Perché God of War NON è il videogioco perfetto

Perché God of War NON è il videogioco perfetto

In futuro, un buon videogioco non potrà prescindere dalla struttura open world. In questo editoriale, a partire da alcune considerazioni circa la struttura di gioco del recente God of War facciamo qualche ipotesi su come potrà in futuro cambiare l'industria dei videogiochi.

di pubblicato il nel canale Videogames
SonyPlaystation
 

God of War 2018 ha senz'altro degli innegabili meriti, come brillantemente evidenziato nella recensione: dall'ottimo sistema di combattimento all'artisticità degli scenari, senza trascurare la sontuosa componente cinematografica. Lo studio di Santa Monica ha inserito tanti elementi da gioco di ruolo, che rendono sicuramente l'azione più varia, e che impreziosiscono ancora di più il sistema di combattimento. Ma proprio la componente rpg di God of War mi ha portato a fare alcune considerazioni e a riflettere su come potrà cambiare il mondo dei videogiochi in futuro.

Chiarendo che non si tratta di un giudizio di bocciatura rispetto al lavoro dello studio di Santa Monica, anzi è vero il contrario, questo appunto però, nella mia visione delle cose, impedisce l'assegnazione del giudizio di totale eccellenza a God of War. Il perché è presto detto: se inserisci una componente da gioco di ruolo questa deve essere coerente rispetto agli altri aspetti di gioco.

Ci sono due conseguenze negative rispetto all'approccio ruolistico di God of War. La prima è stata efficacemente sottolineata da un commento di un lettore alla suddetta recensione: "Anche se parti per un lungo viaggio sembra che non ti sposti molto e che casa tua è (letteralmente) dietro l'angolo", ha infatti scritto Ale55andr0. Insomma, lo studio di Santa Monica ha comunque avvertito la necessità di incrementare il più possibile le ambizioni del suo mondo di gioco, con lo scopo di rendere God of War il più epico, immersivo e coinvolgente possibile. Ovvero, come dovrebbe essere ogni gioco (rpg?) che ambisce a valutazioni alte.

In futuro, un buon videogioco non potrà prescindere dalla struttura open world
Il secondo punto, quello centrale in questa dissertazione, è: una struttura da rpg si può giustificare solo in presenza di un open world. La struttura da rpg non può prescindere dalle scelte fatte dal giocatore, come giustamente è in God of War, ma queste scelte devono avere un fine, devono portare a delle conseguenze. In un rpg tradizionale le scelte modellano il personaggio in modo che sia più efficace in certe cose rispetto ad altre: ovvero, in altri termini, che possa affrontare una parte del mondo di gioco in maniera più competitiva e valida rispetto ad altre parti.

God of War, e lo sa bene chi ci ha giocato, si riduce invece, sostanzialmente, in un lungo corridoio, dove le scelte sul piano ruolistico diventano semplicemente un pretesto per variegare il gameplay durante l'avventura: si sbloccano nuove abilità e nuove modalità di attacco che danno modo di usare nuove combinazioni di pulsanti. Ma manca una cosa imprescindibile per un rpg: il poter sbagliare strada e imbattersi in una zona popolata da avversari troppo forti, inaffrontabili perché non si sono sbloccate le abilità necessarie.

A questo punto dovrebbe essere chiaro che rpg e open world devono giocoforza coesistere. In alternativa si cade nel "paradosso Tomb Raider 2013". Se God of War maschera questo "difetto" in maniera valida (anche perché lo "salva" una componente cinematografica che ha dell'incredibile, come spesso accade con i titoli prodotti da Sony PlayStation) in Tomb Raider 2013 (un po' meno nei suoi seguiti) era molto evidente che lo sblocco delle abilità di Lara era del tutto ininfluente rispetto al gameplay e alla sua componente tattica. Proprio perché il percorso di Lara era rigidamente lineare.

Se penso a quali giochi tra gli ultimi che ho completato mi rimangono più impressi penso a The Witcher 3, Deus Ex Mankind Divided, Kingdom Come Deliverance, XCOM 2, Fallout 4, The Legend of Zelda Breath of the Wild: ovvero tutti titoli che mi immergono in una realtà che posso affrontare a piacimento, che posso modellare e all'interno della quale posso prendere delle decisioni che, più o meno dinamicamente, portano a delle conseguenze. Non è tanto importante il gameplay come viene inteso "alla Nintendo", ovvero le combinazioni di tasti e l'innovazione, per semplificare, quanto l'immedesimazione. Poi ci sono quei casi, come Kingdom Come, in cui si uniscono le due cose: il titolo Warhorse, sebbene con una miriade di limiti tecnici, adopera una serie di espedienti per trasmettere la difficoltà nell'utilizzo degli arnesi medievali o le armi del tempo. Lo stesso si può dire di Breath of the Wild che, con un motore fisico senza precedenti, permette di essere liberi anche nel gameplay oltre che nelle scelte. Ma non è questa la vera anima dei titoli di cui stiamo parlando: perché rimane l'immedesimazione in un mondo di grandi dimensioni messo lì a disposizione del giocatore e delle sue velleità di esplorazione.

Il single player sta affrontando una crisi di dimensioni pantagrueliche, probabilmente la più importante nella storia dei videogiochi. Questo proprio perché non riesce a rinnovarsi: per quanto Nintendo e altre società che agiscono in quest'ottica si sforzino, non si riesce a risolvere il problema. Certo, Switch va bene e sembra che stia cambiando qualcosa nell'industria. Certo, i titoli single player continuano a vendere, seppure in volumi nettamente minori rispetto al passato e perdendo il confronto con le esperienze multiplayer. Ma queste tendenze danno la sensazione di non riuscire a emergere, anzi è più facile che prima o poi siano soffocate. L'innovazione non è più sufficiente: quello che voglio dire in questo editoriale è che, secondo me, l'unica arma per poter combattere tutto questo è l'immedesimazione.

RPG e open world devono giocoforza coesistere. In alternativa si cade nel "paradosso Tomb Raider 2013"
Se ci fate bene caso il percorso dell'evoluzione dei videogiochi prevede proprio questo: diventare sempre più autentici e realistici con l'obiettivo finale di ricostruire una realtà alternativa. Migliora la fisica, migliora la grafica, migliora l'intelligenza artificiale, migliorano le tecniche di coinvolgimento nella simulazione: perché? L'uomo è portato a ricercare l'evasione, sia in senso di intrattenimento che in senso più generale, e i videogiochi sono lo strumento migliore da questo punto di vista.

Il successo commerciale negli ultimi tempi lo si ottiene con il multiplayer, basti vedere i vari Fortnite, PUBG, Grand Theft Auto Online, Overwatch. Tutti videogiochi che hanno cambiato il valore del successo commerciale nell'industria dei videogiochi, per vari motivi. La produzione di questi titoli costa relativamente poco e il successo si raggiunge in tempi brevi. Apparentemente, ma questo è da confermare, non servono investimenti importanti per prolungare nel tempo la scia del successo, perché la longevità di questi titoli si estende automaticamente, anche grazie all'influsso degli eSport.

Il perché è presto detto: le persone di oggi sono molto diverse rispetto agli appassionati di tecnologia e di videogiochi di una volta, che magari si esaltavano per un effetto di bump mapping in più in Expendable o per le superfici curve di Quake 2. Hanno un genuino interesse a condividere la propria passione per i videogiochi tramite Twitch e ovviamente sono molto più immediati rispetto ai videogiocatori con qualche anno in più sulle spalle. Naturalmente queste tendenze hanno di conseguenza rivoluzionato l'industria.

Vale la pena ricordare come nel 2017 i giocatori PC hanno speso 22 miliardi di dollari in micro-transazioni all'interno dei giochi free-to-play a fronte di "soli" 8 miliardi di dollari spesi nello stesso periodo di tempo per acquistare giochi per PC e console nel formato classico (fonte SuperData).

God of War 2018 ha senz'altro degli innegabili meriti, come brillantemente evidenziato nella recensione
È un dato schiacciante, probabilmente insovvertibile, che evidenzia come i giovani di oggi, e non solo, semplicemente abbiano altri interessi rispetto ai giocatori delle precedenti generazioni. Non è un qualcosa che si cambia con un commento su un social network, con un articolo di un redattore di Hardware Upgrade, e neanche con il marketing. È una tendenza naturale che rientra nel percorso di continuo cambiamento della tecnologia, dei fenomeni sulla rete e di come tutto questo influisce sulle persone, i loro gusti e il loro modo di trascorrere il tempo libero. Altre conferme in tal senso emergono da questo recente studio di Newzoo.

Il single player è quindi destinato a morire o, più prosaicamente, a ridursi a una nicchia sempre più piccola? Io credo ancora che sia legato a un'esigenza innata delle persone, che ha a che fare con quella voglia di evasione di cui parlavamo prima. Certo, bisogna declinarlo in forme più competitive. In altri termini, in futuro, un buon videogioco non potrà prescindere dalla struttura open world. E se pensate a ciò che ci aspetta, Cyberpunk 2077 e Red Dead Redemption 2 su tutti, ovvero due titoli che rivoluzioneranno il modo di concepire l'open world che abbiamo oggi, avrete un'ulteriore conferma alla mia visione.

Che poi la gente stia rigettando il forte coinvolgimento che queste esperienze danno in una realtà altra, simulata, estranea, è un altro discorso. Forse sarà la scure sul single player e l'esaltazione definitiva dell'immediatezza. A quel punto potremo solamente rassegnarci...

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  • God of War per PS4: perché è uno dei migliori giochi di questa generazione God of War per PS4: perché è uno dei migliori giochi di questa generazione Santa Monica ha spinto God of War in una direzione diametralmente diversa rispetto al passato, senza peraltro slegare il protagonista dai suoi torbidi ricordi. La nuova opera dello studio californiano regala tante trovate interessanti e si pone come una delle vette più alte raggiunte dai titoli dell’attuale generazione. Le dinamiche hack’n slash hanno ceduto il passo a un contesto di gioco molto più orientato al versante action RPG, mentre il personaggio di Kratos ha subito un’evidente evoluzione: i tempi della furia cieca hanno lasciato spazio alla saggezza e alla lungimiranza dettate dalla condizione paterna. E sullo sfondo? La maestosità delle ambientazioni e della mitologia nordica
56 Commenti
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Ultravincent23 Maggio 2018, 18:26 #1
Pelato con la barba... va di moda
LukeIlBello23 Maggio 2018, 18:33 #2
Puoi fare tutti i multiplayer cooperativi, competitivi che ti pare, ma se il fulcro di tali "perle" si chiama Call of duty, battlefield 4, league of legends e robetta bimbominkiosa, mi dispiace ma nulla potrà mai competere con un SP colle palle come Alien Isolation o Dark souls
jepessen23 Maggio 2018, 19:37 #3
A me personalmente sta moda degli open world non mi piace tanto. In alcuni casi e' implementata bene, ma nella maggior parte dei giochi e' fine a se stessa.

Chiariamoci, non sto dicendo che sia una brutta cosa, "non mi piace" e' il mio gusto personale, ma personalmente preferisco giochi con una bella trama, con un'evoluzione del personaggio e che mi accompagni lungo tutto la storia fino al finale. Per me un gioco deve essere un po' come leggere un libro, con le dovute differenze. Per questo ho amato giochi come FF VII, Half Life e compagnia bella.
Mi piacciono anche gli strategici fatti bene, come Civilization, la saga di Galactic Civilization e cosi' via, ma una volta completata la campagna o una partita, non trovo tutta quest'attrattiva nel continuare. Cosi' come non mi piacciono giochi come Diablo, basati sul grinding e sul fare sempre di fare le stesse cose per cercare un'armatura di livello superiore. Semplicemente non trovo soddisfazione nell'incrementare le statistiche di un personaggio, a meno che non siano finalizzate, appunto, allo sviluppo della trama.

Per questo non sono pienamente d'accordo con l'articolo; l'open world e' una questione di gusti. Il gioco accompagna il giocatore nella storia del padre e del figlio, con un continuum che, diciamocela tutta, con un open world si sarebbe semplicemente perso, a furia di fare cose che non c'entrano una mazza. Non e' che e' un gioco con un open world implementato male. E' un gioco dove proprio l'open world non c'entra, a mio avviso. Permettere di girare in lungo in largo a fare cose completamente slegate fra di loro a la GTA secondo me lo avrebbe snaturato di piu'.
DukeIT23 Maggio 2018, 20:22 #4
Io amo gli open world in prima persona. Per i miei gusti, un open world, se fatto bene, ha una longevità impensabile per un gioco lineare, permettendoti di ripetere il gioco in altro modo ed introducendo la variabile esplorazione che ti consente di fruire del gioco in modo diverso. L'immersione nel gioco non ha paragoni e, se ben fatto, godi molto più della trama e del modo personale di affrontare le situazioni, a differenza che in un gioco lineare, dove il programnatore decide per te il quando ed il come.
Basta pensare a giochi come Stalker, ma anche alla saga di The Elder Scroll, e pure a giochi bistrattati come Far Cry, anche se molto ripetitivi rispetto le serie precedenti.
Concordo con l'articolo: la strada della simulazione reale passa per l'Open World.
paolodekki23 Maggio 2018, 22:11 #5
" In un rpg tradizionale le scelte modellano il personaggio in modo che sia più efficace in certe cose rispetto ad altre: ovvero, in altri termini, che possa affrontare una parte del mondo di gioco in maniera più competitiva e valida rispetto ad altre parti."

Ma.... cosa? in un rpg tradizionale le scelte modellano la storia in modo che sia coerente con il nostro stile di gioco. cosa diamine c'entra il livellamento con il ruolo? ma perché le due cose vengono confuse anche da esperti del settore?
quindi... scelgo in che fazione inserirmi, se tradire alleati o essere leale anche a scapito di una maggiore difficoltà, trovarsi costretti a scelte ponderate e così via.
Zappz23 Maggio 2018, 22:24 #6
Tutto sto articolo per dire che god of war non e' un bel gioco perche' non e'
un rpg open world uguale a witcher 3? Ma sul serio?
blazzo23 Maggio 2018, 23:24 #7
Mi sembra un articolo veramente inconsistente, per quanto io sia d'accordissimo che GOW non sia un gioco perfetto. (Lo minano una mancanza di fondo di originalità, una telecamera non adatta al tipo di gioco che si fa sentire negli scontri più caotici, l'assenza di boss di rilievo divertenti da giocare, il riciclo di un singolo boss per tutto il gioco e via dicendo)

Rabbrividisco al solo fondamento della tua dissertazione: "una struttura da rpg si può giustificare solo in presenza di un open world", che permettimi di dirtelo, nonostante l'articolo sia scritto bene e porti qualche punto valido, è un'affermazione a dir poco ardita, visto e considerato che componenti RPG come si vedono in GOW sono almeno 20 anni che si vedono in giochi NON open world, almeno nel senso con cui intendiamo oggi Open World.

E non sono nemmeno d'accordo sulla cosiddetta "crisi" dei Single Player, un altro topic montato ad arte negli ultimi tempi che però non è assolutamente il riflesso di come stanno veramente le cose. E' tuttavia vero che i giochi F2P con Microtransazioni fruttano molto di più nel complesso, ma è anche vero che quei numeri sono inflazionati principalmente dal fatto che il numero di F2P è enorme, visto il poco sviluppo necessario a fare un FPS del cazzo con un engine di 10 anni fa e buttarlo sul mercato per farci qualche migliaio di dollari, mentre una produzione single player richiede più tempo.
Sta di fatto che se contiamo le release maggiori, c'erano molti più giochi online (e un focus molto più martellante sulla modalità multiplayer) nella scorsa generazione. Dove la protesta era addirittura su modalità online o coop inserite in giochi dove non c'entravano nulla.
Attualmente, i giochi singleplayer sono MOLTI di più, si può discutere della loro qualità e della loro originalità (e qui si arriva al punto: si riciclano le stesse meccaniche e gli stessi schemi in quasi tutti i giochi).
Il futuro non è l'Open World, l'Open World è il MOTIVO della crisi che sta vivendo non il Mercato, ma il Videogiocatore Affezionato che ormai compra i giochi a un prezzo stracciato tramite key, li gioca 2 ore e li molla. Perché? Li ha pagati una miseria, sono simili a qualcosa che hanno già giocato in passato, durano sempre di più per giustificare il contenuto, sono pieni di attività secondarie e collezionabili inutili che allungano la brodaglia e giustificano il vuoto di un mondo bello ma che non ti invoglia a esplorare. E incredibilmente l'esplorazione è una delle cose dove il nuovo GOW brilla di più, tra collezionabili, power up per sbloccare vie inaccessibili e puzzle ambientali.

DODO23 Maggio 2018, 23:32 #8
Li ho giocati tutti tranne quest'ultimo nel quale trovo un unico grande difetto, a mio avviso, ovvero che Kratos non assomiglia ai Kratos delle passate edizioni.
Sarà un mio "pallino" ma 'sta cosa mi disturba un sacco!
rmarango23 Maggio 2018, 23:39 #9
Rosario sono d'accordo con chi ti ha criticato, stavolta hai toppato sull'equazione rpg perfetto = open world a tutti i costi e per tutta la durata del gioco, che poi GOW dalla metà in poi da molte più scelte.

Infatti non capisco la tua frase "il poter sbagliare strada e imbattersi in una zona popolata da avversari troppo forti, inaffrontabili perché non si sono sbloccate le abilità necessarie"... questo c'è in GOW perchè se non faccio crescere le sue abilità non riesco a battere alcuni personaggi molto forti in alcune zone in cui posso imbattermi più o meno casualmente e questo scongiura l'effetto corridoio sopratutto a partire da metà circa del gioco dove sei di fronte a molte più scelte libere da "open world" come vi piace dire.
piccolofalco7524 Maggio 2018, 02:04 #10

Schokkato!

Mamma mia quante eresie ho letto in questo articolo.
La discussione è interessante, ma le tue conclusioni sono davvero fuori portata.
Un rpg perché sia davvero bello non "deve" per forza di cose essere open world. Dipende da cosa si vuol pubblicare. Per me Gow più che un rpg, è prima di tutto una storia con tratti rpg.
Altrimenti anche giochi come Ori and the blind forest, potrebbe rientrare negli Rpg. Che diamine!
Il fatto che il single Player non goda di un buon mercato, anche in questo caso ti do torto. Sono prodotti diversi, non paragonabili.
La fortuna delle micro transizioni sta proprio nel nome "micro" dove la gente spende una volta 5 euro e poi altri 5 dopo un po' e non 70 euro di botto. Non ci vuole molto a capire dove si preferisce spendere.
Fai un po' i conti per bene.

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