Car|o
28-08-2005, 09:40
Vorrei esprimere la mia preferenza verso un uso più rigoroso del termine "fascismo" nonché "comunismo" e derivati dal momento che mi pare che in questa sede (e non solo, eh) se ne abusi fino alla nausea. Non sempre basta definirsi tali per rientrare nel termine. Per dirne una, si può essere patrioti, si può addirittura essere nazionalisti, sentirsi a destra, per dire, di Forza Italia e tuttavia non solo non essere fascisti ma finanche antifascisti.
Col termine "comunismo", poi, usato a vanvera come viene fatto spesso, si indica tutto e niente. Per dirne un'altra, dire o scrivere (credendoci) che i rappresentanti dei DS o di altri partiti della sinistra sono politicamente comunisti è far sfoggio di ignoranza crassa. Sono pure in dubbio sul fatto che Bertinotti possa essere definito politicamente comunista, all'atto presente, nonostante il nome del suo partito.
Anche poi utilizzando il secondo termine a ragion veduta, esso intende solo una dottrina politica, economica e sociale fondata non sulla proprietà individuale ma collettiva dei beni esistenti e dei mezzi di produzione. Non c'è nessun motivo per cui una persona di ideali comunisti debba avere necessariamente qualcosa da spartire con Stalin, Tito, Castro e neppure con Ho Chi Minh o Suphanuvong ed i rispettivi regimi, forse nemmeno con Marx. Sarebbe buona norma ricordarsene. Le varie correnti e scuole di pensiero comuniste possono essere così distanti fra loro da rendere quasi sempre necessaria una ulteriore specificazione, per capire di cosa si sta parlando.
Per quanto riguarda uno che si professi fascista, la questione è leggermente più spinosa, trattandosi di un termine che può avere connotazione particolare in quanto termine nato proprio da un preciso regime e partito (il regime 25-45 ed il preesistente partito formatasi nel 21) ispirandosi alle caratteristiche dei quali esso può essere usato per descrivere una dottrina e prassi politica fondata sulla indiscriminata affermazione di motivi nazionalistici ed imperialistici, sulla presunta loro sufficienza a superare ed armonizzare conflitti economici, politici e sociali interni, e sull'impostazione del principio gerarchico a tutti i livelli della vita nazionale. Per estensione qualsiasi concezione della vita politica basata sull'uso indiscriminato della violenza e della sopraffazione. Dirsi fascista può significare essere sostenitore o nostalgico di una delle tre cose (ammesso che le prime due non comprendano necessariamente la terza, su questo si può discutere).
Sembrerà paradossale, ma è anche del tutto possibile essere sia comunisti che fascisti allo stesso tempo. Ne abbiamo degli esempi.
Tutto questo l'avrei intitolato "la sagra dell'ovvietà", mi scuso delle inutili righe se ovvietà sono anche per voi ed auspico un uso delle parole in oggetto un po' meno rozzo.
Col termine "comunismo", poi, usato a vanvera come viene fatto spesso, si indica tutto e niente. Per dirne un'altra, dire o scrivere (credendoci) che i rappresentanti dei DS o di altri partiti della sinistra sono politicamente comunisti è far sfoggio di ignoranza crassa. Sono pure in dubbio sul fatto che Bertinotti possa essere definito politicamente comunista, all'atto presente, nonostante il nome del suo partito.
Anche poi utilizzando il secondo termine a ragion veduta, esso intende solo una dottrina politica, economica e sociale fondata non sulla proprietà individuale ma collettiva dei beni esistenti e dei mezzi di produzione. Non c'è nessun motivo per cui una persona di ideali comunisti debba avere necessariamente qualcosa da spartire con Stalin, Tito, Castro e neppure con Ho Chi Minh o Suphanuvong ed i rispettivi regimi, forse nemmeno con Marx. Sarebbe buona norma ricordarsene. Le varie correnti e scuole di pensiero comuniste possono essere così distanti fra loro da rendere quasi sempre necessaria una ulteriore specificazione, per capire di cosa si sta parlando.
Per quanto riguarda uno che si professi fascista, la questione è leggermente più spinosa, trattandosi di un termine che può avere connotazione particolare in quanto termine nato proprio da un preciso regime e partito (il regime 25-45 ed il preesistente partito formatasi nel 21) ispirandosi alle caratteristiche dei quali esso può essere usato per descrivere una dottrina e prassi politica fondata sulla indiscriminata affermazione di motivi nazionalistici ed imperialistici, sulla presunta loro sufficienza a superare ed armonizzare conflitti economici, politici e sociali interni, e sull'impostazione del principio gerarchico a tutti i livelli della vita nazionale. Per estensione qualsiasi concezione della vita politica basata sull'uso indiscriminato della violenza e della sopraffazione. Dirsi fascista può significare essere sostenitore o nostalgico di una delle tre cose (ammesso che le prime due non comprendano necessariamente la terza, su questo si può discutere).
Sembrerà paradossale, ma è anche del tutto possibile essere sia comunisti che fascisti allo stesso tempo. Ne abbiamo degli esempi.
Tutto questo l'avrei intitolato "la sagra dell'ovvietà", mi scuso delle inutili righe se ovvietà sono anche per voi ed auspico un uso delle parole in oggetto un po' meno rozzo.