View Full Version : Vaticano-Cina; disgelo ?
Estate di disgelo tra Roma e Pechino, tempo di speranza per i cattolici cinesi.
A meno di burrasche future, impreviste ma sempre in agguato, le relazioni tra Santa Sede e governo di Pechino tendono ormai al sereno. È in corso da mesi un lento processo di distensione, alimentato da piccoli gesti, alcuni puntualmente registrati dalla stampa, altri rimasti nell’ombra. Tra quelli noti elenchiamo i più recenti, a partire dall’aprile scorso, quando a Roma si spegne Giovanni Paolo II e da tutto il mondo piovono messaggi di cordoglio. Anche l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi e la Conferenza episcopale cinese, organismi ossequienti alle direttive delle autorità comuniste, si uniscono pubblicamente al dolore di tutta la cattolicità. Così fa pure il portavoce del ministero degli Esteri.
Nessuna delegazione della Repubblica Popolare interverrà ai funerali del Papa, né all’inaugurazione del pontificato di Benedetto XVI, ma – pare – solo per non condividere la piazza con la rappresentanza di Taiwan, che Pechino considera una provincia ribelle. La diplomazia vaticana prende nota e a sua volta lancia segnali distensivi. Nel suo primo discorso al corpo diplomatico, Papa Ratzinger esprime l’auspicio che anche le nazioni non ancora rappresentate da un ambasciatore possano presto allacciare relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Il riferimento alla Cina rimane implicito, ma non sfugge a nessuno.
Shanghai, 28 giugno. Il vescovo Aloysius Jin Luxian, malato e novantenne, ordina il suo ausiliare e futuro successore: è il vicario generale della diocesi, monsignor Giuseppe Xing Wenzhi, 42 anni, eletto dai rappresentanti del clero e dei fedeli. Impongono le mani sull’ordinando vescovi riconosciuti dalla Santa Sede. Durante il rito Xing Wenzhi dichiara che tanto il Papa quanto il governo approvano la sua elezione.
26 luglio, Xian, città dove la comunità cattolica è particolarmente viva. Un altro vescovo anziano e malato, monsignor Antonio Li Duan – pastore di grande carisma e leale al Papa – ordina il suo ausiliare: Antonio Dang Mingyan, 38 anni. Anche stavolta si menziona un coinvolgimento di Roma nella nomina. La Santa Sede tace. Del resto non ha mai fatto pubblicità al suo riconoscimento di gran parte dei vescovi cinesi oggi in carica.
Nel riferire delle due recenti ordinazioni, organi di stampa cattolici come l’agenzia Asianews hanno messo l’accento sul ruolo di Roma. Altri, come l’agenzia cattolica asiatica Uca News smorzano i toni e, dando voce a ecclesiastici, studiosi e politici cinesi, spiegano che Pechino e Roma sono giunti ad approvare i due candidati, scelti dai cattolici cinesi, andando ciascuno per la sua strada.
Forse c’è dell’altro, che al momento non può essere reso pubblico. Forse tutte le parti in causa stanno sperimentando nuove procedure. La questione è cruciale, perché la nomina dei vescovi resta ormai l’estremo ostacolo tra il papato e la dirigenza cinese. Quest’ultima esige che il Vaticano non si immischi negli affari interni del Paese neppure in materia religiosa, mentre il Papa non può rinunciare al diritto di dire la sua sull’immissione di nuovi membri nel collegio episcopale.
L’altra pietra d’inciampo costantemente evocata dalla Cina non costituisce un vero problema: la Santa Sede è già pronta a rompere le relazioni diplomatiche con Taipei in favore di quelle con Pechino. I cattolici di Taiwan lo sanno e capiscono che la posta in gioco è il bene dei loro fratelli nella madrepatria. L’unico a risentirsi sarà probabilmente il governo dell’isola. La grande Cina erode via via le sue già ridotte relazioni diplomatiche: in Europa non gli rimangono che quelle con la Santa Sede.
Intanto, quest’estate, cittadini cinesi hanno più volte varcato i portoni della città leonina. Il 12 giugno il Vaticano ha offerto una speciale visita alla Cappella Sistina a una delegazione di Pechino in visita all’Italia guidata da Liu Haixing, il funzionario responsabile delle questioni europee per il ministero degli Esteri.
Nelle prime due udienze generali di agosto, Benedetto XVI ha poi ricevuto anche un gruppo di preti responsabili di vari seminari cinesi – in Europa per un corso di aggiornamento offerto dai benedettini missionari dell’Abbazia di St. Ottilien, in Germania – e alcuni giovani neocatecumenali cinesi diretti alla Giornata mondiale della gioventù di Colonia. Entrambi gli incontri sono avvenuti alla luce del sole, senza alcun bisogno di clandestinità. Eventi minori, certo, ma che inducono a ben sperare.
Giampiero Sandionigi (Jesus)
Giovedì 13 Ottobre 2005
Pieno riconoscimento del Vaticano anche dell’episcopato vicino al governo comunista
Il Papa tende la mano a Pechino
Annuncio del vescovo di Hong Kong dopo 50 anni di spaccatura
di ORAZIO PETROSILLO
CITTA’ DEL VATICANO - L’annuncio è clamoroso e mette un nuovo segno ufficiale di chiusura ad una pagina dolorosa di vita della Chiesa in Cina rimasta aperta e sanguinante per cinquant’anni nella spaccatura tra vescovi dell’Associazione patriottica cattolica, riconosciuti dal governo comunista, e vescovi della Chiesa “sotterranea” in piena unità con Roma. L’annuncio è stato dato ieri nell’aula sinodale dal vescovo di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, ed è stato salutato da un lungo applauso. «Dopo lunghi anni di separazione forzata - ha detto in italiano monsignor Zen ai vescovi dell’episcopato mondiale - la stragrande maggioranza dei vescovi della cosiddetta “Chiesa ufficiale cinese” è stata legittimata dalla magnanimità del Santo Padre e i membri dell’episcopato, sia quelli riconosciuti dal governo, sia quelli che hanno sempre voluto mantenere l’unità con Roma: sono in realtà una Chiesa sola perché tutti vogliono essere uniti al Successore di Pietro».
Questa legittimazione era stata in certo senso preannunciata pubblicamente dalla decisione di Benedetto XVI (ovviamente con il previo accordo del governo) di invitare al Sinodo quattro vescovi della Cina continentale, tre dei quali riconosciuti dal governo ( Jin Luxian di Shanghai, Li Duan di Xi’an, Li Jingfeng di Fengxiang) ed uno non riconosciuto (Wei Jingyi). Secondo gli ultimi dati, in Cina vi sarebbero 79 vescovi appartenenti all’Associazione patriottica cattolica ufficiale e 49 per la Chiesa clandestina o sotterranea sempre fedele a Roma. Tuttavia la Santa Sede aveva de facto riconosciuto molti vescovi dell’Associazione. Com’è noto, i quattro vescovi non hanno poi ottenuto il passaporto per poter giungere a Roma. Ma il gesto del Papa di nominare tre vescovi “patriottici” ed uno “sotterraneo” nell’ambito dei 36 membri del Sinodo di spettanza pontificia aveva avuto l’effetto di segnalare da un lato il progresso “sotto traccia” delle relazioni tra Santa Sede e Cina (altrimenti il Papa non avrebbe compiuto quel passo) e, dall’altro, quella legittimazione della gran parte dei vescovi nominati senza il consenso ufficiale della Santa Sede. Ma in molti casi il consenso era nascosto e quei vescovi assicuravano Roma della loro fedeltà «nel cuore» al Papa.
Ora la Santa Sede spera che «il governo cinese veda la convenienza di arrivare a una normalizzazione della situazione anche se - ha osservato monsignor Zen - gli elementi “conservatori” interni alla Chiesa ufficiale vi pongono resistenza per ovvi motivi di interesse». Allusione ai troppo politicizzati, agli sposati e ai corrotti che non potranno essere in futuro accettati da Roma. Che poi questi non vengono nemmeno accettati dai fedeli né dal clero.
(Il Messaggero)
Blue Spirit
20-10-2005, 16:23
la mia fiducia nella presunta buona volontà del governo cinese è pari a zero, ma chissà che stavolta non sia quella buona...
Hakuna Matata
20-10-2005, 16:46
Ho letto il libro del Fratello Yun L'Uomo Celeste, lo consiglio a chi vuole veramente sapere come stanno le cose in Cina per i Cristiani.
Qui in basso trovate un capitolo ma vale la pena veramente leggerlo tutto.
http://www.clcitaly.com/live/capitolo.php?PHPSESSID=98bc9851bf5f6b5cb96bd82da18aa606&idEd=PAT&idArt=00034
bluelake
20-10-2005, 16:49
la mia fiducia nella presunta buona volontà del governo cinese è pari a zero, ma chissà che stavolta non sia quella buona...
beh, al governo cinese interessa avere una chiesa di stato, e a Roma interessa essere "quella" chiesa... è un calcolo molto semplice... altrimenti perché sconfessare la natura stessa della Chiesa "imparentandosi" con un regime sanguinario e criminale come quello cinese accettando i vescovi nominati proprio dal regime? come dire "accettiamo i vescovi nominati da Fidel Castro" :fagiano:
Vorrei approffittarne senza aprire thread "paralleli"
28 Giugno 2004
CINA
La Chiesa ortodossa russa chiede il riconoscimento di Pechino
Hong Kong (AsiaNews/Ucan) – La Chiesa ortodossa russa ha chiesto di essere riconosciuta fra le religioni ufficiali della Cina. I rappresentanti del Patriarcato di Mosca sperano di ricevere una risposta dal governo entro il 2008.
Dionisy Pozdnyaev, del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato ha rivelato che i dialoghi fra Mosca e Pechino stanno andando avanti “da diversi anni”. “Sarebbe bello se il governo cinese volesse riconoscere la Chiesa Ortodossa autonoma cinese. Sarebbe importante per far rinascere la gerarchia ortodossa, distrutta completamente nel 1966”, durante la Rivoluzione Culturale. “Speriamo – ha detto p. Dionisy – di concludere l’accordo prima dei Giochi Olimpici del 2008”.
La Chiesa ortodossa russa è giunta in Cina da circa 300 anni. Ma di essa si sa molto poco. Le prime comunità erano costituite da russi emigrati e risiedevano soprattutto nel nord del paese. Attualmente vi sono solo 13 mila fedeli in Cina, in maggioranza di discendenza russa. Essi sono situati in 4 punti del paese: nell’Heilongjiang, ad Harbin, dove vi è anche una parrocchia dedicata al Manto protettivo della Madre di Dio; nella Mongolia Interna (a Labdarin); nel Xinjiang (a Kulj e Urumqi).
Agli inizi del ‘900 esistevano anche comunità a Pechino e a Shanghai, ma esse sono state disperse e i loro edifici distrutti o utilizzati per altri scopi. Una chiesa ortodossa a Shanghai è divenuta per un certo tempo la sede della Borsa; la chiesa di Pechino è stata inglobata nello spazio dell’ambasciata russa.
La Cina riconosce a livello nazionale solo 5 religioni ufficiali: cattolica, protestante, musulmana, taoista, buddista. Pechino riconosce la Chiesa Ortodossa autonoma cinese solo nel Xinjiang e nella Mongolia Interna.
Il destino della chiesa ortodossa è simile a quello delle chiese sorelle, cattoliche e protestanti. Nel ‘900 anche gli ortodossi sono stati investiti dalla rivoluzione dei Boxers e anche loro hanno avuto molti martiri. Il patriarcato di Mosca ne ha canonizzati 222 nell’agosto 2000 (2 mesi prima della canonizzazione cattolica del 1 ottobre). La canonizzazione ortodossa è passata nel totale silenzio di Pechino. Quella cattolica ha invece ricevuto pesanti critiche dal governo cinese che accusava alcuni dei martiri cattolici di essere “collaboratori delle forze imperialiste”.
Nel ’57, quando Mao Zedong lancia il programma di nazionalizzazione delle chiese, con la nascita delle Associazioni Patriottiche, il patriarcato di Mosca ha concesso la totale autonomia alla missione ortodossa in Cina, venendo incontro al progetto cinese.
La Rivoluzione Culturale ha però azzerato la presenza di vescovi e preti. Ancora oggi la situazione della comunità ortodossa è definita “molto brutta”: i fedeli non sono seguiti da nessun sacerdote, e la domenica si radunano solo saltuariamente per pregare. Vi sono però 13 studenti cinesi ortodossi che studiano all’Accademia Teologica Sretenskaya di Mosca e all’Accademia di S. Petroburgo.
L’ultimo prete ortodosso, Alexander Du Lifu, 80 anni, è morto lo scorso 16 dicembre a Pechino. Secondo informazioni del Patriarcato di Mosca, p. Du “dava direzione spirituale privatamente”, non avendo alcuna chiesa. Talvolta gli era concesso di celebrare la Liturgia nell’ambasciata russa a Pechino. Per i suoi funerali, il patriarcato di Mosca ha ottenuto il permesso di utilizzare la cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione (la Nantang).
Speciale Cristianesimo in Cina - Una crescita senza confronti in mezzo ad un governo ostile ed a falsi insegnanti
[ICN-News 06/10/05, 07:16]
La crescita fenomenale del cristianesimo in Cina non ha precedenti nella storia della chiesa. Secondo alcuni osservatori, quello che sta succedendo da 30 anni a questa parte nel paese dove il sole non tramonta mai rappresenta la più grande conquista del regno di Dio.
Le comunità che si radunano nelle case private sono cresciute a dismisura, molte sono costrette a riunirsi fuori all'aperto. Hanno però disperatamente bisogno di insegnanti biblici. Nel 1949, quando i comunisti presero il potere, i cristiani evangelici erano meno di un milione, metà dei quali fu eliminata con la persecuzione. Parecchie chiese furono chiuse e molti pastori furono mandati nei campi di lavoro forzato. La maggior parte dei 6.000 missionari stranieri, costretta a lasciare il paese, credette che oramai, in Cina, era giunta la fine della chiesa. I credenti veri, però, mantennero viva la loro fede riunendosi in piccoli gruppi nelle case, nei negozi, nelle stalle, nei magazzini o dovunque trovavano uno spazio più o meno sicuro. Una congregazione numerosa si riuniva nel cuore della terra, nella caverna di una miniera. Dovunque si riunivano si verificava il grande miracolo: Dio stesso s'incontrava con loro, effondendo il Suo Spirito, in particolare sui nuovi credenti.
E così il numero dei convertiti cresceva, dapprima a migliaia, poi a decine di migliaia, ed infine a milioni. Quello che è successo in Cina negli ultimi trent'anni non trova paragoni da nessun'altra parte. Nessuno sa il numero esatto dei cristiani in Cina; qualcuno parla di 60 milioni, altri di 100 milioni. Fonti pentecostali danno il numero dei nati di nuovo a 150 milioni. Alla crescita fenomenale si accompagnano due aspetti preoccupanti: da una parte la persecuzione spietata delle autorità, dall'altra la crescita di falsi insegnanti che mirano solo a distruggere la fede dei nuovi credenti.
Cina - Arrestati due pastori
[ICN-News 06/10/05, 07:15]
Continua il giro di vite da parte del governo cinese nelle chiese che si radunano in casa. Nella città di Sanmenxia, nella contea di Mianchi, nella regione Henan, la polizia ha arrestato il predicatore Ma Shulei.
Questi i fatti: Lunedì 26 settembre scorso Shulei, residente nella provincia di Yunman, era andato a trovare suo padre, anch'egli pastore. Qualcuno aveva fatto la spia ed aveva avvertito la polizia della sua presenza in città. All'arrivo dei poliziotti, Shulei non era in casa e così gli agenti hanno arrestato il padre di 58 anni perché si era rifiutato di dare notizie sui suoi movimenti. Per salvare il genitore, il giovane predicatore si è consegnato alla polizia. Adesso, padre e figlio, si trovano tutt'e due in carcere.
Nel 2002, Ma Shulei ed il padre erano stati detenuti per più di 40 giorni a Pechino in seguito ad un raid compiuto dalla polizia durante una riunione di pastori. Posti ambedue in libertà vigilata erano stati poi obbligati a presentarsi in caserma ogni cinque giorni. Il giovane aveva però ignorato l'ordine e se n'era andato nella provincia di Yunman quale missionario delle chiese che si radunano in casa. (Shulei si era appena laureato in teologia presso un college cinese nel Myanmar).
La notizia dell'arresto di padre e figlio ha scosso la comunità cristiana cinese. Bob Fu, presidente di China Aid Organization: “Trattenere il padre per arrestare il figlio è senza dubbio una tattica riprovevole contro due persone innocenti. Chiediamo al governo cinese di rimettere in libertà al più presto il Pastore Ma e suo figlio.”
Hua Huigi: E' tornato in libertà dopo 7 ore intense d'interrogatorio e di botte
[ICN-News 11/10/05, 17:30]
Hua Huigi, il noto leader della chiesa cinese di Pechino, è tornato in libertà dopo 7 ore intense d'interrogatorio durante le quali è rimasto sempre in manette ed è stato ripetutamente preso a calci, pugni e schiaffi ogni volta che rispondeva ad una domanda.
Hua è accusato di avere assistito i cristiani che si recavano a Pechino per denunciare la persecuzione a cui sono sottoposti. Come abbiamo riferito nelle precedenti edizioni, Hua era stato arrestato domenica 9 ottobre da 7-8 uomini, che dicevano di essere della Sicurezza Pubblica di Pechino. Ai suoi torturatori, il giovane cristiano ha dichiarato che, nonostante le percosse, non li odia, ma li ama e prega per loro. Non stupisce se si ì sentito ripetere di "essere un uomo strano".
Mercoledì 26 Ottobre 2005
Sodano: Cina, siamo pronti al dialogo
Il Vaticano preme su Pechino: «Il nostro nunzio può arrivare già stasera»
di ORAZIO PETROSILLO
ROMA - «Non domattina ma stasera stessa». Se solo la Cina volesse, la Santa Sede trasferirebbe immediatamente la sua rappresentanza diplomatica da Taipei a Pechino. A condizione che sia rispettata nella sua dignità statale. Non potrebbe essere più chiaro il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato del Papa. Ha ripetuto ieri quello che affermò, con sorpresa di qualcuno, una decina di anni fa. Ma adesso le sue parole hanno più forza perché è in atto un pressing della Santa Sede verso la Cina: lo rivelano l’invito a quattro vescovi a venire al Sinodo e gli accordi più o meno sotterranei tra Pechino e Vaticano sulla nomina di alcuni vescovi. Tale pressing trova ora terreno più agevole per la campagna di immagine democratica che Pechino deve rendere credibile in vista delle Olimpiadi nel 2008.
Sodano ha fatto queste dichiarazioni ieri sera a Roma inaugurando il nuovo centro congressi della Pontificia Università Gregoriana dei gesuiti, intitolata al famoso confratello Matteo Ricci, pioniere dell’apertura culturale e religiosa alla grande Cina. Per la Santa Sede, non ci sono difficoltà a stabilire relazioni diplomatiche con la Cina comunista. Perché non si tratterebbe di «rompere» i rapporti con Taiwan, azione che non rientra in alcun modo nella sua prassi diplomatica, bensì di «ritornare» nella Cina continentale dalla quale fu cacciata con la violenza nel 1951 dai maoisti. Il suo sarebbe un ritorno. Da compiere celermente senza particolari difficoltà.
«Ho detto tante volte - ha spiegato il cardinale - che se possiamo avere contatti con Pechino, non domattina ma stasera stessa il nunzio, o meglio l’incaricato d’affari che è a Taiwan, va a Pechino». «Ma la Santa Sede - ha puntualizzato - non può essere trattata peggio degli altri Stati. Quando gli altri Stati terminarono a Taiwan andarono subito a Pechino. E perché la Santa Sede, se termina i contatti con Taiwan, non può andare a Pechino?». Lì c’era la nunziatura che nel 1951 fu spostata con la forza prima a Nanchino, poi ad Hong Kong ed obbligata infine a Taiwan. Proprio la settimana scorsa, durante i funerali del cardinale Giuseppe Caprio, il Papa ricordò che egli da giovane diplomatico fu costretto in domicilio coatto a Nanchino e poi espulso con il nunzio Riberi.
«Ed adesso - ha continuato - se fosse possibile, come speriamo, si ritornerebbe nella sede originaria di Pechino. L’intestazione della nostra carta da lettere è sempre la stessa: reca ancora la scritta ”Nunziatura in Cina” com’era quella che c’era a Pechino, non l’abbiamo cambiata». Sodano ha parlato anche dell’esistenza attuale non tanto di «trattative» col governo cinese («la parola è eccessiva») ma di «conversazioni», di «contatti». Dovuti ai tanti uomini di Chiesa che vanno in Cina e ai rappresentanti di Pechino in giro per il mondo. Proprio ieri il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto del dicastero missionario, ha detto di star pensando ad un viaggio in Cina nel tentativo di aprire un dialogo distensivo con il governo di Pechino. I padri sinodali hanno spedito una lettera di solidarietà ai quattro presuli che non hanno ricevuto il visto per venire a Roma, e il Papa domenica ha parlato della sua «viva pena» per questa loro assenza.
(Il Messaggero)
Lucrezio
26-10-2005, 18:26
Però è bello vedere come tutti scarichino taiwan senza pensarci troppo...
Mi sa che quell'isoletta durerà ancora poco.
D'altra parte, finché lo fanno i comunisti, va tutto bene... vedi tibet, ad esempio ;)
Blue Spirit
27-10-2005, 11:26
beh, al governo cinese interessa avere una chiesa di stato, e a Roma interessa essere "quella" chiesa...
io la vedo diversamente...la chiesa vuole esercitare la sua funzione liberamente, senza massacri e imposizioni assurde, mentre il governo comunista vuole avere il solito controllo totale anche sulle questioni religiose (come loro abitudine),non gli interessa una chiesa di stato perchè loro hanno l'ateismo di stato, ma semplicemente controllare tutto e tutti, anche le coscienze...
CONFITEOR
27-10-2005, 14:53
Nessuno sa il numero esatto dei cristiani in Cina; qualcuno parla di 60 milioni, altri di 100 milioni. Fonti pentecostali danno il numero dei nati di nuovo a 150 milioni.
Ecco, appunto, non lo sa nessuno....
SAi quanti sono i cattolici giapponesi?? 500.000,
fatte le proporzioni in Cina sarebbero 5 milioni, compresi i patriottici :fagiano:
http://www.asianews.it/dos.php?l=it&dos=47&art=2932
CONFITEOR
27-10-2005, 15:01
beh, al governo cinese interessa avere una chiesa di stato, e a Roma interessa essere "quella" chiesa... è un calcolo molto semplice... altrimenti perché sconfessare la natura stessa della Chiesa "imparentandosi" con un regime sanguinario e criminale come quello cinese accettando i vescovi nominati proprio dal regime? come dire "accettiamo i vescovi nominati da Fidel Castro" :fagiano:
La Cina nel 1980 minacciò l'intervento armato se l'urss fosse intervenuta in Polonia contro Solidarnosc, il sindacato di Giovanni Paolo II.... :fagiano:
In complesso gli ultimi due papi mi sembrano abbastanza filocinesi....fortunatamente :cool:
CONFITEOR
27-10-2005, 15:11
Nessuno sa il numero esatto dei cristiani in Cina; qualcuno parla di 60 milioni, altri di 100 milioni. Fonti pentecostali danno il numero dei nati di nuovo a 150 milioni.
"I cattolici in Cina sono almeno 13 milioni: 5 appartenengono alla ufficiale Chiesa Patriottica e 8 sono in clandestinità."
http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=6912
STIMA CATTOLICA.....
Secondo me siamo noi a dover imparare dalla Cina, e non viceversa,
la chiesa viene dal buio medio evo, ed è solo fonte di guai.
CONFITEOR
27-10-2005, 19:48
Però è bello vedere come tutti scarichino taiwan senza pensarci troppo...
Mi sa che quell'isoletta durerà ancora poco.
D'altra parte, finché lo fanno i comunisti, va tutto bene... vedi tibet, ad esempio ;)
Taiwan sta alla Cina come l'isola d'elba all'italia....
La Cina apprezza l'apertura del Vaticano ma non vuole interferenze
Giovedì, 27 ottobre
Appunti
Il governo cinese vuole migliorare le proprie relazioni col Vaticano e si augura che questo ''faccia seguire i fatti alle parole''. Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri Kong Quan, il quale ha ricordato le due condizioni che, secondo il governo cinese, devono essere soddisfatte: primo, che il Vaticano rompa le sue relazioni diplomatiche con Taipei; secondo, che ''non interferisca negli affari interni cinesi, in particolare che non interferisca in nome della religione''.
La posizione vaticana
Il cardinale Sodano rassicura sul fatto che la Santa Sede continuerà a "gettare ponti" verso Pechino e che "la storia cammina. Io penso - ha aggiunto - che supereremo queste difficoltà". A chi gli chiede se il 2008 - anno dei Giochi Olimpici - possa essere considerata una possibile data per salutare la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i due stati, il porporato allarga le braccia: "I piani della provvidenza, lasciamoli alla provvidenza. La santa Sede è sempre pronta al dialogo e a spiegare le sue tradizioni".
Per la normalizzazione dei rapporti diplomatici Pechino chiede al Vaticano di tagliare le relazioni con Taiwan, considerata da sempre dalla Cina l'isola ribelle. "Infatti non è un ostacolo - ha spiegato il cardinale - Stasera stessa l'incaricato d'affari della Santa Sede (che si trova a Tajpei) potrebbe andare a Pechino. Ciò che noi continuiamo a dire è che la Santa Sede non può essere trattata peggio degli altri Stati: quando gli altri Stati decisero di rompere con Taiwan sono potuti tornare in Cina. La Santa Sede, invece, se termina i contatti con Taiwan non può andare a Pechino".
Ma esistono trattative in corso tra Vaticano e il governo di Hu Jintao? "Trattative è una parola eccessiva. Vi sono conversazioni e contatti" ha risposto il cardinale Sodano spiegando che i mezzi di comunicazione e la facilità di spostamento che esiste oggi "semplifica l'osmosi. Vi sono mille modi di comunicare. Il mondo oggi è unito e anche la chiesa è unita. Noi sentiamo come nostri fratelli e sorelle i cattolici e tutto il popolo cinese, per questo non smetteremo di tendere ponti nel rispetto di tutte le culture. La chiesa è universale e ha sempre messo le radici in tutti i popoli e continenti. Speriamo che anche queste tensioni cessino".
Quanto al divieto per i quattro vescovi cinesi di raggiungere Roma e partecipare al Sinodo, il segretario di Stato vaticano si dice "dispiaciuto" non avere potuto abbracciare i confratelli cinesi che il Papa aveva invitato. "Noi speriamo che presto come hanno detto, possano prendere la via di Roma e darci un abbraccio fraterno. La storia cammina e anche noi vedremo superate queste difficoltà".
Il governo di Pechino, secondo lei, ha paura? "Non deve averne. Noi abbiamo sempre spiegato che la Chiesa ha setima per la storia e la cultura del popolo cinese dove sono fioriti tanti santi e uomini grandi. Speriamo di superare le difficoltà". Intanto il cardinale si lascia sfuggire che l'intestazione della carta da lettere usata nella sede diplomatica di Taiwan è la stessa che usava monsignor Riberi nel 1951, l'ultimo nunzio apostolico in Cina prima di essere cacciato a seguito della presa al potere di Mao. "Non l'abbiamo mai voluta cambiare".
(wwwcanisciolti.info)
CONFITEOR
29-10-2005, 13:43
La Cina apprezza l'apertura del Vaticano ma non vuole interferenze
Giovedì, 27 ottobre
Ciò che noi continuiamo a dire è che la Santa Sede non può essere trattata peggio degli altri Stati: quando gli altri Stati decisero di rompere con Taiwan sono potuti tornare in Cina. La Santa Sede, invece, se termina i contatti con Taiwan non può andare a Pechino".
Veramente incredibile osservazione!!!!!!!!!!! :eek:
E da quando la "santa sede" è uno stato come gli altri????????????
Intanto gli altri stati non dicono di essere santi e di rappresentare il padreterno, mettendosì così su un livello più alto del paese che li ospita...
E poi gli altri stati non aprono parrocchiette e non cercano di influenzare l'educazione della popolazione sottraendola alla nazione!
Certo l'ambasciata di Francia e Germania una volta stabilite normali relazioni non pretenderebbe di educare i cinesi alla francese o alla tedesca,
se lo facessero sarebbero espulsi immediatamente.
Ancora gli altri stati non dicono ke ki è comunista va all'inferno... :fagiano:
Ma mi facci il piacere signor Sodano....santissimo Savonarola... :doh:
31 Ottobre 2005
HONG KONG – VATICANO – CINA
Mons. Zen: “Prima di chiedere rottura con Taiwan Pechino apra negoziati col Vaticano”
Il presule commenta le dichiarazioni del card. Sodano e definisce “irragionevole” che Pechino chieda alla Santa Sede “di rompere con Taiwan prima dell’inizio di colloqui seri”.
Hong Kong (AsiaNews/Scmp) – Mons. Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, “non crede” che il Vaticano possa rompere le sue relazioni con Taiwan prima dell’inizio di veri colloqui con Pechino sulla normalizzazione dei rapporti sino-vaticani.
“E’ irragionevole – ha detto il presule, di ritorno dal Sinodo sull’Eucarestia – chiedere al Vaticano di rompere con Taiwan prima dell’inizio di seri negoziati”.
Il capo della Chiesa cattolica di Hong Kong si dice ottimista sul progresso delle relazioni. “Vi sono però alcuni ostacoli – ha aggiunto - che bisognerebbe superare, in special modo dopo la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione di Benedetto XVI”. Il prelato ha aggiunto poi che è ovvio che stiano crescendo nuove opportunità per la Chiesa in Cina.
La scorsa settimana il segretario di Stato vaticano card. Angelo Sodano ha ripetuto che il Vaticano è pronto per riportare la nunziatura da Taipei a Pechino e rompere così i suoi rapporti diplomatici con Taiwan, a patto che la Cina si impegni a rispettare la libertà religiosa.
“Quando gli altri Stati hanno interrotto i rapporti con Taiwan si sono immediatamente mossi a Pechino – ha detto – perché lo stesso trattamento non viene garantito alla Santa Sede?”.
Kong Quan, portavoce del ministero cinese degli Esteri, ha risposto ripetendo ancora una volta che il Vaticano deve rompere i suoi rapporti con Taiwan.
-kurgan-
31-10-2005, 16:40
Però è bello vedere come tutti scarichino taiwan senza pensarci troppo...
Mi sa che quell'isoletta durerà ancora poco.
D'altra parte, finché lo fanno i comunisti, va tutto bene... vedi tibet, ad esempio ;)
ah, la cina è comunista?
20 Dicembre 2005
CINA
Cattolici dello Shanxi: appello a Pechino per le proprietà sequestrate alla Chiesa.
Dopo il violento pestaggio a preti e suore, si chiede al governo di intervenire perché gli edifici requisiti in modo ingiusto siano ridati ai legittimi proprietari.
Tianjin (AsiaNews) - In un appello rivolto all’autorità di Tianjin, al Ministero del Fronte Unito e all’Ufficio centrale degli Affari religiosi, i cattolici di Taiyuan e di Yuci chiedono di intervenire perché sia fatta giustizia sulle proprietà delle due diocesi che il governo locale di Tianjin ha incamerato contro ogni regola stabilita da Pechino.
L’appello è stilato due giorni dopo le violenze subite da un gruppo di cattolici che dallo Shanxi si sono recati a Tianjin per esigere il ritorno delle proprietà.
Il 16 dicembre alcuni sacerdoti sono stati picchiati a sangue da 30 energumeni con sbarre di ferro, bastoni e mattoni. La polizia intervenendo si è lasciata sfuggire i teppisti e ha bloccato i sacerdoti in questura per interrogarli, negando per ore le cure ospedaliere.
L’appello fa notare che gli edifici, requisiti da Mao Zedong, sarebbero dovuti ritornare alla Chiesa già dopo la Rivoluzione Culturale (1966-1976). Il ritorno delle proprietà ecclesiastiche – come mezzo di sostentamento delle comunità - è riaffermato con i regolamenti sulle attività religiose (del ’94 e del 2005). Invece da anni il dipartimento delle proprietà immobiliari (governativo) gestisce per conto suo terreni e affitti degli edifici.
Tali edifici erano proprietà di istituti missionari già nel XIX e nel XX secolo. I proventi derivati dall’affitto di terreni e case servivano a finanziare le missioni dell’interno, più povere e senza mezzi. Prima dell’avvento di Mao, le proprietà degli istituti missionari vennero trasferite alle rispettive diocesi.
Il problema della difesa delle proprietà immobiliari è divenuto più acuto in questi anni. A causa del grande sviluppo economico e del valore raggiunto da edifici in centro città, spesso il governo locale, in combutta con imprese immobiliari, requisisce, distrugge, ricostruisce e vende edifici e terreni non di sua proprietà. Molti proprietari, senza alcun indennizzo, vengono sfrattati, rapiti e perfino uccisi.
Lo scorso anno la costituzione cinese è stata cambiata per affermare il diritto e la difesa della proprietà privata. Ma in Cina non vi sono ancora leggi a difesa della proprietà privata, lasciando spazio a soprusi e violenze.
Riportiamo di seguito il testo della petizione, inviata al Governo popolare di Tianjin
e per conoscenza a:
Ministero del Fronte Unite
Dipartimento degli Affari Religiosi
Dipartimento del Fronte Unite della provincia di Shan Xi
Dipartimento degli Affari Religiosi della provincia di Shan Xi
le comunità cattoliche delle diocesi di Taiyuan e Jinzhong (Yuci), nella provincia dello Shanxi hanno diverse proprietà immobiliare a Tian Jin. Dopo la Rivoluzione culturale, il nostro paese ha ristabilito la politica della libertà religiosa e ha dato indicazioni alle autorità locali di restituire le proprietà immobiliari che appartengono alle comunità religiose. Nel 1993, il Dipartimento dell’amministrazione immobiliare di Tianjin ha pubblicato il documento n. 392 (1993), il documento 102 (1993), il documento 103 che decidono la restituzione alle comunità religiose delle proprietà immobiliari che ad esse appartengono entro il 1 luglio 1993, per risolvere la questione dell’ automantenimento.
Nel 1993, il Dipartimento dell’amministrazione immobiliare di Tianjin ha preso in gestione le proprietà immobiliari che si trovano a Tianjin e che appartengono alla nostra comunità cattolica della provincia di Shanxi. Fino ad oggi esse non sono state restituite alla Chiesa.
Il 1° marzo 2005 entrano in vigore i Regolamenti degli Affari Religiosi. Al numero 30 di tale documento si afferma: “la legge protegge i terreni utilizzati in modo legittimo dalla comunità religiosa e il luogo dove si pratica il culto; protegge proprietà e utilizzo legittimo di case, edifici, strutture e di tutte le proprietà e i redditi. Nessuna organizzazione o individuo può impossessarsene, ostacolare, dividere illegalmente, danneggiare oppure apporre i sigilli, sequestrare, congelare, espropriare, offendere la proprietà legittima della comunità religiosa e i luogo di culto; non si può danneggiare gli oggetti archeologici che appartengono, o che sono utilizzati dalla comunità religiosa”.
Abbiamo inviato diverse lettere e persone per trattare la questione con il Dipartimento dell’amministrazione dell’immobiliare di Tianjin e con quelli che vengono definiti “le dita della proprietà immobiliare religiosa” [l’Ufficio affari religiosi? – ndr]. Essi non solo sono rimasti indifferenti alla nostra richiesta ed appello, ma addirittura hanno già demolito le immobiliare della via di Bo Ai e di via Jianguo senza nessun autorizzazione (su questo fatto abbiamo protestato con rigore e chiesto soddisfazione per le nostre legittime richieste).
Quest’anno, per l’ennesima volta, le nostre proprietà su via Jinbu sono state riparate e affittate senza alcuna autorizzazione. Dopo avere ricevuto con stupore la notizia, i vescovi, i sacerdoti e i fedeli delle due diocesi, indignati, hanno tutti proposto di andare a Tianjin per chiedere giustizia alla corte. Per applicare in modo migliore la politica religiosa del Partito, proteggere i diritti legittimi della nostra chiesa, alcuni sacerdoti delegati si sono recati a Tianjin per sporgere denuncia. Arrivati il 15 dicembre, siamo stati ricevuti dal vicesindaco incaricato della questione e da alcuni responsabili comunali. La sobria risposta non conteneva nessuna misura concreta. Impossibilitati a dare una risposta soddisfacente ai nostri sacerdoti e fedeli, chiediamo per l’ennesima volta quanto segue:
1. la restituzione delle proprietà immobiliari della comunità cattolica dello Shanxi, situate a Tianjin; in particolare l’edificio in restauro nella via Jinbu. Prima della restituzione alla chiesa, non va né affittato, né venduto in alcun modo. Vanno anche ritornati quelli già affittati.
2. per gli edifici già demoliti a via Boai e a via Jianguo, senza nessun autorizzazione, va trovata una soluzione ragionevole.
3. le “dita della proprietà immobiliare religiosa” del comune di Tianjin devono presentare documenti dettagliati e scritti sulle entrate e le uscite delle proprietà in questione, per tutto il periodo della loro amministrazione.
4. verificare e risolvere le questioni di altre proprietà delle nostre comunità, oltre a quelle di via Boai, via Jianguo, via Jinbu.
Il reclamo di cui sopra è fatto da tutti i vescovi, sacerdoti e fedeli delle nostre due diocesi. Preghiamo l’amministrazione comunale, il Comitato municipale del Partito di Tianjin che applichino con cura i Regolamenti degli Affari religiosi, facendo scelte di politica alta ed adeguata, mantenendo la stabilità e garantendo i diritti legittimi della nostra comunità religiosa. Risolvere la questione delle nostra proprietà ecclesiali che si trovano a Tianjin, facilita l’automantenimento delle nostre comunità, promuove lo sviluppo integrato di comunità religiosa e società e serve alla costruzione di una società armonica [l’ideale di Hu Jintao – ndr]
La comunità cattolica della diocesi di Taiyuan, provincia dello Shanxi
La comunità cattolica della diocesi di Jinzhong (Yuci), provincia dello Shanxi
18 dicembre 2005
(traduzione dal cinese a cura di AsiaNews)
(fonte: AsiaNews.it)
Prove di apertura tra Cina e Vaticano
Mercoledì, 28 giugno
Incontro con i rappresentanti del governo cinese di una delegazione della Segreteria di Stato Vaticana a Pechino. Ne dà notizia l'agenzia Asia News. La delegazione giunge a Pechino in un momento di tensione a causa delle "ordinazioni episcopali illecite" criticate dal Vaticano come un "attentato alla libertà religiosa".
Il cardinale Zen, vescovo di Hong Kong, parla di un gesto amichevole. Il portavoce vaticano Navarro Valls si trincera però dietro un 'No comment'.
(canisciolti.info)
dantes76
28-06-2006, 11:45
Disgelo? forse fino a quando la chiesa non mettera sul tavolo i suoi capisaldi, primis fra tutti, il non controllo demografico.
o gia' immagino la chiesa dire al governo cinese quale tipo di ricerca fare..campa cavallo che l'erba cresce
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