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View Full Version : Congo Brazzaville, ufficiali dell’esercito assolti dall’accusa di genocidio


Adric
30-08-2005, 06:22
Ufficiali dell’esercito assolti dall’accusa di genocidio
Congo Brazzaville

Scritto da Beatrice Giunta
domenica, 28 agosto 2005 12:36

Quindici ufficiali di alto grado dell’esercito accusati di aver ucciso 353 rifugiati nella Repubblica del Congo sono stati assolti dall’accusa di omicidio da una corte della capitale, Brazzaville.

Il cosiddetto "Caso della spiaggia" riporta, secondo quanto reso noto dalla BBC, ai rifugiati che stavano tornando dalla confinante Repubblica del Congo nel 1999, fuggiti lì nel 1998 per scappare dalla guerra civile nel loro Paese.

Al loro arrivo al porto del fiume di Brazzaville, Le Beach, furono arrestati, secondo l’IRIN, per il sospetto di sostenere il gruppo ribelle Ninja, miliziani locali ostili al Governo del Presidente Denis Sassou Nguesso; di loro non si è più saputo nulla.

Secondo quanto riportato da Amnesty International le forze del Governo, rispondendo alle incursioni dei Ninja, apparentemente sostenuti dai Cocoyes, nell’agosto del 1998 hanno eseguito delle esecuzioni extragiudiziali di centinaia di civili inermi, compresi bambini di dieci anni, accusati di sostenere le milizie ostili.

Duemila persone furono uccise a Makélékélé e Bacongo, a sud di Brazzaville, nei mesi successivi furono uccise centinaia di persone a Kinkala, Mouyondzi, Nkayi ed in altre parti nella regione di Bouenza.

Fonti locali hanno dichiarato ad Amnesty International che la maggior parte delle vittime erano civili inermi deliberatamente uccisi dai Cobras e dalle forze del Governo.

La corte ha riconosciuto che 85 persone sono scomparse, ma non sa spiegare come sia successo, ed ha stabilito che ai parenti delle 85 persone identificate come scomparse siano pagati 18.500 dollari americani come risarcimento dal Governo; gli avvocati della parte lesa hanno richiesto 185.000 dollari americani per ognuno.

Dopo l’assoluzione di mercoledì il presidente del comitato rappresentante delle famiglie dei rifugiati scomparsi, Vincent Niamankessi, ha dichiarato all’AFP che è un complotto, una vergogna, che i familiari sono delusi.

Niamankessi, il cui figlio è fra gli scomparsi, ha dichiarato che lui e tutti i familiari credevano nel sistema della giustizia del Congo riguardo questo caso perché pensavano che potesse dire dove poter trovare i loro figli ed organizzare i funerali.

La Corte costituzionale del Congo ha rifiutato il reclamo secondo il quale nove dei giudici siano stati nominati dal Presidente Nguesso, violando così la costituzione; alcuni avvocati difensori hanno sostenuto un motivo politico, dicendo che il processo è stata una congiura dagli oppositori del regime congolese.

Arnaud Zajtman della BBC a Brazzaville ha dichiarato che la maggior parte dei parenti, delusi dal verdetto, hanno perso la speranza di scoprire cosa sia successo ai loro familiari, arrestati al loro ritorno a casa al porto della capitale dalla Repubblica Democratica del Congo, che giace sull’altra sponda del fiume Congo. Il loro avvocato ha dichiarato che presenterà un appello per il loro risarcimento alla Corte Suprema del Paese.

I sostenitori degli imputati, fuori dalla corte, hanno invece applaudito quando hanno saputo dell’assoluzione.

Secondo quanto riportato dall’Irinnews, il Presidente della Corte Charles Emile Apesse ha dichiarato - riferendosi alle accuse contro gli imputati - che essi non erano individualmente responsabili per aver commesso crimini di guerra, genocidio o crimini contro l’umanità.

Il Procuratore congolese, che ha lasciato cadere l’accusa di genocidio, ha chiesto che sette degli accusati fossero condannati a dieci anni di lavori forzati per crimini contro l’umanità ed altri reati, mentre i rimanenti otto fossero assolti.

I più importanti fra gli imputati erano l’ispettore generale delle forze armate, Gen Norbert Dabira, il comandante della regione militare di Brazzaville, Gen Blaise Adoua ed il direttore generale della polizia, Jean François Ndenguet.

La corte ha affermato che l’insicurezza nella città al momento della loro detenzione ha reso impossibile determinare cosa esattamente sia loro successo.

Amnesty International crede che solo un’indagine indipendente ed imparziale sarà capace di stabilire la piena verità e la portata del coinvolgimento degli ufficiali della sicurezza e del Governo ai vari livelli dell’ amministrazione Congolese.

Beatrice Giunta (WarNews.it)