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Corsa su terreni impervi
Voglio inserire in questo thread una guida che ho fatto mettendo giù alcuni miei appunti per la corsa fatta su terreni impervi, so che molti di voi corrono su strada, alcuni su sentieri, ma sentieri agevoli, a me invece piace correre anche fuori strada o su sentieri spesso difficili.
Con l'esperienza e con l'interazione di informazioni derivanti da tecniche derivanti anche da altri sport che pratico ho elaborato una vera e propria tecnica del correre fuori strada, tecnica che mi permette di correre anche di notte con una lampada frontale o con la sola luce lunare su terreni impervi, e comunque i principi di questa tecnica (o sarebbe giusto dire "tecniche", al plurale) mi permette di annullare o minimizzare il pericolo di storte o di cadute.
Può anche essere utile nell'Orienteering, dove si corre addirittura nel bosco fuori dai sentieri, o anche nel semplice camminare su terreni impervi.
Io ve la posto, se a qualcuno interessa...
Quote:
Correre su sentieri scoscesi.
Con questo scritto voglio elencare alcuni accorgimenti che derivano dalla mia esperienza nella corsa in sentieri molto accidentati e particolarmente ripidi, in più ho aggiunto delle esperienze derivanti da tecniche che ho appreso nell'arrampicata, altra attività che amo particolarmente, soprattutto sulla gestione dell'equilibrio.
Prima di tutto bisogna sapere dov'è il centro dell'equilibrio nel nostro corpo, il baricentro del nostro corpo, si colloca al centro del nostro bacino, questo è importante perchè quando corriamo in salite e in discese particolarmente ripide e magari anche scivolose bisogna curare di tenere sempre questo punto sulla perpendicolare dei nostri piedi, se rimarrà troppo indietro o troppo avanti scivoleremo, o faremo molta più fatica perchè i nostri muscoli dovranno compensare la sbilanciamento del corpo rispetto all'andatura.
Addirittura il tenere questo baricentro sulla perpendicolare degli appoggi può permettere di non cadere anche in caso di scivolata, come se stessimo sciando per intenderci.
A volte la visualizzazione associata all'immaginazione può aiutarci notevolmente, personalmente immagino il mio baricentro come una pallina che si trova nella mia pancia, qualche centimetro sotto all'ombelico...
Una nota: la natura attua un meccanismo di evoluzione formidabile, nel caso del nostro baricentro pensate a dove nella donna si sviluppa il bambino quando è incinta, la natura ha fatto sì che sia un punto dove l'equilibrio del corpo ne risenta il meno possibile!
Una delle regole principali da applicare su terreni scivolosi è muoversi a piccoli passi, meglio piccoli passi veloci che lunghe falcate, questo perchè nei piccoli passi i piedi quando appoggiano a terra sono più vicini al baricentro e l'equilibrio è più facile da gestire.
Durante la corsa in montagna a volte capita in discesa di procedere con grandi falcate, saltando tra sassi, asperità, però attenzione, questo va fatto quando si è ben certi del terreno che si incontra, in periodi secchi e tenendo l'attenzione e la concentrazione particolarmente alta su ciò su cui atterreremo con i piedi a ogni passo!
Tornando alle discese, se sono particolarmente ripide e scivolose a volte conviene affrontare i tratti peggiori dinamicamente, passi corti, velocità non alta ma dinamici, individuando dei punti dove se prendiamo velocità abbiamo il giusto grip per rallentare senza prendere troppa velocità (dove il terreno diventa meno scivoloso o meno ripido), suddividendo perciò le parti scivolose da passare dinamicamente e quelle dove potremo rallentare e ristabilizzarci, spero di aver reso l'idea perchè questa è forse la parte più difficile da spiegare senza esempi pratici...
Per quanto riguarda le salite scivolose, vanno affrontate usando l'avampiede, dovete avere la sensazione di caricare a ogni passo il vostro baricentro sull'avampiede e non tutto il vostro corpo, in più se sentite che nonostante questo tendete ancora a scivolare, spingete ancora di più sullo stesso avampiede, se volete aumentare il grip dovete caricare il peso e non diminuirlo!
Il movimento poi deve essere dinamico, un po come spiegato per la discesa, individuando dei punti dove poi si può rallentare dove il terreno è meno scivoloso e meno ripido (di solito si tratta di piccole rampe da superare, o tratti di salite).
Ah, se vi interessa alla fine questa non è nient'altro che la tecnica per "arrampicare in aderenza", ovvero arrampicare dove la parete non è verticale ma leggermente appoggiata, dove c'è una roccia che ha un buon grip (tipo il granito), e dove spesso si arrampica quasi senza usare le mani ma basandosi sul grip della suola della scarpette da arrampicata.
La gestione del vostro baricentro sarà utile anche in tratti veloci su sentieri con curve strette, specialmente in discesa dove magari prenderete velocità, non dovete usare la parte superiore del vostro corpo per controbilanciare la forza centrifuga, ma il bacino, ricordatevi sempre di sentire il baricentro, io in queste situazioni mi immagino come se fosse un joystick che muovo per direzionare il mio corpo, in corrispondenza della pallina al centro del bacino di cui ho parlato sopra.
Un'ultima parte la dedico al correre su terreno molto sconnesso, o dove si vede poco quello che andremo a calpestare, come del caso di folti strati di fogliame o correndo di notte su di un sentiero con una lampada frontale.
In questo caso dobbiamo pensare che, oltre alla sempre valida sensazione di equilibrio basata sul sentire il proprio baricentro citata più volte, va considerato un principio molto importante, "non possiamo adattare il terreno a noi perciò noi dovremo adattarci al terreno", sembra facile? Beh, lo è con il giusto metodo! Per far questo dobbiamo considerare che la maggior parte degli infortuni derivanti da appoggi sbagliati del piede, come sono tipicamente le storte, derivano dalla rigidità del corpo che va a caricare eccessivamente il punto in cui si origina l'infortunio, per questo bisogna rendere il nostro corpo flessibile e morbido ai cambi di equilibrio in modo che si muova adattandosi alla sconnessione che troveremo sotto al piede, bisogna sentire la scomposizione del movimento del bacino (dove, non smetto mai di ripetere, ha la sede il nostro baricentro) dalla parte superiore, come se fossero due unità connesse da uno snodo, per chi va in MTB il principio generale è l'equivalente di come si usano le braccia sui terreni molto sconnessi, devono tenere la direzione da seguire, ma non vanno tenute rigide, devono adattarsi alle sconnessioni come se fossero due ammortizzatori, se troppo rigide la nostra MTB inizierà inesorabilmente a saltare sulle sconnessioni e noi cadremo o dovremo fermarci!
Un'altra cosa importante da usare sul terreno sconnesso è la sensibilità dei piedi nel sentire quanto c'è sotto, perciò dovremo abituarci a correre usando non la sola vista, ma cercando di sentire con il tatto dei piedi la conformazione del terreno su cui gli stessi piedi si appoggiano, questo farà sì che quando correremo ad esempio su di uno strato di foglie e metteremo un piede su di un sasso, l'informazione arriverà più velocemente al nostro cervello, così che lo stesso cervello anticiperà l'azione di tutto il corpo che, con la giusta flessibilità, si adatterà con una postura che farà sì da annullare o minimizzare la perdita di equilibrio, annullando o minimizzando una storta o una caduta.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro, nel caso fate domande, d'altra parte non è facile spiegare con la teoria ciò che sarebbe molto più semplice illustrare con la pratica...
Quanto scritto potrà essere utile anche per il camminare, specialmente nell'escursionismo, ma anche nell'alpinismo, o anche in una semplice passeggiata in un bosco, cosa che oggi come oggi consiglio al posto dell'abituale giro nel centro commerciale... tanto amato dagli italiani (e in particolare dalle italiane!!!), e questo anche quando fa freddo o quando fa caldo (anzi, è un motivo in più!).
Vorrei ringraziare indirettamente un grande maestro romano dell'arrampicata, Paolo Caruso, il quale ha creato un metodo di apprendimento per un'arrampicata che sia arte e non solo il semplice salire la roccia per arrivare alla meta, metodo da cui ho tratto anche molti insegnamenti sull'equilibrio che mi sono tornati molto utili anche nella corsa o nel semplice camminare.
Gigi.
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