Aquila78
29-10-2005, 11:38
Dal sito goal.com
Laziale in coma si risveglia grazie a Delvecchio
28/10/2005 17.30.00
L'ex romanista per giorni ha sussurrato all'orecchio del malato frasi di incoraggiamento.
Quando il calcio supera le barriere del tifo è capace di offire delle storie straordinarie come quella capitata in questi giorni a Roma.
Le parole pronunciate per giorni dall' ex giocatore della Roma Marco Delvecchio all’orecchio di un 60enne, laziale, di Isola del Liri, avrebbero risvegliato l'uomo ricoverato in stato di coma profondo al Policlinico Umberto I di Roma
L’uomo, colpito da una improvvisa emorragia cerebrale, ha riaperto gli occhi una decina di giorni fa e per prima cosa ha chiesto agli allibiti medici e agli increduli moglie e figli, dove fosse Marco Delvecchio, il giocatore che "mi parlava mentre dormivo". In pratica, il pensionato, nonostante fosse in coma, ha recepito ed immagazzinato nella sua mente tutti i discorsi che l’ex attaccante giallorosso gli ha fatto in quella settimana. La frase più ricorrente era "Forza amico mio, anche se nei derby qualche volta ho segnato gol contro la tua squadra, ora tu, segna il gol piu’ grande. Quello della vita":
Delvecchio, arrivato nell’ospedale capitolino per assistere un cugino malato, si e’ prestato ben volentieri ad aiutare il ciociaro. "Sono stato io stesso - ci spiega Piero, figlio di Silvano Gemmeti - a chiedere al giocatore di aiutare papa’. Anche laziale, infatti, mio padre e’ un suo grande fan ed ha sempre elogiato il suo modo di giocare. Marco Delvecchio ha immediatamente capito il problema e ci ha aiutato in questa lunga battaglia. I medici ci avevano dato poche speranze. L’unica soluzione, infatti, era quella di stimolare la sua mente. Ci siamo riusciti e presto papa’ tornera’ ad essere la persona attiva e gioiosa che tutti conoscono. Questo sia da monito per tutti. Lo sport unisce anche se si amano squadre diverse e colori diversi".
Splendida storia ed un grande applauso a Marco Delvecchio: questo dovrebbe essere di insegnamento al mondo del calcio, uno sport che dovrebbe essere un divertimento, una passione, e che invece troppo spesso è sinonimo di odi, di rancori, di disprezzo per chi tifa una squadra con una maglia diversa dalla propria... io sono laziale ma non mi è mai venuto in mente di disprezzare e di odiare i romanisti, magari allo stadio posso insultarli dalla curva (sempre tifoso sono no?), ma il rispetto non viene mai meno, anche perchè in fondo sempre di calcio si parla, e nella vita ci sono cose ben più importanti che dannarsi l'anima per 22 giocatori che tirano un calcio ad un pallone... Ancora bravo Marco: da avversario non ti sopportavo proprio (eri diventato un incubo) ma come uomo niente da dire :mano:
Laziale in coma si risveglia grazie a Delvecchio
28/10/2005 17.30.00
L'ex romanista per giorni ha sussurrato all'orecchio del malato frasi di incoraggiamento.
Quando il calcio supera le barriere del tifo è capace di offire delle storie straordinarie come quella capitata in questi giorni a Roma.
Le parole pronunciate per giorni dall' ex giocatore della Roma Marco Delvecchio all’orecchio di un 60enne, laziale, di Isola del Liri, avrebbero risvegliato l'uomo ricoverato in stato di coma profondo al Policlinico Umberto I di Roma
L’uomo, colpito da una improvvisa emorragia cerebrale, ha riaperto gli occhi una decina di giorni fa e per prima cosa ha chiesto agli allibiti medici e agli increduli moglie e figli, dove fosse Marco Delvecchio, il giocatore che "mi parlava mentre dormivo". In pratica, il pensionato, nonostante fosse in coma, ha recepito ed immagazzinato nella sua mente tutti i discorsi che l’ex attaccante giallorosso gli ha fatto in quella settimana. La frase più ricorrente era "Forza amico mio, anche se nei derby qualche volta ho segnato gol contro la tua squadra, ora tu, segna il gol piu’ grande. Quello della vita":
Delvecchio, arrivato nell’ospedale capitolino per assistere un cugino malato, si e’ prestato ben volentieri ad aiutare il ciociaro. "Sono stato io stesso - ci spiega Piero, figlio di Silvano Gemmeti - a chiedere al giocatore di aiutare papa’. Anche laziale, infatti, mio padre e’ un suo grande fan ed ha sempre elogiato il suo modo di giocare. Marco Delvecchio ha immediatamente capito il problema e ci ha aiutato in questa lunga battaglia. I medici ci avevano dato poche speranze. L’unica soluzione, infatti, era quella di stimolare la sua mente. Ci siamo riusciti e presto papa’ tornera’ ad essere la persona attiva e gioiosa che tutti conoscono. Questo sia da monito per tutti. Lo sport unisce anche se si amano squadre diverse e colori diversi".
Splendida storia ed un grande applauso a Marco Delvecchio: questo dovrebbe essere di insegnamento al mondo del calcio, uno sport che dovrebbe essere un divertimento, una passione, e che invece troppo spesso è sinonimo di odi, di rancori, di disprezzo per chi tifa una squadra con una maglia diversa dalla propria... io sono laziale ma non mi è mai venuto in mente di disprezzare e di odiare i romanisti, magari allo stadio posso insultarli dalla curva (sempre tifoso sono no?), ma il rispetto non viene mai meno, anche perchè in fondo sempre di calcio si parla, e nella vita ci sono cose ben più importanti che dannarsi l'anima per 22 giocatori che tirano un calcio ad un pallone... Ancora bravo Marco: da avversario non ti sopportavo proprio (eri diventato un incubo) ma come uomo niente da dire :mano: