Google batte Oracle: Android fa un uso corretto delle API Java
Google si è appellata al fair use durante il processo contro Oracle per l'uso delle API Java su Android, e la giuria ha creduto all'argomentazione della società
di Nino Grasso pubblicata il 27 Maggio 2016, alle 10:01 nel canale TelefoniaGoogleOracleAndroid
Nel corso della giornata di giovedì un tribunale del Northern District della California ha dichiarato legittimo l'uso su Android di codice protetto da diritti d'autore appartenente ad Oracle. Google è libera da ogni responsabilità nel caso, e non dovrà pertanto osservare il pagamento di un massimo di 9 miliardi di dollari richiesto da Oracle per violazione dei diritti d'autore.
Il caso ruotava intorno ad una API Java proprietà di Oracle, che consente a programmi esterni di interagire in maniera semplificata con il software Java. Android utilizza da tempo questa API, e nel 2014 una corte d'appello federale aveva stabilito che il reclamo sul diritto d'autore di Oracle sul codice specifico fosse del tutto valido. Un elemento che avrebbe potuto esporre Google ad una multa salatissima considerando i volumi di vendita raggiunti da Android nel corso degli anni.
Nell'ultimo round di udienze Google ha sostenuto che l'implementazione su Android delle API oggetto della denuncia di Oracle rientrasse nel cosiddetto fair use, disposizione legislativa degli States che stabilisce la liceità di citazione o incorporazione non autorizzata di materiale protetto da copyright appartenente a terzi. In definitiva pare che la giustificazione di Google sia stata accolta dalla giuria, che ha trovato convincente l'argomentazione della società.
La battaglia in tribunale si è basata in larga parte su alcuni messaggi e-mail inviati dal fondatore di Android, Andy Rubin, che ha continuato a sviluppare il sistema operativo dopo che Google lo aveva acquisito nel 2005. In un'email portata alla luce durante le indagini Rubin sembra criticare la decisione di un'altra società di produrre software sfruttando le stesse API Java discusse durante il processo, che allora erano di proprietà di Sun Microsystems.
I risultati delle sentenze sul fair use dipendono molto dal caso in questione, quindi quella di giovedì non fissa alcun precedente legale che potrà essere utilizzato in processi futuri. Tuttavia il caso specifico fra Google e Oracle è uno dei più grossi del suo genere e, secondo parecchi giuristi statunitensi, potrebbe avere un "effetto raggelante" per gli sviluppatori software, soprattutto se sentenze di questo tipo iniziassero a divenire la prassi.
84 Commenti
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@cdimauro
Beh, se la giuria si è espressa per il fair use, probabilmente la cosa non è così semplicistica come la esponi e qualche freccia al proprio arco google l'aveva.
Sarei curioso di vedere come andrebbe a finire (e chi avrebbe ragione) una causa simile per i brevetti che Microsoft dice vengono utilizzati da Android, peccato che MS non faccia causa a Google ma richieda il pagamento ai produttori.
Per lo meno si farebbe chiarezza su quella vicenda che è sempre rimasta nel torbido.
Penso ti riferisca al fatto che Rubin avvisi i suoi superiori che bisogna ottenere una licenza per utilizzare Java, citando altri casi.
Beh, se la giuria si è espressa per il fair use, probabilmente la cosa non è così semplicistica come la esponi e qualche freccia al proprio arco google l'aveva.
La questione è realmente semplice: copyright = diritto di copia. Significa che non puoi copiare roba che è mia senza la mia autorizzazione. Cosa che invece Google ha fatto.
Il fair use non ha senso qui, visto che Google poteva benissimo reimplementare da zero quelle 11 mila e passa righe di codice. Ma aveva fretta, e ha preferito usare una "scorciatoia", di cui era perfettamente consapevole.
Per lo meno si farebbe chiarezza su quella vicenda che è sempre rimasta nel torbido.
I brevetti sono un'altra cosa.
Certo, ma continuo a non cogliere il nesso. Anche perchè la cosa sembra sfavorire la posizione di google, non favorirla come dovrebbe.
Se fosse così semplice non avremmo avuto una sentenza del genere. Evidentemente sono previsti dei casi d'uso in cui l'utilizzo di codice altrui può essere considerato legittimo, e gli avvocati di google sono riusciti a convincere i giudici di rientrarci.
Si tratta sempre di utilizzo di proprietà intellettuali altrui.
Ma anche qui esistono dei limiti alla legittimità dei brevetti e possibilità di utilizzo di brevetti ormai considerati d'uso comune o considerati necessari per operare in un dato ambito.
La materia non è così "bianco o nero", esistono leggi che servono ad evitare che un uso troppo rigorose del sistema di brevetti possa frenare l'evoluzione del settore o la concorrenza.
Criteri simili potrebbero essere stati applicati qui, anche se si parla di API e non di brevetti.
Il fair use non ha senso qui, visto che Google poteva benissimo reimplementare da zero quelle 11 mila e passa righe di codice. Ma aveva fretta, e ha preferito usare una "scorciatoia", di cui era perfettamente consapevole.
Quelle 11 mila e passa righe di codice sono il codice [U]dichiarativo[/U] delle API di Java usate da Android: non poteva riscriverle da zero se voleva mantenere la compatibilità di buona parte del software scritto in Java con Android.
Esattamente: è un'ammissione di colpa. Per questo è incredibile che la giuria abbia dato ragione a Google, rea confessa di aver copiato.
Vedremo cosa succederà all'appello, perché è la prima volta che leggo di una violazione di copyright fatta passare per "fair use".
Ma anche qui esistono dei limiti alla legittimità dei brevetti e possibilità di utilizzo di brevetti ormai considerati d'uso comune o considerati necessari per operare in un dato ambito.
Sì, e nulla da dire su questo, a parte il fatto che il "fair use" implica comunque il pagamento di una somma ritenuta "congrua". Cosa che non mi pare sia avvenuta per la copia di quelle righe di codice.
Criteri simili potrebbero essere stati applicati qui, anche se si parla di API e non di brevetti.
Certamente, ma un conto è copiare le API, e tutt'altra cosa è copiarsi pari-pari il codice di quelle API.
Al contrario: potevano benissimo essere riscritte da zero. Ti prendi la documentazione delle API, apri il tuo editor, e [U]scrivi di tuo pugno[/U] i vari file con le definizioni.
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