View Full Version : Colombia, la guerra senza fine
Colombia, scontri tra Esercito e guerriglieri in tutto il paese
Inviato da Marzia Coronati
lunedì, 29 agosto 2005 14:51
I quotidiani colombiani continuano a riportare elenchi di morti e feriti, vittime degli scontri tra guerriglieri e Esercito che pervadono l’ intero paese ormai da troppo tempo. Il quotidiano El Tempo nella sezione dedicata ai conflitti armati, oggi riporta un susseguirsi di tragedie.
Nella zona rurale di El Corono, a nord di Bolìvar, un paramilitare è morto in uno scontro tra l’ Esercito e una fazione del gruppo di estrema destra Auc (Autodefensas Unidas de Colombia). Un guerrigliero dell’Eln (Esercito de Liberacion Nacional) nel frattempo moriva a Saracena in un altro combattimento. Poco dopo, nel dipartimento di Norte de Santander, due ribelli delle Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombias) perdevano la vita combattendo; altri otto morivano lottando contro l’Esercito a Puerto Inìrida. Ad Antioquia, dove recentemente uno scontro tra Farc e contadini ha lasciato una dozzina di morti più un numero imprecisato di feriti, è stato assassinato un combattente delle Farc.
In tutti gli scontri, l’Esercito ha sequestrato armi, munizioni ed esplosivi. In prossimità delle elezioni presidenziali, il leader colombiano Alvaro Uribe sembra avere rafforzato la politica di lotta alla guerriglia e al narcotraffico. Lotta alla guerriglia con la guerriglia.
E’ ancora presto per raccogliere gli eventuali frutti positivi di questa nuova linea politica. Non è presto però per raccogliere i cadaveri delle vittime degli scontri. Tra le vittime anche civili colpevoli solo di essere nati nel paese dell’orrore, in una delle nazioni considerata più pericolosa al mondo. Ieri un conducente è morto per l’esplosione di una mina antiuomo, sull’autostrada Medellìn-Bogotà. Secondo le autorità, le mine sono state posizionate dai guerriglieri delle Farc. Gli incidenti provocati da questi dispositivi sono ormai di routine in Colombia. L’anno scorso si riportavano due incidenti al giorno, e, secondo le statistiche della Campagna Colombiana Contro le Mine, nell’ultimo semestre ci sono state quasi tre vittime al giorno.
Tutto sembra essere marcio e corrotto. Alcuni membri del Congresso, coloro che le leggi dovrebbero produrle e non violarle, sono oggi sotto inchiesta perché in possesso di grandi quantità di cocaina: “Venditori di biscotti, venditori di scarpe, astrologi e spacciatori di marijuana e cocaina: tutti entrano in Congresso”, ha dichiarato in un intervista rilasciata alla BBC il vice-presidente del Senato Edgar Artunduaga.
Domani il nuovo segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, José Miguel Insulza, arriverà per una visita il cui tema principale sarà la pace. Gli incontri previsti in agenda con il presidente Uribe, il commissario per la pace Luis Carlos Restrepo e il ministro degli Interni e della Giustizia Sabas Pretelt de la Vega avranno tra gli scopi quello di capire come sta funzionando la tanto discussa nuova legge di Pace e Giustizia, per giudicare i delitti dei paramilitari. Il rappresentante della Camera Gustavo Petro, in un’intervista rilasciata al quotidiano locale Vanguardia Liberal, ha spiegato che la legge, che oggi compie un mese, non sta funzionando “ perché tutti gli strumenti che crea, come l’adeguamento della Fiscalìa, la rappresentanza delle vittime e gli avvocati speciali, non si stanno formando”.
Marzia Coronati (WarNews.it)
sid_yanar
30-08-2005, 09:50
certamente della colombia nei telegiornali non se ne parla (non è un caso)eppure è un paese violentissimo, probabilmente un laboratorio sul campo dove provare determinati tipi di definiamola, politica...
Colombia: la guerra senza fine
Scritto da Marzia Coronati
domenica, 04 settembre 2005 17:31
A pochi mesi dalle prossime elezioni, si tirano le somme dei risultati raggiunti dal governo del presidente colombiano Alvaro Urìbe. Nel 2002, in occasione della festa per l'insediamento del nuovo presidente, un attentato del gruppo di rivoluzionari delle Fuerzas Armadas Revolucionarias (FARC) ha provocato decine di morti e feriti. La rielezione del presidente oggi provocherebbe la stessa reazione?
La Colombia è da quaranta anni in guerra. Quaranta. La quantità di scempi, omicidi, sequestri di cui il paese è stato ed è tuttora testimone è così ampia da renderne impossibile una stima certa. Il numero delle vittime dovrebbe aggirarsi attorno ai 300.000.
In base all'ultimo rapporto di Amnesty International, negli ultimi 20 anni di conflitto sono morte almeno 70.000 persone, di cui la maggior parte civili. Quasi tre milioni di persone sono state costrette a rifugiarsi (solo 280.000 nel 2004). Decine di migliaia di civili sono stati torturati e sequestrati. Lo stesso rapporto sostiene che la maggior parte degli omicidi e dei sequestri è opera dei paramilitari appoggiati dall'esercito.
All'origine di questo conflitto, praticamente l'ultimo in una America Latina quasi del tutto pacificata, vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione, che aveva già provocato gravissime violenze diversi anni prima dell'inizio "ufficiale" delle ostilità.
Alla base del conflitto ci sono gli scontri tra Esercito, milizie paramilitari (come le Autodifese Unite della Colombia - AUC) e gruppi armati di opposizione, esistenti sin dal 1950, quando durante una cruenta guerra civile tra conservatori e liberali si sono creati i due maggiori gruppi di guerriglia tuttora attivi: le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC), che si calcola contino circa 20.000 combattenti, e l'Ejercito de Liberacion Nacional (ELN), con circa 4.000 combattenti. Anche i gruppi guerriglieri, cosi come esercito e paramilitari, sono responsabili di gravi infrazioni del diritto internazionale umanitario, colpevoli di abusi, omicidi di civili e sequestri.
Armamento di civili
Il governo ha reagito ai gruppi di guerriglieri promulgando un decreto (il 3.398 del 1965, convertito nella Legge 48 tre anni dopo) che permetteva all'esercito di creare gruppi di civili armati per perpetuare operazioni congiunte di "contro-insurrezione". Le forze armate che si sono create a seguito di questo provvedimento, le suddette milizie paramilitari, hanno portato avanti una serie di operazioni in violazione con i diritti dei civili in nome di una millantata lotta contro la guerriglia.
Il Presidente Alvaro Uribe alle Nazioni Unite (Foto UN)
Molti membri delle elitès politiche ed economiche, soprattutto i possidenti terrieri e gli impresari agro-industriali, tollerano e a volte appoggiano la formazione di questi gruppi armati per parte dell'esercito perché necessari per impedire che la guerriglia sequestri le loro imprese e i loro terreni.
La smobilitazione
Da due anni il governo Urìbe ha intrapreso più attentamente un dialogo con le diverse forze paramilitari, prevedendo la loro smobilitazione entro la fine del 2005. Alla fine del 2004 cinque blocchi paramilitari hanno consegnato le armi. Ma la guerra è lontana dalla tregua: "il serpente è ancora vivo", detto con le parole del presidente.
Il rapporto di Amnesty International diffuso il 01/09/2005 dal titolo "Paramilitari a Medellìn: smobilitazione o legalizzazione?", mostra come la strategia di smobilitazione decisa dal governo della Colombia minacci di consolidare il paramilitarismo e tutto ciò che ne consegue: omicidi, sequestri e torture continuano ad essere compiute in quasi totale impunità. Dei quasi 6.000 paramilitari smobilitati dal 2003, solo 25 sono detenuti per le atrocità commesse.
A Medellìn il Bloque Cacique Nutibara (BCN), uno dei gruppi militari smobilitati, continua ad agire come una forza militare, uccidendo e minacciando difensori dei diritti umani. Più che operare in gruppi ampi, i paramilitari di oggi si presentano come informatori dell'esercito o agenzie di sicurezza private. Secondo il rapporto, il principale difetto del processo di smobilitazione è costituito dalla "legge di giustizia e pace", varata da poco più di un mese, che intende regolare la smobilitazione, garantendo ai membri dei gruppi illegali che "smobilitano" significative riduzioni di pena. Dalla legge hanno già tratto beneficio migliaia di sospettati autori di violazioni dei diritti umani.
Nel paese si è aperta la strada al riciclaggio dei paramilitari. Non prevedendo nessuna politica contro il reclutamento dei paramilitari, la legge non impedisce che alla smobilitazione segua un nuovo reclutamento da parte dei migliori offerenti. Con il rapporto, Amnesty International si rivolge alla comunità internazionale affinché non fornisca sostegno politico ed economico al processo di smobilitazione fino a quando il governo colombiano non introdurrà un apparato legale per la smobilitazione dei gruppi armati illegali conforme agli standard del diritto internazionale in materia di verità, giustizia e riparazione.
Le libertà stroncate
Le forze di sicurezza colombiane hanno adottato una strategia di "contro-insurrezione" che tende a considerare le vittime delle zone di conflitto non come vittime dei gruppi di guerriglia bensì come parte del nemico, simpatizzanti della guerriglia; difensori dei diritti umani, sindacalisti, giornalisti e attivisti sociali vengono continuamente perseguitati, così come le comunità civili colpevoli solo di abitare in zone considerate di importanza militare o economica. Parte integrante di questa strategia è ancora una volta l'uso di civili armati come forze ausiliari.
Per proteggersi da queste violente e ingiuste persecuzioni gruppi di civili si sono uniti dando vita a delle comunità, chiamate "comunità di pace", che non appoggiano nessuna fazione: né con i paramilitari, né con la guerriglia, né con l'esercito: solamente difesa del diritto alla neutralità. La Comunità di pace di S. Josè di Apartado, in Urabà, ne è un esempio. Quando è stata fondata, nel 1997, i leader avevano richiesto al governo protezione affinché nessuna formazione armata entrasse nel loro territorio. E' un eufemismo dire che l'impegno del governo è stato scarso.
Bambini della comunità di San Josè de Apartado (Fonte: www.selvas.org)
Dal 1997 ad oggi sono state assassinate circa 160 persone appartenenti alla comunità. 160 in otto anni. L'ultimo scabroso fatto risale al 21 febbraio scorso, quando una fazione armata, identificata come la Brigata XVII dell'Esercito Governativo, si è insediata nella comunità e ha assassinato otto persone, tra cui tre bambini. Tra le vittime, il leader di S. Josè, Luis Eduardo Guerra, che nel Luglio 2004, durante il Foro Sociale delle Americhe a Quito, aveva affermato: "che senso hanno gli hotel di lusso, gli esperti delle Ong e tanti intellettuali, che senso ha tutto ciò per noi che abbiamo così bisogno che ci aiutiate a non morire?!". L'appello è caduto nel vuoto.
Cristiano Morsolin, in un articolo riportato da Narcomafie di Giugno del 2005, racconta come i familiari hanno dovuto cercare i corpi delle vittime, massacrate e abbandonate nei boschi, seguendo i voli concentrici degli avvoltoi. Morsolin si è affrettato a rendere noto il fatto alla Comunità europea, dal momento che la stampa colombiana taceva sull'accaduto. Un documento firmato da 60 europarlamentari della 'sinistra unita europea' è stato stilato per denunciare il triste evento. Il giornalista italiano, a seguito della denuncia, è stato costretto ad abbandonare in fretta il paese, perché il rischio di un attentato nei suoi confronti era altissimo. Il Comitato per la protezione dei Giornalisti rivela che la Colombia è il secondo paese più pericoloso al mondo (dopo l'Algeria) per chi si occupa di informazione. Il lavoro del giornalista in Colombia è da tempo nella mira di gruppi criminali, guerriglieri, paramilitari, narcotrafficanti e politici corrotti. La libertà di stampa è sotto minaccia costante. Più di 120 sono i giornalisti uccisi negli ultimi 10 anni.
Narcotraffico
Primo produttore al mondo di cocaina, seguito con notevole distacco dal Perù e dalla Bolivia, la Colombia è responsabile della maggior parte della somministrazione mondiale di questa sostanza, di cui Statunitensi ed Europei sono i maggiori acquirenti. Il commercio di cocaina è sorto tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80. In quegli anni la maggior parte del traffico di cocaina stava in mano a due cartelli: quello di Medellìn e quello di Calì. I cartelli si servivano di bande di pistoleri pagati dai leaders del traffico per proteggere i propri loschi affari.
Questi gruppi di sicari furono i precursori di molti dei gruppi paramilitari sorti negli anni '90; spesso i motivi delle stragi di civili si mescolavano in un'ingarbugliata, sordida matassa: civili uccisi perché sospetti di possedere coltivazioni utili o, perché no, sospetti di aiutare la guerriglia. Ecco che narcotraffico e guerra si intrecciano per irrobustire le violenze colombiane.
Partita di pasta di coca grezza sequestrata (Fonte: archivio www.latinamericanstudies.org)
Sebbene il narcotraffico abbia aiutato ad alimentare il conflitto, non si può dire che sia la causa principale di quest'ultimo. Eppure aerei dell'esercito ogni giorno spargono erbicidi sulle piantagioni di coca: nell'ultimo anno 135.000 ettari di terreno sono stati resi inutilizzabili; 148 tonnellate di cocaina e quasi 2.000 laboratori sono stati scoperti e distrutti. I danni purtroppo si estendono anche a polli, mucche e altre piante, irrimediabilmente danneggiati dai veleni.
Nonostante gli ingenti avvelenamenti, il prezzo di un grammo di coca non è aumentato né a New York, né a Londra, né a Barcellona. Perché? Sembra che i coltivatori abbiano escogitato un metodo per produrre la stessa quantità di sostanza su superfici più piccole, è bastato selezionare piante più alte e metterle più vicine le une alle altre.
Rapporti internazionali
La posizione strategica della Colombia, confinante con il Venezuela, l'Ecuador, il Brasile ed unico sbocco verso Panama, rende il paese una delle mete più ambite per gli investimenti delle compagnie petrolifere internazionali. Non pochi sono stati i sostegni economici per incentivare le esportazioni colombiane.
Urìbe ha ereditato dal suo predecessore Andrès Pastrana la strategia denominata Plan Colombia, adottata per la prima volta nel 2001. Questo programma persegue diversi obiettivi: la lotta al narcotraffico e alla guerriglia, il finanziamento della politica nazionale, la difesa dei diritti umani e l'incentivazione allo sviluppo economico. Washington ha da sempre finanziato il programma e sino ad oggi sono stati investiti più di tre miliardi di dollari statunitensi.
Il Plan Colombia, che si concluderà entro la fine del 2005, è ora affiancato da una nuova strategia (iniziata nell'Aprile del 2004) che lo andrà a sostituire all'inizio del prossimo anno: il Plan Patriota. Quest'ultimo programma si concentra soprattutto sulla lotta alla guerriglia e contro le Farc. Grazie anche agli stanziamenti americani, Urìbe ha inasprito la sua politica di lotta alla guerriglia ed ha trasformato il suo esercito demoralizzato in una macchina da guerra, ricacciando i guerriglieri nelle foreste vergini. Il piano, seguendo i precetti della statunitense Dottrina della Sicurezza Nazionale, per sconfiggere il nemico irregolare sta eliminando le basi sociali di appoggio e consenso alla guerriglia.
Conclusioni
Nonostante la maggior parte dei problemi non siano stati risolti, alcuni obiettivi prefissati dalla presidenza Urìbe sono stati in parte raggiunti: la smobilitazione dei paramilitari, nonostante le numerose carenze legislative, è stata avviata; l'economia è in crescita.
A tre anni dall'insediamento, il presidente gode, secondo i sondaggi, di una popolarità che sfiora il 70%. "E' un circolo vizioso: Uribe é molto popolare perché i media sono con lui e i media sono con lui perché é molto popolare", ha affermato in un'intervista al quotidiano locale El Tiempo Daniel Coronel, uno dei tanti giornalisti costretti a lasciare il paese per le continue minacce ricevute.
Comunque andrà: che sia rieletto Urìbe o che vinca qualcun'altro, il nuovo governo si troverà di fronte a una situazione comunque catastrofica. Mai furono più profetiche le parole di Gabriel Garcìa Màrquez, che nel 1989 - ben sedici anni fa - scrisse: "Tutto fa pensare che la guerra sarà lunga, disastrosa e senza avvenire. E, la cosa peggiore, senza alternative. A meno che non se ne presenti una imprevista e felice: una di quelle stravaganze illuminate che tante volte hanno salvato l'America Latina dalla dissoluzione finale. Se non è il dialogo, potrebbe essere qualsiasi altra cosa, purchè non costi la vita a nessuno. Speriamo solo che, prima che termini questa guerra senza fine, non sia il paese stesso a finire."
Marzia Coronati (WarNews.it)
Paras e ribelli si scontrano a Putamayo; due bambine tra le vittime
Inviato da Marzia Coronati
martedì, 13 settembre 2005 12:57
Ancora incerto il bilancio delle vittime e dei feriti degli scontri tra paramilitari e guerriglieri delle Farc, Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia, avvenuti la scorsa settimana a Putamayo. Diverse fonti riportano notizie contrastanti. Secondo l’Esercito 26 sarebbero i feriti e 15 i morti. Tra questi, due bambine e un contadino della valle del Guamuez, zona ai confini con l’Ecuador.
Le altre vittime non sarebbero ancora state ancora identificate; probabilmente sono tutti combattenti, ma ancora è sconosciuto il movimento illegale di appartenenza.
Dall’ ospedale Sagrado Corazòn de Jesùs de La Horminga si conferma la notizia delle due bambine morte; inoltre i medici confermano che altre 27 persone, tra cui 10 bambini, sono state ricoverate a seguito di ferite di armi da fuoco provocate durante gli scontri. I disordini a Putamayo sono iniziati dopo un assalto delle Farc all’infrastruttura elettrica nel sud del paese, che razionalizza il servizio nei municipi di Putamayo. Sibundoy, Colòn, San Francisco e Santiago sono senza luce.
Gli analisti qualificano queste azioni offensive come un campanello d’allerta per il Governo, potrebbe infatti trattarsi di un modello di attacco regionale che potrebbe riverificarsi.
Mentre paras e Farc continuano a spararsi, Urìbe incalza con manovre di pacificazione e proposte di dialogo. Nell’ultimo annuncio, il presidente ha chiarito che la discussa legge di pace e giustizia, per la smobilitazione dei combattenti, non è rivolta solamente ai paramilitari, ma anche ai guerriglieri delle Farc. Condannati a 40 anni di carcere potrebbero scontare pene di otto anni nel momento in cui confessassero tutti i loro crimini. Tra i guerriglieri in lista per una riduzione della pena, ci sono sequestratori, assassini e terroristi.
Tra due settimane cominceranno i lavori di una commissione speciale a cui il governo ha affidato il compito di occuparsi della riparazione delle vittime per azioni di gruppi illegali. “ La scelta di ‘sgovernizzare’ il processo in questa delicata fase di applicazione della legge di pace e giustizia è dettata dalla necessità di dare maggiore fiducia a questo strumento legale così tanto criticato”, ha dichiarato il vicepresidente Francisco Santos in un’intervista al quotidiano locale El tiempo.
Eduardo Pizarro, sociologo e professore presso l’istituto di studi politici e relazioni internazionali dell’Universidad Nacional, sarà uno dei membri di questa speciale commissione di riparazione e riconciliazione di vittime della violenza. “ La prima cosa da fare è creare un fondo di riparazione delle vittime con i finanziamenti degli assassini, le finanze nazionali e gli aiuti della comunità internazionale.” spiega Pizarro “Che Giappone, Stati uniti e Unione europea donino al fondo per la riparazione delle vittime parte del debito colombiano”.
Intanto nel municipio di Sopetran, ad Antioquia, 222 membri del blocco nord-occidentale delle Auc si smobilizzano, consegnando 105 fucili, munizioni e strumenti di comunicazione. Il blocco era presente da nove anni in 22 municipi di Antioquia.
C’è quindi chi decide di consegnare gli strumenti di guerriglia e chi invece è costretto. Nel municipio di Puerto Rico, a Meta, l’esercito ha scoperto un ospedale dipinto di verde e mimetizzato in una zona boscosa del municipio, capace di ricoverare per lo meno 60 pazienti allo stesso tempo. L’accessoriata struttura, dotata di potenti strumenti medici, è stata smantellata ieri dall’esercito; nello scontro con i ribelli delle Farc, proprietari del complesso ospedaliero, due guerriglieri hanno perso la vita e un altro è stato sequestrato.
La legge di pace e giustizia è sempre più discussa. La smobilitazione di assassini e criminali preoccupa l’opinione pubblica; il rischio di ‘riciclaggio’ dei guerriglieri smobilitati spaventa i civili. Del resto, è difficile che l’apparato legislativo di una nazione in guerra da cinquanta anni possa funzionare bene.
Ieri Profirio Ramirez Albana, un uomo di 42 anni, ha sequestrato un aereo partito da Florencia, per richiedere il risarcimento negatogli dal Consiglio di Stato nel 1991. L’uomo, che ora è costretto alla sedia a rotelle, rimase ferito durante un’operazione antinarcotici della polizia a Caquetà. La procura, per un errore commesso nel 1996, aveva archiviato il caso negando a Ramirèz un indennizzo di invalidità. Il sequestro si è concluso senza vittime; l’uomo sarà processato per sequestro e possesso illegale d’armi.
Marzia Coronati (WarNews.it)
Molto interessante, grazie. :)
Leggo molto volentieri articoli di questo genere, sul sudamerica e sulla Colombia, anche se sono lunghi ;)
Non pensavo proprio che fossero rimasti così disastrati anche a distanza di diversi anni dalla morte di Escobar. Evidentemente il problema non era primariamente lui...
Anch'io voglio dire ad Adric che leggo sempre questi articoli di Geopolitca e crisi estere, che posta, anche se la maggior parte delle volte non scrivo nulla. ;)
La Colombia e l’estradizione di tre uomini dell’Ira: storia di scambi, complotti e compromessi
Scritto da Clara Capelli
domenica, 18 settembre 2005 18:47
La Colombia ha formalmente richiesto all’Irlanda l’estradizione di tre uomini ritenuti essere affiliati all’IRA e condannati a 17 anni di prigione per avere preso parte all’addestramento dei guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (FARC). È il nuovo capitolo di una storia iniziata quattro anni fa e ancora ben lontana dalla conclusione.
I tre furono arrestati l’11 agosto 2001 all’aeroporto di Bogotà mentre cercavano di lasciare il Paese con passaporti falsi; tracce di esplosivo vennero rilevate sui loro indumenti. Ben presto emersero i loro legami con l’IRA: due di essi – James Monaghan e Martin McCauley – erano esperti di esplosivi del gruppo indipendentista irlandese; il terzo - Niall Connolly – era stato rappresentante a Cuba dello Sinn Fein (il braccio politico dell’IRA) e figurava essere presente sul libro paga del partito comunista cubano. In seguito alla testimonianza di un ex combattente delle FARC le autorità colombiane li accusarono di avere addestrato guerriglieri nel Caguan – allora zona di distensione tra gruppi ribelli e governo - sull’uso di esplosivi e sulle tecniche di terrorismo urbano.
L’IRA e le FARC
Era la prima volta che la rete di relazioni tra IRA e narcoterroristi colombiani veniva alla luce, anche se un’inchiesta precedentemente condotta dal Comitato per le Relazioni Internazionali della Camera dei Rappresentanti statunitense aveva attestato l’esistenza di tale rete già dal 1998. In cambio del supporto ricevuto le FARC avrebbero pagato l’IRA con il denaro ricavato dal traffico illegale di droga – la loro principale attività – oltre ad offrire ai "colleghi" irlandesi la possibilità di testare nuove armi e strategie in un luogo al riparo da occhi indiscreti.
Stando a varie indagini effettuate a riguardo, le competenze che le FARC hanno in materia di esplosivi non provengono soltanto dall’IRA, ma anche da Cuba e Iran nonché dal gruppo peruviano Sendero Luminoso e dall’ETA; sarebbe stato proprio quest’ultimo – che in passato aveva avuto rapporti con l’IRA - a mettere in contatto le FARC con i terroristi irlandesi, forse con l’aiuto di Connolly.
L’apporto decisivo è stato però quello dell’IRA, dato che il significativo "salto di qualità" nelle tecniche impiegate dalle FARC è stato registrato proprio a partire dal 2001. Da allora in poi gli attacchi hanno mostrato un netto spostamento verso obiettivi urbani oltre che il decisivo aumento dell’uso di autobomba.
Le reazioni
I tre negarono di avere preso parte all’addestramento delle FARC e giustificarono la loro presenza nel Caguan dicendo di essere osservatori di pace interessati alle trattative allora in corso fra il governo del presidente Pastrana e i narcoterroristi.
La campagna contro l’arresto dei "tre della Colombia", come vennero presto designati, fu accesa. La Colombia fu accusata di non avere prove a carico dei tre uomini (il testimone che li aveva identificati come suoi ex addestratori era sparito nel nulla…), tanto da detenerli in prigione solo per possesso di documenti falsi. Altro grande accusato fu il Regno Unito, che avrebbe approfittato della situazione per indebolire la fazione repubblicana durante i negoziati di pace, dopo che l’IRA aveva ritirato l’offerta di disarmo avanzata il 31 maggio 2001; i tre dichiararono addirittura che i servizi segreti britannici avevano fabbricato prove a loro carico per incastrarli.
Ma se queste persone erano in Colombia come osservatori perché viaggiavano con documenti falsi? E perché erano stati mandati loro, esperti di esplosivi, anziché professionisti competenti in materia di negoziati?
Dal processo alla richiesta di estradizione. E ora?
Nel 2004, dopo tre anni di prigione, essi furono prosciolti dalle accuse e rilasciati in regime di libertà condizionata. La corte di appello li dichiarò poi colpevoli nel dicembre dello stesso anno, ma la sentenza fu emessa in contumacia poiché i tre erano nel frattempo fuggiti.
Se ne sono ritrovate le tracce in Irlanda il mese scorso; interrogati dalle autorità del Paese, sono però stati rilasciati senza accuse di sorta.
Con la richiesta di estradizione l’Irlanda viene a trovarsi ora in una situazione molto delicata. La Colombia l’ha accusata di avere permesso il rientro dei tre uomini in patria come concessione all’IRA, che lo scorso luglio ha finalmente acconsentito ad abbandonare la lotta armata contro il governo inglese. Le accuse sono state smentite, ma il Paese resta comunque fra due fuochi: autorizzare l’estradizione rischierebbe di provocare una dura reazione da parte dei nazionalisti repubblicani e di chi ancora grida al complotto contro i "tre della Colombia"; non farlo irriterebbe gli unionisti e il governo britannico. A ciò si aggiunga che fra Colombia e Irlanda non esistono accordi per l’estradizione, cosa che rende il clima ancora più teso e confuso.
Il governo dell’Irlanda ha manifestato la propria disponibilità a studiare la questione per trovare una soluzione "conforme alla legge irlandese". Nel frattempo il vicepresidente della Colombia Francisco Santos ha annunciato che il mese prossimo si recherà in Irlanda in compagnia di alcune vittime di attacchi guerriglieri. Già, le vittime…la storia continua, ma quando sarà fatta loro giustizia?
Clara Capelli (WarNews.it)
-------------------------------
Spari e granate in pieno centro
Inviato da Marzia Coronati
lunedì, 19 settembre 2005 11:48
Una ragazza di 18 anni è morta, un uomo è stato ferito e un altro sequestrato durante l’attacco di giovedì 16 settembre portato avanti da decine di guerriglieri delle Fuerzas Armadas Revolucionarias Colombianas (Farc), a Mutatà
Secondo le autorità locali, i sovversivi sono entrati nel quartiere Obrero, in pieno centro urbano, lanciando granate e sparando contro una casa. "E’ stata un’incursione ben precisa contro un obiettivo chiaro", assicura il governatore di Antioquia Anìbal Gaviria. Mentre alcuni guerriglieri attaccavano la villetta, altri sparavano indiscriminatamente contro i civili, per deviare l’attenzione della Forza Pubblica.
Il segretario del Governo di Antioquia, Jorge Mejìa, ha rivelato che secondo alcune fonti la causa dell’attacco risiede nella presunta relazione delle vittime con il blocco dei paramilitari ‘Elmer Cardenas’, che la settimana passata aveva deciso di smobilizzarsi.
Il governatore ha ammesso l’inefficacia della difesa della Forza Pubblica, la zona infatti era già da tempo sotto minaccia ma poco o niente è stato fatto per rafforzare i sistemi di sicurezza.
A tre anni dalla presidenza Urìbe e in prossimità delle prossime elezioni, il bilancio del conflitto è negativo. Attacchi, scontri e sequestri sono ancora all’ordine del giorno. La settimana scorsa la quarta brigata dell’esercito ha informato che il sacerdote Cèsar Darìo Pena, sequestrato lo scorso anno dalle Farc, è stato assassinato. La notizia è stata diffusa a seguito della cattura di Martìn Francisco Puerta, presunto capo del fronte 36 delle Farc. Nonostante il corpo non sia ancora stato restituito, è la prima volta che un’autorità militare riconosce la morte del sacerdote, il cui caso giunse sino al Vaticano.
Il sequestro del sacerdote non è stato l’unico caso colombiano ad avere risonanza anche in Europa. Il massacro del marzo passato nella comunità di pace di s.Josè de Apartado è stato denunciato dal giornalista italiano Cristiano Morsolìn e in seguito presentato alla comunità europea. Quella volta tra la dozzina di vittime dell’attacco alla pacifica comunità c’erano anche tre bambini di neanche quattro anni.
L’atrocità dell’evento ha finalmente scosso l’opinione pubblica italiana, da decenni inerte davanti al conflitto colombiano. Il 16 e 17 Settembre a Cascina, in occasione del forum internazionale “Colombia vive!” si è discusso delle problematiche e delle possibili soluzioni relative alle comunità di pace, realtà di vita alternativa che si sono create negli ultimi anni del conflitto, non allineate né con i militari né con i guerriglieri ma predicanti solamente la pace.
Marzia Coronati (WarNews.it)
Il dramma dimenticato dei rifugiati colombiani
Scritto da Clara Capelli
sabato, 08 ottobre 2005 20:07
Il 27 settembre è stata inaugurata dall’Agenzia ONU per i rifugiati la Casa dei Diritti di Altos de Cazucá, quartiere della periferia di Bogotà. Qui qualcosa come 20000 rifugiati interni – profughi nel loro stesso Paese – potranno finalmente trovare protezione e assistenza.
Queste persone, rappresentanti il 40% circa della popolazione di Altos de Cazucá, sono infatti giunte nella zona per sottrarsi alla violenza del conflitto tra gruppi ribelli, esercito nazionale e milizie paramilitari, di cui erano le principali vittime.
L’evento porta inevitabilmente alla luce un’emergenza umanitaria tanto grave quanto ignorata: secondo un’inchiesta pubblicata da AlertNet lo scorso marzo, infatti, la questione dei rifugiati colombiani sarebbe al sesto posto nella classifica delle crisi “dimenticate”, nonostante questi ultimi siano quasi tre milioni (il Comitato USA per i Rifugiati e gli Immigrati ne stima 2,73 milioni), un ammontare spaventoso, superato solo da Angola e Sudan.
La situazione attuale
Questo è come si è detto il risultato di una guerra intestina al Paese che si protrae da quarant’anni. Diverse zone sono sotto il controllo di vari gruppi armati (fra questi, le FARC e l’ELN), ciascuno dei quali cerca di imporsi sugli abitanti dei villaggi, esponendoli però agli attacchi delle fazioni nemiche: cacciati dalle loro terre, reclutati forzatamente - bambini compresi -, sfruttati per la coltivazione di coca, derubati di beni e risorse necessarie alla loro sopravvivenza. E la forza pubblica reagisce ostacolando ulteriormente spostamenti e approvvigionamenti con blocchi economici o altre restrizioni.
Violenze, insicurezza, privazioni; l’unica alternativa è abbandonare tutto e cercare asilo nelle Nazioni confinanti, quali Ecuador, Panama e Venezuela, oppure rifugiarsi nelle baraccopoli delle città colombiane. Ma la condizione di queste persone non migliora.
Disoccupazione e malnutrizione sono fenomeni diffusi: secondo stime dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (UNHCR), il 50% non ha un impiego ed il 43% non ha pressoché nulla da mangiare.
Altra piaga è lo sfruttamento sessuale delle donne e soprattutto delle ragazze, il 30% delle quali ha almeno un figlio prima dei vent’anni -contro il 19% della popolazione femminile non rifugiata.
Anche per i profughi nei Paesi vicini la situazione rimane drammatica: condizioni igieniche pessime, niente acqua corrente, continuo pericolo di epidemie, discriminazione da parte della popolazione autoctona e totale disinteresse da parte delle autorità, troppo impegnate a fronteggiare situazioni già di per sé critiche per curarsi di individui da cui non potrebbero neanche ricavare voti elettorali.
Cosa è stato fatto e cosa si dovrebbe fare
Come ha sottolineato il rappresentante dell’UNHCR in Colombia Roberto Meier, la Casa dei Diritti di Altos de Cazucá è un’iniziativa di grande importanza per la vita dei rifugiati, non soltanto dal punto di vista “simbolico” (i profughi non sono stati dimenticati), ma anche e soprattutto da quello pratico dei benefici concreti che essi ne potranno trarre: assistenza sanitaria, istruzione e qualificazione professionale, alloggi, tutela dei diritti.
Ciò è evidente e tutti, a cominciare dallo stesso UNHCR, si augurano che questo progetto sia il primo di una lunga serie, ma è altrettanto evidente che il problema debba essere affrontato alla radice.
La Consulta per i Diritti Umani ed i Rifugiati ha rilevato 288.000 nuovi profughi all’interno del Paese (il 39% in più dell’anno scorso), aumento imputato alla linea dura del presidente Uribe contro i gruppi ribelli, la quale ne ha reso più violenta l’azione, soprattutto nella zona meridionale. Si aggrava lo stato della popolazione, si intensifica il flusso di profughi verso i Paesi vicini – e quindi la tensione tra questi e la Colombia -, aumentano attacchi e minacce nei confronti di religiosi e associazioni umanitarie che cercano di aiutare i più poveri e indifesi, mentre il governo si limita a promuovere il ritorno delle famiglie rifugiate, senza però assicurare loro adeguate condizioni, anche solo semplicemente tutelando le proprietà che queste erano state costrette ad abbandonare.
L’UNHCR ha affermato che i profughi dipendono per il 60% dei loro bisogni primari da aiuti internazionali; gli scarsi aiuti statali (l’assistenza sanitaria per esempio copre solo le malattie legate allo stato di profugo) sono destinati solo ai rifugiati certificati come tali, circa 1,23 milioni: la maggior parte infatti non ha fiducia nel governo e preferisce non farsi registrare. Invece molti responsabili del loro dramma non solo non vengono adeguatamente perseguiti (per la legge di Giustizia e Pace infatti molti ex paramilitari hanno ricevuto l’amnistia nonostante le atrocità commesse), ma spesso ricevono dallo Stato più aiuti e benefici delle loro vittime.
La questione dei rifugiati colombiani non è solo dimenticata dal resto del mondo, ma anche dalla loro stessa patria e finché la condizione del Paese resterà tale non si arriverà ad una soluzione. Bisognerà attendere l’inaugurazione della Casa dei Diritti non di Altos de Cazucá, ma della Colombia intera.
Clara Capelli (warnews.it)
Colombia: commercio libero in un paese in catene
Scritto da Marzia Coronati
domenica, 30 ottobre 2005 11:18
Il presidente colombiano Alvaro Uribe (Foto: Sne)Nella terra minata da una guerra civile che sembra interminabile si tirano le somme del bilancio dell’attuale governo, in vista delle prossime presidenziali previste per l’ aprile del 2006. La Colombia ha già compiuto quaranta anni di conflitto, scontri tra esercito, paramilitari e guerriglieri rivoluzionari, sequestri e violazioni degli elementari diritti umani sono all’ordine del giorno.
Secondo le ultime stime di Amnesty International, solo negli ultimi venti anni sono morte più di 70mila persone. Nonostante la gravità della situazione, la nazione sta assistendo a una discreta crescita economica.
L’inizio di un decollo o un fuoco di paglia?
Il 19 ottobre è stata una data importante per il Paese: la Corte Costituzionale ha infatti approvato l’atto legislativo che permette la rielezione del presidente della Repubblica. La Corte ha però deciso di limitare i poteri del Congresso, che non potrà promulgare la legge che regolerà la rielezione. La svolta storica di questa decisione ha sollevato consensi e critiche; tangibile la preoccupazione dell’opposizione, che sottolinea la necessità di un rafforzamento degli organismi di controllo, per stabilire un necessario equilibrio tra i candidati. Ora il paese aspetta il verdetto sulla legge di garanzia, per sapere se l’attuale presidente Alvaro Urìbe potrà ricandidarsi nel 2006.
In caso positivo, la vittoria del presidente non da tutti è vista come scontata; il 56% di voti a suo favore che hanno previsto gli ultimi sondaggi sono una buona prospettiva, ma se l’opposizione è fortunata e riesce a porlo sotto il 50%, obbligandolo al ballottaggio, il panorama si potrebbe complicare. La carica di capo di Stato investe Urìbe di vantaggi non trascurabili: alta esposizione nei media, informazione di Stato privilegiata, una enorme quantità di risorse a sua disposizione e l’appoggio dei settori più ricchi della società. La sua attuale posizione insomma potrebbe aiutarlo.
Il particolare momento storico per la Colombia, necessita di uno sguardo attento alle cause della crescita economica. L’aumento dei tassi di occupazione e dell’indicatore del Prodotto Interno Lordo sono il risultato di buone pratiche di governo? Alla crescita corrisponde un effettivo miglioramento delle condizioni della società civile? Questo ci si chiede in vista delle prossime elezioni, che con alta probabilità vedranno tra i candidati l’attuale presidente.
E’ difficile trovare risposte assolute a questi interrogativi, soprattutto quando si parla della Colombia, patria delle contraddizioni, lo stato dove narcotrafficanti in costose scarpe italiane e rolex d’oro nascondono sacchi d’oro nei giardini delle proprie suntuose ville, non sapendo più che fare del loro denaro, mentre contadini assistono inermi alle fumigazioni dei loro campi o vivono sotto le minacce di qualche fazione guerrigliera. L’instabilità economica e sociale non permette previsioni attendibili, ma parte degli analisti imputa la causa di questo nuovo dinamismo ad un innalzamento dei margini di intermediazione del sistema finanziario, dovuti agli alti livelli di inefficienza delle banche - ad esempio attraverso l’aumento delle commissioni, così alte che i commercianti hanno diverse volte minacciato di non volere più accettare carte di credito - piuttosto che ad un effettivo aumento della produzione di beni e servizi.
A riguardo, il dato relativo alla crescita dell’agricoltura, minore rispetto a quello di tutti gli altri settori, è indicativo. Se questa analisi è esatta, l’economia tracollerà presto, e l’attuale espansione è solamente una fugace conseguenza del malfunzionamento del sistema finanziario.
I dati
Dalle ultime valutazioni del Dane, Departemento Administrativo Nacional de Estadistica, relative al secondo trimestre del 2005, risulta che l’economia colombiana è cresciuta del 5,30% rispetto allo stesso trimestre del 2004 e del 2,36% rispetto al trimestre precedente. Scomponendo il risultato del Pil, rispetto allo stesso trimestre del 2004 si osserva un aumento soprattutto nel settore del commercio e della ristorazione -10,23%- seguito dal settore finanziario, delle assicurazioni, immobili e servizi alle imprese, aumentato del 9,81%; l’agricoltura, la caccia e la pesca sono invece aumentate in misura inferiore - del 2,84%.
Anche il tasso di occupazione è aumentato del 2,1% rispetto all’anno scorso, con una crescita soprattutto di giornalieri e braccianti, facendo scendere il tasso di disoccupazione al 14,7%; la disoccupazione è sempre stato uno dei maggiori problemi strutturali colombiani, uno degli aspetti che più preoccupa la Cepal - Commissione economica per l’America Latina - è l’assenza di protezione in materia di sicurezza sociale di migliaia di lavoratori, il 32% dei salariati lavorano senza contratto, non hanno quindi diritto al sistema di sicurezza sociale e non hanno nessuna stabilità lavorativa. Infine le esportazioni sono drasticamente aumentate rispetto al 2004, soprattutto quelle verso gli altri paesi dell’America Latina e l’Unione europea.
Anche le importazioni sono aumentate; in un articolo pubblicato sul quotidiano El tiempo del 13 ottobre risulta che ammontavano a 13.602 milioni di dollari tra gennaio e agosto, la metà delle quali provenienti da Usa, Cina e Brasile; le importazioni dagli Usa sono aumentate del 28,2%, dal Brasile del 51,5% e dalla Cina del 57,5%.
Il dilemma sul libero commercio
Il 17 ottobre a Washington è iniziato il tredicesimo incontro sul TLC, Trattato di libero commercio, a cui la Colombia dovrebbe aderire entro il 2006, secondo quanto dichiarato da Urìbe. L’accordo commerciale tra gli Stati Uniti e l’America centrale mira a migliorare la competitività economica attraverso una ristrutturazione dell’apparato produttivo, e ad accelerare l’integrazione di economie e globalizzazione, basandosi sulle esperienze delle politiche neoliberali globalizzate. Le critiche al trattato non mancano, la maggiore paura è che l'imprenditore non preparato ad affrontare la competenza esterna necessaria all'apertura economica sottesa al trattato scomparirà e le imprese colombiane potrebbero essere soppiantate da imprese straniere.
Gran parte della produzione potrebbe poi essere sostituita con prodotti di migliore qualità e prezzo importati dai paesi vicini.
Contrariamente alle teorie che sostengono che il TLC non costituirà un miglioramento economico, Anooph Singh, direttore del dipartimento dell’emisfero occidentale del FMI, Fondo Monetario Internazionale, in una intervista rilasciata al quotidiano colombiano El espectador, segnala che il trattato potrebbe migliorare la situazione economica dei paesi sudamericani, da sempre troppo ostili all’apertura economica; assicura poi che l’aggiustamento fiscale e le riforme degli ultimi anni permettono al paese di mantenere una certa tranquillità riguardo al futuro economico.
Singh è preoccupato per il fatto che nei prossimi 18 mesi 19 paesi dell’America latina affronteranno processi elettorali, e i nuovi mandatari potrebbero non continuare le attuali politiche di riforme fiscali che hanno favorito l’aumento dell’investimento privato. Per il caso della Colombia, il direttore sembra essere più tranquillo, perché il processo di aggiustamento fiscale del paese, ha dichiarato, avanza molto velocemente, anche se il clima imprenditoriale deve ancora migliorare per stimolare l’investimento, soprattutto rinforzando il rispetto dei contratti e il rafforzamento di una politica di competenza. Singh riporta dati rassicuranti riguardo ai risultati delle riforme economiche in Colombia, come una drastica riduzione dell’inflazione, che è passata dal 6,5% al 5% negli ultimi due anni. E’ importante, ha concluso il direttore, che durante il prossimo mandato presidenziale si mantenga l’inflazione bassa e si continuino le riforme istituzionali e politiche per la riduzione del debito pubblico.
I più critici vedono l’accordo non solo come un accordo commerciale, ma come un progetto che risponde alle attuali esigenze dell’economia statunitense; gli Usa stanno vivendo una crisi finanziaria e di produzione dei beni, e per questo necessitano di nuovi centri egemonici per creare nuova accumulazione di ricchezza. Del resto lo stesso segretario di stato Usa Colin Powell ha affermato che “l’obiettivo del trattato è garantire alle imprese nordamericane il controllo di un territorio che va dal polo artico sino all’Antartide, senza nessun ostacolo o difficoltà, per i nostri prodotti, servizi, tecnologia e capitale in tutto l’emisfero”.
E’ proprio da questo presupposto, cioè l’imposizione di compromessi uguali senza considerare le differenze strutturali tra le economie dei vari paesi che è nata l’idea di portare avanti una Campagna contro il TLC, per articolare forze e azionie proporre la costruzione di nuovi cammini di integrazione basati sulla democrazia, l’uguaglianza, la solidarietà e il rispetto dei diritti umani. Il deficit della bilancia dei pagamenti, gli alti tassi di interesse, il contrabbando, l’evasione e il deficit fiscale sono solo parte dei problemi che aggravano la situazione economica e sociale della maggior parte dei lavoratori, dei contadini e dei settori popolari del paese.
L’attuale aumento delle multinazionali finanziarie e commerciali nordamericane permette di prevedere le gravi conseguenze che l’applicazione del TLC provocherebbe nel Paese, se non saranno creati rafforzamenti di impresa. L’errore maggiore è considerare il mercato dell’emisfero come una sola cosa, mentre entrare a partecipare dovrebbe implicare una differenziazione delle regole, imposta dagli squilibri economici che ciascun paese vive e dal diverso sviluppo tra paese e paese.
L’aspetto emerso nell’ultimo incontro sul Tlc che più preoccupa l’opinione pubblica colombiana riguarda le norme che dovrebbero disciplinare l’industria culturale. Sul tema, la posizione statunitense è distante anni luce da quella colombiana; primi vorrebbero che nella televisione digitale multicanale non solo le trasmissioni autoctone siano ridotte del 35%, ma anche che non esista un minimo di produzione nazionale a partire dal terzo canale. Per i programmatori privati colombiani invece – come la Commissione Nazionale della televisione e la Coalizione Colombiana per la diversità culturale – la quota attuale di trasmissioni è fondamentale per preservare l’identità culturale, oltre ad essere l’unica finestra di entrata per sostenere il prodotto di creatori e artisti nazionali.
L’alternativa al governo Urìbe
Nel suo programma di governo Antonio Navarro Wolf, candidato presidenziale del Pdi - Polo Democrático Independiente - sostiene che la crisi sociale va presto affrontata stabilendo un sistema integrale e generale di salute e alloggio che copra la popolazione sprovvista di questi diritti.
In un lungo documento, Navarro propone 55 soluzioni per un governo disposto a pagare il debito sociale.
Il politico divide gli argomenti in tre grandi temi: la crisi storica e politica dello stato e delle sue istituzioni, il conflitto armato e infine la crisi socioeconomica che vive la maggior parte della popolazione. In pratica, il programma di governo prevede sussidi alimentari per i poveri e gli indigenti di dieci milioni in un lasso di tempo di sette anni, la costruzione di 500 mila alloggi di interesse sociale, la creazione di 2 milioni di impieghi in 4 anni e l’ideazione di una assicurazione sul lavoro che copra 2 milioni di persone entro il 2010. E’proposta anche una ristrutturazione del sistema sanitario che potrà coprire entro il 2010 il 95,2% della popolazione esclusa, stabilire un sistema di pensioni universale che fissi per lo meno un salario minimo e garantire un tetto per i servizi pubblici alla popolazione con redditi bassi.
Il programma mira a stabilire un potere alternativo di sinistra di ampia base sociale che riscatti la sovranità nazionale, faccia cadere il modello neoliberale portando avanti una politica economica che stimoli la produzione e il mercato interno, sospenda il pagamento del debito estero fino a livellare la distribuzione della ricchezza, interrompa le fumigazioni e convochi un referendum su questo tema.
E’ importante analizzare l’attuale situazione economica, il cui miglioramento potrebbe essere imputato solamente alla proverbiale instabilità del paese. La mancanza di basi solide al sistema potrebbe avere generato solo una fase di apparente crescita, destinata a breve a un triste declino. Per una bizzarra coincidenza, tutto ciò accade a pochi mesi dalle prossime elezioni presidenziali. Ancora più curioso, fatalità del destino, grazie alle recenti disposizioni della Corte, è probabile che l’attuale presidente sarà nuovamente candidato. La speranza è in una presa di coscienza dell’opinione pubblica colombiana.
Marzia Coronati
(Ultimo aggiornamento lunedì, 31 ottobre 2005 09:15 )
(Warnews.it)
emanuelle
08-11-2005, 09:35
Molto interessante, grazie. :)
Leggo molto volentieri articoli di questo genere, sul sudamerica e sulla Colombia, anche se sono lunghi ;)
Non pensavo proprio che fossero rimasti così disastrati anche a distanza di diversi anni dalla morte di Escobar. Evidentemente il problema non era primariamente lui...
ciao a tutti; ciao a Fugo; mi permetto di quotarti,solo per aggiungere un commento;mi viene da ridere sulla legge della ri-elezione e sui candidati alla presidenza;
1)c'era una candidata con la probabilita' di diventare la prima presidentessa della colombia; C'ERA;INGRID BETANCOURT:e sequestrata da 2/3 anni circa;e viva; e morta; non si sa' bene;sicuramente sarebbe passata all'80% della elezione di quell'anno;aveva fondato un partito:oxigen;molti membri si sono ritirati o sono spariti;Orlando, e altri politici italiani,francesi e tedeschi, sono andati in colombia;per cercare di farla liberare;per mediare tra i paramilitari delle farc , etc etc etc ;sono dovuti SCAPPARE;l'elicottero che ospitava Orlando,politico siciliano,che precedeva quello di uribe, e stato investito da raffiche di mitraglia ed inseguito da alcuni razzi(rpg o similari); non scherzavano; volevano proprio buttarlo giu'; che faccia hanno i giornalisti a scrivere sulle nuove elezioni,quando ancora continuano a scomparire giornalisti, poliziotti non corrotti ed magistrati fedeli alla legge?mi risulta, chiaramente dai giornali, che da quando quel brigante di escobar e morto; altri 200/300 giornalisti o presunti tali sono stati uccisi; e non parliamo dei sindacalisti, di chi cerca di migliorare la vita dei coltivatori delle piantagioni alternative;scusate se scrivo qui ma non vedo altre discussioni qui che parla della colombia;la N'DRANGHETA calabrese e la prima referente per l'europa per la colombia dopo i turchi ;questo dopo il 92/94;ma non si puo' piu' fare niente; ciao a tutti;
COLOMBIA 15/11/2005 17.47
MOTOSCAFO-BOMBA ESPLODE NEL PORTO DI BUENAVENTURA, DISPERSI E FERITI
Sono almeno tre i dispersi e una decina i feriti provocati dall’esplosione di un motoscafo alla deriva nel porto di Buenaventura, il principale scalo marittimo del litorale pacifico colombiano: il comandante della polizia del dipartimento di Valle, colonnello Uriel Toro, ha riferito che l’imbarcazione, priva di equipaggio è stata intercettata nelle prime ore di oggi dalla guardia costiera e dagli agenti della squadra anti-narcotici, e stava per essere rimorchiata quando è saltata in aria. Al momento sono ancora in corso le operazioni di ricerca dei dispersi, due militari e una guardia privata al servizio delle autorità portuali. Secondo Toro potrebbe trattarsi di un’azione di rappresaglia da parte dei boss del narcotraffico locale per gli ultimi sequestri di stupefacenti effettuati nella zona; non è esclusa la responsabilità dei guerriglieri o dei paramilitari attivi nella regione. Nei giorni scorsi a Buenaventura sono state confiscate tre tonnellate di cocaina purissima, del valore stimato di 100 milioni di dollari, pronte per essere inviate al porto messicano di Manzanillo. Solo nel 2004 nelle selve del litorale del Pacifico sono state sequestrate 140 tonnellate di cocaina, una cifra che secondo gli inquirenti dovrebbe essere abbondantemente superata nel 2005.(Misna)
COLOMBIA 16/11/2005 16.36
NEGOZIATO GOVERNO-PARAMILITARI, NESSUNA INTESA SU RIPRESA DISARMO
(Misna)Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro di Santa Fe de Ralito tra l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo e i vertici delle Autodifese unite della Colombia (Auc), decise a prorogare il ‘blocco’ del processo di disarmo dei loro combattenti nell’ambito dei colloqui di pace. A nome del governo, Restrepo ha rinnovato l’offerta di un’area destinata alla smobilitazione dei 10.000 paramilitari ancora in armi, ma non è bastato a convincere le Auc che non accettano la possibile estradizione di alcuni comandanti accusati per narcotraffico negli Usa. Anche la proposta avanzata dal vescovo di Monteria, monsignor Julio César Vidal, ‘facilitatore’ dei colloqui, non avrebbe raccolto per il momento l’adesione delle Auc; il presule aveva ipotizzato il prolungamento dell’agenda prevista per la resa delle Auc, che scadrà il 31 dicembre, a patto che i ‘paras’ accettassero di non interferire con le prossime elezioni. Nelle prossime ore è atteso a Santa Fe de Ralito il ministro dell’Interno e della Giustizia, Sabas Pretelt, nel tentativo di sbloccare lo stallo iniziato ad ottobre dopo il trasferimento in un carcere di massima sicurezza del comandante paramilitare Diego Murillo, accusato di narcotraffico e dell’omicidio di un deputato locale avvenuto lo scorso aprile.
COLOMBIA 17/11/2005 16.22
GOVERNO ACCETTA PROROGA PER DISARMO PARAMILITARI
Dopo due giorni di intensi colloqui a Santa Fe de Ralito, con la partecipazione del ministro dell’Interno e della Giustizia, Sabas Pretelt, il governo e le Autodifese unite della Colombia (Auc) si sono accordati per sbloccare il processo di disarmo, in stallo dalla fine di settembre. “È stata ristabilita la fiducia tra le parti” ha detto Pretelt annunciando che la prossima settimana sarà fissata una nuova agenda per le smobilitazioni dei ‘paras’, come aveva proposto, in qualità di ‘facilitatore’ il vescovo di Monteria, monsignor Julio César Vidal. Il ministro non ha precisato di quanto verrà prorogata la data-limite del 31 dicembre per la resa dei circa 10.000 ‘paras’ ancora in armi; in cambio le Auc dovrebbero impegnarsi a non interferire con le prossime elezioni generali del 2006. Sulla possibile estradizione di alcuni comandanti paramilitari accusati di narcotraffico negli Usa, motivo della sospensione del disarmo da parte delle Auc, Pretelt ha dichiarato che “nessun esponente del gruppo armato correrà rischi se non violerà il cessate il fuoco”. Non sono mancate critiche verso quello che alcuni hanno interpretato come un “cedimento” da parte del governo: secondo l’ex-presidente Guillermo León Valencia “le Auc hanno vinto ancora una volta”; per l’ex-segretario alla Difesa Andrés Villamizar, “tutti gli ultimatum pronunciati dal presidente Uribe sono rimasti solo sulla carta”.
COLOMBIA 21/11/2005 9.53
GUERRIGLIA ELN ACCETTA “RIUNIONE PRELIMINARE” DI PACE COL GOVERNO
L’Esercito di liberazione nazionale (Eln) si è detto pronto a un incontro “esplorativo” con delegati del governo per tentare di avviare un processo di pace tra le parti: lo ha annunciato in una conferenza stampa a Medellín il portavoce del gruppo armato ‘Francisco Galán’, esprimendo a nome dell’Eln “la volontà di trovare una soluzione politica al conflitto sociale e armato che colpisce la Colombia”. La decisione di riunirsi con le autorità - non è ancora chiaro se entro i confini nazionali o all’estero - sarebbe stata presa di comune accordo dopo un vertice tra il Comando centrale e i capi dei ‘fronti’ urbani e rurali del secondo movimento guerrigliero del Paese, su sollecitazione dell’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo. Il pronunciamento dell’Eln è stato reso noto in concomitanza con la notizia che il governo starebbe lavorando al fianco di una commissione di osservatori internazionali per trovare un accordo umanitario con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) che consenta il rilascio di 59 ostaggi nelle loro mani, tra cui l’ex-candidata presidenziale Ingrid Betancourt. A più riprese negli ultimi giorni, la madre di Betancourt, Yolanda Pulecio, aveva esortato le autorità di Bogotá a scartare l’ipotesi di un’operazione militare il riscatto dei prigionieri, per “evitare un bagno di sangue”.
emanuelle
22-11-2005, 02:31
Molto interessante, grazie. :)
Leggo molto volentieri articoli di questo genere, sul sudamerica e sulla Colombia, anche se sono lunghi ;)
Non pensavo proprio che fossero rimasti così disastrati anche a distanza di diversi anni dalla morte di Escobar. Evidentemente il problema non era primariamente lui...
---------------------------------------------------------------
ciao Fugu, consentimi di quotarti ancora, cosicche' trovo la inspiratio...
il fatto che il problema non era solo escaviria alias pablo escobar,,lo sta' a significare dal fatto, che i rapimenti sono aumentati come gli omicidi; ma gli omicidi ora sono piu' selezionati di prima; meno auto-bombe;infatti le auto-bombe si ritorsero contro escobar stesso;l'inizio della fine di escobar, fu l'atto terroristico,di fare esplodere per aria un aereo della AVIANCA, con oltre 150 persone a bordo, tra cui magistrati ed alti ufficiali dell'esercito e non solo, anche operai ed turisti; a questo pablo, non fu mai perdonato dal suo popolo;(popolo..., diciamo la massa delinquenziale non la massa operaia, ci mancherebbe..);il motivo trascinante dell'intervento americano ed inglese(delta force e sas ),nascosto per molto tempo alla stampa e parte politica avversa di questi paesi,fu anche il coinvolgimento del panama e di noriega; nonche alcune trame insurezzionali del nicaragua e salvador;il traffico dello stretto di panama, e la morte di cittadini americani, troppo pubblicizzata, spinse l'america a richiedere con fermezza la estradizione di tutti i narcotrafficanti;quando il governo si oppose(uribe ne sa qualche cosa....),,si creo' un gruppo paramilitare di alternanza(...alternanza my ass...),che si chiamarono LOS PEPES;erano semplicemente truppe scelte colombiane INCORRUTIBILI,strano ma era cosi', i delta boy americani e la elite britannica SAS,con inseriti elementi tra i paracadutisti che avevano come esperienza oltre 5/8 anni di irlanda del nord(...mica niente...da ridere in confronto a bogota' e cartagena...).questi paracadutisti svolgevano il servizio in borghese e il gruppo si chiamava DET;PRATICAMENTE LE SQUADRE DELLA MORTE INGLESIcome i LOS PEPES,alias delta force;
----------------------------------------------------------------
ora leggo questi stralci di notizie, i quali riportati acutamente e gentilmente da Ewingen; lo ringrazio come favore personale; il favore e quello di affermare personalmente che mai si riuscira' a risolvere il problema dei paramilitari in colombia; innanzitutto lo si potra' vedere dal movimento e dalla continua produzione di derivati da oppio; secondariamente,basta cercare su rai.it, la versione in banda larga,della vostra tivu' italiana, e cercare una intervista a procuratore DIA con sede a reggio calabria;a meta' trasmissione vengono riportati alcuni grafici sul movimento degli oppiacei e del movimento di valuta; tutto risale ad 1 mese fa e forse anche meno;ee' assolutamente incredibile la massa di tonellate di oppiacei e i miliardi di dollari trasferiti in oltre 10 anni di segnalazione bancaria ufficiale; QUELLA NON UFFICIALE SPAVENTA A SAPERLO);Ora leggo ancora di questi nuovi accordi tra truppe para e governo;un altro candidato alla presidenza;ma per favore...direbbe Greggio; non ci sono chance;basta vedere a reggio calabria o alla locride; hanno anche paura a dire che orae', se un turista si ferma a chiederlo;la gente a paura;il sistema della 'ndrangheta come gli uddari siciliani, permette in assoluto la mancanza di collaboratori della giustizia, siccome e tutto fatto come nelle triadi cinesi; sono tutti parenti;un collaboratore potrebbe denunciare 100/200/300 persone?e' impensabile; grazie della ospitalita' al forum e grazie a Fugu per la inspiratio;gruezi
------------------------------------------------------------
il guardian e un giornale serio e non troppo di parte;meta' staff dirigenziale e' stato estromesso dalla dirigenza, quando pubblicarono alcuni articoli;
xomunque basta andare in google.com, e scrivere ad esempio:
SAS PARA killer squadron in bogota'....
SAS training LOS PEPES...
mi6 and sas secret force to help colombia... etc etc etc
82 airborne training colombia....
delta boy los pepes....
http://cocaine.org/colombia/
http://www.terra.com.co/actualidad/nacional/12-11-2000/nota8388.html
http://www.timesonline.co.uk/article/0,,2087-1715192,00.html
COLOMBIA 22/11/2005 20.03
CHIESA PRONTA A SOSTENERE DIALOGO GOVERNO-ELN
(MISNA)“La Chiesa cattolica è pronta” a sostenere l’avvio del processo di pace tra l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e il governo di Bogotá: lo ha detto il cardinale Dario Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione del clero colombiano, rispondendo all’annuncio diramato ieri dall’Eln su un “incontro esplorativo formale” con l’esecutivo guidato dal presidente Alvaro Uribe per avviare un processo di pace. “La cosa più importante è che ci sia onestà nelle motivazioni e che le parti sappiano riconoscere quali danni provochi un conflitto armato” ha detto il porporato, aggiungendo che “un dialogo in Colombia non può essere indipendente dalla realtà bellica che abbiamo vissuto negli ultimi 60 anni”.
Basta con queste ingerenze :angel:
Colombia: 1.400 giorni sono passati dal sequestro di Ingrid Betancourt
Venerdì, 23 dicembre
Appunti
Sabato saranno 1.400 i giorni di sequestro della ex candidata presidenziale colombiana Ingrid Betancourt: i quotidiani e le Tv francesi segnaleranno la scadenza esponendo il logo del Comitato di Sostegno per Betancourt in Francia per tutto il giorno. Il giorno di Natale la Betancourt compira' 44 anni: la donna, esponente dei Verdi, fu sequestrata il 23 di febbraio del 2002 dalle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie delle Colombia), il maggior gruppo della guerriglia colombiana.
Una campagna dello stesso tipo era stata organizzata in Francia per chiedere la liberazione della giornalista Florence Aubenas, ostaggio in Iraq. Tra i media che hanno aderito all'iniziativa ci sono le reti Tv TF1, France2, Canal+, Arte', M6, I-Tele, AB1, LC1, BFMTV, e i quotidiano "Courrier International", "La Croix", "Le Figaro", L'Umanite'", "Liberation", Metro" e "Temoignage Chretien".
(canisciolti.info)
COLOMBIA 1/4/2006 3.03
AUMENTA IL NUMERO DI ‘DESAPARECIDOS’ E BAMBINI-SOLDATO
Rapimenti e ‘desapariciones forzosas’ (‘sparizione forzate’) continuano ad essere all’ordine del giorno in Colombia, nonostante un processo di pace in corso tra governo e paramilitari e colloqui preliminari che potrebbero aprire nuove trattative con l’Esercito di liberazione nazionale (Eln): lo si legge in un rapporto del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), presentato a Bogotá, che documenta dal 2004 a oggi oltre 1.000 violazioni dei diritti umani, tra cui 198 esecuzioni sommarie, 72 sequestri e 280 morti a causa delle mine anti-persona. “Le cifre degli ultimi due anni parlano di 600 nuovi ‘desaparecidos’, ma i gruppi armati hanno ammesso la loro responsabilità per appena una decina di casi. Di fatto, le ‘sparizioni forzate’ sono pratiche sottovalutate, ma dovrebbero essere un tema centrale per la Commissione di riconciliazione creata nell’ambito del negoziato con le Autodifese unite della Colombia (Auc)” ha detto Juan Pedro Schaerer, direttore uscente del Cicr in Colombia. Anche il reclutamento di bambini-soldato da parte di guerriglia paramilitari ha registrato nuove vittime: secondo la Procura generale colombiana, negli ultimi cinque anni almeno un migliaio di minori - ma la cifra potrebbe essere più alta - è stato costretto ad imbracciare un fucile e combattere al fianco di cinque gruppi ‘paras’; altrettanti sarebbero stati costretti ad ‘arruolarasi’ nelle file delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). In totale, secondo cifre dell’Unicef, sono ancora 18.000 i bambini-soldato in Colombia
Le FARC fanno sentire la loro voce dopo le elezioni
Colombia
Clara Capelli
sabato, 08 aprile 2006 19:29
La guerriglia è tornata a colpire in questa settimana. Mercoledì 5 aprile almeno 15 soldati dell’esercito colombiano sono morti in due distinti attacchi nelle province di Meta e Valle del Cauca; il giorno seguente, due autobus nella zona meridionale di Bogotà sono stati colpiti da alcune bombe.
Secondo gli analisti interpellati da Associated Press, queste azioni farebbero parte di un piano ben preciso per screditare il presidente Uribe, acerrimo nemico delle FARC, in vista delle elezioni presidenziali del 28 maggio.
Mercoledì l’esercito ha subito un durissimo colpo; era dallo scorso dicembre, quando in un attacco delle FARC nei pressi della Sierra Macarena furono uccisi 29 soldati, che le forze armate non perdevano così tanti uomini.
Il primo scontro è avvenuto vicino a Puerto Rico, nella provincia di Meta. Questa zona è notoriamente sotto il controllo delle FARC, che vi gestiscono le piantagioni di coca; contemporaneamente, l’esercito è stato posto a protezione dell’attività di sradicamento delle coltivazioni promosse in questa e altre aree dal governo Uribe. Di un gruppo di pattuglia di tredici uomini, solo uno è sopravvissuto, Juan Carlos Lombo Reyes, il quale ha raccontato al quotidiano El Tiempo dell’attacco da parte di circa 70 uomini del fronte 44, una delle divisioni delle FARC.
La seconda azione armata è stata vicino a Buga, cittadina fra le montagne delle provincia del Cauca. Sempre El Tiempo riporta la notizia: 3 soldati sono morti e sedici sono rimasti feriti per l’esplosione di una bomba attivata a distanza mentre questi erano in marcia per un’operazione contro due unità del blocco occidentale delle FARC.
Gli attacchi ai due autobus nella capitale del Paese hanno fatto una dozzina di feriti. Tre di questi sono bambini e due, di nove e undici anni, sono ora ricoverati in condizioni molto critiche con ustioni fra il 50 e il 90% del corpo. AP riporta le dichiarazioni delle autorità intervenute sul posto, le quali hanno constatato che entrambe le azioni portano la firma delle FARC per come sono state condotte.
“Un attacco contro l’intera società”, ha definito l’accaduto Luis Eduardo Garzon, sindaco di Bogotà. La vicenda ha infatti giustamente sollevato una fortissima indignazione, acuita dalle descrizioni di diversi testimoni, i quali hanno descritto i passeggeri, alcuni dei quali avvolti dalle fiamme, precipitarsi fuori dai due mezzi.
Anche se non mancano le eccezioni (come l’esplosione nel 2003 di un’autobomba nel Club El Nogal che provocò 36 morti e oltre 160 feriti), gli obiettivi tradizionali delle guerriglia sono nelle zone rurali, non nelle città, e la possibilità che quanto avvenuto a Bogotà sia l’inizio di una nuova strategia spaventa molti.
Come già detto, infatti, le FARC vogliono indebolire Uribe per evitarne le rielezione a maggio, rielezione che dopo gli esiti del 12 marzo pare sempre più probabile. E per raggiungere il loro obiettivo, come ha dichiarato ad AP Roman Ortiz, esperto di terrorismo, “cercheranno sicuramente di ripetere questi atti – o di commetterne di peggiori – nelle settimane a venire”.
COLOMBIA 18/4/2006 17.28
SOLO 600 PARAMILITARI SMOBILITATI SU 30.000 DAVANTI A TRIBUNALE
Sono esattamente 30.150 i paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc) smobilitati negli ultimi 3 anni, ma solo 604 saranno portati di fronte al ‘Tribunal de Justicia y Paz’, la corte che prende il nome della controversa legge per stabilire benefici legali e pene massime per i reati di cui sono imputati: lo ha detto l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo, confermando che il disarmo del principale gruppo paramilitare colombiano “è terminato”, come già anticipato nei giorni scorsi. Restrepo ha precisato che gli ex-combattenti hanno consegnato 17.000 armi da fuoco, 117 veicoli, tre elicotteri, 59 immobili e 24.000 ettari di terre confiscate alle loro vittime. Il funzionario ha quindi riferito che consegnerà oggi la lista dei ‘paras’ smobilitati al ministero dell’Interno che la trasferirà alla Procura generale: entro un tempo massimo di 60 giorni si procederà a convocare i processi i cui solo coloro che si sono detti disponibili a presentarsi di fronte alla magistratura rischiano condanne massime fino a otto anni per crimini come lo spostamento forzato e i massacri di civili. “Tra i comandanti ‘paras’ che hanno deciso di rispondere di fronte al tribunale sono inclusi i rappresentanti nel negoziato di pace Salvatore Mancuso, Vicente Castaño – co-fondatore delle Auc con il fratello Carlos - Ernesto Báez e Hernán Giraldo” ha precisato Restrepo. “La legge – ha aggiunto – garantirà i principi della verità e della giustizia, oltre al risarcimento nei confronti delle vittime”. Sono, tuttavia, ancora molti i punti ancora oscuri della cosiddetta “fine delle Auc”: non è stata infatti confermata la resa del temuto ‘Bloque Hélmer Cárdenas’, attivo nel nordovest del paese, mentre è segnalata in altre regioni la persistenza di gruppi paramilitari, alcuni di recente fondazione. Resta inoltre ancora ignota la sorte di Carlos Castaño dato per “scomparso” dopo un fallito attentato nei suoi confronti risalente al 16 aprile 2004.
COLOMBIA 19/4/2006 16.35
CAPO GUERRIGLIA ELN ESCLUDE “CESSATE-IL-FUOCO”
“Iniziare un processo di pace con una sospensione delle ostilità può generare equivoci. Riteniamo che prima debba essere chiara l’agenda del dialogo”: lo ha detto il capo militare dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), Antonio García, chiarendo che il secondo gruppo guerrigliero della Colombia non rinuncerà alla lotta armata “fino a quando non si verificheranno cambiamenti strutturali nella società”. García, che beneficia di un salvacondotto concesso dal governo per promuovere ‘colloqui preliminari’ bilaterali, ha ribadito la volontà di avviare un negoziato “per superare le divergenze che hanno dato vita al conflitto interno”; tuttavia, ha sottolineato, “l’Eln non condivide la strategia prevalentemente militare dell’esecutivo che ha comportato un aumento del bilancio delle forze armate per continuare a finanziare la guerra”. Il comandante guerrigliero ha anche espresso riserve sul disarmo dei paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc), che nei giorni scorsi è stato dichiarato “concluso” dalle autorità: “Non condividiamo la ‘Ley de Justicia y Paz’ (che concede benefici giuridici agli ex-combattenti, ndr), crediamo che favorirà l’impunità e che rispetti i principi della verità e della riparazione nei confronti delle vittime”. Secondo García “il paese sta aspettando di vedere se davvero c’è stata una smobilitazione, dal momento che esistono ancora gruppi paramilitari presenti nelle amministrazioni locali, al fianco di esercito e polizia.
COLOMBIA 26/4/2006 9.20
PARAMILITARI SMOBILITATI RIPRENDONO LOTTA ARMATA NEL SUD
L’esercito colombiano ha riferito di violenti combattimenti in corso già da alcuni giorni nel dipartimento meridionale di Nariño, al confine con l’Ecuador, con un nuovo fronte di paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc), ufficialmente smobilitati dopo quasi tre anni di negoziati di pace col governo: secondo il colonnello Eduardo Bayona, protagonisti degli scontri sarebbero i combattenti della sedicente fazione ‘Nueva generación Colombia’ delle Auc comandata da Nelson Caquetá, che ha ripreso le armi nella zona rurale di Planadas, minacciando la popolazione civile. “Proliferano gruppi della criminalità organizzata che approfittando della buona fede delle autorità hanno dapprima annunciato la smobilitazione per poi tornare in clandestinità sulle montagne e riprendere le violenze” ha detto l’ufficiale. I nuovi ‘paras’, ha aggiunto, si dedicano a “estorsioni ai danni degli abitanti, reclamando anche i benefici economici promessi dal governo nell’ambito del processo di pace”. Non sarebbe casuale, secondo Bayona, la ‘rinascita’, almeno parziale, delle Auc proprio nel Nariño, storica roccaforte dei guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Già la settimana scorsa, annunciando la resa di 30.000 paramilitari e il deferimento di 604 di loro alla magistratura penale, anche l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo aveva avvalorato alcune notizie della stampa locale relative alla recente costituzione di inedite formazioni armate per iniziativa di narcotrafficanti o ‘paras’ dissidenti.
COLOMBIA 27/4/2006 4.39
ORGANIZZAZIONE STATI AMERICANI CONFERMA NASCITA NUOVI GRUPPI PARAMILITARI
Dopo le denunce riportate negli ultimi giorni da alcune fonti della stampa colombiana e dell’esercito, anche l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha confermato l’esistenza di nuovi gruppi paramilitari, nonostante l’archiviazione – sulla carta – del processo di disarmo delle Autodifese unite della Colombia (Auc). “Sappiamo che formazioni armate paramilitari stanno nascendo nelle regioni di Norte de Santander (nordest), Nariño (sud), Antioquia (nordovest) e nelle zone rurali di Puerto Libertador e Tierralta (nord)” ha riferito a ‘Radio Caracol’ Sergio Caramagna, capo della missione di verifica del processo di pace dell’Osa. “Secondo i responsabili di alcune amministrazioni regionali – ha aggiunto - i nuovi gruppi usciranno ufficialmente allo scoperto una volta conclusi formalmente i negoziati tra Auc e governo”, il prossimo agosto. “La vera pericolosità dei paramilitari inizia solo ora a mostrarsi. Le ex-‘autodifese’ in realtà continuano ad avere una forte presenza nelle zone che hanno a lungo controllato e non le lasceranno” secondo il parlamentare Gustavo Petro, del ‘Polo democratico independiente’ (Pdi, sinistra). Anche il presidente della ‘Asociación nacional de diputatos’, José García, ha espresso preoccupazione rivelando che gli inquirenti stanno indagando sulla ‘scomparsa’ di un gruppo di ‘paras’ smobilitati di Montería (nord): “L’ipotesi più avvalorata al momento – ha detto - è che si stiano dedicando alla coltivazione di nuove piantagioni di coca, il che potrebbe portarli a rientrare in breve tempo nel giro dei combattenti che non hanno aderito al negoziato”.
]Woodstock[
28-04-2006, 01:01
Guido Piccoli
Colombia, il paese dell'eccesso
Droga e privatizzazione della guerra civile.
edizione feltrinelli
questo libro ragazzi, odierete un bel pò il vostro prossimo. tutto vero, fermandomi a pensare sulle cose che leggevo ho quasi pianto dalla rabbia. ve lo consiglio è del 2003
Northern Antarctica
03-05-2006, 02:15
Woodstock[']Guido Piccoli
Colombia, il paese dell'eccesso
Droga e privatizzazione della guerra civile.
edizione feltrinelli
questo libro ragazzi, odierete un bel pò il vostro prossimo. tutto vero, fermandomi a pensare sulle cose che leggevo ho quasi pianto dalla rabbia. ve lo consiglio è del 2003
Me lo compro di sicuro, grazie per la segnalazione. E' un Paese meraviglioso (Bogotà è una città spettacolare) e con un potenziale enorme, ma devastato dalla guerra civile dal traffico di droga. Speriamo che la situazione, in lentissima evoluzione, continui a migliorare.
COLOMBIA/SVIZZERA – “Ignoriamo il loro numero, ma sappiano che membri dell'apparato internazionale delle Farc risiedono in Svizzera e che altri vi transitano di frequente”: lo ha detto il vice-presidente Francisco Santos in un’intervista al quotidiano elvetico ‘Le Temps’ definendo “totalmente incoerente” la politica del governo di Berna che “da un lato si batte contro le mine anti-uomo e, dall'altro, tratta con condiscendenza l'organizzazione che più ne dissemina al mondo”. Il dipartimento federale degli Esteri elvetico ha detto di “non essere al corrente” della presenza di guerriglieri sul suo territorio.
Speciale Colombia, da leggere ;)
http://www.globalproject.info/art-8434.html
...e seguenti
ciao!
Northern Antarctica
08-05-2006, 13:28
Speciale Colombia, da leggere ;)
http://www.globalproject.info/art-8434.html
...e seguenti
ciao!
prendo dall'articolo:
"La Banca Mondiale sta facendo pressioni sul governo, perché diminuisca il salario minimo previsto per legge, considerato troppo alto rispetto agli standard latinoamericani."
Questa è un'istituzione contrattuale colombiana, esiste un salario minimo al di sotto del quale non si può scendere e che per il 2006 è di 408.000 pesos, più 47.000 di contributo trasporti.
Ma non si tratta di una cifra elevatissima: 1 Euro = circa 2970 pesos, anche se la vita in Colombia è molto meno cara che da noi.
Northern Antarctica
29-05-2006, 17:26
Uribe è stato rieletto.
Colombia, Uribe rieletto presidente
con il 62,2%. Allo sfidante il 22%
BOGOTA' - Come ampiamente atteso, Alvaro Uribe è stato confermato presidente della Colombia. Ha infatti conquistato al primo turno il suo secondo mandato di quattro anni con il 62,2%, corrispondente a 7,3 milioni di voti, uno più del 2002. Il suo principale sfidante, l'ex magistrato di sinistra del Polo democratico alternativo (Pda), Carlos Gaviria, ex professore di diritto di Uribe, si è fermato invece al 22,04%.
Ringraziando i propri elettori, Uribe ha dichiarato di voler lavorare "per la costruzione di una nazione pluralista, multicolore, in un dibattito permanente, ma in una permanente costruzione di consenso".
Cinquantatrè anni, avvocato e proprietario terriero, Uribe è un alleato strategico degli Stati Uniti in America Latina. E infatti gli Usa lo hanno ampiamente aiutato nella battaglia contro le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) che si finanzia soprattutto esportando cocaina ed eroina proprio negli Stati Uniti. Washington temeva moltissimo d'altra parte l'eventuale vittoria di Gaviria: ci sarebbe stato un ulteriore spostamento a sinistra dell'America Latina.
Nella conferenza stampa tenuta dopo la comunicazione dei risultati, tuttavia, Gaviria ha detto di "sentirsi un vincitore, perché i voti della sinistra si sono più che quadruplicati (da 600.000 del 2002 ai 2,6 milioni attuali)", e perché "siamo la prima forza politica del paese, visto che Uribe è sostenuto da una somma di partiti".
I media e gli analisti politici hanno sottolineato l'eccezionale lavoro realizzato dal Registro nazionale dello stato civile, che ha gestito il conteggio dei dati, e che è riuscito a fornire i dati definitivi appena un'ora e mezza dopo la chiusura dei seggi. Le elezioni si sono svolte molto pacificamente, a differenza di quattro anni fa, quando ci furono numerosi attentati delle FARC. Anche se un bilancio provvisorio degli attentati e incidenti in sette dipartimenti colombiani parla di 11 guerriglieri e tre soldati morti.
Un dato da non sottovalutare, comunque, è il fatto che l'astensione ha raggiunto il 55%, superando il 53,5% di quattro anni fa.
Adesso la principale sfida di Uribe è quella di far progredire il Paese vincendo la sfida della povertà, della disoccupazione e del sottosviluppo. L'economia colombiana l'anno scorso ha messo a segno un buon +5,3%, ma nel Paese rimane ancora una forte linea di divisione tra i troppo ricchi e i troppo poveri.
C'è poi il problema del terrorismo e della sicurezza. Uribe ha avviato iniziative di pace nei confronti delle FARC, che controllano ancora parte del territorio. Ha chiesto però loro come condizione preliminare di deporre le armi.
(29 maggio 2006 - La Repubblica)
COLOMBIA 29/5/2006 16.20
RIELEZIONE URIBE: PREOCCUPAZIONE PER SORTE OSTAGGI GUERRIGLIA
Con la scontata rielezione del presidente Alvaro Uribe, l’annosa e delicata questione delle centinaia di prigionieri politici in mano alla guerriglia rischia di protrarsi senza prospettive per il loro rilascio: lo sostiene il ‘Comitato di appoggio a Ingrid Betancourt’, l’ex-candidata alla presidenza sequestrata dalla guerriglia il 23 febbraio 2002, in una nota diffusa da Parigi in cui parla di “vera catastrofe per il futuro degli ostaggi” detenuti nel paese. “Durante il suo primo mandato, Uribe ha scelto di condurre una politica di rigore e di autorità di fronte alle differenti fazioni armate colombiane. Risultato: in quattro anni la sorte dei migliaia di ostaggi in Colombia non ha subito miglioramenti!” si legge nel comunicato in cui il Comitato accusa Uribe di aver “sempre scelto di considerare la questione degli ostaggi come secondaria nella sua politica” e di “rifiutare sempre di più la soluzione di un accordo umanitario” con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Il ministero francese degli Affari esteri ha esortato Uribe a “favorire un dialogo nazionale per porre fine al conflitto interno colombiano, soprattutto attraverso un’intesa che consenta la liberazione dei prigionieri”. In un discorso pronunciato di fronte a una folla di sostenitori riuniti nel centro di Bogotá, Uribe ha annunciato che oggi celebrerà la sua attesa vittoria a Medellín con una messa sulla tomba di suo padre, assassinato dalle Farc nel 1983: “La sicurezza democratica ha iniziato a recuperare le libertà che ci aveva strappato il terrorismo” ha detto il presidente in riferimento alla sua controversa politica di rafforzamento della struttura militare dello Stato nelle aree a forte presenza di gruppi armati illegali che si è avvalsa anche di una rete di informatori civili incaricati di segnalare atti illegali. “Grazie ai soldati e ai poliziotti, che con la loro abnegazione e il loro sacrificio hanno reso possibile ai colombiani di recarsi liberamente alle urne” ha aggiunto Uribe, senza tuttavia menzionare il dato sull’affluenza al voto che ha raggiunto appena il 44%, 3 punti percentuali in meno delle scorse elezioni del 2002.
COLOMBIA 1/6/2006 19.44
RIELEZIONE URIBE: PER GUERRIGLIA FARC, “UNA VITTORIA PRECARIA”
Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno rotto oggi il silenzio post-elettorale definendo la riconferma del presidente uscente Alvaro Uribe alle elezioni di domenica scorsa “una vittoria precaria” a causa dell’alto tasso di astensionismo che ha sfiorato il 60%. “Il mercenario privilegiato dell’Impero ha è stato rieletto...In questo modo, la strategia di predominanza della Casa Bianca ha guadagnato una testa di ponte” ha detto il comandante guerrigliero Iván Márquez, in una nota pubblicata sul sito internet delle Farc. “Uribe – ha aggiunto – è stato piazzato come una bomba che mira a disintegrare l’America Latina e i Caraibi per fare i suoi interessi e assicurare la politica neo-liberista attraverso i trattati di libero scambio” ha aggiunto Márquez, riferendosi all’accordo commerciale (Tlc) siglato tra Bogotá e gli Stati Uniti. Secondo il comandante ribelle, le elezioni sono state vinte “grazie alla macchina dello Stato che ha sostenuto un solo candidato, dal voto della burocrazia, da frodi e pressioni dei narcotrafficanti paramilitari”. Uribe avrebbe inoltre “fallito la sua promessa di vincere la ribellione” e secondo Márquez sarebbe in programma l’arrivo di rinforzi militari statunitensi nella lotta alla guerriglia.
COLOMBIA – Il governo di Bogotá ha offerto una ricompensa di 40.000 dollari a chiunque fornirà informazioni che conducano alla cattura degli autori delle minacce rivolte ad alcuni giornalisti tra cui l’ex-vice presidente e direttore del quotidiano ‘El Heraldo di Barranquilla’ Gustavo Bell, destinatari negli ultimi giorni di lettere minatorie e pacchi-bomba. Insieme a Bell sono stati oggetto di intimidazioni anche l’editorialista di ‘El Heraldo’, l’ex-ministro delle Comunicazioni Armando Benedetti e Ernesto McCausland, responsabile del notiziario di ‘Radio Caracol’ per la costa caraibica. La polizia non ha per il momento diffuso ipotesi sull’identità dei responsabili delle minacce
COLOMBIA 8/6/2006 13.51
SENATO USA CONGELA AIUTI IN ATTESA DI VERIFICHE SU VIOLAZIONI ESERCITO
Ribaltando quanto annunciato la scorsa settimana dal Dipartimento di Stato americano, una commissione del Senato statunitense ha ‘congelato’ 30 milioni di dollari di aiuti per la Colombia fino a quando non verranno accertate o smentite le responsabilità della Quarta Brigata dell’esercito in alcune esecuzioni sommarie avvenute ad Antioquia e nell’uccisione per “fuoco amico” di 10 poliziotti impegnati in un’operazione anti-droga a Jamundí: lo riferisce oggi in prima pagina l’edizione on-line del quotidiano di Bogotá ‘El Tiempo’, riportando le parole di Tim Rieser, consigliere del senatore democratico Patrick Leahy, esponente di spicco del ‘Senate Appropriations Committee’. Secondo Rieser, la “certificazione” del rispetto dei diritti umani da parte delle forze armate colombiane – approvata da Washington – “ignora gli enormi problemi che si verificano con le esecuzioni arbitrarie e l’impunità di alti membri dell’esercito. Persistono casi allarmanti – ha aggiunto Rieser - come l’assassinio degli ufficiali anti-narcotici e le accuse contro la Quarta Brigata. Se il governo della Colombia sa che, nonostante tutto, continuerà a ricevere aiuti, i problemi persisteranno. In questo momento invece saranno sospesi in attesa che la questione venga approfondita”. Sempre i fatti di Jamundí, su cui è in corso un’inchiesta, sono alla base di una mozione presentata alla Camera statunitense dal deputato democratico Jim McGovern che ha chiesto di tagliare altri 30 milioni di dollari di aiuti destinati alle fumigazioni aeree delle coltivazioni di coca e papavero perché l’esercito colombiano “non è un partner affidabile”. Alla mozione di McGovern hanno replicato quattro rappresentanti repubblicani, guidati dal presidente del sotto-comitato per l’emisfero Occidentale Dan Burton, sostenendo invece la necessità di "mantenere il sostegno al rieletto presidente Alvaro Uribe e la cooperazione bilaterale contro la piaga del narco-terrorismo”. Uribe sarà la settimana prossima in visita ufficiale a Washington dove incontrerà Bush e Burton.
COLOMBIA 9/6/2006 6.41
‘DONNE PER LA PACE’ CHIEDONO RILASCIO OSTAGGI DEI GRUPPI ARMATI
“A nessuno deve essere negato il diritto alla libertà. La nostra richiesta è molto chiara: vogliamo un accordo umanitario per ottenere il rilascio non solo di poliziotti o militari in ostaggio, ma di tutti i sequestrati”: lo ha detto Lina Marcela Alzate, coordinatrice della ‘Alianza iniciativa de mujeres colombianas por la Paz’, lanciando una raccolta di firme su tutto il territorio nazionale per fare pressione sul governo e la guerriglia affinché raggiungano un’intesa che consenta il ritorno a casa di migliaia di prigionieri in mano ai ribelli. “Passano gli anni e le parti non riescono a concretizzare un accordo, ma noi abbiamo il diritto di esigere che questo avvenga. Auspichiamo anche che si vada oltre, per diminuire l’impatto del conflitto sulla popolazione civile” ha aggiunto Alzate. Una parte delle firme raccolte – l’obiettivo è 50.000 – sarà inviata all’esecutivo e l’altra al Comitato internazionale della Croce Rossa affinché sia consegnata alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). La campagna è stata battezzata ‘Operación Sirirí por los acuerdos humanitarios’, in omaggio a un’iniziativa analoga con lo stesso nome portata avanti per 4.483 giorni da Fabiola Lalinde per riavere dall’esercito le spoglie di suo figlio, torturato e ucciso nel 1984. “Se la società civile si mobilita su questo tema, probabilmente qualcosa cambierà. Il fatto stesso che il presidente Uribe abbia riconosciuto in diverse occasioni la necessità di un accordo non è affatto gratuito ma è il frutto delle pressioni dei movimenti popolari” ha concluso Alzate. Secondo statistiche della fondazione ‘País Libre’, sono ancora 5.426 gli ostaggi dei gruppi armati e della criminalità organizzata nel paese andino: 1.140 in mano alle Farc, 671 prigionieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e 500 dei paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc); dei rimanenti si ignora chi siano i rapitori.
COLOMBIA – Un guerrigliero dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), Juan Carlos Duque, è stato arrestato dalla polizia mentre cercava di immatricolarsi all’Università pubblica di Bogotá, dove gli inquirenti ritengono volesse arruolare studenti. Duque, immatricolato in diversi atenei colombiani, voleva iscriversi alla facoltà di filosofia e cinema.
COLOMBIA 13/6/2006 20.26
SOTTO PROCESSO MILITARI CHE RUBARONO “TESORO” GUERRIGLIA FARC
È iniziato a Tolemaida, 100 chilometri a sudovest di Bogotà, il processo contro 147 ex-militari accusati di essersi impossessati di 40.000 milioni di pesos (circa 15 milioni di euro) che la guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) aveva nascosto in un campo nell’ex-zona di distensione: giudicato il processo più importante nella storia della giustizia penale militare del paese, il caso della ‘Guaca (tesoro) de las Farc’ vede sul banco degli imputati 48 soldati, mentre i rimanenti sono ancora latitanti e saranno giudicati in contumacia; per tutti le accuse sono di appropriazione indebita, con pene variabili dai 4 agli 8 anni di carcere. Sono una minima parte del bottino è stata in seguito restituita (il corrispettivo di circa 500.000 euro), mentre si stima che il resto sia stato speso in macchine, feste e vestiario di ogni genere nelle città di Cali e Popayán, sede della ‘Brigada móvil 6’, quella sotto accusa. Il ritrovamento della ‘Guaca’, risale al 18 aprile 2003: quel giorno, un battaglione delle forze armate, impegnato in un’operazione di controllo nella zona rurale di San Vicente del Caguán si imbattè nel bottino delle Farc nascosto in un campo minato: secondo alcune testimonianze furono i due comandanti a decidere di dividerlo tra la truppa come “ricompensa per la lotta alla guerriglia”. La vicenda ha ispirato due libri e un film (‘Soñar no cuesta nada’) di prossima uscita nelle sale colombiane.
COLOMBIA 19/6/2006 11.36
“SALVO” NEGOZIATO GOVERNO-PARAMILITARI, SECONDO COMMISSIONE DI CONCILIAZIONE
Al termine di una riunione d’emergenza a Copacabana (Medellín), la Commissione nazionale di conciliazione ha annunciato di aver “salvato” - almeno temporaneamente - il processo di pace tra il governo e i paramilitari, a rischio dopo le riforme disposte dalla Corte Costituzionale alla legge che regola il futuro giuridico dei combattenti smobilitati. “I negoziati tra le parti continueranno” ha riferito il capo della commissione, César Velásquez, concludendo la riunione a cui hanno preso parte anche delegati dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) e rappresentanti della Chiesa cattolica, mediatrice tra il governo e le Autodifese unite della Colombia (Auc). “Ribadiamo la volontà di proseguire le trattative” ha confermato l’ex-numero 1 delle Auc, Salvatore Mancuso, precisando che il movimento armato attenderà le motivazioni della sentenza dell’alto tribunale, filtrate finora solo in parte, che obbliga i ‘paras’ a confessare tutti i loro crimini e a risarcire le vittime per evitare condanne a lunghe pene detentive. “Questo negoziato è irreversibile. Sono certo che troveremo una soluzione per concluderlo positivamente” ha detto a sua volta il ministro dell’Interno e della Giustizia, Sabas Pretelt. A minacciare l’abbandono del negoziato era stato la settimana scorsa uno dei principali negoziatori delle Auc, Ivan Duque (Ernesto Báez), certo che i suoi uomini “si farebbero uccidere piuttosto che passare 30 o 40 anni in carcere”. Finanziate da narcotrafficanti e latifondisti, le Auc hanno combattuto l’espansione della guerriglia soprattutto nel nord e nell’est del paese, ricorrendo al massacro sistematico di civili accusati di sostenere i loro nemici, dirigenti e sindacalisti della sinistra ma anche dei partiti tradizionali che gli si opponevano.
COLOMBIA – I 10 agenti della polizia giudiziaria (Dijin) uccisi il 22 maggio a Jamundí dal “fuoco amico” dell’esercito erano al servizio di un noto narcotrafficante della zona: è l’ipotesi formulata dalla Procura locale sulla base di alcune intercettazioni di messaggi radiofonici registrati sulle frequenze delle forze dell’ordine polizia, poco dopo lo scontro a fuoco. In una conversazione pubblicata dal settimanale ‘Cambio’, due poliziotti parlano di un uomo identificato come “el patrón” della fattoria La Cristalina, dove è avvenuta la sparatoria, che si presume sia il capo del cartello di Norte del Valle, Diego Montoya, di cui gli Usa hanno richiesto l’estradizione offrendo una ‘taglia’ di 5 milioni di dollari. I vertici militari hanno sostenuto finora che si è trattato di un incidente, ma la magistratura ha respinto questa versione aprendo un’inchiesta contro otto soldati accusati anche loro di aver agito dietro ordine di un altro boss della droga locale.
COLOMBIA 20/6/2006 11.07
GUERRA CAUSA OLTRE 3 MILIONI DI PROFUGHI INTERNI
La guerra che da 40 anni insanguina la Colombia ha spinto almeno 60.000 persone a cercare riparo in altri paesi, soprattutto in Ecuador e Venezuela: lo riferisce l’Onu in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, precisando tuttavia che il numero dei profughi potrebbe essere molto più elevato perché risulta di fatto impossibile registrare ogni persona che abbandona il paese in fuga dalla violenza. Paradossalmente, la stessa Colombia ospita almeno 155.000 rifugiati provenienti da altre nazioni, mentre il numero degli sfollati interni, secondo cifre fornite dalla Chiesa cattolica locale, supera i 3 milioni e mezzo.
“È necessario aumentare non solo le azioni per prevenire nuovi esodi, ma anche per proteggere i colombiani costretti a lasciare le proprie case, per la maggior parte donne e bambini, restituendogli un pezzo di terra e creando risorse per la loro sopravvivenza” ha detto il portavoce dell’Acnur/Unhcr in Colombia, Gustavo Valdivieso. La ‘Consultoría para los derechos humanos y el desplazamiento’ (Codhes) ha osservato che “durante l’attuale governo del presidente Alvaro Uribe si sono mantenuti i flussi di sfollati e profughi della precedente amministrazione di Andrés Pastrana (1998-2002) – che in quattro anni aveva registrato oltre 1 milione di nuovi profughi - a causa dell’intensificazione del conflitto dovuta a diversi fattori: contenziosi territoriali, operazioni della forza pubblica contro la guerriglia, megaprogetti energetici e agricoli e programmi anti-droga.
"Il paese – si legge in una nota della Codhes – affronta un fenomeno strutturale che ha creato una delle più gravi emergenze umanitarie a livello planetario che si prolungherà fino a quando persisteranno diverse forme di violenza, la mancanza di assistenza ai civili e l’impunità dei responsabili del conflitto”. Sempre secondo la Codhes, “di fronte alle poche risorse finanziarie a disposizione, come ha ammesso lo stesso esecutivo, per reperire fondi sarebbe auspicabile una tassazione a carattere redistributivo sui patrimoni più ingenti accumulati dai privati negli ultimi 10 anni. Occorre inoltre procedere al risarcimento delle vittime con la restituzione dei beni usurpati dai gruppi armati, calcolati in 5 milioni di ettari di terre coltivabili, e attraverso interventi sui latifondi”.
COLOMBIA 21/6/2006 10.49
DISARMO PARAMILITARI: ALL’APPELLO MANCANO I ‘BAMBINI-SOLDATO’
Tra i 30.915 paramilitari smobilitati nell’ambito del processo di pace figurano appena 200 bambini-soldato, su una media di almeno 3.000 stimati dal governo e dalle organizzazioni per i diritti umani: lo ha rivelato il procuratore Edgardo Maya presentando un bilancio della smobilitazione Autodifese unite della Colombia (Auc) in un momento molto delicato delle trattative che rischiano di rompersi per alcuni emendamenti apportati alla legge che regola il futuro giuridico dei combattenti. “I paramilitari non hanno rispettato l’impegno di consegnare allo Stato i minori reclutati nelle loro file, nonostante questo sia uno dei requisiti per accedere ai benefici delle pene alternative” ha spiegato Maya. Secondo gli inquirenti è probabile che i giovani assoldati dai ‘paras’ siano stati riconsegnati alle loro famiglie “senza alcun tipo di sostegno economico o psicologico da parte dello Stato. Questo ha contribuito anche alla nascita delle ‘maras’ o ‘pandillas’, le bande criminali giovanili che stanno assediando il Centroamerica” si legge nel documento diffuso da Maya. “Di fronte a questo scenario – ha precisato il procuratore – le risposte del governo sono state evasive”. Sotto accusa anche la forza pubblica che “spesso tratta i bambini e le bambine usciti dai gruppi armati come informatori utilizzandoli in interrogatori o attività di intelligence, contravvenendo alla stessa legge colombiana e ai trattati internazionali sulla tutela dei minori”.
COLOMBIA 23/6/2006 10.09
GUERRIGLIA FARC PONE NUOVE CONDIZIONI A POSSIBILE NEGOZIATO DI PACE
“L’eventualità di nuovi dialoghi, la ricerca della pace che è una richiesta della maggioranza dei colombiani, dipendono dalla smilitarizzazione dei dipartimenti di Caquetá e Putumayo”: lo ha detto Raul Reyes, numero 2 delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), in un’intervista televisiva all’emittente ‘Telesur’. Reyes ha ricordato che il suo movimento armato da tempo ha posto una simile condizione - sebbene finora si parlasse di soli due comuni, Florida e Pradera - “ma il primo governo del presidente Alvaro Uribe ha dato sempre risposte evasive... Dovremo aspettare il secondo mandato (Uribe è stato rieletto il 28 maggio scorso, ndr) – ha aggiunto il comandante guerrigliero – per sapere se il presidente dice qualcosa di diverso e vedere se i colombiani usciranno da questo vicolo cieco”.
In caso di accordo sull’avvio di un negoziato, le Farc chiederanno “la sospensione temporanea degli ordini di cattura emessi contro i membri dello Stato maggiore centrale e delle operazioni militari in corso in tutto il paese contro la guerriglia” ha proseguito Reyes; “Abbiamo tutta la disponibilità per raggiungere un accordo umanitario...ma in nessun modo accetteremo di dialogare con questo governo se non ci saranno zone smilitarizzate. Auspichiamo che l’esecutivo si renda conto di questa realtà e inizi almeno ad ammettere l’esistenza di un conflitto interno” ha concluso il portavoce delle Farc.
Almeno sulla carta, la guerriglia si dice da tempo disposta a rilasciare 52 ufficiali di esercito e polizia, l’ex-candidata presidenziale Ingrid Betancourt, tre ‘contractors’ statunitensi, 12 deputati ed altri esponenti politici fatti prigionieri, in cambio del rilascio di 600 combattenti reclusi nelle carceri nazionali.
24 giugno 2006 9.26
GUERRIGLIA
COLOMBIA: UCCISI 9 SOLDATI DAI GUERRIGLIERI DELLE FARC
[Avvenire] Nove soldati colombiani sono stati uccisi in un attacco dei guerriglieri filo marxisti delle Farc, nella regione settentrionale di Montes Maria. I militanti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia hanno teso un agguato ad una pattuglia, attaccandola prima con bombe a mano e poi aprendo il fuoco sui militari, riferiscono i media locali. Il recupero dei corpi è stato reso difficile dalla presenza di diverse mine piazzate dai ribelli. L'attacco è giunto dopo che giovedì sette militanti delle Farc e dell'Eln ((Esercito di liberazione nazionale), secondo gruppo guerrigliero del Paese, erano stati uccisi dai militari in diversi scontri nelle province settentrionali di Antioquia e Cesar e in quella centrale di Tolima.
COLOMBIA – È deceduto per la ferita di arma da fuoco riportata alla testa venerdì scorso Gustavo Loaiza, 57 anni, docente di matematica all’Università di Antioquia, minacciato di morte dai paramilitari che lo accusavano di collaborare con la guerriglia. Stava parlando con un collega sulla porta dell’ateneo quando è stato raggiunto da un solo colpo esploso da ignoti. Il rettore dell’Università, Alberto Uribe, ha ricordato che il professore era riuscito a ottenere fino a 75 borse di studio per gli studenti più poveri della sua facoltà.
COLOMBIA 27/6/2006 12.22
GUERRIGLIA FARC RILANCIA PROPOSTA ACCORDO UMANITARIO
Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno ribadito la volontà di giungere a un accordo umanitario col governo che consenta il rilascio degli ostaggi nelle loro mani: “Conosciuti i risultati elettorali ( che il 28 maggio hanno riconfermato alla presidenza Alvaro Uribe, ndr), di fronte al clamore nazionale le Farc ratificano la loro proposta per lo scambio di prigionieri e una soluzione politica al conflitto sociale o armato” si legge in una nota firmata dal ‘segretariato’ del gruppo armato diffusa via Internet. Ma, precisano, “il governo deve decidere tra le affermazioni di alcuni suoi ministri sulla necessità di trovare strade per un avvicinamento e le perorazioni degli alti vertici (delle forze armate)” che chiedono “più azioni militari e più guerra come modo per fare pressione su una resa; una vecchia, logora e fallimentare strategia ‘gringa’ che ha solo generato l’aumento e l’estensione del confronto armato”. Nello stesso comunicato, le Farc definiscono inoltre “molto lontana dalla legittimità che pretende di avere” la rielezione di Uribe – peraltro resa possibile grazie a una modifica della Costituzione - a causa dell’alta astensione, pari al 56%, che ha caratterizzato l’ultimo scrutinio. Proprio a chi non si è recato alle urne, le Farc rivolgono un appello a “promuovere e partecipare alla lotta organizzata” contro la “volgare intromissione” degli Stati Uniti nella guerra che da oltre quattro decenni insanguina il paese. Già nei giorni scorsi, il numero 2 delle Farc, Raúl Reyes, in un’intervista all’emittente ‘Telesur’ aveva posto come condizioni per il possibile avvio di un colloquio di pace la smilitarizzazione dei dipartimenti meridionali di Caquetá e Putumayo e la sospensione delle operazioni militari in corso in tutto il paese contro la guerriglia.
COLOMBIA – Il governo di Bogotá sta valutando la chiusura dell’ufficio colombiano dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, con quale ha mantenuto forti tensioni fin dalla sua istituzione, dieci anni fa: lo riferisce il quotidiano ‘El Tiempo’, ricordando che il mandato dell’ufficio, già prorogato, scadrà ad ottobre “e diversi esponenti della maggioranza hanno già espresso dubbi e critiche sulla sua permanenza nel paese”. A più riprese negli ultimi mesi, l’Alto commissariato ha denunciato “l’omissione dello Stato” nella tutela dei civili vittime delle violenze dei paramilitari.
COLOMBIA 28/6/2006 12.37
EX-MINISTRO A PROCESSO PER OMICIDIO CANDIDATO PRESIDENZIALE GALÁN
A 16 anni dai fatti, l’ex-ministro di Giustizia ed ex-presidente del Senato Alberto Santofimio Botero, vincolato con il defunto boss della droga Pedro Escobar, si è seduto sul banco degli imputati per rispondere dell’assassinio, nel 1989, del candidato dissidente alla presidenza del ‘Partido Liberal’ Luis Carlos Galán, un omicidio che diede il via a uno dei periodi più violenti della storia recente colombiana. Oltre un centinaio di giornalisti provenienti da diversi paesi, decine di agenti della sicurezza, giudici, avvocati e curiosi hanno affollato una piccola sala per le udienze al centro della capitale per ascoltare la prima deposizione di Santofimio, considerato il “padrino politico” di Escobar, a cui secondo l’accusa avrebbe commissionato l’omicidio portato a termine dal ‘supertestimone’ Jairo Velásquez, alias ‘Popeye’, già condannato a 30 anni di carcere come co-autore materiale del delitto. Santofimio ha respinto ogni addebito, definendosi “un capro espiatorio” e negando di aver conosciuto ‘Popeye’. Ma secondo la Procura colombiana, esistono “prove sufficienti dell’influenza di Santofimio su Escobar affinché questi decidesse di uccidere con qualsiasi mezzo e in qualsiasi posto Galán”, favorito nei sondaggi per le elezioni del 1990 in cui si preparava a correre proprio contro l’ex-ministro, all’epoca dirigente liberale e deputato del dipartimento di Tolima. Definito “l’uomo del cambiamento” per la sua ferma presa di posizione contro i legami economici e politici di alcuni esponenti del governo con i boss del narcotraffico e i gruppi paramilitari, Galán fu assassinato il 18 agosto 1989 di fronte a una folla di 20.000 persone radunate per una manifestazione politica a Soacha, vicino Bogotá. Santofimio, arrestato nel maggio 2005, rischia una condanna fino a 40 anni di carcere; era già stato detenuto negli anni ’70 per aver falsificato alcuni documenti del Senato che all’epoca presiedeva e nel 1995 per aver ricevuto denaro dal cartello della droga di Cali.
COLOMBIA 29/6/2006 4.09
I ‘DESPLAZADOS’ URBANI, IGNORATI DALLO STATO
Migliaia di civili, soprattutto indigeni e afro-colombiani, fuggono ogni anno dalle campagne a causa della violenza per rifugiarsi nelle grandi città dove “sono condannati a vivere come vagabondi, senza garanzie per la loro incolumità”: lo ha rilevato il segretario generale dell’Onu per i diritti dei desplazados (sfollati) Walter Kälin al termine di una visita di due settimane nel paese per verificare sul terreno la situazione dei profughi interni provocati dal conflitto interno.
“Lo spostamento forzato di civili nelle aree metropolitane è un problema invisibile che deve essere finalmente riconosciuto da parte delle autorità e della comunità internazionale” ha detto Kälin, intervenendo a una conferenza a Cazucá, un sobborgo povero della capitale Bogotá, dove sono confluiti moltissimi civili provenienti da diverse zone del paese. “Le vittime di questo fenomeno – ha proseguito Kalin - non hanno reali possibilità di proteggere i loro diritti e la loro sicurezza, né qualcuno che risponda alle loro necessità perché le politiche pubbliche neanche riconoscono questo tipo di desplazamiento, né sono stati finora individuati meccanismi per trovare una vera soluzione al problema”. Eppure, ha ricordato l’inviato di Kofi Annan, esistono precise sentenze della Corte Costituzionale che obbligano lo Stato ad applicare la legge 387 per proteggere queste persone.
Stime dell’Onu parlano di almeno 3 milioni di sfollati per la guerra, ma secondo Kälin “è impossibile sapere con esattezza quanti di loro finiscono nelle aree urbane, dove affrontano le minacce degli stessi attori armati, legali o illegali, che li hanno costretti a scappare”. Il rappresentante dell’Onu ha concluso sottolineando la necessità che “tutti gli sfollati devono essere riconosciuti come tali e ottenere un risarcimento, oltre alla restituzione delle loro terre e dei loro beni”.
COLOMBIA 5/7/2006 5.11
INDIGENI WAYÚ DENUNCIANO STATO PER STRAGE COMPIUTA DA PARAMILITARI
A due anni dall’incursione armata di un gruppo paramilitare a Bahia Portete, nel dipartimento settentrionale di La Guajira, conclusa con 12 indios uccisi e altri 30 ‘desaparecidos’, la comunità nativa Wayú ha sporto denuncia contro lo Stato presso il ‘Tribunal Contencioso’ regionale chiedendo il risarcimento integrale di tutti i danni materiali e morali inflitti alla popolazione, costretta in seguito a un esodo forzato considerato il più grave di tutta la storia dell’etnia. Riferisce il quotidiano ‘El Tiempo' che nel dossier presentato alla magistratura i Wayú citano i ministeri della Difesa e dell’Interno, la polizia, l’esercito il comune di Uribia e il governo locale di La Guajira per “complicità e appoggio militare” ai paras. Secondo gli indigeni, alla vigilia della strage, avvenuta il 14 aprile 2004, l’amministrazione di Uribia convocò un ‘consiglio di sicurezza’ per dispiegare 35 soldati in operazioni di pattugliamento nella zona, nota per la forte presenza di paramilitari e narcotrafficanti interessati al controllo dei porti naturali dove transitano con regolarità carichi di armi e cocaina. I soldati, secondo alcuni testimoni, “non agirono in modo opportuno” per tutelare i civili, ma addirittura “parteciparono al massacro con le Autodifese (paramilitari)”. Gli inquirenti attribuirono l’operazione agli uomini di Rodrigo Tovar Pupo, alias ‘Jorge 40’, uno dei 10 comandanti dello ‘Stato maggiore negoziatore’ delle Auc (Autodifese unite della Colombia), impegnati in quei giorni a Santa Fe de Ralito nei colloqui di pace con il governo di Bogotá. La strage costrinse 600 Wayú a fuggire verso il vicino Venezuela, abbandonando le loro case e tutte le loro proprietà agricole.
COLOMBIA 29/6/2006 4.09
I ‘DESPLAZADOS’ URBANI, IGNORATI DALLO STATO
Migliaia di civili, soprattutto indigeni e afro-colombiani, fuggono ogni anno dalle campagne a causa della violenza per rifugiarsi nelle grandi città dove “sono condannati a vivere come vagabondi, senza garanzie per la loro incolumità”: lo ha rilevato il segretario generale dell’Onu per i diritti dei desplazados (sfollati) Walter Kälin al termine di una visita di due settimane nel paese per verificare sul terreno la situazione dei profughi interni provocati dal conflitto interno.
“Lo spostamento forzato di civili nelle aree metropolitane è un problema invisibile che deve essere finalmente riconosciuto da parte delle autorità e della comunità internazionale” ha detto Kälin, intervenendo a una conferenza a Cazucá, un sobborgo povero della capitale Bogotá, dove sono confluiti moltissimi civili provenienti da diverse zone del paese. “Le vittime di questo fenomeno – ha proseguito Kalin - non hanno reali possibilità di proteggere i loro diritti e la loro sicurezza, né qualcuno che risponda alle loro necessità perché le politiche pubbliche neanche riconoscono questo tipo di desplazamiento, né sono stati finora individuati meccanismi per trovare una vera soluzione al problema”. Eppure, ha ricordato l’inviato di Kofi Annan, esistono precise sentenze della Corte Costituzionale che obbligano lo Stato ad applicare la legge 387 per proteggere queste persone.
Stime dell’Onu parlano di almeno 3 milioni di sfollati per la guerra, ma secondo Kälin “è impossibile sapere con esattezza quanti di loro finiscono nelle aree urbane, dove affrontano le minacce degli stessi attori armati, legali o illegali, che li hanno costretti a scappare”. Il rappresentante dell’Onu ha concluso sottolineando la necessità che “tutti gli sfollati devono essere riconosciuti come tali e ottenere un risarcimento, oltre alla restituzione delle loro terre e dei loro beni”.
Un problema enorme, che si mischia, anzi, è parte in causa, del conflitto interno colombiano tra militari, paramilitari e guerriglieri.
Basta solo pensare alla regione del Chocò, ricca di risorse naturali, dove decine di migliaia di pesone sono state desplazade per poter sfruttare la loro terra.
A fine luglio su Rai Sat dovrebbe andare in onda un servizio di 1 ora sull'argomento ;)
COLOMBIA: COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO DELLE VITTIME DEI CRIMINI DI STATO
Le Vittime del terrorismo di stato si riuniscono a Bogota da tutta la Colombia
per organizzare nuove strategie di lotta.
Dopo le riunioni regionali a cui hanno già partecipato migliaie di Vittime del
terrorismo di stato colombiano, sta per avere inzio la III Assemblea
Nazionale del Movimento delle Vittime dei Crimini di Stato Colombiano.
DOMANI, GIOVEDÌ 6 LUGLIO AVRANNO INIZIO I LAVORI DELLA III ASSEMBLEA DEL
MOVIMENTO NAZIONALE DELLE VITTIME DEI CRIMINI DI STATO
Più di 1.000 delegati, tra familiari delle vittime del terrorismo statale,
sopravvissuti di gruppi politici e movimenti sociali, rappresentanti di
comunità afrodiscendenti, contadine e indigene in resistenza, desplazados e
esiliati a causa della violenza politica, si incontreranno durante i giorni
del 6-7-8-9 di luglio nella città di Bogotá nell'Assemblea del Movimento
Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato.
L'evento che vedrà tra gli altri la presenza di invitati internazionali tra
cui le Madres de Plaza de Mayo, il Movimiento de Víctimas del Franquismo, la
Federación Provincial de Afectados por la Violencia de Angaraes in Perú, la
Federación Internacional de Derechos Humanos, avrà come scopo principale
l'adozione di nuove linee di azione tendenti a rafforzare il Movimento e le
sue relazioni entrando in contatto con esperienze di lotta conto l'impunità
in America Latina, oltre che adottare direttive per la lotta per la Verità,
la Giustizia e la Riparazione Integrale.
L'apertura dei lavori della III Assemblea avrà luogo con un atto culturale
alla presenza del Corpo Diplomatico, della Delegazione dell'Unione Europea,
dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, della
Fiscalía, della Procuraduría Generale e della Defensoría del Pueblo di
Colombia e della Conferenza Episcopale, tra gli altri, il giorno 6 luglio
alle ore 18:00 presso l'Hotel Bacatá.
Venerdì 7 luglio si darà formalmente inizio all'evento con la lettura delle
relazioni regionali e settoriali dei capitoli che compongono il Movimento
delle Vittime, per disegnare successivamente il pannello della strategia
giuridica de iniziare il lavoro in commissioni.
Il giorno sabato 8 luglio verranno presentati diversi pannelli che tratteranno
i temi dei desaparecidos, delle fosse comuni, dei desplazados, della
questione agraria e del territorio. Al termine della giornata si terrà un
foro sui processi organizzativi nella lotta contro l'impunità e verrà
presentato pubblicamente il progetto “Figli e Figlie per la Memoria”.
È importante ricordare che il Movimento delle Vittime dei Crimini di Stato,
nasce nel giugno del 2005, quando più di 800 delegati e 204 organizzazioni
locali, hanno deciso di unirsi in una espressione organizzata di lotta per il
diritto alla Memoria, alla Verità, alla Giustizia e alla Riparazione
Integrale.
Traduzione italiana a cura di Associazione Ya Basta!
Sarà possible seguire la diretta radio in streaming della III Assemblea sul
sito http://sarayi.kariva.org:8000/movic.mp3.m3u:
Giovedì 6 Luglio 2006: Dalle 01:00 a.m alle 4:00 a.m. della notte del 7 luglio
(ora italiana)
Venerdì 7 Luglio 2006: Dalle 16:30 p.m alle 18:50 p.m, dalle 19:00 p.m. alle
20:30 p.m e dalle 21:30 p.m alle 22:30 p.m; (ora italiana)
Sabato 8 Luglio 2006: dalle 16:30 p.m alle 17:30 p.m e dalle 19:00 p.m alle
20:15 p.m. (ora italiana)
Domenica 9 Luglio 2006: dalle 17:15 p.m alle 19:00 p.m. (ora italiana)
http://www.globalproject.info/art-8941.html
http://www.movimientodevictimas.org/
COLOMBIA 6/7/2006 4.39
PARAMILITARI SMOBILITATI DISTRUGGONO PROVE DEI LORO CRIMINI
I capi delle Autodifese unite della Colombia (Auc), il principale gruppo paramilitare smobilitato grazie al negoziato di pace col governo, starebbero distruggendo le prove relative ad alcuni dei loro più efferati crimini per evitare di doverne rispondere alla magistratura: lo ha denunciato il presidente della ‘Comisión nacional de reparación y reconciliación’ (Cnrr), Eduardo Pizarro. “Ci sono gruppi (di ‘paras’ disarmati, ndr) che stanno profanando cimiteri e fosse comuni, disseppellendo i cadaveri e gettandoli nei fiumi per cancellare ogni prova di rilievo penale” ha detto Pizarro a ‘Rcn Televisión’, precisando che la maggior parte degli episodi sono stati segnalati nelle regioni settentrionali della Costa atlantica. “Alla Commissione giungono informazioni da ogni parte del paese dove negli ultimi 10 anni sono state segnalate persone scomparse” ha aggiunto Pizarro, noto per essere un fermo sostenitore del processo di pace con le Auc. La Cnrr ha il compito di fare luce sulla sorte di migliaia di ‘campesinos’, dirigenti di sinistra e sindacalisti assassinati dai paramilitari dal 1986 fino alla loro smobilitazione, conclusa formalmente ad aprile con la resa di 31.000 combattenti, nonostante circolino già da tempo notizie relative alla formazione di nuovi gruppi ‘paras’. A oggi, l’organismo guidato da Pizarro ha ricevuto dai capi delle Auc informazioni relative all’esistenza di almeno 70 fosse comuni sparse in diverse zone del paese: da una di queste, situata nel dipartimento settentrionale di La Guajira, sono stati riesumati nei giorni scorsi i corpi di 30 persone che i patologi forensi stanno tentando di identificare. Secondo il governo, sono state almeno 9.000 le vittime dei paramilitari.
COLOMBIA 10/7/2006 11.56
NIENTE ESTRADIZIONE PER PARAMILITARI SMOBILITATI NEL PROCESSO DI PACE
I paramilitari smobilitati che rispetteranno gli obblighi assunti nel processo di pace con il governo non saranno estradati negli Stati Uniti: lo ha riferito alla stampa il ministro dell’Interno e della Giustizia, Sabas Pretelt, precisando che “la procedura sarà sospesa per tutti coloro che si sono impegnati con serietà nel negoziato”. Secondo il ministro, i combattenti delle Autodifese unite della Colombia (Auc) “hanno collaborato per il raggiungimento della pace in modo formidabile; i loro comandanti hanno affrontato un lavoro faticoso nell’ultimo anno e mezzo per ottenere la resa di tutti i loro uomini”, circa 31.000, secondo cifre ufficiali. L’annuncio di Pretelt giunge in un momento delicato del negoziato che rischia di entrare in una nuova fase di stallo dopo le modifiche apportate dalla Corte Costituzionale alla ‘Ley de Justicia y Paz’ che regola il futuro degli ex-‘paras’. L’alto tribunale ha stabilito, tra l’altro, che gli ex-combattenti dovranno “rispondere in solido per i danni inflitti alle vittime” restituendo i beni sottratti come forma di indennizzo, ponendo inoltre condizioni più rigide per la concessione di benefici giuridici. Il verdetto, che ha provocato la dura reazione delle Auc, pronte a riprendere le armi, ha obbligato l’esecutivo ad effettuare una serie di riunioni bilaterali per evitare il fallimento delle trattative. Finanziate da narcotrafficanti e latifondisti, le Auc hanno combattuto l’espansione della guerriglia soprattutto nel nord e nell’est del paese, ricorrendo al massacro sistematico di civili accusati di sostenere i loro nemici, dirigenti e sindacalisti della sinistra ma anche dei partiti tradizionali che gli si opponevano.
COLOMBIA 12/7/2006 16.16
SEGRETARIO STATI AMERICANI VERIFICA DISARMO PARAMILITARI
Il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) José Miguel Insulza, è arrivato a Bogotá dove oggi si riunirà con le autorità locali per esaminare il processo di disarmo dei paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc). Il diplomatico cileno si recherà anche a Medellín, 400 chilometri a nordovest della capitale, per verificare sul terreno la smobilitazione dei ‘paras’ della regione di Antioquia, dove si concentra il 40% dei circa 31.000 combattenti che - almeno sulla carta - hanno accettato la resa nell’ambito del negoziato tra il governo e le Auc.
Insulza sarà accompagnato dal capo della missione di appoggio al processo di pace (Mapp) dell’Osa in Colombia, l’argentino Sergio Caramagna, e dal sottosegretario per le questioni politiche dell’organismo, il cileno Dante Caputo; per l’occasione, Caramagna presenterà un rapporto dettagliato sulle operazioni di disarmo.
La visita di Insulza giunge in un momento estremamente delicato del processo di pace che rischia di entrare in una nuova fase di stallo dopo le modifiche apportate dalla Corte Costituzionale alla ‘Ley de Justicia y Paz’ che regola il futuro degli ex-‘paras’. Non solo: negli ultimi giorni, il presidente della ‘Comisión nacional de reparación y reconciliación’ (Cnrr), Eduardo Pizarro, ha denunciato che i capi delle Auc starebbero distruggendo le prove relative ad alcuni dei loro più efferati crimini, inclusi i massacri di civili inermi, per evitare di doverne rispondere alla magistratura; intanto, le confessioni degli ex-combattenti, utili per ottenere sconti di pena e altri benefici, hanno rivelato l’esistenza di centinaia di fosse comuni da cui sono già stati riesumate decine di cadaveri.
COLOMBIA 14/7/2006 9.51
SEGRETARIO STATI AMERICANI APPOGGIA NEGOZIATO GOVERNO-PARAMILITARI
Il processo di pace tra il governo e i paramilitari “non è sereno. È lento e mostra passi indietro”, ma il sostegno dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) “non è in dubbio”: lo ha detto José Miguel Insulza, segretario generale dell’Osa, incontrando le autorità di Medellín, 400 chilometri a nordovest di Bogotá, il capoluogo del dipartimento di Antioquia dove si concentra il 40% dei circa 31.000 combattenti che - almeno sulla carta - hanno accettato la resa nell’ambito del negoziato.
Insulza, accompagnato dal capo della missione di appoggio al processo di pace (Mapp) dell’Osa in Colombia, l’argentino Sergio Caramagna, ha incontrato alcuni dei paramilitari smobilitati appartenenti ai famigerati fronti ‘Cacique Nutibara’ e ‘Héroes de Granada’. “Medellín ha un ruolo-chiave nel processo di pacificazione della Colombia; in questa visita ho capito che vale la pena sostenere questo programma con cui si otterrà la diminuzione della violenza” ha concluso Insulza, che oggi sarà a colloquio col presidente Alvaro Uribe.
La missione di verifica di Insulza giunge in un momento estremamente delicato del processo di pace, sia per le modifiche apportate le dalla Corte Costituzionale alla ‘Ley de Justicia y Paz’ che regola il futuro degli ex-‘paras’, sia per le confessioni dei combattenti disarmati che hanno rivelato l’esistenza di centinaia di fosse comuni da cui sono già stati riesumate decine di cadaveri.
COLOMBIA 15/7/2006 6.33
NEGOZIATO GOVERNO-PARAMILITARI, DECISIVO VERDETTO CORTE COSTITUZIONALE
È racchiuso nelle 336 pagine della sentenza della Corte Costituzionale, che emenda in parte i 72 articoli della ‘Ley de Justicia y Paz’, il destino del difficile e inedito processo di pace tra il governo e le Autodifese unite della Colombia (Auc): lo scrivono i principali quotidiani nazionali pubblicando in stralci il verdetto, già anticipato nelle scorse settimane, che pone precise condizioni per l’accesso ai benefici giuridici da parte dei combattenti disarmati, pronti a “tornare sulle montagne” nel caso di vincoli considerati “inaccettabili”.
La Corte ha confermato che agli ex-paras non potranno essere comminate condanne superiori agli 8 anni di detenzione – non necessariamente da scontare in carcere – come stabilisce la legge; ma, questa la novità, gli sconti di pena saranno vincolati alla “piena confessione” dei delitti commessi.
Nel caso in cui gli ex-combattenti non rispetteranno questa condizione e non aiuteranno gli inquirenti a fare luce sulle violazioni dei diritti umani perpetrate in 22 anni di illegalità perderanno ogni beneficio e potranno essere processati anche per i fatti “omessi” con rischio di condanne superiori.
Bocciata invece l’istanza delle Auc che chiedevano di decurtare i mesi trascorsi dai loro negoziatori nella ‘zona di ubicazione’ di Santa Fe de Ralito dalle pene previste.
Riguardo al risarcimento dei danni inflitti alle vittime, che ha provocato tensioni tra i vertici del movimento armato, l’alto tribunale ha disposto che “non c’è ragione per cui i paramilitari non debbano rispondere per i danni causati anche con i beni legalmente in loro possesso”, che potranno peraltro essere vincolati a misure cautelari, come il sequestro preventivo.
Ma non sono mancate anche all’interno della stessa Corte le voci discordanti: secondo i magistrati Jaime Araújo Rentería e Humberto Sierra, la ‘Ley de Justicia y Paz’ “è del tutto incostituzionale perché è stata votata dal Parlamento – assente l’opposizione - come legge ordinaria”; per il loro collega Alfredo Beltrán la normativa “stabilisce pene sproporzionate a quelle previste per gli stessi reati dal Codice penale”.
Le Auc, che stanno preparando con i loro legali una contestazione “punto per punto” della sentenza, hanno annunciato che si pronunceranno in merito il 19 luglio.
Colombia si candida per 2014
La Colombia presenterà alla Fifa la propria candidatura per ospitare i Mondiali di calcio del 2014. Lo ha annunciato a Cartagena il presidente della federcalcio colombiana Alvaro Uribe, nel corso della cerimonia d'apertura della 20/A edizione dei Giochi centroamericani e del Caribe.
"Il nostro vicepresidente Francisco Santos - ha detto Uribe, davanti a una platea piuttosto numerosa - si muoverà a nome di tutti i colombiani per ottenere l'organizzazione del Campionato mondiale di calcio. Il nostro Paese può sicuramente riuscire a gestire un evento di simili proporzioni e può farlo nel miglior modo possibile". La Colombia si era vista già assegnare l'organizzazione dei Mondiali del 1986, poi disputati in Messico, ma aveva rinunciato per "motivi economici", secondo quanto rivelato dall'allora presidente Belisario Betancur.
(sportitalia.com)
COLOMBIA 17/7/2006 9.59
CHOCÓ: ANCORA UN ATTACCO DELLA GUERRIGLIA, OSCURA SORTE BOSCAIOLI RAPITI
Quattro contadini sono stati uccisi in un attacco armato contro la comunità di Arquía Limón, nel dipartimento nordoccidentale di Chocó, dove nel fine settimana la guerriglia aveva assassinato 10 e ‘madereros’ (taglialegna) e sequestrato un numero imprecisato di altri – 170 secondo le autorità, meno della metà per l’esercito – accusati di collaborazionismo con i paramilitari.
Il sindaco del vicino comune di Unguía, Cayetano Tapias, ha attribuito la responsabilità degli omicidi al fronte 57 delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), sostenendo che il panico avrebbe spinto gli abitanti di Arquía Limón e di altre sei comunità vicine – che come molte altri centri del Chocó sono situate in una selva accessibile quasi esclusivamente per via fluviale – a cercare riparo a Unguía.
Resta intanto ancora poco chiaro cosa sia effettivamente successo nella vicina Riosucio, alla frontiera con Panama, dove secondo il governatore Julio Ibargue le Farc avrebbero preso in ostaggio decine di ‘madereros’, prelevati dai loro insediamenti lungo il fiume Truandó. Secondo il ‘difensore del popolo’ di Riosucio, Dario Blandon, “almeno un centinaio di civili sarebbero ancora in mano alla guerriglia”; per il comandante in capo dell’esercito, Carlos Alberto Ospina, invece, "tutti i prigionieri sarebbero già stati liberati", ma il generale non ha riferito altri particolari sulla vicenda.
Farc e paramilitari si combattono da anni per il controllo del Chocó, considerato un corridoio strategico per il traffico di armi e droga da e verso il Centroamerica.
COLOMBIA – Sarebbero almeno un migliaio gli sfollati provocati da intensi combattimenti tra l’esercito e i guerriglieri delle Farc in corso da oltre una settimana nel sud del paese, alla frontiera con l’Ecuador: la maggior parte sono indigeni costretti a lasciare le loro case nella regione montuosa tra Ricaurte e Cumbal “per i bombardamenti e i raid aerei” ha riferito Marta melo, portavoce delle organizzazioni per i diritti umani del dipartimento di Nariño. Il bilancio degli scontri parla finora di 15 ribelli uccisi e altrettanti catturati.
COLOMBIA 19/7/2006 4.23
MIGLIAIA VITTIME DI GRUPPI ARMATI SEPOLTE IN CIMITERI CLANDESTINI
Almeno 7.000 vittime dei paramilitari di ultradestra e della guerriglia di sinistra sarebbero sepolte in fosse comuni sparse in tutto il paese, principalmente nella zona costiera settentrionale e nel sud: lo ha rivelato la ‘Comisión nacional de reparación y reconciliación’ (Cnrr) evidenziando l’urgenza di istituire una banca dati nazionale per il confronto del Dna che faciliti il lavoro dell’organismo e dei patologi forensi nell’identificazione dei cadaveri. “Oltre alle oltre 7.000 vittime di sparizioni forzate calcolate dalle organizzazioni non governative, sta apparendo un nuovo fenomeno, quello degli ostaggi in mano ai gruppi armati morti durante la prigionia e di cui per lungo tempo non si sono avute più notizie” ha spiegato il presidente della Cnrr Eduardo Pizarro a ‘Caracol tv’, aggiungendo: “Stanno tornando alla luce anche cimiteri clandestini contenenti le spoglie di combattenti morti in battaglia che sono state nascoste per occultare le perdite subite dai movimenti armati” ha aggiunto. Secondo Pizarro, che già nei giorni scorsi aveva denunciato il tentativo dei ‘paras’ smobilitati nel processo di pace di nascondere le prove di massacri profanando le tombe, senza un archivio genetico con il Dna dei parenti dei desaparecidos “sarà impossibile ricostruire la sorte di tutte queste persone”.
Intanto la recente offensiva delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) nella regione nord-occidentale di Chocó, alla frontiera con Panama, ha già provocato oltre un migliaio di nuovi sfollati, mentre è stata attribuita sempre alla guerriglia l’uccisione di 12 contadini, dopo gli attacchi dei giorni scorsi contro un gruppo di taglialegna accusati di sostenere i paramilitari. “Siamo estremamente preoccupati per l’aumento della violenza, la popolazione civile è di nuovo tornata nell’occhio del ciclone” ha detto monsignor Napoleón García, vicario della diocesi di Quibdó.
COLOMBIA – Le forze armate governative hanno ripreso il controllo di Marquetalia, il villaggio ‘natale’ della guerriglia delle Farc, dove il 27 maggio 1964 un gruppo di contadini guidati da Manuel Marulanda resistette a una massiccia operazione militare, dando vita alla guerriglia più longeva dell’America Latina. Secondo fonti ufficiali, il recupero di Marquetalia è il frutto di oltre un anno di offensiva contro i ribelli, costata la vita a 23 soldati e a 16 combattenti.
Colombia: rapiti 6 membri Ong
Il sequestro compiuto da uomini di gruppo armato clandestino
Un gruppo armato clandestino, forse appartenente all'Esercito di liberazione nazionale (Eln) ha sequestrato ieri 9 persone in Colombia. Il sequestro e' avvenuto mel dipartimento di Cesar, nel Nord del Paese. Fra le persone rapite ci sono sei appartenenti all'organizzazione non governativa (ong) ambientalista Conservacion Internacional. Il gruppo raccoglieva informazioni per rendere possibile la dichiarazione di zona naturale protetta per la Serrania di Perija'.
COLOMBIA – È tornato in libertà, dopo tre mesi di prigionia Juan Carlos Lizcano, 23 anni, figlio dell’ex-deputato Oscar Tulio Lizcano, da sei anni nelle mani della guerriglia Farc. Il giovane era stato rapito ad aprile, sembra a scopo di estorsione, da una fazione di piccolo gruppo armato denominato Epl, che avrebbe accettato di smobilitare e aderire al programma governativo di reinserimento nella vita civile.
Colombia: medici rapiti da Farc
Comitato della Croce Rossa attiva per ritrovare 13 persone
Un gruppo di 13 persone, appartenenti ad una commissione medica sarebbe stata rapita dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Radio Caracol ha indicato oggi che i 13 stavano svolgendo la loro attivita' con la popolazione delle zone di Teteye' e Puerto Colombia, nel municipio di Puerto Asis. L'Esercito nazionale e il Comitato internazionale della Croce rossa si sono attivati per cercare di verificare l'accaduto.
COLOMBIA 27/7/2006 16.09
INDIGENI U’WAS PERDONO BATTAGLIA LEGALE CONTRO IMPRESA PETROLIFERA STATALE
Non c’è pace per gli indigeni U’was colombiani: dopo aver ottenuto nel 2001 una storica ‘vittoria’ per la tutela dei loro territori ancestrali con la fine delle attività della ‘Oxy’ - Occidental Petroleum statunitense, hanno perso ieri una nuova battaglia legale, questa volta contro l’azienda statale ‘Ecopetrol’. Il Consiglio di Stato colombiano ha infatti dato il ‘via libera’ all’impresa per le attività di esplorazione dei giacimenti petroliferi presenti in una vasta area del nordest dove si concentrano molte comunità native. Nella sentenza, l’alta corte amministrativa sottolinea che la mancanza di un accordo tra il governo centrale e gli U’was “non inficia la legalità delle operazioni” di Ecopetrol, volute dal ministero delle Miniere e dell’Energia per aumentare le riserve di greggio nazionali. Il Consiglio di Stato ha giudicato “comprensibile l’interesse dell’esecutivo al progetto” avvertendo che “l’impossibilità di realizzare questo tipo di attività recherebbe gravi pregiudizi al paese”. Secondo il tribunale “devono essere comunque rispettati i diritti costituzionali e l’integrità etnica, sociale, economica e culturale” degli U’was, un’annotazione che stride fortemente con le istanze delle comunità native che definiscono i loro territori “Corazon del Mundo” e il petrolio “il sangue della terra, senza il quale questa non avrà più vita”. I dirigenti indigeni hanno replicato al verdetto nel sito Internet ‘Etnias de Colombia’ affermando che “le esperienze avvenute in altre regioni dimostrano come si voglia solo legittimare la presenza del governo nei territori autoctoni, senza rispettare le decisioni autonome dei popoli ancestrali”. A più riprese negli scorsi anni le proteste degli U’was erano state represse con la forza dalle forze dell’ordine, con morti e feriti.
Colombia: attacco Farc, 4 morti
Guerriglieri aggrediscono personale oleodotto
Quattro persone sono morte in un attentato che, secondo fonti militari colombiane, e' stato realizzato da un commando Farc. L'attacco e' avvenuto contro un gruppo di persone che si accingevano a riparare un tratto dell'oleodotto Cano Limon-Covenas nel dipartimento del Norte de Santander. Le vittime, hanno precisato le fonti, sono due tecnici contrattati dalla compagnia petrolifera Ecopetrol e due ufficiali dell'esercito.
COLOMBIA 29/7/2006 5.07
NUOVA CONDANNA CONTRO LO STATO PER MASSACRO COMPIUTO DA PARAMILITARI
A dieci anni dai massacri di 19 ‘campesinos’ a Ituango, nel dipartimento nordoccidentale di Antioquia, la Corte interamericana dei diritti umani (Cidh) ha stabilito che lo Stato “è responsabile della violazione del diritto alla vita e delle vessazioni subite dai contadini” per non avere fermato i paramilitari, autori delle stragi, nonostante la presenza della forza pubblica nella regione. Lo riferisce il quotidiano ‘El Tiempo’, segnalando che la condanna della corte dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) potrebbe mettere a rischio il già difficile processo di pace tra il governo e le Autodifese unite della Colombia (Auc). Secondo la Cidh, le prove dimostrano che l’11 giugno 1997 i ‘paras’ fecero irruzione nel villaggio di La Granja dopo che l’esercito si era allontanato, assassinando quattro persone; lo stesso accadde il 25 ottobre 1997 a El Aro, dove gli abitanti furono radunati nel parco centrale e 15 di loro vennero uccisi; all’epoca, il presidente Alvaro Uribe era governatore di Antioquia. La Cidh ha ordinato allo Stato di chiedere pubblicamente scusa per quanto accaduto, di risarcire per una somma pari a 426.000 dollari i parenti delle vittime e di consentire finalmente ai civili fuggiti dai due villaggi di poter rientrare in sicurezza alle loro case. “È necessario – ha aggiunto - rimuovere ogni ostacolo, ‘de facto’ o ‘de iure’ (di fatto, di diritto), che consente la persistenza dell’impunità”. Il riferimento è all’ex-numero 1 delle Auc, Salvatore Mancuso, già condannato a 40 anni di carcere per i fatti di El Aro; grazie alla ‘Ley de justicia y paz’, che regola il futuro giuridico dei paramilitari smobilitati, Mancuso potrebbe scontare al massimo 8 anni.
COLOMBIA 31/7/2006 21.05
AUTOBOMBA A BOGOTÀ
Un uomo è morto e almeno 15 soldati sono rimasti feriti oggi per l’esplosione di un’autobomba in una strada della capitale colombiana Bogotà. Lo hanno riferito fonti militari, precisando che i 15-20 chili di esplosivo piazzati sul mezzo sono stati detonati con un comando a distanza al passaggio di due camion militari con a bordo oltre 30 soldati diretti nel nord est della città. Finora l’attentato non è stato né attribuito né rivendicato da nessuno. La vittima era un uomo che raccoglieva carta e cartone per sopravvivere e che si è trovato a passare per caso lungo la strada dell’esplosione. L’attacco di oggi avviene a solo una settimana dall’insiediamento del presidente Alvaro Uribe alla presidenza colombiana, per il suo secondo mandato consecutivo ottenuto dopo la vittoria riportata alle elezioni del 28 maggio scorso.
COLOMBIA 4/8/2006 16.15
AUTOBOMBA CON VITTIME A CALI A TRE GIORNI DA INSEDIAMENTO URIBE
Almeno 5 persone sono morte e altre sei sarebbero rimaste ferite in seguito all’esplosione di un’autobomba a Cali, importante città nel sud-ovest della Colombia: lo riferiscono fonti di polizia, precisando che una delle vittime sarebbe il conducente della vettura e le altre quattro sarebbero agenti di pubblica sicurezza. Secondo il generale Jacinto Meza, direttore della polizia regionale, a bordo dell’auto vi sarebbero stati circa 40 chili di esplosivo. Gli inquirenti attribuiscono la responsabilità di questo, come di altri recenti attentati dinamitardi, alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), da sempre nemiche giurate del presidente Alvaro Uribe. Quattro anni fa, in occasione del precedente mandato di Uribe, le Farc dettero vita a un’identica campagna di attentati con l’obiettivo di indebolire il presidente, che ha dichiarato guerra ai guerriglieri dopo che questi si resero responsabili della morte del padre. Uribe giurerà ed entrerà in carica per il secondo mandato consecutivo il prossimo 7 agosto. Solo due giorni fa la polizia aveva disinnescato una potente autobomba nella capitale Bogotá, dove un potente ordigno era già esploso lo scorso 31 luglio, provocando la morte di un uomo e il ferimento di 15 soldati.
COLOMBIA – È salito a sei vittime e a 18 feriti il bilancio dell’attentato dinamitardo effettuato ieri con un’autobomba nella città sud-occidentale di Cali: lo affermano fonti di pubblica sicurezza spiegando che i caduti sarebbero un civile e 5 poliziotti. L’attentato, attribuito alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), aveva come obiettivo una caserma della polizia.
COLOMBIA 7/8/2006 17.04
ALLERTA A BOGOTÁ PER TIMORE ATTENTATI IN ATTESA INSEDIAMENTO URIBE
In una Bogotá presidiata da oltre 30.000 soldati e poliziotti, con l’appoggio dell’aviazione militare, è atteso per le 15:00, ora locale, (le 22:00 in Italia) l’insediamento del presidente Alvaro Uribe che oggi inaugurerà per la prima volta nella storia recente colombiana il suo secondo mandato consecutivo dopo la riconferma ottenuta alle urne il 28 maggio scorso. “Il popolo colombiano merita di vivere in pace, tutta l’America Latina è disposta ad appoggiare il dialogo” ha detto il presidente costaricano Oscar Arias, al suo arrivo nella capitale, dove parteciperà alla cerimonia con altri undici capi di Stato della regione, ma senza il brasiliano Luiz Ignácio da Silva, l’argentino Nèstor Kirchner e il venezuelano Hugo Chávez. La tensione è alta a Bogotá dove già quattro anni fa la guerriglia salutò con un’ondata di attentati l’arrivo di Uribe al potere, provocando 21 morti e 70 feriti; nell’ultima settimana una nuova offensiva delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) ha causato una ventina di vittime. Il quotidiano ‘El Tiempo’ ha anticipato che il discorso del presidente verterà sulla sicurezza, il rafforzamento dello Stato, la crescita economica e la lotta alla povertà.
COLOMBIA 8/8/2006 9.30
PRESIDENTE URIBE HA GIURATO PER SECONDO MANDATO
In una Bogotá presidiata da più di 30.000 poliziotti e militari, il presidente Álvaro Uribe ha giurato ieri alle 15:00 ora locale per il suo secondo mandato consecutivo, al quale ha potuto avere accesso dopo una riforma ad hoc della Costituzione. Nel suo discorso d’investitura, pronunciato davanti a undici capi di Stato stranieri e 68 delegazioni inviate da altrettanti paesi e organizzazioni internazionali, Uribe si è impegnato a mettere fine alla guerra civile in Colombia e ha fatto sapere ai gruppi armati attivi nel conflitto colombiano che non accetterà più una “pace ingannevole”. Uribe, 54 anni, artefice del recente Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti e stretto alleato del presidente Usa George W. Bush, è stato rieletto lo scorso 28 maggio per un secondo mandato consecutivo avendo ottenuto al primo turno il 62% dei voti. Rimarrà in carica fino al 2010 e, tra le principali incombenze, oltre a mettere fine alla quarantennale guerra civile ha quella di favorire la liberazione delle decine di ostaggi in mano alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) e all’Esercito di liberazione nazionale (Eln), le due principali formazioni guerrigliere attive nel paese.
COLOMBIA – I guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) hanno sequestrato due dipendenti di un’azienda petrolifera cinese impegnati in operazioni di prospezione nelle selve dell'Alto Baudó, nel dipartimento occidentale di Chocò, e il pilota dell’elicottero su cui si preparavano a decollare. Secondo la polizia si tratta di un rapimento a scopo di estorsione, azioni con cui l’Eln, il più piccolo dei gruppi armati presenti nel paese (5.000 uomini), continua a finanziare la sua lotta armata, anche se sempre meno frequenti negli ultimi anni.[MISNA]
COLOMBIA 11/8/2006 16.11
‘ACCORDO UMANITARIO’: GUERRIGLIA FARC RESPINGE INVITO IN PARLAMENTO
Il Parlamento colombiano è “mafioso e paramilitare” e per questo “nessuno dei nostri portavoce parlerà di fronte all’assemblea”: così le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno risposto all’invito formulato dal capo del Parlamento, Dilian Toro, di recarsi in aula per esporre le loro proposte per il raggiungimento di un ‘accordo umanitario’ che consenta il rilascio dei sequestrati nelle loro mani. “Il presidente Alvaro Uribe è un ciarlatano e non è interessato alla questione, per questo nel suo vuoto discorso di insediamento non ne ha fatto accenno” ha replicato la guerriglia più longeva dell’America Latina in una nota pubblicata sul suo sito Internet; “Non è possibile che le Farc si rechino in un antro come il Parlamento colombiano per parlare di una soluzione negoziata al conflitto interno” aggiunge il comunicato. La posizione delle Farc non sorprende dal momento che a più riprese avevano avvertito, già molto prima delle elezioni del 28 maggio, vinte da Uribe, che non avrebbero più trattato il tema del cosiddetto ‘accordo umanitario’ per il rilascio di una sessantina di rapiti in cambio della scarcerazione di 500 loro uomini reclusi nei penitenziari nazionali. Preoccupazione è stata espressa dai familiari dei sequestrati: “L’atteggiamento delle Farc è una nuova doccia fredda sulle speranze di rivedere un giorno in vita i nostri cari” ha detto un portavoce dell’associazione che riunisce i parenti degli ostaggi.
COLOMBIA
(MISNA)– Sono in totale 745, tra uomini e donne, i paramilitari del famigerato blocco ‘Elmer Cárdenas’ che hanno deposto le armi nel nordovest del paese, alla frontiera con Panama; già il mese scorso altri 793 effettivi dello stesso gruppo avevano abbandonato la lotta armata aderendo al programma di reinserimento nella vita civile del governo. La fazione si era rifiutata di aderire al processo di pace tra l’esecutivo e le Autodifese unite della Colombia (Auc) esigendo un negoziato separato.
COLOMBIA 16/8/2006 19.41
ARRESTATI VERTICI PARAMILITARI DELLE AUC
[MISNA] C’è anche Salvatore Mancuso tra i dirigenti delle ‘Autodefensas Unidas de Colombia’ (Auc), il principale gruppo di paramilitari di estrema destra colombiani, fatti arrestare oggi dal governo in tutto il paese. Lo ha reso noto poco fa la polizia colombiana, che ha effettuato la delicata operazione sotto la guida del generale Jorge Daniel Castro. Oltre a Mancuso, tra i capi Auc arrestati vi sarebbero anche Ramón Isaza, detto ‘il Vecchio’, uno dei fondatori dei paramilitari; Julián Bolívar, il cui vero nome è sconosciuto; Carlos Mario Jiménez, detto ‘Javier Montañez’ o anche ‘Macaco’; il portavoce dei paramilitari smobilitati, Antonio López; e Francisco Javier Zuluaga, detto ‘gordo lindo’. Tutti sono stati arrestati per aver rifiutato la settimana scorsa di sottomettersi alla ‘Ley de Justicia y Paz’ promulgata dal presidente della Repubblica Álvaro Uribe per regolare il reinserimento nella società civile dei paramilitari, ma da questi considerata “troppo severa”. Uribe, che sta cercando di salvare il processo di pace dopo essere stato da poco rieletto, aveva minacciato i ‘paras’ di arresto ed estradizione negli Stati Uniti se non avessero immediatamente annunciato l’accettazione della Legge di giustizia e pace. Ora rimane da vedere se il presidente manterrà la minaccia. Molti paramilitari sono infatti ricercati negli Usa per commercio di droga e rischiano forti pene detentive. I paramilitari, nati (e sostenuti dal governo) per contrastare i movimenti guerriglieri di sinistra delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) e dell’Eln (Esercito di liberazione nazionale), si sono ben presto resi protagonisti di violenze, rapimenti e stragi, oltre che di crescenti interessi nel mercato della droga. Nel 2003 è cominciata una lunga trattativa col governo per il reinserimento dei circa 31.000 Auc attivi in Colombia ma la sollevazione della settimana scorsa ha rischiato e tuttora rischia di far naufragare i processo di pace e smobilitazione.
Colombian Paramilitary Commanders Jailed
BOGOTA(AP Thursday August 17, 2006 1:46 AM) - Colombian police arrested the top leaders of a paramilitary group on Wednesday for violating the terms of a peace accord that has led to the demobilization of 30,000 right-wing fighters.
President Alvaro Uribe said he ordered the arrests of the leadership of the United Self Defense Forces of Colombia, or AUC, ``so the peace process can go forward and gain credibility.''
The crackdown began early Wednesday with the arrest of the three militia leaders at the group's headquarters in the western city of Medellin, Carlos Restrepo, an AUC spokesman, told The Associated Press.
Arrests of dozens more AUC leaders were taking place throughout the country.
Meanwhile, AUC strongman Salvatore Mancuso, escorted by his bodyguards, voluntarily turned himself over to authorities at a police station in Monteria, 300 miles northwest of Bogota, telling journalists the paramilitaries ``are respectful of the president and the promises we've made to Colombia.''
Interior Minister Sabas Pretelt said milita commanders would be taken to a detention center so they could start confessing their crimes and fulfill other commitments under the 2003 accord.
``They're not going to be extradited, but they have to start complying with soberness what they've agreed to,'' he told journalists.
AUC leaders threatened to back out of the peace accord after the constitutional court in May overturned key components of the law governing their demobilization, which has contributed to a sharp drop in violence of late in the country's four-decade-old civil war.
The peace agreement has led to the demobilization of more than 30,000 paramilitary fighters the past two years. Human rights groups and the United Nations said some paramilitaries that supposedly demobilized are still operating criminal organizations.
Colombia's paramilitary groups were created in the 1980s in response to marauding leftist rebels in the countryside. But over time they became heavily involved in drug trafficking, for which several AUC leaders are wanted in the United States.
COLOMBIA 21/8/2006 18.22
GUERRIGLIA FARC SMENTISCE PASSI AVANTI PER ‘ACCORDO UMANITARIO’
[PIME] “Non esiste nessuna possibilità di un avvicinamento con il governo senza la garanzia della smilitarizzazione dei comuni di Florida e Pradera”: così il portavoce delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), Raúl Reyes, ha replicato ad alcune recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa nazionale dal presidente della Conferenza episcopale, monsignor Luis Antonio Castro, secondo cui i negoziati per un ‘accordo umanitario’ che consenta il rilascio dei sequestrati in mano alla guerriglia “stanno andando avanti”. In una nota diffusa via Internet, Reyes ha denunciato “la politica di dilazione, inganno e assenza di volontà del governo nel concretizzare lo scambio di prigionieri” sostenendo che “la disinformazione causata da false voci ha il proposito di distrarre l’attenzione di coloro che in Colombia e all’estero insistono con forza sulla necessità di firmare un’intesa”. Il portavoce delle Farc ha ribadito che senza la creazione di una nuova ‘zona neutrale’ libera dalle forze armate “non esisteranno mai le condizioni per l’atteso accordo. Sono inoltre false le presunte conversazioni della nostra organizzazione con rappresentanti del governo”. Le Farc hanno proposto lo ‘scambio’ di 58 ostaggi, tra cui l’ex-candidata presidenziale Ingrid Betancourt, con 500 loro combattenti reclusi nelle carceri nazionali; finora tuttavia l’ostacolo centrale è rappresentato dalla richiesta di smilitarizzare i comuni di Florida e Pradera, ripetutamente respinta dall’esecutivo del presidente Alvaro Uribe, rieletto il 28 maggio per un secondo mandato consecutivo.
COLOMBIA
[MISNA] – Il dirigente del ‘Partido Conservador Colombiano’ (Pcc) Carlos Holguín Sardi, stretto collaboratore del presidente Álvaro Uribe, ha giurato come nuovo ministro dell’Interno e della giustizia, succedendo a Sabas Pretelt de la Vega. Con questa nomina Uribe ha completato il quadro dei ministri del suo nuovo governo. Il presidente è entrato ufficialmente in carica lo scorso 7 agosto per il suo secondo mandato.
COLOMBIA 24/8/2006 12.49
NUOVE ACCUSE PER CAPO PARAMILITARE LATITANTE
[PIME] Vicente Castaño, capo dei paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc), è stato accusato formalmente dalla giustizia colombiana di avere assassinato nel 2004 suo fratello Carlos, ex-capo supremo e co-fondatore delle ‘Autodefensas Unitas de Colombia’, la formazione armata di estrema destra attiva dagli Anni ’80 e responsabile di violenze, stragi e traffico di droga. Sulla base delle dichiarazioni degli informatori e dei sopravvissuti, il Procuratore generale della Repubblica Mario Iguaran “ha stabilito che Vicente Castaño ha ordinato l’omicidio di Carlos Castaño” si legge in un comunicato diffuso nella notte dalla procura, dal quale si apprende inoltre che “Vicente Castaño ha dato l’ordine a Jesus Ignacio Roldan, detto ‘Monoleche’, d’assassinare Carlos Castaño. In questo quadro, la procura ha ordinato l’arresto di otto persone, delle quali “cinque al momento sono già imprigionate, tre invece sono ricercate”. Carlos Castaño è il più emblematico dei paramilitari d’estrema destra che negli ultimi vent’anni hanno terrorizzato la Colombia. Scomparso il 16 aprile 2004, in precedenza aveva perso un altro fratello, Fidel, ucciso anch’egli in circostanze misteriose. Secondo molti, nonostante Carlos fosse considerato il sommo comandante della Auc, il vero ‘capo-ombra’ era invece Vicente, l’uomo che nel 2003 ha avviato i negoziati con il governo guidato da Álvaro Uribe per il disarmo e il reinserimento sociale dei 31.000 paramilitari affiliati al gruppo. Vicente Castaño fa parte della lista dei 23 capi paramilitari ricercati dalla giustizia ed è uno dei cinque latitanti. È stato anche condannato in contumacia nel 1989 dalla giustizia tedesca – che ha messo una taglia di 52.000 dollari sulla sua testa – per traffico di droga.
vBulletin® v3.6.4, Copyright ©2000-2025, Jelsoft Enterprises Ltd.