Sony cita Lik-Sang per il commercio illegale di PSP
Sony ha citato in giudizio il rivenditore di videogiochi Lik-Sang, accusato di vendere PSP dall'Asia ad acquirenti europei.
di Rosario Grasso pubblicata il 25 Ottobre 2006, alle 14:32 nel canale VideogamesSony
L'oggetto della discordia riguarda la commercializzazione illegale di PSP, la console portatile di Sony. Questa sarebbe stata venduta dall'Asia all'Europa, infrangendo i diritti sul marchio registrato, il diritto d'autore e i diritti sul design registrato. Sony ha ottenuto un giudizio nell'Alta Corte di Londra.
Lik-Sang ha cessato le proprie operazioni commerciali, chiudendo di fatto la propria attività. Sony è intervenuta oggi proprio su quest'ultima questione, dichiarando ufficialmente: "neghiamo fermamente che le nostre azioni abbiano qualcosa a che fare con la chiusura del sito [di Lik-Sang]. Supponiamo che l'entità legale della società sia ancora attiva".
Secondo la posizione ufficiale di Sony, è stata citata in giudizio con esito positivo Pacific Game Technology, la quale usa Lik-Sang come uno dei suoi marchi commerciali, per aver infranto i diritti sulla proprietà intellettuale.
32 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoLink-Sang non fa/faceva nulla di illegale ma alla sony non stava bene, per il semplice fatto che i prodotti venduti in europa hanno un ricarico maggiore che non in asia... e Link-Sang vanificava questa politica aziendale.
Sony ha fatto causa ben sapendo che il piccolo avversario non sarebbe stato in grado di difendersi. Non avendo soldi per sostenere le spese legali, sono costretti a ritirarsi dal mercato.
Come direbbe Sgarbi... la sony e' FASCISTA!
la verita' sta nel mezzo
grazie a bist per il link:
http://www.gamesblog.it/post/2188/s...iudere-lik-sang
Nessuna, solo che qui da noi le vendono ai prezzi di loro comodo, quindi parecchio più elevati rispetto a quelli proposti in Asia.
Sony =
Continuano le porcate
Continua la solita porcata delle "nicchie di mercato" artificiali come il tanto conosciuto region-code sui dvd e degni successori.A parità di prodotto, devono rendersi conto che la differenza la fanno due e soltanto due cose:
- il prezzo
- la qualità del post-vendita
Se poi il consumatore sa che comprando in "asia" risparmia ma rischia di avere problemi con la garanzia ed è _BEN CONSCIO_ della cosa, sarà lui a decidere, non un tribunale fantoccio.
Quasi quasi pure io cito qualcuno, ora va così di moda
Scherzi a parte, non credo che una multinazionale così grande abbia un qualche benefico da una citazione del genere, mi da più della manovra d'immagine. Visto che ultimamente è così calata per la storia delle batterie, magari vogliono dare l'idea dell'azienda che ha ancora il controllo su tutto
Gli importatori paralleli effettuano una vera e propria importazione di un prodotto, non lo vendono soltanto via Internet. Secondo, gli importatori paralleli sono autorizzati dalla casa madre e vengono considerati un canale di distribuzione. In questo caso abbiamo solo un canale di "smercio" di prodotti asiatici non autorizzati alla vendita europea. Quindi non sono per niente la stessa cosa. Inoltre importare non significa solo prendere un prodotto dall'asia e portarlo in Italia. Ci sono delle procedure di autorizzazione molto particolari, tasse, verifiche, ecc. ecc. Non diciamo fesserie.
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