Il parere di Eric Schmidt sull'Intelligenza Artificiale alla RSA Conference
Interessante intervento di Eric Schmidt, presidente esecutivo di Alphabet, presso la RSA Conference di San Franscisco. Si è parlato di Intelligenza Artificiale, e dell'iniziale scetticismo di Mr. Schmidt verso questa sezione della tecnologia
di Alessandro Bordin pubblicata il 16 Febbraio 2017, alle 17:38 nel canale SicurezzaRSAGoogle
Il mondo della tecnologia è caratterizzato da personaggi spesso bizzarri e singolari, dalla forte personalità e talvolta eccentrici. Senza arrivare agli eccessi di John McAfee, sono numerosi gli esempi di persone dall'apparente carattere forte e di gran polso, come ad esempio Steve Jobs o Elon Musk. Eric Schmidt è una persona molto diversa, quasi "normale", per quando il padre-padrone di Alphabet - Google possa esserlo.
Tiene un profilo basso, Mr Schmidt, senza eccentrismi o arie da santone. Lo dimostra anche nel corso del keynote tenutosi alla RSA Conference di San Francisco, durante il quale è stato intervistato sul palco sul tema dell'Intelligenza Artificiale, indicata spesso come AI, acronimo di Artificial Intelligence. Parte con un'ammissione di colpa che altri non si sarebbero mai sognati di fare, ovvero quella di essersi completamente sbagliato, inizialmente, sul tema.
Ci ha creduto poco o nulla, insomma, convinto che i problemi da risolvere fossero insormontabili e non ancora alla portata della tecnologia. Oggi non la pensa più così, anzi è convinto che sia un passaggio chiave sia per la società, sia per l'azienda che dirige. I piedi restano comunque ben ancorati a terra, poiché l'Intelligenza Artificiale che Mr. Schmidt intende non è quella da film di fantascienza, quanto al primo stadio del suo sviluppo e con un obiettivi chiari e non troppo complessi, per ora.
Diversa la versione di Elon Musk, sicuramente più visionario ma non per forza in accezione positiva, che teme che l'Intelligenza Artificiale possa un giorno ribellarsi all'uomo, proprio come in un film. Secondo il più pragmatico Eric Schmidt, la IA "buona" è quella che arricchisce l'esperienza umana e non la sostituisce. Esempi vengono dalla vista, sotto forma di videocamere sulle auto a guida autonoma, per esempio, con grande impatto anche sulla sanità, dove microcamere e sensori stanno facendo un lavoro impensabile per l'uomo in ambito chirurgico. Il tutto apprendendo e creando una mole immensa di dati da cui apprendere in autonomia.
Scherza anche, Mr. Schmidt, citando un esperimento sulle reti neurali per l'apprendimento tenuto da Google nel 2012. Lasciato libero di apprendere dai dati, non si sono fatti passi avanti nella matematica o nell'ingegneria ma... nel riconoscimento dei gatti nei video di Youtube. Eppure l'esperimento, dopo un iniziale imbarazzo, si è rivelato un successo: le macchine sono riuscite a trovare delle similitudini in piena indipendenza e selezionare "oggetti" simili (i gatti, in questo caso), accendendo l'ottimismo in chi lo aveva perso o ne aveva poco, proprio come Eric Schmidt. Insomma, la strada è solo al suo inizio ma ci sono prospettive interessanti per il futuro, se si decide di tracciare una via che permetta all'uomo di migliorare la propria esperienza di vita.
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