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View Full Version : Teoria evolutiva degli equilibri punteggati


panecasareccio
04-09-2005, 19:52
Buongiorno a tutti.

Qualcuno saprebbe spiegarmi che cos'e' la teoria evolutiva degli equilibri punteggiati? (o dell'equilibrio punteggiato)?

Su quali basi sperimentali si fonda?


Grazie mille per l'aiuto, PaneCasareccio.

JL_Picard
04-09-2005, 20:08
Buongiorno a tutti.

Qualcuno saprebbe spiegarmi che cos'e' la teoria evolutiva degli equilibri punteggiati? (o dell'equilibrio punteggiato)?

Su quali basi sperimentali si fonda?


Grazie mille per l'aiuto, PaneCasareccio.

cerca con google "equilibrio punteggiato" e troverai molte pagine utili ed anche qualche pagina di detrattori dell'evoluzionismo.

da quello che ho capito è una evoluzione (scusa il gioco di parole) della teoria evolutiva di Darwin, secondo la quale l'evoluzione tra le specie non avviene con continuità, ma manifesta salti in un detreminato carattere ereditario.

Se il cambio è nocivo, in tempi più o meno brevi (evolutivamente parlando) l'organismo è destinato all'estinzione.

Se il cambiamento è utile, verrà trasmesso alle generazioni future.

Si pensi agli organismi che casualmente resistenti a certi insetticidi, che trasmettono tale caratteristica alle generazioni future, obbligamndo a produrre insetticidi via via sempre più potenti.

CONFITEOR
05-09-2005, 07:56
è correlata con la teoria matematica delle catastrofi,

il meccanismo di selezione per cambiamento graduale è insoddisfacente,

si pensa allora che dei cambiamenti siano in grado di innescarne degli altri, di modo che si produce una rapida evoluzione di una specie, contrapposta a più lunghi periodi di equilibrio.

Banus
05-09-2005, 09:41
Qualcuno saprebbe spiegarmi che cos'e' la teoria evolutiva degli equilibri punteggiati? (o dell'equilibrio punteggiato)?
E' essenzialmente una reinterpretazione della teoria di Darwin che pone l'enfasi sui cambiamenti rapidi (in senso geologico) e sul ruolo delle piccole popolazioni.
Qualche riferimento:
http://en.wikipedia.org/wiki/Punctuated_equilibrium

Le grosse popolazioni tendono a rendere omogeneo il pool di geni a causa del continuo scambio, e i nuovi caratteri sono diluiti; nelle piccole popolazioni invece i nuovi caratteri si diffondono rapidamente, inoltre due popolazioni isolate fra loro tendono a divergere a causa del fenomeno della deriva genetica: una piccola popolazione, essendo soggetta a cambiamenti più rapidi può formare una nuova specie in un tempo relativamente breve (decine o centinaia di migliaia di generazioni).
Nel thread in politica è stato accennato riguardo all'origine della specie umana.
La relazione con le catastrofi è abbastanza labile: nel caso di cambiamenti rapidi popolazioni grandi e adattate hanno una certa "inerzia" che le porta all'estinzione, mentre i gruppi isolati hanno una maggiore flessibilità (ma anche maggior rischio di estinguersi: è sempre un processo casuale che si gioca sui grandi numeri).

Questa interpretazione è essenzialmente in accordo con Darwin, il quale aveva posto l'enfasi sulla gradualità per contrastare l'idea del tempo di estinzioni di massa (tipo diluvio) per spiegare i primi fossili (un'idea simile a quella proposta nel thread nella sezione politica :p).

Lorekon
05-09-2005, 10:36
penso che sia da correlare con la natura discreta del genoma: a parte alcuni caratteri quantitativi, molte caratteristiche sono determinate da un solo gene, o da pochi geni, il che determina dei "salti" fenotipici.

Aggiungo che la variabilità si accumula (con vari meccanismi) senza necessariamente manifestarsi, e poi emerge di colpo: tipicamente ciò avviene nei periodi di stress ambientale, in cui la pressione selettiva cambia direzione o si fa più intensa.

Inoltre solo una minima parte del genoma è codificante, il resto ha funzione regolativa dell'espressione; la parte codificante non è ovviamente tutta espressa sempre comunque e in ogni caso non tutta insieme.
Il genoma è un'entità dinamica, penso ai trasposoni, alla funzione della cromatina etc...

Altro elemento, gli organismi spesso hanno ploidìa (numero di corredi genetici) che gli consente di "mascherare" la viariabilità: p.es gli animali in genere hanno 2 corredi genomici (sono diploidi, 2n) e per il fenomeno della dominanza allelica spesso solo 1 allele della coppia viene espresso, e l'altro represso. A complicare le cose avvengono anche altri fenomeni come l'epistasia (l'espressione di un gene influenza l'espressione di un altro gene), la codominanza etc... per non parlare degli organismi ad elevata ploidìa, p.es alcune piante (il frumento tenero, Triticum aestivum, è esaploide, 6n; alcune felci primitive superano 10n).

Insomma, Mendel ne aveva azzeccata qualcuna ma in realtà è tutto molto molto più complesso, anche senza addentrarsi in questioni molecolari.

CONFITEOR
05-09-2005, 22:28
La relazione con le catastrofi è abbastanza labile: nel caso di cambiamenti rapidi popolazioni grandi e adattate hanno una certa "inerzia" che le porta all'estinzione, mentre i gruppi isolati hanno una maggiore flessibilità (ma anche maggior rischio di estinguersi: è sempre un processo casuale che si gioca sui grandi numeri). :p).

ehm, la teoria matematica delle catastrofi, non parla di estinzioni e disastri,

è una teoria del come cambiamenti dapprima impercettibili possano portare rapidamente a un cambio di stato, non a una distruzione.

Banus
05-09-2005, 23:31
è una teoria del come cambiamenti dapprima impercettibili possano portare rapidamente a un cambio di stato, non a una distruzione.
Quella parte (esposta anche da Lorekon) è ancora molto discussa.. più che altro si dovrebbe spiegare come questi caratteri siano selezionati in modo da essere vantaggiosi.
Inoltre secondo wikipedia e talkorigins la teoria degli equilibri punteggiati non richiede questi meccanismi ma la semplice dinamica darwiniana, mentre cambi rapidi dovuti a meccanismi diversi ricadono nel saltazionismo.