MSI MPG X570S Carbon Max WiFi, Ryzen 5 5600X e ClockTuner for Ryzen

MSI MPG X570S Carbon Max WiFi, Ryzen 5 5600X e ClockTuner for Ryzen

Abbiamo usato una MSI MPG X570S Carbon Max WiFi, un Ryzen 5 5600X e delle memorie DDR4 FURY BEAST di Kingston per familiarizzare con ClockTuner for Ryzen, un software di OC per processori AMD Ryzen 3000 e 5000 in previsione dell'arrivo di Project Hydra, pronto anche per la prossima generazione.

di pubblicato il nel canale Schede Madri e chipset
RyzenMSIAMDZen
 

Qualche settimana fa sono arrivati in redazione due componenti come la motherboard MPG X570S CARBON MAX WIFI di MSI e un kit di memoria DDR4 FURY BEAST di casa Kingston, precisamente il KF436C18BBAK2/32 con frequenza di 3600 MHz e latenza CL18.

La scheda madre dell'azienda taiwanese è un prodotto di qualità, accattivante e in grado di sostenere le richieste delle CPU Ryzen 3000 / 5000 fino a 16 core e 32 thread. Il nuovo modello si distingue per l'assenza della ventola di raffreddamento sul chipset, particolare presente su moltissime motherboard X570 uscite a partire dall'estate 2019 come conseguenza dell'implementazione totale del supporto alla connettività PCI Express 4.0.

A distanza di tempo AMD è riuscita a eliminare anche quella "problematica", sebbene la ventola sul chipset non abbia mai rappresentato un elemento di disturbo vero e proprio. Così, diversi produttori tra cui MSI hanno presentato nuovi modelli chiamati X570S. La MPG X570S CARBON MAX WIFI fa parte di quella schiera e nel formato ATX offre due slot PCI Express 4.0 x16, quattro slot M.2 anche per SSD PCIe 4.0, una porta Ethernet 2,5G e molto altro ancora. È completa, nulla da dire, ha un buon sistema di raffreddamento per gli SSD e lo stesso vale per il VRM con 14+2 fasi.

Avremmo potuto proporvi una "noiosa" recensione della motherboard, fatta di molti grafici simili tra diversi modelli, oppure la prova di un kit di memoria come ce ne sono molti altri, anche se segna l'addio di Kingston al marchio HyperX dopo la vendita ad HP. Abbiamo invece deciso di usare questi due componenti per dedicarci, insieme a uno dei processori Ryzen più interessanti dell'ultima generazione, il 5600X, all'uso di ClockTuner for Ryzen, un software che dalla fine di settembre 2020 si propone come un tool di overclock / ottimizzazione per le CPU Ryzen 3000 e 5000.

È un programma realizzato dal talentuoso Yuri "1usmus" Bubliy, appassionato e creatore - tra le altre cose - anche di DRAM Calculator for Ryzen. Con la curiosità di svagarci un po' dalla solita routine, abbiamo preso un Ryzen 5 5600X per vedere come funziona il software e cosa permette di fare.

PREMESSA: per approcciare ClockTuner for Ryzen abbiamo letto e seguito la guida redatta sul sito tedesco Igor's Lab. Se avete conoscenza della lingua inglese è una preziosa risorsa per prendere familiarità con CTR (nel nostro caso la versione 2.1 RC5).

AVVERTENZA: ClockTuner for Ryzen è un software amatoriale, in cui AMD non è coinvolta e che va a modificare frequenze e tensioni, parametri importanti per il funzionamento e longevità della CPU. Per questo non consigliamo assolutamente di procedere nel replicare l'uso del programma, se lo fate è assolutamente A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO.

ClockTuner for Ryzen e Ryzen 5 5600X

Una volta controllato di soddisfare i requisiti indicati dall'autore del software con la nostra piattaforma, sia a livello di impostazioni del BIOS che di sistema operativo, abbiamo installato il programma nella versione che contempla Cinebench R20, il software di test che CTR usa verificare l'incidenza delle impostazioni sui processori AMD.

L'obiettivo principale di CTR è quello di efficientare il funzionamento del processore, cioè migliorarne le prestazioni andando a ridurne i consumi, modificando la curva frequenza - tensione. Il software lo fa in automatico, ma permette anche di intervenire manualmente - cosa che, tuttavia, sconsigliamo ai principianti.

Prima di tutto parliamo un attimo dell'interfaccia, almeno di quelle parti che ci servono per il nostro pomeriggio di sperimentazione. Nella parte superiore vedete il blocco dei CCX della CPU, nel caso del Ryzen 5 5600X il CCX è formato da 6 core attivi sugli 8 presenti nel CCD, a fronte della precedente configurazione della serie 3000 che prevede invece due CCX quad-core in un CCD. Questa novità permette ai processori Zen 3 (qui un approfondimento) di accedere all'intera cache L3 e una minore latenza. Trattandosi di una CPU a sei core, vediamo solo tre core attivi su due colonne, ma il CCX è sempre lo stesso (CCX 1).

C01, C02 e le altre righe indicano i core, con quelle sigle a fare da identificativo. Il numero nel riquadro è la frequenza di clock istantanea di quel core mentre accanto c'è il tag CPPC, un indicatore artificiale della qualità del core che AMD rileva in fabbrica e immagazzina a bordo del chip. Si tratta sostanzialmente di una classifica dei core migliori e peggiori, con il numero maggiore a rappresentare il core che dovrebbe essere in grado di raggiungere la frequenza maggiore a una data tensione (nel nostro caso C03 e C06).

La riga immediatamente sotto raccoglie i dati telemetrici della CPU, dall'occupazione del processore con "CPU usage (%)" per passare a "CPU TEL (V)" e "CPU VID (V)" che indicano rispettivamente la tensione che la CPU richiede al VRM e la tensione in ingresso alla CPU. La differenza tra i due parametri è la cosiddetta Vdroop (voltage drop).

La seconda metà della schermata scendendo verso il basso è quella delle impostazioni, con la voce Settings Mode che è meglio cambiare da "Default" ad "Advanced" per vedere tutte le voci. Come spiegato nella guida di Igor's Lab, almeno inizialmente non dovete toccare nulla.

Uno degli elementi più importanti dell'interfaccia è il tasto Diagnostic. Cliccandoci sopra, il software inizierà a fare i suoi test per determinare la qualità della CPU in vostro possesso, avvalendosi di Cinebench R20. Cosa fa Diagnostic? Stabilisce una frequenza fissa per tutti i CCX e va a ridurre gradualmente la tensione a passi di 6 millivolt sino a quando il sistema non diventa instabile. Più la tensione scende senza portare a instabilità, maggiore è la qualità della CPU e il suo potenziale di overclock.

Nel nostro caso, il Ryzen 5 5600X è un "Silver Sample" con un fattore di efficienza energetico di 4.05. Il tutto è indicato nel riquadro in basso a destra (in rosso). Sempre lì trovate anche i valori consigliati per i profili P1, P2 e l'undervolt: segnatevi quei valori se volete applicarli a mano (fate uno screenshot con l'opzione integrata nella colonna a sinistra, è più veloce!). Essendo un Silver sample, la nostra CPU dovrebbe salire di clock in modo discreto, ma non come altri campioni di 5600X etichettati come Golden Sample o Platinum Sample.

Conclusa questa fase, CTR ha già inserito automaticamente i parametri consigliati per il profilo P1 nei campi Reference voltage e Reference frequency. Non resta che cliccare su Tune, con il software che inizia a testare la stabilità dei rapporti tensione / frequenza, nel nostro caso 1150 mV e 4425 MHz. Il processo può durare anche diverse decine di minuti a seconda della CPU e del sistema su cui è eseguito CTR.

Per la data tensione, la frequenza di clock viene prima impostata a quella di riferimento, vengono eseguiti test di stabilità con Prime95 e, in caso di successo, viene aumentata. Questa procedura viene ripetuta fino a quando il sistema non va in crash o viene rilevato un errore nel corso dello stress test.

Una volta concluso il processo, andando nella scheda Results, vediamo delle classifiche "prima e dopo". In basso osseviamo che la frequenza del CCX è passata da 4100 a 4450 MHz, con un conseguente salto in termini di punteggio in CB20 da 4155 a 4473 punti. Questo incremento prestazionale ci costa maggiori consumi, in virtù del balzo da 1,115 mV a 1,15 mV, con il PPT (package power tracking) che sale a 82,7W dai precedenti 76W.

Abbiamo salvato questi valori nel primo P1 nella scheda Profiles cliccando su "Fill & Save P1 Profile". Dopodiché abbiamo inserito manualmente i valori consigliati per il profilo P2 negli stessi campi di prima (Reference voltage e Reference frequency) e cliccato, anche in questo caso, il tasto Tune. I valori sono 1300mV e 4675 MHz. Il risultato è 4650 MHz e 1,3 mV, per un CPU PPT di 109,5W e un risultato in CinebenchR20 di 4679 punti. Per salvare il profilo tornate su Profiles e cliccate su "Fill & Save P2 Profile".

Come vedete, nella schermata dei profili avete P1, P2 e PX. Che cosa vogliono dire? Come forse avrete intuito, la differenza è data dal carico. Il profilo P1 è quello per i carichi pesanti, che richiamano il maggior numero di core. Il P2, invece, è il profilo dedicato a carichi di media entità che richiamano un massimo di quattro core. Infine, PX è il profilo per i carichi più leggi che richiamano meno core (fino a 2) e, come si può scorgere, ha tre step (High, Mid, Low) con relativa frequenza e tensione: nel nostro caso si arriva fino a 4,9 GHz e 1,375 mV.

L'aspetto fondamentale è che è possibile far funzionare la CPU tra questi profili dinamicamente, attivando la voce "CTR Hybrid OC" nella scheda Profiles oltre ai tre profili. L'entrata in scena di un profilo piuttosto che l'altro è dettata dalle soglie d'uso della CPU indicata nei profili stessi. Anche questo è un parametro che potete cambiare a vostro piacimento. Ovviamente, affinché i parametri impostati funzionino sempre, selezionate "Autoload profile with OS" per far partire CTR all'avvio di Windows con i profili che avete salvato.

Per verificare che CTR stesse funzionando correttamente abbiamo avviato Cinebench R20 con HWInfo per verificare il comportamento dei core. Abbiamo anzitutto avviato il test single-core, in cui si vede come un massimo di 2 core vengano spinti fino a 4900 MHz con tensione a 1,375 mV, come indicato dal profilo PX:

Di seguito potete vedere invece come il profilo P1 entri in gioco con il test multi-core di Cinebench R20. Tutti i core arrivano a 4,45 GHz con tensione di 1,15 mV.

Infine, abbiamo disabilitato tutti i profili per far operare la CPU come progettato da AMD. La prima schermata mostra il test single-core di CB 20, il secondo quello multi-core:

C'è un modo più veloce di fare l'OC automatico, ma...

Chi usa CTR sicuramente si sarà accorto che per questo nostro "svago" l'abbiamo "presa alla larga". Abbiamo infatti scelto la procedura più lunga, perché il software in realtà permette di calcolare i diversi profili semplicemente cliccando su "Calculate PX Profile". Come vedete però, c'è una variabilità tra una run e l'altra, nel senso che non sempre clock e tensioni sono uguali da una prova all'altra (le differenze però non sono marcate, d'altronde il margine del processore è quello).

Tiriamo le somme

In conclusione, l'uso di ClockTuner for Ryzen si è rivelato interessante per overcloccare rapidamente il nostro 5600X senza imbarcarci in prove continue, ma allo stesso tempo non abbiamo ottenuto un aumento dell'efficienza come invece avvenuto in altri casi documentati sul web. Inoltre, va considerato che oggi come oggi come l'overclock non è più fondamentale come invece lo era negli anni '90 o inizi del 2000, con ritorni prestazionali non evidenti come in passato. Insomma, dilettarsi con CTR o manualmente è più una questione di voglia di conoscere a fondo il processore a propria disposizione che una reale necessità. Il tutto senza contare che sia tramite il software che abbiamo usato sia manualmente, aumentare le frequenze e modificare le tensioni rappresenta sempre un potenziale rischio per la longevità del processore.

Detto questo, ClockTuner è un buon segnale per la community in espansione degli utenti AMD, dopo anni pre-Ryzen in cui il focus era tutto sui prodotti della concorrenza. L'esperienza maturata da 1usmus sarà sicuramente utile per Project Hydra, nuovo software di OC ancora più evoluto che debutterà in versione pubblica nella seconda metà di dicembre.

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