Tekken Tag Tournament 2: ritorno al Tag Team per Namco

Tekken Tag Tournament 2: ritorno al Tag Team per Namco

Namco cerca il riscatto e ripropone la formula dei combattimenti di coppia, che venne offerta per la prima volta su PlayStation 2 nell’ormai lontano 2000. Il parziale ritorno alle origini giova a questo capitolo, che riesce a risollevare il brand dopo il ‘tonfo’ determinato da Tekken 6.

di pubblicato il nel canale Videogames
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Sguardo all’indietro, alla ricerca di riscatto

Dodici anni dall’ultima volta. Tanti ne sono passati da quando il primo capitolo della serie dedicato ai combattimenti di coppia venne lanciato sul mercato nell’ormai lontanissimo 2000. Come i più ‘stagionati’ ricorderanno, il gioco faceva parte della line-up di lancio dell’allora neo-arrivata PlayStation 2 (fu tra l’altro il mio primo titolo acquistato per la seconda generazione targata Sony) e costituiva ancora una delle numerose esclusive in possesso della casa produttrice nipponica.

Erano gli anni in cui Street Fighter stava vivendo una fase d’involuzione, sotto il peso dei leggendari capostipiti (e a maggior ragione sulla giovane PS2, dove in quei mesi d’esordio venne messo sul mercato il fallimentare spin-off Street Fighter EX 3), mentre il franchise di SoulCalibur aveva appena esordito su Dreamcast e, pur raccogliendo grandi consensi da parte del pubblico, all’epoca si trovò tutto sommato limitato dalle scarse vendite dell’ultima console prodotta da SEGA. Sempre in quella fase si apprestava a giungere sul mercato Dead or Alive 2, che rappresentò il principale competitor per il primo esperimento di Tekken in versione Tag Team.

Oggi, a ‘ere geologiche’ di distanza, il panorama dei picchiaduro appare attraversare una crisi strutturale, principalmente a causa delle difficoltà nell’apportare innovazioni in un genere ormai esplorato in lungo e in largo e con gli approcci più disparati. E’ sufficiente rileggersi le recenti esternazioni di NetherRealms - il team che ha realizzato il reboot di Mortal Kombat - per rendersene conto. Eppure, rispetto ad altri generi, quello dei picchiaduro può vantare uno zoccolo duro di fan molto più resistente, per molti versi anche particolarmente conservatore.

Sotto una diversa luce è infatti altrettanto innegabile che nell’attuale generazione il panorama per questi titoli sia stato particolarmente ricco di alternative valide, appetibili sia per un pubblico più estremo (vedi Street Fighter e Virtua Fighter), che per giocatori meno propensi all’elevato tasso tecnico. Tekken ha sempre costituito – nei suoi momenti più floridi – l’apice di questa seconda categoria, permettendo a chiunque di avvicinarsi ad un gioco di lotta, anche senza disporre di grandi basi, grazie ad una curva di apprendimento inferiore rispetto ad altri prodotti della stessa categoria.

La tradizione è stata mantenuta anche in Tekken Tag Tournament 2, che ha recuperato l’eredità del suo ormai arcaico predecessore, con limitati accorgimenti che peraltro contribuiscono a migliorarne la resa sotto alcuni punti di vista. L’enorme quantità di critiche che ha ricevuto Tekken 6 è stata accolta da Namco, che ha deciso di fare retromarcia e riproporre una formula che in passato ha riscosso successo. Sono state eliminate soluzioni fallimentari ed è stata offerta una panoramica a tutto tondo sull’intera serie, senza quindi introdurre improbabili e avvizzite storyline e sostenendo il nuovo capitolo con un nutritissimo roster di personaggi.

 
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