero pericolo nascosto di fronte alla minaccia cinese è rappresentato dai segnali di rinascita del nazionalismo giapponese e da una conseguente volontà di riarmo, compreso quello atomico. Per ora nulla di preoccupante, ma certo non aiutano a bloccare questa tendenza le violente campagne cinesi, come quella di quest'estate, contro libri scolastici giapponesi che negano le proprie responsabilità nei crimini di guerra. Ma non è neppure positivo affrontare il nodo cinese, come si sta facendo, in termini di bilanciamento fra potenze. Meglio sarebbe che Tokyo e i suoi alleati indirizzassero gli sforzi verso un più efficace sistema multilaterale nella regione, a cominciare dall'Apec, l'organizzazione che da alcuni anni cerca di fare emergere modelli di cooperazione fra i paesi del Pacifico. Solo in questo modo avremo un Giappone stabile e una Cina meno aggressiva.
(Il Messaggero.it)

Adric
26-10-2005, 18:03
Mercoledì 26 Ottobre 2005
TOKYO Una commissione ad hoc del governo giapponese ha pronunciato un suo primo verdetto sul tema cruciale della successione imperiale, con una raccomandazione “storica” al governo perché apra l'accesso al trono anche alle donne, abolendo la vigente legge che lo riserva ai soli maschi. Il principe ereditario Naruhito ha avuto una sola figlia femmina, Aiko.
(Il Messaggero)