SandForce SF3700, gli SSD di nuova generazione dovranno attendere

SandForce SF3700, gli SSD di nuova generazione dovranno attendere

Una storia senza fine, quella del controller SandForce SF3700 destinato agli SSD con interfaccia SATA ma anche PCIe. Mostrato come prototipo già da tempo, alcune voci ne indicano la presentazione ufficiale solo verso la fine dell'anno. Approfittiamo della notizia per fare il punto sulla situazione SSD attuale

di pubblicato il nel canale Storage
 

Sempre più Solid State Drive

Chi segue il mondo tecnologico con una certa assiduità è sicuramente ben conscio della rivoluzione Solid State Drive nel settore storage; non è un segreto che queste unità possono garantire prestazioni molto più elevate di qualsiasi hard disk meccanico, tali da garantire una seconda vita sia ai PC datati, sia a quelli nuovi che non ne sono nativamente equipaggiati.

Ondate di SSD si sono susseguite negli anni apportando novità sia in termini di prestazioni massime, sia per quanto riguarda le capienze: oggi è possibile acquistare unità da 500GB o 1TB a prezzi che sono sicuramente elevati, ma in costante e progressiva discesa. Con le stesse cifre, qualche anno fa, si faceva fatica a trovare unità da 120/128GB. Con il passare degli anni si sono anche ridotte le sostanziali differenze esistenti fra i modelli disponibili agli albori, dove in listino coesistevano unità molto performanti (per l'epoca) a fianco di veri e propri "bidoni", fregiati della sigla SSD solo per l'adozione di chip memoria NAND Flash.

Procedendo secondo una scala cronologica e osservando il settore sotto la lente dei "corsi e ricorsi", possiamo notare un andamento ad elastico, dove il moto armonico viene ravvivato dal passaggio a un'interfaccia di rango superiore. Giusto per fare un esempio, i primi SSD consumer di una certa importanza avevano un'interfaccia SATA 3Gbps, con un limite teorico prestazionale di 300MB al secondo. Erano i tempi delle unità Intel X25-M, per intenderci, che a fronte di una scrittura così così da 70MB al secondo, stupirono gli appassionati con un valore in lettura di ben 250MB al secondo.

Questa velocità era 3-4 volte superiore a quella degli hard disk meccanici del tempo, senza considerare i benefici offerti da un tempo di accesso ai dati ridotti di 3 ordini di grandezza. Chi montava un SSD di questo tipo vedeva il proprio PC prendere il volo, con tempi di avvio dimezzati e una reattività generale mai sperimentata fino ad allora. Pian piano molte aziende hanno poi immesso sul mercato i propri modelli di SSD, sempre con velocità di lettura molto elevate e quelle di scrittura quasi sempre inferiori.

Dopo qualche tempo si è arrivati alla situazione "corsi e ricorsi": tutte le unità, dal punto di vista prestazionale, sono andate a sbattere contro il muro del SATA 3Gbps: oltre i 300MB al secondo teorici non si poteva andare ed occorreva attendere la diffusione di schede madri con il nuovo standard SATA 6Gbps, realizzando al contempo chip e soprattutto controller in grado di spostare il livello prestazionale più in avanti.

 
^