Anonymous, in corso arresti e perquisizioni in Italia
La procura di Roma sta attualmente coordinando una serie di perquisizioni in tutta Italia alla ricerca dei responsabili di alcuni attacchi ai server di Governo, Vaticano e Parlamento. Già quattro i fermi, ma l'operazione è ancora in corso
di Alessandro Bordin pubblicata il 17 Maggio 2013, alle 09:24 nel canale SicurezzaAnonymous è diventato, nel corso degli ultimi tempi, un termine di uso comune per chi segue con assiduità le notizie di cronaca. Descriverne il reale significato non è semplice ma si può ridurre tutto a una semplificazione: si tratta di singoli utenti o comunità web che, in maniera coordinata e per motivi di protesta, pianificano e portano a termine attacchi più o meno significativi a determinati siti web. Ne abbiamo parlato anche recentemente in questo articolo.
Da qui a farne un termine che va bene per tutto ciò che è un attacco informatico il passo è stato breve. Esistono però numerosi gruppi che fanno degli attacchi malevoli ai server la loro principale attività, aderendo a gruppi diversi o con finalità che non sono la semplice protesta. Stando a quanto riportato dall'Ansa è comunque una parte degli Anonymous nostrani ad aver attirato le attenzioni degli inquirenti, con un'operazione che è ad ora in corso.
Coordinata dalla Procura di Roma, l'operazione è condotta in tutta Italia e ha già portato a quattro fermi (associazione a delinquere è l'accusa) e a decine di perquisizioni. Le indagini approfondite da parte del CNAIPIC, Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche, di fatto un reparto speciale della Polizia Postale, sono state indotte da recenti attacchi al sito del Governo, del Parlamento e del Vaticano.
Difficile per ora sapere qualcosa di più in merito, poiché l'operazione è ancora in corso. Non sappiamo quindi se le persone fermate possono essere considerate veramente appartenenti ad Anonymous, anche per la difficile definizione che a questo termine si può dare e alla facilità con cui viene usato, spesso a sproposito.
15 Commenti
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Pensassero ad usare questi soldi per migliorare le loro infrastrutture e chi è chiamato ad amministrarle
Poi dovrebbero investire in software/hardware di protezione...
E solo infine, se rimangono fondi, investirli per prendere i colpevoli di un attacco..
Se l'attacco c'è stato e si prendono i colpevoli nulla toglie ad altri male intenzionati di ripeterlo.. Dunque prima occorre troncare la possibilità di intrusione, POI farla pagare ai colpevoli...
L'occasione fa l'uomo ladro. Se lascio la porta di casa aperta non posso poi lamentarmi che torno e non c'è nemmeno un mobile... se prendo il ladro ma non chiudo la porta al primo mobile che riacquisto me lo tornano a rubare...
con italiani come te di che ci lamentiamo... neanche i cani si azzannano tra di loro quando gli porti da mangiare
Non è una questione di italiani come me o come te... Non siamo in Canada dove non chiudono la porta a chiave e il primo poliziotto è il tuo vicino di casa, siamo nel resto del mondo..
La criminalità c'è e ci sarà sempre, qualche personaggio che fa il furbo c'è...
Online ancora di più perchè ci si sente "tutelati" dall'anonimità (presunta o meno).
Ciò che ancora grandi aziende e enti pubblici non capiscono è che buona parte degli investimenti anche solo di un server per un sito web vanno investiti nella sicurezza.
Poi vale poco piangere dopo l'intrusione se non ho applicato (per risparmiare) giuste politiche di prevenzione....
in canada (ma ci sono molti altri stati altrettanto civili) forse nessuno dice "se lasci la porta aperta ti sta bene se ti rubano"
dico: cercare di migliorarci invece di dare per scontato che siamo dei ritardati no? troppa fatica?
dico: cercare di migliorarci invece di dare per scontato che siamo dei ritardati no? troppa fatica?
quotone
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