Produzione e sfruttamento delle attività inutili, buche di Keynes, Shock Economy, distruzione creativa e affini...
"Nulla è più inutile di svolgere in maniera efficiente, un' attività che non andrebbe svolta affatto" - Peter Drucker
Vedi anche il
post sull'Automazione oggi.
Cantieri milionari e protezione civile
Videoinchiesta
http://espresso.repubblica.it/multimedia/4189984
http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/22999292
Il costo dei lavori alla Maddalena
http://speciali.espresso.repubblica....eri/index.html
Scandalo formato G8 e l'hobby da 300 milioni
http://espresso.repubblica.it/dettag...ato-G8/2054079
http://espresso.repubblica.it/dettag...a-euro/2054529
Le crepe del G8
http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2080389
Protezione civile - Emergenza democratica
http://www.rassegna.it/articoli/2010...za-democratica
Paradossi economici e realtà dei conti
Nota: quanto segue illustra paradossi teorici (per es. quelli keynesiani) che spesso sono stati realizzati e superati ben al di fuori del loro intento originario. A qualcuno potrà sembrare assurdo dover spiegare dove sta l'inganno, ma credo che sia necessario a livello sociologico per capire la realtà e la disinformazione in cui viviamo.
Dispensa per le lezioni di Macroeconomia di Marco Missaglia
http://www-1.unipv.it/webdept/p_24_05.pdf
Estratto da pagina 25...
Guardate l’equazione della IS (provate a mettere dei numeri al posto delle lettere che compaiono nel lato destro). Provate a far crescere G, che è un elemento della domanda aggregata, di 1 unità (Lira, Euro, ecc.). Verificate di quanto cresce Y (il lato sinistro): Y, l’offerta aggregata, è cresciuta di 1/(1-c1) unità. Se c1 = 0.8 (se cioè spendete 0.8 lire nel caso il vostro reddito cresca di 1 lira), allora 1/(1-c1) = 5 e Y cresce di 5 unità. Provate ora a far crescere G di 2 unità; 1/(1-c1) continua ad essere pari a 5 e Y cresce di 10 unità. Morale della favola: un aumento della domanda autonoma[vedi nota 18] (c0 + I* + G) si riflette in un aumento 5 volte superiore dell’offerta aggregata (del reddito).
[Nota 18] La domanda autonoma è quella parte di domanda aggregata che si assume come data, spiegata da circostanze esogene al modello: la scelta politica sulla spesa pubblica, la fiducia degli imprenditori, il livello dei consumi incomprimibili.
Per questo 1/(1-c1) viene definito moltiplicatore del reddito, perché un aumento della domanda autonoma produce effetti moltiplicati sul livello del reddito. L’idea sottostante è semplice, ben riassumibile dal paradosso keynesiano delle buche. Lo stato assuma dei disoccupati, faccia scavar loro delle buche e poi gliele faccia riempire (si tratta perciò, per paradosso, di un lavoro totalmente improduttivo). Per questo li paghi 1 Lira (G cresce di 1 lira):
il reddito dell’economia è perciò cresciuto, fin qui, di 1 Lira (in ammontare pari alla variazione di G). I neo occupati risparmieranno parte del loro reddito, e la restante parte (c1) la vorranno spendere per acquistare patate e mele. La domanda di patate e di mele sta crescendo; di fronte all’accresciuta domanda i produttori di patate e di mele assumeranno nuovi lavoratori, i quali percepiranno un reddito che prima non percepivano: il reddito dell’economia è già cresciuto più dell’incremento di G). I nuovi occupati risparmieranno parte del proprio reddito e la restante parte la spenderanno……; il processo continua fino a che i nuovi redditi distribuiti saranno pari a 5 lire, un ammontare ben superiore alla spesa pubblica per pagare gli scavatori di buche!
Ma è proprio tutto così facile? No, e per due ragioni.
Primo, dove trova lo stato i danari per pagare gli scavatori?
Sappiamo già che ci sono 3 possibilità:
un aumento delle tasse, ma ciò ridurrebbe il reddito disponibile e quindi i maggiori consumi pubblici verrebbero compensati (se va bene) dai minori consumi privati);
un aumento dell’offerta di moneta, ma le banche centrali sono autonome e temono sempre il rischio dell’inflazione;
l’emissione di titoli del debito pubblico, ciò che richiede la disponibilità dei cittadini a sottoscriverli, cosa che faranno solo se allettati da tassi di interesse alti, ciò che, a sua volta, deprime gli investimenti…..
insomma in economia, benché esistano scelte migliori di altre, non esistono scelte che facciano solo del gran bene. Chi lo racconta o non l’ha capita o è un farabutto.
Secondo, ammettiamo pure di aver risolto nel migliore dei modi il problema del finanziamento della spesa pubblica. Il meccanismo virtuoso del moltiplicatore può innescarsi soltanto se, come si dice, non vi sono strozzature sul lato dell’offerta: i produttori di patate e di mele possono espandere le loro produzioni solo se trovano sul mercato dei disoccupati, solo se vi sono terre inutilizzate e/o tecnologie che permettano di incrementare la produttività della terra, ecc. ecc. Se una o più di queste strozzature si verificano, è molto probabile che l’intervento di spesa pubblica non faccia che aumentare il prezzo delle mele e delle patate. Gli scavatori staranno (forse) meglio, gli altri sicuramente peggio.
Siamo ora pronti per mettere insieme, in un unico grafico, la IS e la LM.
Grafico a pag. 26
Benché infinite coppie (i, Y) garantiscano l’equilibrio sul mercato della moneta e infinite coppie (i, Y) lo garantiscano sul mercato del bene composito, una sola coppia, (i*, Y*), garantisce l’equilibrio simultaneo sul mercato della moneta e sul mercato del bene composito. Lo scopo del modello IS-LM è quello di determinare, conoscendo i valori dei parametri (c0, c0, f1, f2, d) e
delle variabili esogene (I*, G, P), il valore delle variabili endogene, i e Y, ma anche (pur non apparendo esplicitamente nel grafico), C, I, L.
Ammesso che lo siano, i modelli in economia sono interessanti in quanto permettano di prevedere che cosa succede alle endogene in corrispondenza di variazioni nei parametri e/o nelle esogene. Tuttavia, prima di fare un piccolo esempio di questo tipo (ci chiederemo che cosa succede all’economia se il governo decide di ridurre la spesa pubblica, G), cerchiamo di capire in che modo, dal modello IS-LM, si possa derivare la curva AD del modello di domanda e offerta aggregata.
Sappiamo già che la posizione nel piano della LM, cioè la sua intercetta con l’asse delle ordinate, dipende dal termine (M/P)/f2, cioè, tra l’altro, dal livello generale dei prezzi (o prezzo del bene composito, o indice dei prezzi al consumo). E’ chiaro che quanto maggiore è P, tanto minore è (M/P)/f2 e tanto più in alto nel piano si colloca la LM. Vediamolo graficamente. Supponiamo il livello iniziale dei prezzi sia P0: ad esso corrisponderà la LM nella posizione LM(P0), dunque il tasso di interesse di equilibrio i0 e il reddito di equilibrio Y0. Quest’ultimo lo riportiamo sulle ascisse di due grafici, l’uno posto esattamente sotto l’altro. Poiché Y0 si ottiene posto che il livello dei prezzi sia P0, possiamo misurare sulle ordinate del grafico in basso il livello generale dei prezzi ed individuare così, in quello stesso grafico, il punto di coordinate (P0, Y0), chiamiamolo punto A.
[Grafico a pag. 27]
Supponiamo poi che il livello dei prezzi cresca fino al livello P1, e che dunque la LM si sposti verso l’alto, nella posizione LM(P1). I nuovi livelli di equilibrio delle variabili saranno i1 e Y1. Il punto di coordinate (i1,Y1)cui cui essi danno luogo è il punto B del grafico in basso. Unendo i punti così ottenuti (A, B e tutti quelli che si potrebbero ottenere modificando il livello generale dei prezzi e facendo così spostare la LM), si ottiene una relazione decrescente tra il livello generale dei prezzi e il livello di reddito reale: non è altro che la curva AD.
La curva AD, cioè, si ottiene dal modello IS-LM semplicemente facendo muovere la LM in seguito a cambiamenti di P. La logica economica della AD, di cui abbiamo appena dimostrato la derivazione analitica, dovreste già conoscerla: un aumento del livello generale dei prezzi riduce l’offerta reale di moneta (o, più intuitivamente, aumenta la domanda di moneta per transazioni) creando così un eccesso di domanda di moneta. Il pubblico cercherà allora di vendere titoli, il prezzo dei titoli tenderà a diminuire e dunque il tasso di interesse tenderà a crescere. L’aumento del tasso di interesse comprime la domanda per investimenti e dunque la domanda aggregata: ecco perché la AD è inclinata negativamente.
Proviamo ora a fare un piccolo esercizio. Che cosa succede se il governo decide di ridurre la spesa pubblica, G? Notiamo subito che G non compare nell’equazione della LM, dunque la LM non si sposta. G appare invece nell’equazione della IS. In particolare G influenza positivamente il termine di intercetta sull’asse delle ascisse, H. La riduzione di G fa ridurre H, cioè l’intercetta della IS si sposta verso sinistra, cioè tutta la IS si sposta verso sinistra
[Grafico a pag. 28]
Nel nuovo equilibrio, conseguente alla riduzione della spesa pubblica, avremo un tasso di interesse inferiore (i** < i*) e un reddito inferiore (Y** < Y*). La logica economica è semplice: se il governo licenzia gli scavatori, allora il loro reddito si ridurrà, dunque essi domanderanno meno patate e meno mele, dunque si ridurrà la produzione di patate e di mele e anche l’occupazione in quei settori, ecc. ecc.: il moltiplicatore funziona qui “all’indietro”, provocando una contrazione del reddito superiore all’iniziale riduzione di spesa pubblica. La riduzione del reddito, a sua volta, produce una riduzione della domanda di moneta per transazioni: cercheremo di vendere moneta in cambio di titoli e dunque il tasso di interesse si abbasserà. Ma se le cose stanno in questi termini per quale ragione può aver senso, dal punto di vista macroeconomico, ridurre la spesa pubblica? La risposta sta nel modello AS-AD. Già sapete che, secondo le previsioni di quel modello, una riduzione della domanda aggregata (uno spostamento verso il basso della AD) produce nel breve periodo una contrazione del reddito, ma – una volta che gli agenti economici abbiano riaggiustato le aspettative di prezzo – l’economia tornerà sulla AS di lungo periodo[vedi nota 19].
[Nota 19] La sequenza logica è questa: una politica fiscale restrittiva inattesa, riducendo la domanda di bene composito, ne provoca una riduzione di prezzo (si riduce il livello generale dei prezzi, P). Le imprese, che avevano fissato i salari nominali da pagare ai lavoratori sulla base di aspettative di prezzo superiori, si trovano perciò a pagare salari reali più elevati di quelli sulla base dei quali avevano programmato la loro produzione. Di fronte a questo aumento dei costi, esse saranno indotte a licenziare dei lavoratori, contraendo così i livelli produttivi.
Al successivo round negoziale, tuttavia, le imprese avranno imparato la lezione. Essendo i prezzi ad un livello inferiore a quello pre-contrazione della spesa pubblica, esse pagheranno salari nominali inferiori, garantendo comunque lo stesso salario reale. Pagare salari nominali inferiori significa che, per ogni dato livello di prezzo, si è disposti a offrire una maggior quantità di beni, significa cioè che la AS di breve periodo si sposta verso il basso/destra, fino a che il livello di reddito torna ad essere uguale a quello determinato dalla AS di lungo periodo.
Tutto quello che la contrazione della spesa pubblica ha prodotto è una riduzione nel livello generale dei prezzi (P) e una riduzione del tassso di interesse (i). Dunque, sostengono alcuni, ridurre la spesa pubblica è una misura saggia: alla lunga non produce alcun effetto su Y, ma consente di ridurre l’inflazione e, tramite l’abbassamento del tasso di interesse, stimola gli investimenti e dunque la crescita dell’economia. Per quel che può contare, la mia posizione è più sfumata.
A volte ridurre la spesa pubblica è saggio (per le ragioni appena spiegate), a volte assolutamente controproducente. Per due ragioni:
1) se la riduzione di spesa riguarda non gli scavatori (metafora delle purtroppo molte spese improduttive in cui alcuni governi si impegnano) , ma la manutenzione delle grandi vie di comunicazione, allora il tasso di crescita dell’economia rischia di ridursi, non di aumentare;
2) il nostro modello è semplificato, e quindi abbiamo scritto che gli investimenti dipendono dal tasso di interesse. In realtà essi dipendono dal tasso di interesse reale, cioè dalla differenza fra tasso nominale e tasso di inflazione: poiché una riduzione di spesa pubblica tende a ridurre entrambe le grandezze, è difficile prevedere l’effetto netto sul tasso di interesse reale.
Insomma, il mondo è complicato. Meglio così, altrimenti sarebbe noioso e noi saremmo ridotti a grigi funzionari di un solo modo di vedere le cose.
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Marco Musella - Guerra come politica keynesiana
http://www.italia.attac.org/spip/IMG...co_Musella.pdf
Keynes, infatti, desiderava a tal punto criticare la teoria neoclassica del pieno impiego che si spinse ad affermare, polemicamente, che anche “lo scavar buche per terra” poteva essere un buon rimedio contro la mancanza di lavoro ed il basso livello del reddito e della produzione, ma specificava che si potevano fare anche cose utili, specificazione troppo spesso dimenticata. Questo tipo di ragionamento aveva ed ha grosse implicazioni sui livelli di occupazione garantiti anche nell'industria di armi. Joan Robinson, una economista che conosceva bene il pensiero di Keynes perché aveva partecipato alle discussioni che si svolgevano a Cambridge negli anni ’30 del secolo scorso sulle nuove idee, chiarisce bene quale era la posizione dell’autore della Teoria Generale.
La Robinson ha scritto in un bell’articolo del 1972:
“Keynes non voleva che nessuno scavasse buche per riempirle. Egli indulgeva al felice sogno ad occhi aperti di un mondo nel quale, tenendo gli investimenti al livello della piena occupazione per una trentina d’anni, l’intero fabbisogno di capitale produttivo sarebbe stato soddisfatto, i redditi di proprietà sarebbero stati aboliti, la povertà sarebbe scomparsa ed avrebbe avuto inizio la vita civile…”
Keynes aveva in mente una sorta di passaggio automatico ad un sistema diverso da quello capitalistico.
“Sono stati i cd. Keynesiani a convincere una dopo l’altro i presidenti degli Stati Uniti che non c’è niente di male in un disavanzo di bilancio, e a permettere che il complesso militare - industriale se ne avvantaggiasse. E così è avvenuto che il felice sogno ad occhi aperti di Keynes si è trasformato in un incubo di terrore” (Robinson, 1972, pp.6-7)
Avendo Keynes dato ai policy-makers la possibilità di intervenire con la spesa pubblica la possibilità di modificare la domanda aggregata e quindi l'occupazione perché si è scelto e si sceglie così di frequente la via della spesa per armamenti per sostenere la domanda aggregata? In letteratura c'è una spiegazione apologetica, la spesa per armamenti è vista come la via per accelerare l'introduzione del progresso tecnico che avranno una ricaduta nell'ambito delle produzioni civili. Questa tesi si basa sull'esperienza, è successo così, ma non è sufficiente a prediligere questa via.
Sembra più convincente la tesi “politico-critica” secondo la quale nel sistema capitalistico si tende a creare una convergenza di “interessi costituiti” a favore della spesa per armamenti. Si tratta, secondo questa visione delle cose, di un tipo di spesa pubblica per la quale lo Stato, da un lato non entra in competizione con il settore privato, e dall’altro non interferisce con le regole fondamentali di funzionamento di un’economia capitalistica.
Per presentare in modo semplice questa idea si può seguire un famoso contributo di Kalecki, sugli “Ostacoli politici al pieno impiego” (Kalecki, 1943).
In questo scritto breve, ma ricchissimo di spunti interessanti, l’economista polacco spiega per quali motivi il pieno impiego, pur essendo un obiettivo di politica economica tecnicamente raggiungibile, ed economicamente conveniente, viene avversato dai “capitani di industria”. Innanzitutto le politiche per il pieno impiego, quando prendono la strada degli investimenti pubblici, vengono viste dai capitalisti come indebita interferenza nella sfera di azione dei privati; quando prendono la via dei sussidi al consumo, entrano in conflitto con la “morale” del sistema, per la quale non vi sono pasti gratis per nessuno, e nell’uno e nell’altro caso – elemento ancor più rilevante - minano la disciplina della fabbrica e la stabilità politica che hanno il loro principale punto di forza nella minaccia del licenziamento.
Cito l'autore:
“… in un sistema di piena occupazione permanente il licenziamento cesserebbe di svolgere la sua funzione di misura disciplinare. La posizione del capo sarebbe indebolita e la fiducia in se stessa e la coscienza della classe operaia crescerebbero. Gli scioperi per gli aumenti salariali e per i miglioramenti della condizioni del lavoro creerebbero tensioni politiche.”
Per circa vent'anni dopo la pubblicazione di questo saggio il sistema ha convissuto con tassi di disoccupazione bassissimi, quindi non si è verificato lo scenario di Kalecki, ma potrebbe trattarsi semplicemente di una sbagliata prospettiva storica. Sempre in questo saggio l'economista polacco aggiunge che con il fascismo tendono a venir meno queste preoccupazioni perché la spesa pubblica si orienta verso gli armamenti e la paura del licenziamento viene sostituita con la repressione. Egli ha scritto in “Ostacoli Politici al Pieno Impiego”, che sotto il fascismo:
“…la disciplina nelle fabbriche e la stabilità politica sono conservate in condizioni di piena occupazione mediante il nuovo ordine che va dalla soppressione dei sindacati fino ai campi di concentramento. La pressione politica sostituisce la pressione economica esercitata dalla disoccupazione.”
E’ interessante notare che nel 1962, scrivendo la prefazione a una ripubblicazione di questosaggio del 1943, Kalecki ha affermato:
“Tuttavia l’esperienza ha dimostrato che non è indispensabile il fascismo perché gli armamenti vengono a giocare un ruolo importante per contrastare la disoccupazione di massa”.
Io tendo a ritenere che questa è una chiave di lettura per capire il ritorno della guerra e della spesa per armamenti come elemento centrale di una economica.
Un altro aspetto della spesa per armamenti sul quale le categorie keynesiane possono gettare una luce interessante, concerne il ruolo che il commercio di armi ha per le economie dei paesi in via di sviluppo. Si tenterà di mostrare le ragioni per le quali esse, oltre a diventare presupposto di azioni diguerra e di violenza che generano morti e distruzioni, rappresentano un vero e proprio fardello che grava sulle condizioni di vita di centinaia di milioni di uomini e donne, perchè il commercio di armi è un fenomeno di dimensioni consistenti con una precisa direzione delle merci dal nord del mondo che produce al sud del mondo, ed un flusso finanziario che fa il percorso inverso. Il ruolo del commercio di armi ha conseguenze diverse nel nord e nel sud del mondo, al nord commerciare armi vuol dire esportare (le esportazioni sono una voce della domanda aggregata), cioè elevare i livelli della domanda aggregata e quindi dell'occupazione; inoltre l'aumento di esportazioni riduce l'impatto del vincolo con i conti con l'estero permettendo quindi politiche più espansive.
Dal punto di vista dei paesi del sud del mondo importare armi significa disperdere nel canale estero risorse prodotte all’interno o acquisite contraendo debiti con istituzioni internazionali, banche esterne o Paesi esteri. In tal modo, non solo essi non vedono esplicarsi gli effetti moltiplicativi positivi sul prodotto interno lordo e sull’occupazione che si sarebbero avuti qualora l’orientamento della parte dispesa che va in armamenti acquistati all’estero fosse stata indirizzata verso beni prodotti all’interno, ma si trovano anche a sperimentare una difficoltà aggiuntiva collegata con la difficoltà di restituire quanto dovuto per i prestiti ottenuti. Le conseguenze del commercio di armi, dunque, sono per i paesi in via di sviluppo negative da molteplici punti di vista: aumenta la necessità di ricorrere a prestiti internazionali e diviene stringente l’urgenza di porre in essere politiche economiche restrittive (anche perché questa è una condizione necessaria imposta dal FMI per accedere ai prestiti della cosiddetta Comunità internazionale); ma queste politiche hanno un’incidenza drammatica sul livello di benessere di queste popolazioni.
Non è del tutto inutile, concludendo, ricordare che ci sono interessi costituiti per sostenere questo tipo di spesa e che ovviamente, una volta che ci sono le scorte bisogna smaltirle, questa “domanda” estera per armamenti è tanto più alta quanto più diffusi sono i conflitti locali e quanto più solido e forte è, all’interno di paesi economicamente e politicamente deboli, il potere degli apparati militari sia rispetto alla gestione dell’ordine pubblico interno che riguardo alla conduzione delle relazioni con l’esterno.
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Impregilo - I crimini del capitalismo italiano nel mondo
Dalla Colombia al Guatemala, dalla Nigeria al Kurdistan i monumenti allo spreco ed alla corruzione creati dal colosso delle costruzioni del gruppo Fiat.
Antonio Mazzeo Medellin, giugno 2001
http://www.terrelibere.it/impregilo.htm
http://www.ilgiornaledelleconomia.it...omisti_41.html
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Zeitgeist: addendum
Estratto sulla politica economica internazionale nei confronti dei paesi in via di sviluppo
http://it.youtube.com/watch?v=g7EYPhXR_tM
http://it.youtube.com/watch?v=WFij89zZ-Ik
http://it.youtube.com/watch?v=eZwzgcD8DjY
http://it.youtube.com/watch?v=k4asI4_TcF8
Nota: non condivido talune esagerazioni di questa serie di documentari ma solo gli aspetti oggettivi che riguardano il potere, l'ignoranza, il cattivo o mancato utilizzo dei mezzi di produzione, lo sfruttamento e le potenzialità di qualità della vita sicuramente superiori a quelle mai messe in atto dall'economia.
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Recensione "J. M. Keynes visto da Giorgio La Malfa"
http://www.luissuniversitypress.it/s...rt_240107.html
Roma, IL VELINO (
www.ilvelino.it) , 24/1/2007
In questi giorni e' uscito in libreria il saggio J. M. Keynes visto da Giorgio La Malfa, (Luiss University Press, Roma 2006). Il volume, curato dal presidente del partito repubblicano italiano, ribadisce la prevalenza del capitalismo sulle economie di tipo dirigista. Nel saggio, La Malfa sostiene che i sistemi capitalistici hanno prevalso storicamente sui sistemi socialisti grazie alla loro superiore capacita' di offrire condizioni di vita adeguate e crescenti. Keynes ha dato certamente il suo determinante contributo a questa superiorita' teorica. Tuttavia, il recupero di John Maynard Keynes lascia aperti tanti interrogativi.
Il padre della moderna macroeconomia e dell'intervento statale in economia si presta a tante e troppe interpretazioni. Il dubbio e' che in Italia si sia persa una reale capacita' di comprensione dell'illustre economista. L'osservazione non e' una critica al saggio di La Malfa che, con questa pubblicazione, offre una delle poche occasioni in cui si puo' rileggere il Keynes da conoscere.
Il vero atto di accusa dovrebbe essere invece rivolto al recente premio Nobel dell'economia Edmund Phelps, che e' stato criticato per aver snaturato, con la complicita' di Milton Friedman, la teoria sulla curva di Alban Phillips, vera architrave del pensiero keynesiano. Ma per capire quanta confusione c'e' stata sulle teorie dell'economista liberale, basterebbe leggere l'ampia e ambigua pubblicistica che ci e' stata consegnata in questi anni. Probabilmente sono in pochi a chiedersi dov'e' il vero Keynes nelle lodi che abbiamo visto intorno all'autore del saggio The general theory of employment, interest and money. Dopo anni di aperto linciaggio da parte del neoliberismo, nel 1998 Keynes veniva preso ad esempio dal leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti:
"Nel 1930 John Keynes prevedeva per il 2000 un orario settimanale di lavoro di 15 ore. Noi stiamo pensando di scendere da 40 a 35 ore" (Il Mondo, 1 maggio 1998). Nel numero speciale di Marxism today, il quotidiano ufficiale del partito comunista britannico, Eric Hobsbawn scriveva:
"Keynes conosceva bene il mondo degli affari, e sapeva che non e' vero che i governi devono dare agli uomini di affari tutto cio' che e' indispensabile a renderli felici" (novembre 1998). Ma il baricentro politico di Keynes si sposta. L'economista francese Jean-Paul Fitoussi affermava che
"si potrebbe dedurre che gli effettivi sviluppi degli ultimi decenni si siano conformati agli insegnamenti della teoria keynesiana" (la Repubblica, 17 novembre 1998). Ma ecco dalla pioggia dei commenti favorevoli spuntare Massimo D'Alema che spiega all'Internazionale socialista come il keynesismo sia "inadeguato" (giugno 1999). Nessuno muove un dito per Keynes. La sinistra italiana si adegua fino a quando Piero Ostellino ricorda come
"l'ultimo grande liberale che ha risposto anche alla domanda come risolvere i problemi del suo tempo e' stato John Maynard Keynes. Ma ne' Manconi, ne' Veltroni, con tutto il rispetto, mi pare abbiano niente a che spartirci" (Corriere della Sera, 15 luglio 2000). E a questo punto la strada si apre a nuovi ammiratori.
Su Panorama del 4 ottobre del 2001 Giampiero Cantoni applica una sua teoria keynesiana dopo l'attacco alle torri gemelle. Citando la teoria economica keynesiana delle buche da aprire e da chiudere per stimolare la domanda, Cantoni scrive: "La guerra crea buchi che vanno riempiti. La guerra, che deve finire presto, per carita', e' una condizione in cui l'economia americana e' paradossalmente cresciuta". Ma la ripresa non arriva in Europa. L'economista Paolo Savona torna a invocare lo studioso liberale spiegando che
"occorre un Keynes, o occorre un circolo intellettuale europeo come il suo, capace di rompere gli attuali equilibri istituzionali che producono effetti economici e sociali perversi" (Il Sole 24 ore del 7 marzo 2003). Ma oggi Keynes non c'e' piu' per spiegarci che cosa sia meglio e di fronte a questi giudizi resterebbe disorientato al punto da apprezzare le teorie marxiste. Ed e' per questo che torna utile leggere il saggio di La Malfa. Almeno li sara' possibile apprezzare il vero Keynes.
LANFRANCO PALAZZOLO
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Shock Economy - L'ascesa del capitalismo dei disastri di Naomi Klein
La shock doctrine di
Milton Friedman
http://www.youtube.com/watch?v=Gaqj_zT8Lgw
http://www.naomiklein.org/shock-doctrine
http://it.wikipedia.org/wiki/Shock_economy
The Corporation documentario, disponibile anche su dvd
http://it.wikipedia.org/wiki/The_Corporation
http://it.youtube.com/watch?v=9douyUMUaZE
http://it.youtube.com/watch?v=i43LhSiyngE
http://it.youtube.com/watch?v=3wvJJS6bsDA
http://it.youtube.com/watch?v=9zK_dKgd834
http://it.youtube.com/watch?v=F08KXRyZ32A
http://it.youtube.com/watch?v=Kp3YAhk6iCw
http://it.youtube.com/watch?v=6X7q7sw7QQc
http://it.youtube.com/watch?v=sK73lrwbYXg
http://it.youtube.com/watch?v=XxpsmLu7nmQ
http://it.youtube.com/watch?v=F5ewqeKFKIM
http://it.youtube.com/watch?v=-ThRvyY_EQw
http://it.youtube.com/watch?v=yipdBB03WEc (manca una parte)
http://it.youtube.com/watch?v=vTyImM2Q4pQ
manca parte 15
Visibile anche qui (occorre registrarsi, ricordo che c'è anche su dvd)
http://www.veoh.com/browse/videos/ca...309883kCCDePNt
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La vanga di Keynes di Jonkind
http://www.macchianera.net/2008/12/2...nga-di-keynes/
22 DIC 2008
Qualche giorno fa a Napoli un uomo è caduto in una buca ed è morto.
Qual è la notizia, direte voi? Una buca, a Napoli. Manca solo il cane del proverbio.
Ma la notizia è che quella è una buca keynesiana. Una buca dell’economista John Maynard Keynes: l’economista più citato nei momenti di crisi.
Lo ha fatto anche il Ministro Giulio Tremonti, presentando il famoso decreto anti-recessione. Un intervento che è stato sbandierato all’inizio per un valore di 80 miliardi, poi scesi a 13, poi a 7 prima di ripiegare su meno di 4. Ma grazie all’utile analisi di Tito Boeri su La Voce, scopriamo che il piano non vale nemmeno 4 miliardi: lo Stato incasserebbe infatti in saldo più di quanto spende, rendendo di fatto inutile (anzi dannosa) la manovra.
D’altronde che la corsa fosse terminata si era capito. Dall’inizio degli anni ‘80 lo Stato Italiano, in una sorta di ipertrofismo della spesa pubblica, ha accumulato quasi tutto il suo debito attuale (dei 1.700 miliardi di euro di debito pubblico odierno ben 1.500 sono stati accumulati dall’81 ad oggi). La Repubblica ha fatto esplodere il deficit ed è riuscita nell’impresa di sfondare completamente le casse statali pur in periodo di forte espansione economica del ciclo.
1.500 miliardi di euro, in poco più di 25 anni, pompati nel sistema economico. Keynes ne sarebbe contento? Con un deficit del genere si sarebbero potuti finanziare 3.700 piani social card, 90.000 chilometri di ferrovia ad alta velocità (due volte il giro dell’Equatore), 245 volte il ponte di Messina, 348 volte la più volte rimandata strada Autostrada Pedemontana tra Bergamo e Malpensa.
Ma vedete niente del genere attorno a voi?
Più che keynesiana in senso stretto questa enorme massa di denaro spesa dallo Stato ricorda più il suo paradosso. Quando il ciclo dei consumi e degli investimenti privati si inceppava per Keynes era fondamentale l’intervento statale, che doveva fornire una vanga ad ogni lavoratore per costruire opere pubbliche e rimettere in moto gli investimenti. Il “paradosso delle buche” sosteneva che anche senza costruire nulla ma il solo dare una vanga e pagare i lavoratori per scavare buche e poi riempirle, avrebbe almeno sostenuto i consumi di quei lavoratori e quindi aiutato la crescita della domanda.
Ma che ha fatto il deficit pubblico italiano negli ultimi 27 anni? A cosa è servito? Non certo a fare ponti, strade, ferrovie ma piuttosto a finanziarie la classe parassitaria statale e para-statale, l’evasione fiscale della piccola impresa e degli autonomi, il sostegno clientelare delle masse elettorali soprattutto del Mezzogiorno. E’ vero si sono aperti cantieri, dati appalti, finanziati progetti. Ma ciò che si è cominciato non si è mai finito, solo sprecato.
Pur spacciato più volte per politica keynesiana, l’intervento pubblico ha applicato in realtà la sua versione paradossale. Quella delle buche da scavare e poi riempire.
Anzi il paradosso del paradosso: sono stati pagati i lavoratori per scavare buche ma poi non sono state riempite nemmeno quelle.
Di più: il paradosso del paradosso del paradosso.
E adesso non ci sono più nemmeno i soldi per comprare le vanghe.
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La distruzione creativa
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=20755
www.resistenze.org - osservatorio - economia - 08-10-05 da:
www.rebelion.org - 04-10-2005
Guerre ed uragani sono una tragedia per i poveri, ma una benedizione per il grande capitale.
Red Voltaire -
Alejandro Teitelbaum
Nel suo libro “Capitalismo, Socialismo e Democrazia” (1942), l'economista Joseph Schumpeter affermava che “il capitalismo è, per sua natura, una forma od un metodo di cambiamento economico”, di sostituzione del vecchio col nuovo, che denominava “distruzione creativa” (nuovi consumatori, nuovi beni, nuovi metodi di produzione o trasporto, nuovi mercati, nuove forme d’organizzazione industriale, ecc.).
La guerra sarebbe la forma più drastica di “distruzione creativa” connessa al capitalismo. Altre forme di “distruzione creativa”, di cui beneficia il grande capitale, sono le grandi catastrofi, come lo tsunami ed i cicloni.
Il vicepresidente USA Dick Cheney fu, dal 1995 fino all’agosto del 2000, Direttore Esecutivo della Halliburton, la più grande impresa mondiale di servizi legata all'industria petrolifera. Nel seguito assunse la Vicepresidenza, ma continua a riscuotere dell'impresa: 194.852 dollari nel 2004. La Halliburton ha mantenuto strette relazioni commerciali con un'impresa petrolifera russa, la Tyumen Oil Co, accusata di essere legata alla mafia russa ed al traffico di droga.
Sotto la direzione di Cheney, la società Halliburton, in buona parte attraverso la sua sussidiaria Kellog Brown & Root, ha ottenuto contratti governativi per 2.300 milioni di dollari, la maggior parte di essi con l'Esercito, per costruire installazioni militari in Albania, Bosnia, Kosovo ed Haiti, tra gli altri luoghi (Cheney Led Halliburton to feast at Federale Trough. State Department questioned deal with firm linked to Russian mob,
www.public-i.org. / story).
Nel seguito Halliburton ha acquisito una posizione dominante nella “ricostruzione” dell'Iraq. Nel marzo 2003, il Corpo Ingegneri dell'Esercito Statunitense ha incaricato Kellog Brown & Root (KBR), sussidiaria della Halliburton, della riparazione delle infrastrutture petrolifere irachene secondo le modalità definite dalla Halliburton tre mesi prima. Tutto ciò senza licitazione.
La Halliburton passò dal diciannovesimo posto, tra i fornitori delle forze armate statunitensi nel 2002, al primo nel 2003, per un totale di 4.200 milioni di dollari, compreso il mantenimento e l'alimentazione delle truppe USA all'estero, affare che nel settembre 2004 rappresentava 8.600 milioni di dollari, incluse fatture gonfiate, 1.000 milioni di spese “sospette” e 422 milioni di spese “ingiustificate”, secondo una relazione della commissione politica democratica del Senato statunitense. La KBR fatturava 20.000 pasti al giorno e ne serviva 10.000, inclusi alimenti congelati scaduti da un anno.
“ … Praticamente tutti gli aspetti del contratto rimasero sotto il controllo dell'ufficio del Segretario della Difesa, Donald Rumsfeld. Questo mi sconvolgeva.” (Bunnatine Greenhouse, responsabile dell'attribuzione dei contratti dell’Ente Attribuzione Contratti del Corpo Ingegneri). (Quotidiano Le Monde, 30/06/2005: “Les démocrates relancent l’offensive contre les “passe-droits” accordés par l’administration á Halliburton ”).
Katrina, come lo tsunami, una “meravigliosa opportunità”
L’11 settembre 2005 dispacci d’agenzia della AFP, della Reuters ed il 12 del quotidiano La Jornada del Messico, informarono che la corporazione Halliburton cominciava ad essere segnalata nella Borsa Valori di New York come la più probabile beneficiaria dei principali contratti di ricostruzione di New Orleáns, il cui costo oscillerà tra i 100.000 ed i 200.000 milioni di dollari, secondo calcoli di compagnie d’assicurazione ed analisti.
In conseguenza, le azioni di questa compagnia, con sede a Houston, aumentarono il loro prezzo di più del 10% fino ad arrivare a 65 dollari a titolo. L'incremento nella quotazione spinse al rialzo l'indice Dow Jones della borsa newyorkese.
Il 3 settembre Halliburton annunciò che una delle sue sussidiarie, la Kellogg Brown e Root (KBR), aveva firmato un contratto con la Marina degli Stati Uniti per ristabilire l'energia, riparare tetti e rimuovere rifiuti in tre installazioni navali danneggiate da Katrina. Sempre la KBR realizza un bilancio dei danni in altre installazioni ubicate nel porto sferzato dall’uragano.
Il lavoro è realizzato in accordo con un contratto di 500 milioni di dollari firmato con la Marina nel 2004, il cui obiettivo è dotare di servizi questo ramo militare, in casi d’emergenza causati da disastri naturali o conflitti militari.
Un'altra impresa, la Shaw Group Inc., ha siglato contratti con la FEMA (Federal Emergency Management Agency) per 100 milioni di dollari e con il Corpo Ingegneri dell'Esercito per altri 100 milioni. La Bechtel National Inc., anch’essa parte del nucleo d’imprese vicine alla Casa Bianca [1], fu selezionata dalla FEMA per fornire abitazioni provvisorie alla gente sfollata a causa dell’uragano.
Joe Allbaugh è un “lobbysta” (persona con contatti d’alto livello, che si occupa di ottenere contratti alle imprese). Due dei suoi clienti sono precisamente la Kellogg Brown e Root (KBR), sussidiaria di Halliburton, e la Shaw Group Inc.
Joe Allbaugh diresse nel 2000 la campagna elettorale del binomio Bush-Cheney e successivamente Bush lo nominò direttore della FEMA, incarico che lasciò nel marzo 2003 per dedicarsi all’attività di “lobbysta”.
Come se non fosse sufficiente l'intenzione governativa di offrire la parte del leone dei contratti di ricostruzione ad imprese della prima cerchia presidenziale, nei primi giorni di settembre 2005, Bush dispose, col pretesto di ridurre i costi fiscali, che le compagnie costruttrici scelte dal suo governo a partecipare al recupero di New Orleáns non saranno obbligate a pagare i salari medi locali ai lavoratori che assumeranno, come prescritto dalla legge Davis-Bacon, vigente dagli anni ‘30 del secolo scorso.
Una simile misura è stata denunciata in un editoriale del The New York Times come “un proclama vergognoso” ed una manovra “inaccettabile secondo qualunque criterio di decenza umana”, orientata a “condannare molti che di per se’ sono poveri, ed ora nullatenenti, a salari al di sotto del previsto, perpetuando con ciò la loro povertà”. [2]
Non si deve dimenticare che una delle conseguenze più devastanti della distruzione causata dall’uragano è, insieme alla perdita di vite e di beni, la disoccupazione di massa nella regione colpita e, di conseguenza, la disperata richiesta di lavori, anche temporanei. In tale circostanza, il governo di Bush pretende di apparecchiare la tavola affinché la Halliburton ed altri consorzi legati alla Casa Bianca ottengano guadagni astronomici e facciano affari privati con le finanze federali, vale a dire col denaro dei contribuenti e pagando retribuzioni infime ai poveri di sempre ed a coloro che sono rimasti ridotti in miseria per il passaggio di Katrina.
La gente più povera di New Orleans (in maggioranza neri) non poté fuggire dalla città prima dell'arrivo dell’uragano, per mancanza di mezzi (non avevano auto e le autorità non misero trasporti a loro disposizione). Altri, a Houston, avevano auto ma optarono per rimanere perché dovevano scegliere tra mangiare o pagare l'elevato prezzo della nafta per la loro automobile, se volevano muoversi. Nel frattempo i consorzi petroliferi (rappresentati nella squadra di Bush da Condoleeza Rice) raddoppiavano i loro profitti con l'aumento del prezzo del petrolio.
Ed il grande capitale non cessa di accumulare
In un articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde del 5-6/9/2004 (Eric Le Boucher, Les multinationales sur leur tas d'or – Le multinazionali sul loro mucchio d’oro) si afferma che nessun avvenimento - guerre, attentati, ecc. - fa diminuire i profitti delle società transnazionali sui loro capitali: 15% negli Stati Uniti, 12% in Francia. A questo fine, tutti i mezzi sono buoni per abbassare i costi in caso di necessità. In totale 374 imprese dell'indice Standard & Poors hanno nelle loro casse 555.000 milioni di dollari di riserve.
Secondo la rivista Bussines Week, queste riserve sono aumentate dell’11% nel 2003 e, nonostante la recessione del 2001, si sono raddoppiate dal 1999. Bouygues, Exxon, Intel e British Telecom hanno ricomprato massicciamente le proprie azioni per far salire la propria quotazione. È un fenomeno mondiale. Il risultato è che i mezzi finanziari delle imprese superano le loro necessità ed il tasso del loro autofinanziamento aumenta: 115% negli Stati Uniti, 110% in Germania e 130% in Giappone... Le imprese potrebbero aumentare i posti di lavoro ed i salari, ma non è questo il caso…
Il comportamento mafioso quasi caricaturale della “banda dei quattro” (Bush, Cheney, Condoleeza Rice e Rumsfeld) non è aneddotico: è, al contrario, un rivelatore molto visibile del funzionamento reale del capitale monopolistico contemporaneo e delle elìte politiche al suo servizio.
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Alejandro Teitelbaum è membro dell'Associazione Americana di Giuristi (AAJ)
[1] Bechtel, è una gigantesca impresa transnazionale in posizione privilegiata per “ricostruire” l'Iraq, cioè per partecipare al saccheggio del patrimonio nazionale iracheno. Con Ronald Reagan alla Casa Bianca, gente della Bechtel è entrata nel gabinetto. L’allora presidente di Bechtel, George Shultz, fu Segretario di Stato; il consigliere generale della Bechtel, Caspar Weinberger, fu Segretario alla Difesa e W. Kenneth Davis, vicepresidente della Bechtel per lo sviluppo nucleare, occupò l’incarico di Vicesegretario all’Energia,
[2] Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, il 20 settembre chiese al governo federale, attraverso una lettera al presidente Bush ed ai leader del Congresso, l'annullamento della sospensione della Legge Davis-Bacon nelle aree devastate da Katrina sulla Costa del Golfo e nelle contee analogamente danneggiate in Florida. La legge Davis-Bacon richiede il pagamento di salari e benefici particolari nell'area geografica basandosi su di una determinazione del Segretario del Lavoro. Per statuto, i salari a New Orleans sono di $13.42 per ora per un falegname, $13.93 per un operatore e $9.25 per un bracciante generico. Secondo Bloomberg, questi salari assicurerebbero personale di qualità per i lavori di ricostruzione nel Golfo.
Tradotto da Adelina Bottero e Luciano Salza
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L'apoteosi dell'inutile
VIAGGIO NEI PAESI MODELLO di: FRANCA FESLIKENIAN
http://www.trasportale.it/toe/artico...=213&id_num=22
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“Il Welfare State funziona in quanto non si danno sussidi, ma si da lavoro. Qui, in continuazione, si fanno opere pubbliche, stradali, di manutenzione, di ristrutturazione. Un grattacielo, quando ha dieci anni, lo si demolisce e lo si ricostruisce: più nuovo, più moderno, più bello. Con sistema del prefabbricato è facile e costa meno. Il lavoro non manca, perché se ne crea l’occasione”.
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Osserviamo la selva di grattacieli inserita in una meravigliosa vegetazione tropicale (spartitraffici al centro delle strade, con le orchidee che crescono come da noi le margherite). Tra dieci anni saranno tutti demoliti man mano, e ricostruiti: pensiamo a quanto lavoro vi sarà a disposizione. Certo, dovranno terminare i lavori puntualmente: perché c’è il “BUILDING AWARD”.
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Il vero motivo:
Blu Notte - La mafia in politica - quarta parte
(11m 15s, la mafia politica vuole far diventare la Sicilia la 'Singapore del sud'...)
http://www.youtube.com/watch?v=zO0oh-1Bk08
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Economists want to know:
Do Europeans work less because they believe less in God?
http://www.csmonitor.com/2005/0222/p12s01-woeu.html
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But abroad, Ferguson noted that a decline in European working hours coincided with a decline in faith. "Americans don't in fact do better work than Frenchmen," he wrote. "They just do more work. A lot more." Between 1979 and 1999, the average US working year lengthened by nearly 4 percent. Yet in Germany, France, and Spain, that figure dropped by at least 10 percent. "Europeans now seem to believe in holidays, not in holy days," he adds.
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Sragionamenti...
Citazione di un commento su Youtube riguardante il ponte sullo stretto di Messina:
http://www.youtube.com/watch?v=6J8MyvmQaqM
Stupido sarai te.
In ogni opera che si deve costruire, ad esempio per il raddoppio ferroviario Fiumetorto-Castelbuono e/o per il Passante Ferroviario metropolitano di Palermo gli espropri servono eccome, ed i soggetti che ricevono l'indennizzo devono essere orgogliosi di sacrificare parte del loro terreno per un'opera pubblica qualunque, ponte compreso.
Ma che sia un'opera faraonica anti-comunista-di-merda, o uno stenditore per panni gigante, essa serve per lo sviluppo e per la TAV.
Il vero fine del ponte sullo stretto di Messina, mai discusso pubblicamente: collegare l'Africa.
http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=360686
(paradossalmente meno insensato, per un futuro sviluppo del continente africano, che non certi sragionamenti di utilità locale)
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Lavorare di più per riempire gli edifici vuoti!
(Molti palazzi già oggi sono vuoti e dopo l'Expo ce ne saranno ancora di più...)
http://www.corriere.it/politica/09_m...4f02aabc.shtml
...
Quando si è un'azienda pubblica e si ha a che fare con il pubblico, si hanno doveri maggiori rispetto al privato. Mi piacerebbe poi che lavorassero tutti i pomeriggi fino a tardi, specie il settore giustizia. Io amo tantissimo il tempo pieno e i turni. Perché tanti edifici pubblici vengono utilizzati solo per mezza giornata? Perché non usare le scuole anche oltre l'orario normale? Far lavorare gli statali anche di pomeriggio è un mio obiettivo di questa legislatura».
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La giustizia italiana schiacciata dalle attività inutili
http://www.hwupgrade.it/forum/showpo...2&postcount=42
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Terremoto e speculazione edilizia
"Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto"
SANGUE E CEMENTO
Le verità nascoste sul terremoto in Abruzzo
http://www.editoririuniti.net/conten...remoto-abruzzo
http://www.youtube.com/watch?v=N5p0V4nxeHE
http://www.youtube.com/watch?v=xlbbxMdsBBo
http://www.youtube.com/watch?v=5Sde3BrLGaU
http://www.youtube.com/watch?v=nR9jeYwUKKM
http://www.youtube.com/watch?v=vO9N4nUDOXw
http://www.youtube.com/watch?v=0YrCRBp9T7o
LA7 - IL TERREMOTO IN ABRUZZO
Dalla mancata prevenzione all'affare delle ricostruzione
Vedere almeno da questa parte alla fine...
http://www.la7.it/approfondimento/de...it&video=24823
Replica intera della puntata del 09/04/2009 di EXIT - La7
http://www.la7.it/approfondimento/ar...op=replicaexit
http://www.youtube.com/watch?index=0...=IT&playnext=1
Oltre 250 morti, più di mille feriti, migliaia di sfollati. Il terremoto in Abruzzo ha ovviamente scosso l’opinione pubblica italiana. Exit ha deciso di parlare della della possibile prevenzione, della ricostruzione, degli errori che sono stati fatti nel passato e di quelli che bisogna evitare nel futuro.
Ilaria D’Amico ne discute con Mario Baldassarri Presidente Commissione Finanze, Maurizio Lupi, del Popolo delle Libertà e Vicepresidente della Camera, Ermete Realacci del PD, Enrico Mentana, il Senatore Felice Bellisario, capogruppo IDV, Vittorio Sgarbi e Antonello Caporale, giornalista che ha seguito in questi giorni il terremoto per Repubblica e scrittore.
Con le nostre video inchieste e il talk ci siamo posti alcune domande. A fronte di una Protezione Civile che si è mossa molte celermente, rimangono sospese alcune domande sulla tragedia abruzzese: si poteva prevenire? La popolazione di una città ad alto rischio sismico come L’Aquila era stata preparata all’evacuazione?
Come mostrano i nostri filmati negli ultimi mesi erano state numerose le scosse avvertite nel territorio abruzzese. Si è fatto tutto il possibile per evitare questa tragedia?
Inoltre è inevitabile notare come alcuni edifici, anche di recente costruzione, non abbiano retto all’urto del terremoto, nonostante dovessero essere costruiti secondo le più recenti regole antisismiche.
Infine, il problema della ricostruzione. Nel passato, come dimostra la nostra inchiesta sulla ricostruzione di San Giuliano, la ricostruzione si è trasformata in occasione di sperpero di denaro pubblico senza fine, di alimentazione delle clientele, senza risolvere concretamente il problema dei cittadini coinvolti.
EDIT
Anno Zero - Marco Travaglio e altre fonti:
http://www.youtube.com/watch?v=kFX2DQXhxHk
http://www.youtube.com/watch?v=a4Vzpjepwhw
http://www.youtube.com/watch?v=HeYwr2w5j0Y
Niente miracoli a San Giuliano
http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2077537
http://www.youtube.com/watch?v=3q5ih2_-z8Y
http://www.beppegrillo.it/2009/04/pa....html#comments
Gli sciacalli dell'informazione - Marco Travaglio
http://www.beppegrillo.it/2009/04/gl....html#comments
Mappa sismica dell'Italia (
Mappa più grande)
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Per recuperare il senno
"Nulla è più inutile di svolgere in maniera efficiente, un' attività che non andrebbe svolta affatto" - Peter Drucker
I vestiti nuovi dell'imperatore
http://it.wikipedia.org/wiki/I_vesti...#39;imperatore
http://www.mondobimbo.net/favole/ves...imperatore.htm
Lavori inutili
http://www.girodivite.it/Lavori-Inutili.html
Tempi moderni orari antichi
http://www.che-fare.org/archivcf/cf52/tempimod.html
La fine del lavoro
http://tecalibri.altervista.org/R/RIFKIN_lavoro.htm
http://www.csspd.it/index.php?method...on=zoom&id=129
Tempo di lavoro tempo di vita
http://www.quinterna.org/Rivista/02/tempodilavoro.htm
Gli USA al lavoro: inutile un'ora su tre
http://www.lastampa.it/redazione/cms...2273girata.asp
http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...o_lavoro.shtml
L'isola dove nessuno è senza lavoro
http://www.lastampa.it/redazione/cms...0159girata.asp
Discorso di Bob Kennedy sulla ricchezza delle nazioni e il PIL - 1968
http://www.youtube.com/watch?v=grJNlxQsqtE
Tempi Moderni - Charlie Chaplin alle prese con la macchina da nutrizione
http://www.youtube.com/watch?v=MMz4ApUcWbY
Il Grande Dittatore - Discorso all'umanità
http://www.youtube.com/watch?v=--HFkGMG-MY
Costituzione della Repubblica Italiana
http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm