PDA

View Full Version : [FARMACI] Rivelato il meccanismo FISICO dell'effetto placebo


Gyxx
25-08-2005, 10:15
Da repubblica, che stranamente riporta molto correttamente (senza storpiature, non è mai troppo tardi :D ) una notizia di questo tipo :

A voi ovviamente i commenti ;) .

http://www.repubblica.it/2005/h/sezioni/scienza_e_tecnologia/placebo/placebo/placebo.html

Ciapps

;)

Gyxx

--------------------------------------------------------------------------

Sul Journal of Neuroscience la ricerca di un pool di scienziati Usa
così le finte medicine stimolano la produzione di endorfine
Svelato il segreto
dell'effetto placebo
Niente autosuggestione: è un meccanismo chimico a far guarire i pazienti
di ELENA DUSI


ROMA - L'effetto placebo non è suggestione. Prendere una pillola di zucchero credendo che sia un farmaco contro il dolore spinge il cervello a produrre endorfine, le sostanze naturali che aiutano il nostro corpo ad alleviare la sofferenza fisica. Una sensazione psicologica - l'illusione del beneficio del farmaco - è dunque in grado di scatenare un meccanismo chimico ben misurabile in laboratorio, con il risultato finale che il dolore diminuisce davvero.

Jon-Kar Zubieta e i suoi colleghi dell'università del Michigan hanno pubblicato l'esperimento sul Journal of Neuroscience. Quattordici giovani volontari si sono presentati nei laboratori dell'ateneo e hanno accettato di sottoporsi a una pratica piuttosto dolorosa: l'iniezione nei muscoli della mascella una soluzione salina. In alcuni casi ai volontari veniva data l'illusione di ricevere anche un farmaco antidolorifico. Non era vero niente, ma immediatamente nel cervello dei volontari scattavano delle reazioni che un apparecchio Pet registrava passo dopo passo.

Nel momento in cui i medici comunicavano ai volontari di aver somministrato l'analgesico, i neuroni iniziavano a produrre endorfine. Queste sostanze, dette anche oppioidi endogeni, hanno il compito di posizionarsi in corrispondenza dei recettori nervosi del dolore, bloccandoli e impedendo alla sensazione spiacevole di trasmettersi da una cellula all'altra. "Il nostro studio - ha commentato Zubieta - è un altro serio colpo all'idea che l'effetto placebo sia un fenomeno solo psicologico e non anche fisico".

Che l'illusione producesse dei cambiamenti concreti nel cervello era in realtà stato intuito da tempo. Sempre all'università del Michigan a febbraio dell'anno scorso un team di ricercatori era riuscito a osservare le aree cerebrali che si attivavano quando un volontario veniva sottoposto a uno stimolo doloroso. Una speciale telecamera guidata da Tor Wager aveva dimostrato che l'effetto placebo riduceva l'attività cerebrale in zone come il talamo, l'insula e la corteccia cingolata anteriore.

Una prova che il meccanismo di soffocamento della sofferenza era in azione, messo in moto dall'illusione di aver ricevuto un farmaco antidolorifico. Ma questa è la prima volta che vengono osservati i circuiti coinvolti ed è individuato il mediatore chimico. In una parola, che viene gettato un ponte fra l'aspetto psicologico e quello organico del fenomeno. "La connessione corpo-mente è evidente" si entusiasma Zubieta.

Al mosaico viene dunque aggiunta una nuova tessera. E non è un caso che i protagonisti appena entrati in scena siano le endorfine, sostanze che agiscono sui recettori del dolore analogamente a eroina, morfina, metadone e anestetici in generale. La pubblicazione dei ricercatori del Michigan arriva esattamente 50 anni dopo la scoperta dell'effetto placebo.

Nel 1955 infatti sul Journal of the American Medical Association compariva un articolo dal titolo "Il potente placebo". Lo firmava Henry Beecher, un medico anestesista di Boston stupito dal fatto che inutili pillole di zucchero o bicchieri di acqua fresca riuscissero a fare effetto sul 35 per cento dei pazienti cui venivano somministrati al posto dei farmaci veri.

Le risposte degli individui alla somministrazione di un placebo non sono sempre uguali. Lo hanno notato anche gli sperimentatori della Michigan University, che dopo averne osservato le reazioni hanno diviso i loro pazienti in "poco reattivi" e "molto reattivi" (quelli con una riduzione del dolore superiore al 20 per cento).

Da cosa dipendano queste disparità non è affatto chiaro, e sarà oggetto delle ricerche future. Nel frattempo prosegue il dibattito tra quei medici che non trovano etico ingannare un paziente somministrandogli un medicinale falso, e quelli che si affidano al brano della Repubblica di Platone secondo cui "la menzogna è inutile agli dei, ma utile agli uomini come farmaco".

(24 agosto 2005)

stbarlet
25-08-2005, 19:44
Da repubblica, che stranamente riporta molto correttamente (senza storpiature, non è mai troppo tardi :D ) una notizia di questo tipo :

A voi ovviamente i commenti ;) .

http://www.repubblica.it/2005/h/sezioni/scienza_e_tecnologia/placebo/placebo/placebo.html

Ciapps

;)

Gyxx

--------------------------------------------------------------------------

Sul Journal of Neuroscience la ricerca di un pool di scienziati Usa
così le finte medicine stimolano la produzione di endorfine
Svelato il segreto
dell'effetto placebo
Niente autosuggestione: è un meccanismo chimico a far guarire i pazienti
di ELENA DUSI


ROMA - L'effetto placebo non è suggestione. Prendere una pillola di zucchero credendo che sia un farmaco contro il dolore spinge il cervello a produrre endorfine, le sostanze naturali che aiutano il nostro corpo ad alleviare la sofferenza fisica. Una sensazione psicologica - l'illusione del beneficio del farmaco - è dunque in grado di scatenare un meccanismo chimico ben misurabile in laboratorio, con il risultato finale che il dolore diminuisce davvero.

Jon-Kar Zubieta e i suoi colleghi dell'università del Michigan hanno pubblicato l'esperimento sul Journal of Neuroscience. Quattordici giovani volontari si sono presentati nei laboratori dell'ateneo e hanno accettato di sottoporsi a una pratica piuttosto dolorosa: l'iniezione nei muscoli della mascella una soluzione salina. In alcuni casi ai volontari veniva data l'illusione di ricevere anche un farmaco antidolorifico. Non era vero niente, ma immediatamente nel cervello dei volontari scattavano delle reazioni che un apparecchio Pet registrava passo dopo passo.

Nel momento in cui i medici comunicavano ai volontari di aver somministrato l'analgesico, i neuroni iniziavano a produrre endorfine. Queste sostanze, dette anche oppioidi endogeni, hanno il compito di posizionarsi in corrispondenza dei recettori nervosi del dolore, bloccandoli e impedendo alla sensazione spiacevole di trasmettersi da una cellula all'altra. "Il nostro studio - ha commentato Zubieta - è un altro serio colpo all'idea che l'effetto placebo sia un fenomeno solo psicologico e non anche fisico".

Che l'illusione producesse dei cambiamenti concreti nel cervello era in realtà stato intuito da tempo. Sempre all'università del Michigan a febbraio dell'anno scorso un team di ricercatori era riuscito a osservare le aree cerebrali che si attivavano quando un volontario veniva sottoposto a uno stimolo doloroso. Una speciale telecamera guidata da Tor Wager aveva dimostrato che l'effetto placebo riduceva l'attività cerebrale in zone come il talamo, l'insula e la corteccia cingolata anteriore.

Una prova che il meccanismo di soffocamento della sofferenza era in azione, messo in moto dall'illusione di aver ricevuto un farmaco antidolorifico. Ma questa è la prima volta che vengono osservati i circuiti coinvolti ed è individuato il mediatore chimico. In una parola, che viene gettato un ponte fra l'aspetto psicologico e quello organico del fenomeno. "La connessione corpo-mente è evidente" si entusiasma Zubieta.

Al mosaico viene dunque aggiunta una nuova tessera. E non è un caso che i protagonisti appena entrati in scena siano le endorfine, sostanze che agiscono sui recettori del dolore analogamente a eroina, morfina, metadone e anestetici in generale. La pubblicazione dei ricercatori del Michigan arriva esattamente 50 anni dopo la scoperta dell'effetto placebo.

Nel 1955 infatti sul Journal of the American Medical Association compariva un articolo dal titolo "Il potente placebo". Lo firmava Henry Beecher, un medico anestesista di Boston stupito dal fatto che inutili pillole di zucchero o bicchieri di acqua fresca riuscissero a fare effetto sul 35 per cento dei pazienti cui venivano somministrati al posto dei farmaci veri.

Le risposte degli individui alla somministrazione di un placebo non sono sempre uguali. Lo hanno notato anche gli sperimentatori della Michigan University, che dopo averne osservato le reazioni hanno diviso i loro pazienti in "poco reattivi" e "molto reattivi" (quelli con una riduzione del dolore superiore al 20 per cento).

Da cosa dipendano queste disparità non è affatto chiaro, e sarà oggetto delle ricerche future. Nel frattempo prosegue il dibattito tra quei medici che non trovano etico ingannare un paziente somministrandogli un medicinale falso, e quelli che si affidano al brano della Repubblica di Platone secondo cui "la menzogna è inutile agli dei, ma utile agli uomini come farmaco".

(24 agosto 2005)
molto interessante.. ma riguardo alla frase ingrandita.. esiste qualcosa legato solo alla Psicologia? Insomma che non abbia implicazioni chimiche o di altro genere ?

razziadacqua
25-08-2005, 19:53
molto interessante.. ma riguardo alla frase ingrandita.. esiste qualcosa legato solo alla Psicologia? Insomma che non abbia implicazioni chimiche o di altro genere ?

la psiche a mio parere un buon 60% è chimica e il restante circuiti neurali..

poi nelle donne cambia :D 90%chimica e 1%connessioni neurali....il restante 9% è massa di riempimento e incasinamento mentale ;)

ahahahah

stbarlet
25-08-2005, 22:35
forse vado un pò off topic.. Cosa vuol dire suggestione per il nostro cervello?l'articolo riporta proprio che l'effetto placebo non è una cosa psicologica ma fisica (endorfine)..Cioè ogni cosa che passa per la nostra testa in fondo è fisica, quindi parlare di una distinzione tra psicologico e fisico è senza grosso senso, almeno al livello a cui è intesa in questo articolo.Ogni sensazione, ogni sentimento è "FATTO" di impulsi, di molecole... siamo noi (alcuni di noi) a dare un valore metafisico

Lucrezio
25-08-2005, 22:38
la psiche a mio parere un buon 60% è chimica e il restante circuiti neurali..

poi nelle donne cambia :D 90%chimica e 1%connessioni neurali....il restante 9% è massa di riempimento e incasinamento mentale ;)

ahahahah
Dimentichi la parte del cervello destinata a spendere soldi in cose frivole, fare scenate di gelosia, fare sentire una merda il proprio uomo, tirarsela, partorire fantasie erotiche perverse....
:sofico:

Gyxx
25-08-2005, 23:41
forse vado un pò off topic.. Cosa vuol dire suggestione per il nostro cervello?l'articolo riporta proprio che l'effetto placebo non è una cosa psicologica ma fisica (endorfine)..Cioè ogni cosa che passa per la nostra testa in fondo è fisica, quindi parlare di una distinzione tra psicologico e fisico è senza grosso senso, almeno al livello a cui è intesa in questo articolo.Ogni sensazione, ogni sentimento è "FATTO" di impulsi, di molecole... siamo noi (alcuni di noi) a dare un valore metafisico
...al volo xchè ho sonno e rispondere a jumper su un latro 3D mi ha un po stancato ;) , alcune delle endorfine non sono solo x regolare la rispota umorale nel cervello, ma fanno anche sfiammare la parte corporea infiammata, agendo da veri e prorpi farmaci e non solo sulle vie percettive del dolore ;).

... non mi metto a rispondere sul cervello delle donne xchè amo vivere :asd: e poi mi parrebbe scorretto, ALCUNE done ;) sono geniali, anche se molte fanno madia negativa ;) ....

Ciapps a tutti ;)

Gyxx

gtr84
26-08-2005, 00:28
Mi sembra tanto una scoperta dell'acqua calda.



Mi pare ovvio che l'organismo debba reagire producendo
degli inibitori chimici per alleviare il dolore.

Onisem
26-08-2005, 13:34
Sono allibito ( :D ), credevo che fossero già un fatto ed un meccanismo, oltre che intuiti e risaputi, studiati e documentati. Così come altri processi e stati d'animo che favoriscono la produzione di endorfine, ad esempio il riso:

http://www.clownterapia.it/sorridere/

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/03_Marzo/09/ridere.shtml