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Old 09-03-2011, 12:44   #1
Chelidon
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Ottiche Luminose inutili sul digitale?!

Premetto che, nonostante abbia usato un titolo provocatorio per stimolare il dibattito, sono molto scettico io per primo sull'argomento di cui sto per chiedere un'opinione spassionata, ma veniamo al dunque.

Prendo spunto da una discussione che, anche se passata all'inizio un po' in sordina su pentaxiani, può fare molto scalpore e interessa tutti i marchi e che consiglio di leggere (magari lasciando correre sugli ovvi campanilismi, come la connotazione leggendaria con cui là si spiega addirittura perché il marchio abbia progettato varie ottiche con apertura 2.4 quando poteva farle più aperte, che mi sembra un po' tirata per i capelli.. ).

Tutto nasce da un articolo di Luminous-Landscape (non sono proprio degli sprovveduti, per chi non li conoscesse è una webzine piuttosto professionale che tratta principalmente di medioformato e fascia alta e che prospera vendendo molte guide e corsi avanzati), questo a sua volta cita e fa riferimento a misure sperimentali degli altrettanto celebri DxOlabs (quelli del controverso DxOmark per intenderci e che sviluppano il noto programma per RAW).

Il punto della questione è che risulterebbe provato sperimentalmente (dalle analisi di Dxo) che le ottiche luminose (per dare un'idea: il comportamento sarebbe presente solo da f/2 a salire) sui sensori digitali in realtà subirebbero una perdita di luminosità proporzionale all'aumentare dell'apertura.
Detto in parole povere, un'ottica f/1.2 in realtà si comporterebbe come se fosse più chiusa dell'apertura nominale fino a perdere 1 stop nei casi peggiori (quindi come fosse invece un f/1.8) e in maniera simile gli f/1.4 perderebbero 2/3 di stop e così via. L'articolo si spinge oltre, affermando che i produttori stessi sono sempre stati consapevoli del problema rispetto alla pellicola, tant'è che nessuno normalmente si accorge della sottoesposizione, perché le fotocamere sono programmate per compensare questa caduta fisiologica, alzando celatamente e all'insaputa dell'utente il valore ISO nel caso si utilizzino aperture da f/2 compreso in su; riporto per semplicità di spiegazione il grafico dei guadagni di compensazione accertati da Dxo su 4 macchine prese in esame:


Avrete notato che prima ho usato l'espressione "l'ottica si comporta come se fosse" questo perché, al termine dell'articolo di DxO, s'ipotizza che il fenomeno sia causato da una perdita dei raggi più obliqui, che a priori arriverebbero con una data apertura. Detto in parole povere, è come se l'elemento sensibile sul sensore avesse un paraocchi e perciò limitasse l'apertura massima effettiva del sistema.
In pratica ciò significa che avrebbe tanto conseguenze sull'esposizione quanto allo stesso modo sulla PdC (quindi è come se effettivamente l'ottica avesse apertura inferiore anche come sfocato, tradotto fotograficamente parlando ).

Nell'articolo di LL, ci spendono sopra abbastanza considerazioni: sottolineano il fatto che il CMOS (come è abbastanza noto) è costruito in modo da avere al di sopra dell'elemento sensibile la circuiteria e si spingono (secondo me senza essere perfettamente distaccati ) a giustificare il fatto che le medioformato e le leica usino sensori CCD per questo motivo. Penso in questo esagerino e traggano conclusioni che non sono verificate, tanto che quelli di DxO non parlano affatto di CCD vs. CMOS, anzi nei loro grafici compaiono oltre a molte canon (che come si sa hanno solo CMOS) anche alcune fotocamere nikon (di quelle che montavano CCD) e i risultati sono mediamente simili se non peggiori. Ovviamente nel loro articolo usano toni da chi si sente (comprensibilmente se fosse dimostrato) un po' preso per i fondelli, tanto che hanno chiesto pubblicamente mediante una lettera ufficiale spiegazioni ai maggiori produttori e si lamentano che da fine novembre ancora non hanno ricevuto ancora alcuna risposta su un tema di tal peso. Se volete comprendere meglio il fatto di per sé vi consiglio perciò di leggere prima la pagina dei dati raccolti da DxO che è molto più "asettica" (anticipo per chi non sa l'inglese): commentando i dati, loro si limitano a dare come possibile conclusione, che si dovrebbe considerare con attenzione l'apertura massima pubblicizzata, perché potrebbe nella realtà dipendere dal sensore e non dare tanto quanto ci si aspetta.
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