PDA

View Full Version : Fromm, Marcuse e la società capitalista


Mauro80
14-05-2007, 23:12
Vorrei citare una parte di quel libro che molti di noi hanno letto

Se la nostra organizzazione economico-sociale è fondata sui propri vantaggi personali, se è governta dal principio etico dell'egostismo, mitigato solo dal principio etico della giustizia, come si può lavorare, come si può agire nella struttura della società attuale e nel medesimo tempo praticare l'amore? Non implica tale pratica l'abbandono di tutte le cose terrene per dividere la vita col povero? Questa questione è stata sollevata e risolta in modo radicale dai monaci cristiani e da persone come Tolstoj, Albert Schweitzer e Simone Weil.
Ci Sono altri (*) che condivisono l'assoluta incompatibilità tra l'amore e la vita normale nella nostra società. Essi arrivano così alla conclusione che parlare d'amore oggi significa partecipare alla frode generale; sostengono che solo un martire o un pazzo può amare il mondo d'oggi, e di conseguenza che ogni disquisizione sull'amore non è sltro che predica (io aggiungerei sterile)

tratto da L'arte di amare di Erich Fromm

Per gli altri (*) l'autore consiglia l'articolo di Herbert Marcuse, The Social Implications of Psychoanalytic Revisionism, in Dissent, NEw York, Estate 1955

Come ha detto anche il papà oggi i grandi nemici del cristianesimo sono il marxismo ed il capitalismo, io sono tra quelli che credono impossibile una sintesi tra i principi dell'amore cristiano e quelli del capitalismo.

Mi piacerebbe molto leggere quell'articolo di Marcuse, per questo vorrei chiedervi se qualcuno di voi conosce questa rivista, Dissent,forse qualche studente di sociologia e/o filosofia

Nel continuo del libro, Fromm scrive che esiste una sintesi ,lo spiega nel suo libro The Sane Society che mi sono accinto a comprare

Mauro80
01-06-2007, 19:29
up

Kharonte85
01-06-2007, 23:23
Non conosco la rivista, ma conosco Fromm perche' ho letto "avere o essere" e soprattutto in quanto post-freudiano...

Per quanto riguarda il pezzo da te citato...devo dire che forse bisognerebbe specificare che cosa sia l'amore cristiano:


I cristiani credono che l'amore per Dio e quello per il prossimo siano due degli aspetti più importanti nella vita, quelli che le danno senso (i due comandamenti che riassumono gli altri) e dai quali deriva ogni altra norma morale. Questo è scritto nel Vangelo di Marco 12,28-34. Agostino (Santo per i cattolici) ha riassunto ciò nell'espressione "Ama Dio e fa' ciò che vuoi". L'amare Dio ovviamente implica per il cristiano l'obbedienza alla sua volontà in vista di un bene superiore: la pace e l'amicizia con Dio e con gli uomini (v. beatitudine). L'obbedienza verso Dio coinciderebbe inoltre con il "vero bene dell'Uomo", sia come singolo, sia come comunità, e costituirebbe la base dell'adesione al messaggio evangelico.

Cattolicesimo

Secondo papa Benedetto XVI, nella sua prima Enciclica (Deus caritas est), interamente dedicata all'amore cristiano, l'amore cristiano è per i cattolici unione di eros e agape, cioè di passione e sentimento (carità), diretto verso Dio e verso i fratelli. Eros senza agape sarebbe puro istinto sessuale, agape senza eros toglierebbe alla carità quella spinta impulsiva di carità verso gli altri. da wikipedia

In questo senso sia il capitalismo (il Dio denaro :D ) che il marxismo (siamo scimmie di un Dio freddo) nell'ottica cristiana sono certamente motivi di "distrazione" dall'amore di Dio e quindi da quello per gli altri...

Eppure se questi principi cristiani fossero recepiti alla lettera anche l'esistenza stessa della chiesa potrebbe divenire paradossale :D

Forse vedendo un concetto di Amore piu' staccato dalla concezione cristiana (al di la' dell'amore fra 2 persone che si verifica sempre e cmq in quasi tutte le condizioni) avvicinandosi ad un concetto di "Amore sociale" (Amiamo il prossimo perche' senza non potremmo vivere e perche' in fondo ci conviene farlo) si potrebbe pensare ad una possibile convivenza...

Sarei curioso di leggere la sintesi che ne fa Fromm

Mauro80
02-06-2007, 11:40
Forse vedendo un concetto di Amore piu' staccato dalla concezione cristiana (al di la' dell'amore fra 2 persone che si verifica sempre e cmq in quasi tutte le condizioni) avvicinandosi ad un concetto di "Amore sociale" (Amiamo il prossimo perche' senza non potremmo vivere e perche' in fondo ci conviene farlo) si potrebbe pensare ad una possibile convivenza...


Quello che tu chiami "amore sociale" è in realtà per Fromm ed anche per la religione cristiana, il solo è VERO unico Amore

L'amore è un modo di approcciare alla vita, un arte

Coloro i quali dicono, io amo la mia fidanzata, i miei genitori e i miei amici, e non gli altri non sanno nemmeno cosa sia l'amore.
Amo te e non gli altri perché ho bisogno di te per vivere, questo non è amore è SIMBIOSI o una forma incompleta e immatura di amore.


Sarei curioso di leggere la sintesi che ne fa Fromm

Nellarte di amare,alla fine c'è un piccolo prologo

egli crede ad una società capitalista in cui l'amore comunque regna sovrano
fa questo esempio


Un commerciante di merci inutili, non può funzionare economicamente senza mentire; un tecnico specializzato, un chimico o un fisico, può farlo. Così pure un fattore, un contadino, un maestro e molti uomini d'affari possono tentare di praticare l'amore senza cessare di funzionare dal punto di vista economico.
Pur riconoscendo il principio che il capitalismo è incompatibile col principio dell'amore, si devve ammettere che il capitalismo è in se stesso una struttura complessa e in continua evoluzione, che permette ancora una certa dose di anticonformismo e giudizio critico.
Dicendo ciò, tuttavia, non voglio dire che ci aspettiamo che l'attuale sistema sociale continui indefinitamente e nello stesso tempo sperare nella realizzazione dell'ideale d'amore per il proprio fratello.


Questa parte non mi trova molto d'accordo, o meglio, se vivessimo in un paese dove uno specialista (ad esempio un fisiatra) ti chiedesse 25€ per una visita che lo ha impegnato 10 min sarei d'accordo, ma dato che te ne chiede 200€ in nero quindi netti, giungo alla conclusione che quell'uomo non pratica amore ma solo business, legittimo, ma è business.
Potrà essere bravissimo, ma NON AMA, pensa solo ai suoi interessi.
Se in più aggiungiamo che queste persone, spesso, s'ingegnano per che un parente assuma il loro ruolo e non uno cristiano qualsiasi, mi convinco due volte delle mie idee.


per avere una visione più dettagliata va letto The Sane Society, tradotto in italiano come Psicoanalisi della società contemporanea libro che non viene stampato da anni, ne ho trovato una copia in biblioteca

Kharonte85
02-06-2007, 13:19
per avere una visione più dettagliata va letto The Sane Society, tradotto in italiano come Psicoanalisi della società contemporanea libro che non viene stampato da anni, ne ho trovato una copia in biblioteca

Ah...allora forse ti conviene leggere Avere o essere? (1976) perche' è successivo a psicanalisi della societa' contemporanea (1955)

Ti riporto la soluzione che ne trae lui in Avere o essere? "appongiandomi" ad un testo di storia del pensiero che ho recuperato in casa :D

Lui ci dice che ci ci sono due modalita' di esistenza: Dell'avere e quella dell'essere. Per la prima modalita' si dice che l'essenza vera dell'essere è l'avere, per cui se uno non ha nulla, non è nulla. Ed è in base a questa idea che i moderni consumatori etichettano se stessi come: io sono = cio' che ho e cio' che consumo

Di fronte a questo Fromm richiama figure come Buddha, Gesu', Eckhart, Marx...

Quindi giunge a contrapporre alla modalita' dell'avere (descritta prima) quella dell'essere che viene intesa come indipendenza, liberta' e presenza di ragione critica. La caratteristica che la contraddistingue è "l'essere attivo" che pero' non va intesa nel senso di attivita' esterna (indaffararsi) ma di attivita' interna, un uso produttivo del nostro potenziale (talenti) in grado constantemente di rinnovarsi, crescere, amare trascendere il proprio io isolato, essere interessato, "prestare attenzione, dare".

Detto questo Fromm ci dice:

<<La cultura tardo-medioevale aveva come centro motore la visione della Citta' di Dio; la societa' moderna si è costituita perche' la gente era mossa dalla visione della Città terreno del progresso. Nel nostro secolo tuttavia questa visione è andata deteriorandosi e comincia a crollare rischiando di travolgere tutti (come la torre di babele). Se la città di Dio e la Citta' terrena costituiscono la tesi e l'antitesi, una nuova sintesi rappresenta l'alternativa al Caos: la sintesi tra il nucleo spirituale del tardo-medioevo e lo sviluppo, avvenuto a partire dal rinascimento, del pensiero razionale e della scienza. Questa nuova sintesi costituisce la Città dell'essere.>> sono parole sue ma ho tagliato un po' :)

Le qualita' di questa città saranno: << Disponibilita' a rinunciare a tutte le forme di avere, per Essere senza residui. Sicurezza, sentimento di identita' e fiducia fondate sulla fede in ciò che si è, nel proprio bisogno di rapporti, interessi, amore, solidarietà col mondo circostante, anzichè sul proprio desiderio di avere, possedere, di controllare il mondo , divenendo cosi' schiavi dei propri interessi. Accettazione del fatto che nessuno e nulla al di fuori di noi puo' dare significato alla nostra vita [...] Essere davvero presenti nel luogo in cui ci si trova. La gioia che proviene dal dare e condividere, non gia' dall'accumulare e sfruttare. Amore e rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni, con la consapevolezza che non le cose, il potere e tutto cio' che è morte, bensì la vita e tutto quanto appartiene alla crescita hanno carattere sacro. [...] Vivere senza adorare idoli e senza illusioni [...] Sviluppo della propria capacita' di amare, oltre che della propria capacita' di pensare in maniera critica, senza abbandonarsi a sentimentalismi [...] Fare della piena crescita di se stessi e dei propri simili lo scopo supremo dell'esistenza [...] Sviluppare la propria fantasia, non quale fuga da circostanze intollerabili, bensi' quale un'anticipazione di possibilità concrete, quale un mezzo per superare circostanze intollerabili [...] Rendersi conto che il male e la distruttivita' sono conseguenza necessarie del fallimento del proposito di crescere.>>

La citta' dell'essere è quella societa' che è <<organizzata in modo tale che la natura sociale dell'uomo non sia separata dalla sua esistenza sociale, ma diventi un'unica cosa con essa.>>

A me sembra un discorso molto utopistico...;)

PS: sono studente di psicologia...

Mauro80
02-06-2007, 17:39
Ah...allora forse ti conviene leggere Avere o essere? (1976) perche' è successivo a psicanalisi della societa' contemporanea (1955)

Ti riporto la soluzione che ne trae lui in Avere o essere? "appongiandomi" ad un testo di storia del pensiero che ho recuperato in casa :D




A me sembra un discorso molto utopistico...;)

PS: sono studente di psicologia...

Penso che trattino due cose differenti, quei due testi, devo ancora leggere Avere o Essere

Comunque secondo me non c'è niente di utopistico in ciò che dice Fromm, più che utopistico direi semplicemente che è DIFFICILISSIMO, dopotutto lo sanno anche i bambini che accettare, amare è difficile.
Esempi di quella società scritta nei libri da te citati ce ne sono, a Calcutta per esempio una donna e molte sue aiutanti hanno dedicato la loro vita a ciò che tu hai scritto...La gioia che proviene dal dare e condividere