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Old 06-07-2010, 14:30   #1
easyand
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Soldati, il Pdl non sa che farsene

Oggi per la prima volta il sindacato dell'esercito convoca una conferenza stampa contro i tagli

Il Cocer: dobbiamo pagare noi per l'auto blu di Marrazzo?

6 luglio, ore 11, per la prima volta nella storia bisecolare dell'esercito, il Cocer tiene una conferenza stampa nei suoi uffici di via Marsala 104, a Roma.
«Meglio se i giovani rinunceranno ad arruolarsi; Giulio Tremonti risparmierà soldi e noi umiliazioni», dicono al Cocer che rappresenta tutti, dal primo generale all'ultimo soldato. Non c'è ribellione ma convinzione che Tremonti detesti i soldati: «Vuole portar via pensioni, buonuscite, tredicesime, stipendi, promozioni, case demaniali, dignità del lavoro, sprofondandoci nella scala sociale. Fa così dal secondo governo Berlusconi».

Nel 2002 qualcuno propose di sciogliere l'esercito, piuttosto che subire l'accanimento terapeutico dei Ciampi boys, arruolati da Tremonti ancora abbronzati sul panfilo di sua maestà britannica, il 2 giugno del 1992.

Antonio Martino, «economista prestato alla difesa» la cui restituzione mai fu invocata, lasciava fare beato. Eppure i soldati fecero miracoli dall'Iraq ai Balcani, all'Afghanistan, passando per Nassirya. Wesley Clark, comandante supremo della Nato: «Gli italiani sono alleati sorprendenti, con militari abili, capaci di assumere decisioni e impegni per altri impossibili». Se negli Usa li videro così, in Patria, quei soldati, con tre ministri di Silvio Berlusconi, Cesare Previti, Antonio Martino e Ignazio La Russa, oggi sono a una conferenza stampa.

Il centrodestra non sa che farsene dei soldati; la convinzione è stratificata da quando Cesare Previti era appena arrivato alla difesa:«Avrei preferito la Giustizia, ma alla Difesa avrò più tempo per il mio panfilo», disse e nelle caserme cominciò a circolare la foto di Antonio Di Pietro.

Dimenticati i pigiami di Martino e le angosce di La Russa per i premi ai calciatori, urge una svolta.

Spesa militare: 0,8 per cento del Pil, una goccia nella dissipazione di 110 province (due autonome), 20 regioni (4 autonome), 8.094 comuni, con altrettanti consigli, uffici regionali, provinciali, comunali, enti, consulenti, associazioni, circoli, uscieri, autisti, aziende municipalizzate, aziende regionali, provinciali, aziende sanitarie e chi più ne ha più ne spende: un esercito di oltre due milioni, con dirigenti a frotte.

Le regioni protestano e si sposta l'attenzione sulle caserme? «Non sono problemi che ci riguardano ma la marcia indietro sulle tredicesime», dicono al Cocer «errore o espediente che sia, è manifesto politico». Torna in mente l'alto là al ministero dell'economia, del sottosegretario alla difesa, Guido Crosetto, apprezzato dalla base.

«Germania, Francia e Grecia hanno toccato i bilanci delle forze armate? Falso. Hanno ridimensionato pubblico impiego e organici militari, che è un'altra cosa. I nostri organici sono decimati dal 1992. Abbiamo già dato. A Parigi, a Berlino e in Grecia nessuno umilia così i soldati: hanno il senso dello stato oppure temono i militari. In Italia non c'è paura, ed è merito dei militari, ma molti politici difettano di senso dello stato. Tredicesime in contropartita delle promozioni? Dimenticano quattordicesime e quindicesime di camera, senato, presidenza della repubblica, regioni e province. Dimenticano 800 milioni di euro fuori busta ai funzionari di Tremonti, nonché le triple pensioni della Nomenklatura».

Le auto blu? «La Cassazione sancì che Piero Marrazzo può andare a trans con l'auto blu. Mettono le mani avanti. Se non a trans, a fare la spesa, i figli a scuola o la gita fuori porta, in auto blu la Nomenklatura non si risparmia. E dobbiamo pagare noi? Tutto, tutto il bilancio difesa è meno delle spese della regione Lazio, ma noi produciamo cento volte di più: commerci, rotte e ruolo internazionale dell'Italia quanto valgono?».

Profonda amarezza: «Ci buttano nella contesa politica. Neppure nel Dopoguerra ottennero questo».

Italia Oggi
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